Prospettive assistenziali, n. 115, luglio-settembre
1996
Notizie
DOCUMENTO
DELLA DIOCESI DI UDINE SULLA SANITÀ
II Consiglio pastorale della Diocesi di Udine,
appositamente convocato dall'Arcivescovo Mons. Alfredo Battisti, ha approvato
in data 11 maggio 1996 un importante
documento sulla sanità.
Nel documento si osserva che «nel positivo tentativo di rispondere efficacemente alla carenza di
risorse, l'attuale assetto "aziendale" della sanità rischia di
penalizzare le persone più deboli e di emarginare i territori più periferici».
Fra le emergenze «per
le quali è indispensabile provvedere al più presto» sono indicate «le cosiddette
"dimissioni selvagge" dall'ospedale che, in assenza di risposte
alternative, colpiscono indiscriminatamente,
in nome di una malcapita efficienza,
cittadini troppo esposti e deboli».
BRUCIATI
IN TANGENTI TRECENTOMILA MILIARDI
Altro che 15 0 20 mila miliardi. Per l'economista
Antonio Martino, collaboratore di quotidiani e riviste specializzate, il prezzo
della corruzione politica è molto più alto, addirittura vicino ai 300 mila
miliardi. «È una cifra orientativa, grossolana» riconosce. Ma aggiunge:
«Dubito fortemente che sia sottostimata».
Professore, come è arrivato a una cifra tanto
elevata? «È molto semplice. Non è un mistero che in Italia siano state
finanziate, con soldi dello Stato, opere in parte o del tutto inutili. Oppure
che lavori pubblici importanti siano costati troppo. Allora: se io pago la
tangente per garantirmi una revisione prezzi, dovremo conteggiare il costo
della bustarella, ma insieme con lei anche la maggior spesa subita dalla
collettività. Che è molto più alta».
Quali sono le conseguenze di questo enorme spreco di
denaro? «È presto detto. Se ai conti dello Stato potessimo aggiungere 300 mila miliardi, giungeremmo a un
attivo di bilancio di 130 mila
miliardi. Soldi da utilizzare per abbattere il debito pubblico o dimezzare le
imposte dirette. II dissesto delle nostre finanze è interamente imputabile
alle distorsioni della democrazia cosiddetta acquisitiva, all'intreccio tra
statalismo e corruzione. Non è una teoria: lo affermano i numeri».
(da: La Stampa, 7 marzo 1996)
OLIMPIADI
DI ATLANTA: AI POVERI I CIBI AVANZATI DAGLI HOTEL
«Per trentamila poveri della Georgia e per quelli che
arriveranno dagli Stati più vicini, I'Olimpiade avrà il pregio di garantire
almeno un pasto a giorno: durante il periodo dei Giochi, infatti, le vivande
avanzate da un gruppo di alberghi e di ristoranti di Atlanta saranno
distribuiti agli indigenti. La raccolta - annunciano le agenzie - dovrebbe
svolgersi tra la mezzanotte e le sei del mattino e se ne dovrebbero occupare
una sessantina di volontari scelti tra quelli che si erano presentati per
aiutare la macchina dell'organizzazione olimpica: mancano alcuni dettagli (ad
esempio i camion frigoriferi) ma il progetto sta andando avanti e le
associazioni che si occupano abitualmente dell'assistenza ai poveri si
incaricheranno della distribuzione».
(da: La Stampa del 9 luglio 1996)
LAVORATORI
A 55 LIRE AL GIORNO
Iqbal Masih aveva dodici anni quando fu assassinato
da un killer a pagamento perché aveva organizzato la protesta dei bambini
sfruttati del Pakistan. Bambini sfruttati come lui, che lavorava in una
fabbrica di tappeti per 55 lire al giorno. Secondo dati ONU in una simile condizione
vivono oggi al mondo circa 73 milioni di bambini fra i 10 e i 14 anni. II
primato dello sfruttamento sembra appartenere all'Asia, con un 44,6 milioni di
bambini lavoratori. In Africa sono 23,6 milioni e in America latina 5,1.
