Prospettive assistenziali, n. 115, luglio-settembre
1996
Specchio
nero
DAGLI AGUZZINI DI PRATO (1963) ALLE TORTURE DI LATERZA
(1996): RESPONSABILITÀ E PROPOSTE
Com'è stato riferito dai
giornali (1) nell'istituto privato OSMAIRM (Organizzazione sanitaria meridionale
assistenza inabili e recupero minorenni) sito a Laterza (Taranto), nella notte
fra il 30 aprile e il 1 ° maggio 1996 sono state strappate a tre ricoverati
tutte le unghie delle mani e dei piedi.
I torturati sono giovani di 16,
23 e 26 anni; due di essi sono colpiti da insufficienza mentale e da tetraparesi
spastica, il terzo è affetto da tetraplegia a seguito di un grave trauma
cranico.
I seviziatori sapevano che nella
stanza in cui è stato compiuto l'orrendo crimine, al secondo piano
dell'istituto, solo tre dei cinque soggetti handicappati ivi ricoverati non
erano in grado di gridare o di reagire in altro modo.
Com'è ovvio gli aguzzini
dovrebbero essere individuati e puniti. È sperabile che la condanna comporti
anche l'interdizione allo svolgimento di attività assistenziali; in particolare
quelle rivolte a persone (minori, handicappati adulti e anziani) ricoverati in
ospedale e in istituti di assistenza pubblici o privati.
A prima vista questa sembra
essere una richiesta scontata. Invece si tratterebbe di una svolta.
AI riguardo ricordiamo che gli addetti
della Casa di riposo di Mestre (2), dopo essere stati condannati e allontanati
dall'istituto, sono ritornati in servizio (3). I reati accertati erano molto
gravi: «in concorso tra loro, abusando dei poteri e violando i doveri
inerenti alla funzione esercitata nella loro qualità di infermieri ed addetti
presso la Casa di riposo di Mestre, agendo per motivi abbietti, maltrattavano anziani degenti ad essi affidati per ragioní di cura». Le responsabilità accertate
concernevano, fra l'altro, atti di libine violenta, lesioni personali, percosse
e minacce.
Ebbene, nonostante la gravità
dei fatti accertati e le condanne confermate dalla Cassazione,
gli aguzzini sono ritornati in
servizio, non avendo il consiglio di amministrazione dell'ente intrapreso nei
termini previsti dalla legge l'azione disciplinare e non essendo stata
esercitata dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia alcuna azione per il
loro licenziamento (4).
Oltre al silenzio delle
istituzioni, va segnalata la posizione dei Sindacati, preoccupati solo di
conservare il posto ai seviziatori.
Dunque, ancora una volta gli
aguzzini, con l'appoggio delle istituzioni, hanno avuto la meglio sulle
persone indifese (5).
I maltrattamenti
continuano
Da oltre trent'anni si
verificano negli istituti di assistenza pubblici e, soprattutto in quelli
privati, gravi maltrattamenti alle persone ricoverate. Ricordiamo, in
particolare, che il tribunale di Firenze il 3 dicembre 1968 condannava alcuni
operatori dell'Istituto Maria Vergine Assunta i Cielo, noto come l'istituto dei
Celestini, per gravissimi atti compiuti contro i bambini ivi ricoverati.
I fatti rilevati riguardano:
punizioni particolarmente sadiche (bastonate, frustrate, schiaffi, leccare la
propria pipì o il pavimento, essere legati a crocefisso sotto il letto o ai
piedi di esso, privazione del cibo, ecc.), condizioni igieniche disastrose,
abiti sporchi, grave ritardo rilevato nello sviluppo intellettivo della maggior
parte dei bambini, omissione dei controlli sanitari, ecc.
Segnaliamo inoltre la condanna
di Maria Diletta Pagliuca da parte della Corte di Assise di Roma (21 dicembre
1971) a seguito di un sopralluogo all'istituto di Grottaferrata (Roma) in cui,
come risulta dalla sentenza, da cui emerse quanto segue: «Vi trovarono 13 ragazzi (gravemente handicappati, ndr) in coppie su sette lettini, tranne I'A. che dormiva solo, ciascuno
con la testa verso la spalliera e legati tra loro per le gambe. Anche le braccia erano avvinte, mediante catenelle assicurate con
lucchetti o con legacci di stoffa, alle opposte spalliere del letto; l'ambiente
era impegnato di fetore».
Da notare che la vicenda
dell'istituto dei Celestini durò ben 32 anni e quella di Grottaferrata 18. In
questi periodi vi furono ispezioni, denunce, esposti, ma a tutela dei minori
ricoverati non venne presa nessuna decisione fino alle rispettive chiusure
ordinate dall'Autorità giudiziaria (6).
Le responsabilità
A nostro avviso, è fuori
discussione che i colpevoli di maltrattamenti ai ricoverati presso ospedali o
istituti dì assistenza debbano essere individuati, processati e condannati. Fra
le condanne dovrebbe essere prevista l'interdizione a svolgere qualsiasi
attività presso i servizi sanitari, assistenziali, educativi e formativi.
