Prospettive assistenziali, n. 116, ottobre-dicembre 1996

 

 

DUE INTERROGAZIONI SUL TELEFONO AZZURRO

 

 

Riproduciamo integralmente le interrogazioni presentate sul Telefono azzurro al Senato dalla Senatrice Bernasconi in data 17 ottobre 1996 e alla Camera dei Deputati dall'On. Novelli il 22 ot­tobre 1996.

BERNASCONI - Al Ministro senza portafoglio per la solidarietà sociale. - Premesso:

che sulle attività di Telefono azzurro e sui bi­lanci dell'associazione sono giunte da più parti richieste di chiarimento, tenuto anche conto dei finanziamenti ottenuti tramite le trasmissioni te­levisive della RAI;

che in particolare:

1) un consigliere della regione Emilia-Ro­magna, dopo che il consiglio regionale aveva votato una risoluzione per avviare rapporti di convenzione con il Telefono azzurro, faceva rile­vare che:

su tutto il territorio regionale nel triennio '93/'94 erano stati segnalati ai servizi dai 35 ai 40 casi complessivamente e nella azienda USL di Bologna il numero dei minori segnalati da Te­lefono azzurro negli ultimi sette anni risultava di 28 casi, di cui 20 già noti ai servizi;

ciò a fronte di una attività dei servizi so­ciali territoriali per il solo 1993 di 10.639 nuclei familiari, per un totale di 17.023 minori, «in assi­stenza non occasionale»;

lo stesso Telefono azzurro dichiarava di avere preso in carico negli ultimi 8 anni persone in Emilia-Romagna;

alla opportunità offerta dalla regione Emi­lia-Romagna, basata sulla costruzione di un rapporto organico tra Telefono azzurro ed i competenti servizi territoriali più che sulla asse­gnazione di un mero contributo economico, Te­lefono azzurro non aveva più dato cenno di ri­scontro positivo o negativo;

2) Telefono azzurro dichiara di avere rice­vuto negli ultimi anni 587.140 telefonate, di cui 22.300 consulenze telefoniche e 18.792 "prese in carico", ma non è dato di sapere precisamen­te la consistenza numerica e la professionalità degli operatori telefonici e dei coordinatori: sui giornali il professor Caffo dichiarava che lavora­no 50 operatori più altre figure di coordinamento e di supervisione, ma durante una udienza co­noscitiva nella regione Emilia-Romagna si parlò di 13 operatori in turno 24 ore, affiancati da altre figure professionali;

3) negli ultimi mesi del 1995 il professor Caffo denunciava difficoltà finanziarie e pro­muoveva una vasta campagna di sottoscrizione nazionale sul conto corrente postale n. 550400 per «rispondere agli 8.000 bambini che chiama­vano ogni giorno, per aprire sedi in tutte le re­gioni italiane, per strutture di accoglienza»;

che dai bilanci dell'associazione risulta che al 31 dicembre 1995 erano depositati in banca 3.600 milioni, altri 3.600 milioni presso le poste e 1.200 in «pronti contro termine»;

che nelle singole voci di bilancio risulta: una spesa per bollette Telecom di 379 milioni (3,5 per cento sui ricavi totali) a fronte di un avanzo di bilancio di oltre 5 miliardi e di una raccolta certificata di quasi 12 miliardi;

una spesa di oltre 1.500 milioni per «cam­pagne di sensibilizzazione» che non risultano essere né convegni, né materiale pubblicitario, né produzione della rivista "Azzurro Child", né spese per passaggi televisivi perché concessi gratuitamente;

700 milioni di accantonamento per con­tenziosi legali con ex collaboratori e fornitori; dalle colonne del "Corriere della Sera" Aldo Grasso si chiedeva dove erano finiti i mi­liardi raccolti nelle trasmissioni con circo di Mo­seri;

4) il professor Caffo riferisce la collabora­zione con alcune regioni ma non sembrano es­servi convenzioni attive analoghe a quelle pro­poste dalla regione Emilia-Romagna, né contri­buti economici con le regioni Sicilia e Lombar­dia, viste le non iscrizioni di Telefono azzurro negli albi delle associazioni di volontariato;

alcune sottoscrizioni erano finalizzate a strutture di accoglienza per minori chiamate "Tetti Azzurri" ma allo stato attuale nessuna ri­sulta realizzata;

da una indagine conoscitiva nazionale pub­blicata su "Prospettive assistenziali" n. 3/1996 le segnalazioni di Telefono azzurro ai servizi socia­li pubblici risultano scarse se non irrilevanti;

si chiede di sapere:

quale sia precisamente l'attività di Telefono azzurro per numero e qualità di richieste; quale sia il numero reale di segnalazioni ai servizi pubblici sociali e giurisdizionali, in parti­colare quelle effettuate al tribunale per i mino­renni e alle procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni riguardo situazioni di maltrattamento e abuso;

quanti operatori siano impegnati, con quale qualifica e rapporto di lavoro;

quante e quali strutture abbia in Italia il Telefo­no azzurro, e quali e quante siano le organizzazioni direttamente collegate al Telefono azzurro e dallo stesso finanziate;

quali siano fonti di finanziamento e quali voci di bilancio.           (4-02407)

 

NOVELLI - Al Ministro per la solidarietà socia­le. - Per sapere - premesso che:

"Telefono azzurro" sostiene di ricevere circa novecento telefonate al giorno, di cui una parte importante riguarderebbe abusi anche sessuali e maltrattamenti -;

se risultino veritieri i dati forniti dalla rivista Prospettive assistenziali, secondo cui negli anni 1994 e 1995 non avrebbero ricevuto alcuna se­gnalazione di "Telefono azzurro" i Comuni di Ca­tania, Firenze, Milano, Torino, Trieste e Vicenza, nonché i servizi sociali e le autorità giudiziarie minorili della regione Marche. Inoltre il comune di Palermo avrebbe ricevuto una sola segnala­zione, due i comuni di Roma, Reggio Calabria, Monza e Venezia. Per quanto riguarda il comune di Bologna, sede nazionale di Telefono azzurro, dal 1988 al 31 dicembre 1994 i casi segnalati sarebbero stati complessivamente ventisette, di cui solo sette relativi a minori non conosciuti dai servizi. Risulterebbe anche che in nessun caso la verifica e gli interventi effettuati dai servizi del Comune capoluogo dell'Emilia-Romagna avreb­bero portato all'allontanamento dei minori dalle rispettive famiglie, stante la non estrema gravità delle situazioni;

se siano inoltre disponibili i bilanci del "Tele­fono azzurro" e delle organizzazioni collegate, tenuto anche conto delle rilevanti somme eroga­te dai cittadini (per la sola iniziativa televisiva della RAI i versamenti sarebbero stati superiori ai 10 miliardi);

se infine i dirigenti di "Telefono azzurro" rice­vano stipendi o altri emolumenti dal suddetto ente e dalle organizzazioni collegate.

 

 

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