Se però si contano anche i bambini al di sotto dei
dieci anni e le bambine impiegate come domestiche, i bambini che lavorano
nelle imprese di famiglia (nelle campagne o nei negozi), stime attendibili
allargano il fenomeno a centinaia di milioni. Per non parlare degli abusi
sessuali e della prostituzione minorile: sembra che i compratori di sesso a
pagamento per diminuire i rischi dell'AIDS cerchino prestazioni da persone
sempre più giovani.
La situazione è nota da tempo e anche in Italia le
cronache registrano da anni lo sfruttamento del lavoro minorile.
Si indaga, si nega, si discute ma lo sfruttamento
non cessa, perché alla fine dei conti il nodo resta sempre lo stesso: la
violenza sui bambini è un investimento a basso rischio.
(da: Missione del sorriso, n. 4,
luglio-agosto 1996)
DAL PUBBLICO AL PRIVATO SENZA CAMBIAMENTI
Nell'articolo "Handicap: che
fare quando la famiglia non c'è più?" apparso sul n. 6/1996 di Sempre, Alessio Zamboni a proposito dei
compiti di innovazione e trasformazione sociale delle organizzazioni della
solidarietà critica giustamente il comportamento «di chi si limita ad affrontare il problema creando e gestendo nuovi servizi, relegando le persone con handicap al ruolo di utenti e
rinunciando ad 'un compito di proposta e di stimolo nei confronti dell'ente pubblico da un lato e della comunità civile ed ecclesiale dall'altro. È un
limite in cui rischiano di cadere soprattutto le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali più giovani, costituitesi in un
periodo in cui esiste un quadro normativo preciso a livello regionale che ha definito gli standard dei servizi, il tipo di professionalità richiesta, le
convenzioni, per cui questi organismi a volte nascono solo in
funzione della gestione di un servizio commissionato dal Comune
o dall'Ulss e muoiono se viene meno la convenzione». Conclude Zamboni: «È evidente che in questo modo si ha solo un passaggio dei servizi dal pubblico al privato-sociale, senza innescare processi significativi di cambiamento sociale».
NO ALLE TRENTA ORE PER LA VITA
Anche quest'anno avrà luogo la
maratona televisiva "Trenta ore per la vita". I fondi verranno
destinati all'Associazione italiana contro le leucemie.
Prospettive assistenziali ha segnalato la propria netta
opposizione all'iniziativa, in quanto è necessario - oggi più di ieri -
ribadire il diritto di tutti i cittadini alle prestazioni sanitarie concernenti
la ricerca scientifica, la prevenzione, la cura, la riabilitazione e il
reinserimento sociale.
Riteniamo molto negativo spostare
l'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità dai diritti alla
beneficenza e alla questua.
PIÙ INVALIDI, PIÙ ENTRATE
«Dal punto di vista sociologico e dei comportamenti si deve
inoltre evidenziare che le Associazioni storiche di rappresentanza
(Unione italiana ciechi, Ente nazionale sordomuti, ma soprattutto
l'Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) contribuiscono a creare un'immagine degli handicappati come soggetti passivi ai quali attribuire assistenza e privilegi anziché uguaglianza di opportunità.
«Queste associazioni (che fruiscono di ingenti
finanziamenti pubblici, che gestiscono centri e servizi
riabilitativi per molte centinaia di miliardi, che hanno rappresentanti nelle commissioni sanitarie e in quelle per il collocamento) favoriscono, direttamente o indirettamente, la moltiplicazione
degli invalidi al fine di avere maggiore potere politico e
amministrativo, di ottenere sempre più numerose convenzioni con le Regioni, il Servizio sanitario nazionale e gli enti locali.
«Ma c'è soprattutto un fatto che dovrebbe far riflettere: alle associazioni
storiche (che sono unite in un patto federativo) è consentito di trattenere per delega le
quote associative sulle pensioni e le indennità.
«Più invalidi più entrate».
(da: Gianni
Selleri, "Invalidopoli: un po' di chiarezza!, Sempre, maggio 1996)
www.fondazionepromozionesociale.it