Ma, se si è obiettivi, non si
può fare a meno di' riconoscere che il Parlamento, il Governo, le Regioni, i
Comuni singoli e associati hanno gravissime responsabilità che riguardano:
- la mancata approvazione di una
legge di riordino del settore assistenziale. Se insorgessero nuove difficoltà
al varo della riforma, sarebbe estremamente utile una leggina che prevedesse:
- le norme riguardanti la
preventiva autorizzazione a funzionare degli istituti e delle comunità
alloggio;
- la dotazione minima del
personale addetto; - la qualificazione professionale di tutti gli operatori,
direttori compresi;
- gli standard relativi agli
aspetti edilizi, compresa la capienza massima delle strutture.
Se il Parlamento finalmente
ridecidesse (ma qual è la forza politica che si fa carico di promuovere le
occorrenti iniziative?) di interessarsi della fascia più debole e più indifesa
della popolazione, potrebbe essere previsto il superamento graduale ma
programmato degli istituti di ricovero, favorendo gli interventi alternativi
(aiuti psico-sociali-economici alle famiglie di origine, adozione, affidamento
familiare a scopo educativo) e predisponendo le occorrenti comunità alloggio
aventi una capienza massima di 10 posti, così come è stato fatto in Norvegia
(7).
L'autorizzazione preventiva a
funzionare consentirebbe di avere l'elenco, da aggiornare costantemente,
degli istituti operanti nel settore e di costruire una anagrafe dei ricoverati,
anagrafe assolutamente indispensabile per poter monitorare la situazione.
In questo modo anche i controlli
potrebbero essere realmente efficaci.
La definizione delle qualifiche
del personale addetto e idonee misure di aggioinamento professionale sono -
com'è noto - richieste assolutamente iindispensabili.
Per fornire agli utenti le
necessarie garanzie è però indispensabile predisporre anche le iniziative
dirette ad evitare, in tutta la misura del possibile, l'assunzione di
personale con gravi disturbi (8).
Occorre pertanto che tutti gli
operatori, prima di essere assunti da enti pubblici o privati siano sottoposti,
con tutte le garanzie di riservatezza del caso, a un esame approfondito della
loro personalità.
Centri riconosciuti
scientificamente validi, scelti di comune accordo dagli enti e dai sindacati
dei lavoratori, dovrebbero essere incaricati di rilasciare una dichiarazione
attestante che l'operatore è adeguato per le caratteristiche della sua
personalità e per la sua professionalità, a svolgere determinate funzioni con
persone non in grado di autodifendersi.
Ovviamente dovrebbe essere
garantita la totale riservatezza nei confronti di coloro che non ottenessero
la suddetta certificazione, riservatezza che deve essere totale anche nei
confronti dell'ente pubblico o privato che li ha indirizzati, al quale nulla
deve essere comunicato né direttamente né indirettamente, ad esclusione di
quanto scritto nell'attestato consegnato esclusivamente agli operatori
ritenuti idonei.
(1) Scarse sono state le notizie fornite
dai giornali e soprattutto dalle TV pubbliche e private.
(2) La Casa di riposo di Mestre era
ed è una IPAB, Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza.
(3) II Pretore di Mestre, il cui
intervento era stato richiesto dal Comitato dei familiari e degli ospiti della
Casa di riposo, ha deciso che l'istituto doveva astenersi dall'adibire gli
aguzzini rientrati in servizio a mansioni d'assistenza diretta agli anziani.
(4) Ai sensi degli artt. 233 e 248
del Testo unico della legge comunale e provinciale le Amministrazioni pubbliche
possono in qualsiasi momento, anche in mancanza del procedimento disciplinare,
disporre il licenziamento dei dipendenti che abbiano dato prova di incapacità
professionale od abbiano tenuto comportamenti incompatibili con il fedele
adempimento dei propri doveri.
(5) In risposta all'articolo di Mario
Pirani "Quando il lager si trova a Mestre" (la Repubblica del 2 aprile
1996) in cui veniva richiamata la sentenza di condanna di alcuni operatori, i
componenti dell'attuale Consiglio di amministrazione dell'ente (Paolo Turazza,
Amleto Ripamonti, Giorgio Brunello e Giampaolo Lavezzo), si sono limitati a
scrivere (la Repubblica del 7 aprile
1996) che i fatti di allora (1982) «turbarono l'opinione pubblica ed ebbero anche l'efficacia, purtroppo, di
mettere in evidenza la condizione dell'anziano non autosufficiente
all'interno degli istituti di beneficenza ed
assistenza».
Aggiungono gli attuali amministratori
della Casa dir iposo di Mestre che la competenza in materia degli anziani
cronici non autosufficienti «ancor oggi,
in base alla legge del 1890, è sottratta al regime sanitario» affermazione
assolutamente falsa, diretta a giustificare la presenza nella struttura di
persone malate, presenza che è in tutto contrasto con le leggi vigenti e con
le esigenze ed i diritti degli utenti.
(6) Cfr. B. Guidetti Serra - F. Santanera, Il Paese dei Celestini - Istituti di
assistenza sotto processo, Einaudi, Torino, 1973.
(7) Cfr. Am.B.
Brandt, "La riforma norvegese per le persone con handicap
intellettivo", in Prospettive
assistenziali, n. 113, gennaio-marzo 1996.
(8) Cfr. M.G.
Breda e F. Santanera, Handicap: oltre la legge quadro
- Riflessioni e proposte, UTET Libreria,
Torino, 1995.
www.fondazionepromozionesociale.it