Prospettive assistenziali, n. 116, ottobre-dicembre
1996
L'ESPERIENZA
DEL COMUNE DI RIVOLI: SCOVARE GLI EVASORI E RIDURRE LE TASSE
ANNA PASCHERO (*)
L'ultimo triennio trascorso ha segnato una svolta
decisiva nel sistema di finanziamento degli enti locali, in particolare dei
Comuni: le risorse necessarie alla produzione dei servizi devono pervenire,
principalmente, dall'esercizio di una autonoma attività impositiva; inoltre, il
costo degli investimenti deve essere sostenuto, per intero, dai bilanci
comunali.
L'autonomia impositiva e finanziaria, sia pure così
ancora soggetta, come oggi, alla tutela di Governo e Parlamento, risulta una
importante innovazione che può contribuire
ad elevare la qualità dell'organizzazione dei nostri enti rendendola adeguata
a coniugare due aspetti sempre più complementari: attenzione ai bisogni e ai
diritti dei cittadini e verifica continua dell'efficacia dell'azione
politico-amministrativa.
Ma la possibilità di questa innovazione ha presentato
un risvolto negativo nel momento in cui l'introduzione di nuovi e maggiori
tributi locali, anziché sostituirsi, si è aggiunta all'imposizione erariale,
provocando una pressione fiscale in motti casi insostenibile per i cittadini.
Si pensi soltanto al livello di tassazione raggiunto
su beni primari, come ad esempio, la casa di abitazione.
Questo fatto è avvenuto in un momento di congiuntura
economica sfavorevole, in cui gli amministratori locali impreparati di fronte
ad un sensibile e improvviso ridimensionamento delle risorse trasferite dallo
Stato, hanno quasi sempre applicato i tributi nella misura massima possibile,
al fine di fronteggiare la crisi finanziaria del loro sistema locale.
Le ragioni, ormai improrogabili, di un risanamento
dei conti pubblici nazionali, affinché l'Italia raggiunga le condizioni
richieste per entrare a pieno titolo nell'Unione economica e monetaria
europea, oggi rischiano pertanto di incrinare un rapporto che faticosamente si
sta ricostituendo tra istituzioni e cittadini, con la scelta diretta dei loro
rappresentanti nei governi locali; dopo una difficile stagione di diffidenza e
di sfiducia generalizzata nei confronti dell'amministrazione pubblica.
Alla luce di tale premessa risulta quanto mai
indispensabile che gli amministratori locali debbano sentirsi investiti non
solo da una maggior responsabilità, ma anche dalla necessità - di fronte ai
continui sacrifici richiesti ai cittadini - di trovare soluzioni innovative e
coraggiose che sappiano contribuire al risanamento dei conti pubblici, senza
interrompere quel proficuo rapporto che si sta instaurando con la gente nella
costruzione delle nuove città. Questo richiede un impegno che credo rappresenti
già per molti amministratori una pratica quotidiana: grande passione politica,
voglia di misurarsi, tenacia nel sostenere un'idea, desiderio di sperimentare,
capacità di ascolto, e una buona dose di umiltà e di pazienza.
In sintesi, l'esercizio di una politica laica e pulita,
libera da dogmi, in grado di esprimere idee per migliorare la vita della gente:
questa deve essere la veste rinnovata degli amministratori locali.
Oggi mi si chiede una testimonianza su una esperienza
concreta svolta a Rivoli, che è nata dai presupposti che ho appena citato.
Autonomia vuol dire libera, consapevole e responsabile
scelta, non solo di imporre tributi, ma anche per realizzare un sistema fiscale
efficiente, in grado di combattere l'evasione, ovunque particolarmente
diffusa.
Un sistema fiscale gestito con equità, responsabilità
e in modo solidale, che diventi anche uno strumento di redistribuzione di
ricchezza sul territorio. Perché chiedere ulteriori sacrifici a chi già
contribuisce alle spese comunali, senza invece preoccuparsi di chi non è in
regola con i propri doveri nei confronti del fisco?
Duecento anni fa, Adamo Smith, sosteneva che la
quantità e il valore della terra posseduta da un uomo, non può rappresentare un segreto per nessuno.
I tributi locali sono, per lo più, basati sugli immobili
e, questi ultimi, vista l'inadeguatezza dell'attuale catasto, possono essere
rideterminati con precisione attraverso una loro rilevazione sul territorio:
l'operazione da fare risulta dunque molto semplice; richiede solo una buona
dose di volontà e un po' di organizzazione.
L'idea ha preso subito corpo con la redazione di un
"capitolo di gara" per un appalto internazionale, approvato dal
Consiglio comunale di Rivoli nel giugno 1993, con cui si fissavano criteri, e
modalità di rilevazione, tali da costituire una preziosa banca dati comunale,
in grado di gestire non soltanto una iniziativa estemporanea, ma il futuro
dell'attività di accertamento tributario comunale.
Questo lavoro ha richiesto tempo e attenzione, sia
per le implicazioni amministrative e giuridiche, sia per quelle di carattere
politico - rapporto con il cittadino - che involgeva.
Gli
obiettivi erano:
- censire tutte le unità immobiliari (terreni e
fabbricati) ma anche insegne, impianti pubblicitari, reti per i servizi
pubblici, ecc.), da cui potesse scaturire un tributo comunale esistente o futuro;
- rilevare per ogni cespite le caratteristiche, utili
non solo ai fini tributari: le unità abitative sono state identificate
fisicamente con una numerazione interna, sono stati rilevati il numero dei
vani, la superficie, la destinazione d'uso, i riferimenti anagrafici dei
proprietari e degli inquilini e altre caratteristiche tecniche come, ad
esempio, i1 tipo di impianto di riscaldamento;
- costituire una banca dati che collegasse, in via
permanente, l'anagrafe cittadina e l'anagrafe degli oggetti da tassare al fine
di tenere sotto controllo:
-
la TARSU - Tassa raccolta rifiuti;
-
la TOSAP - Tassa occupazione suolo pubblico;
-
I'ICIAP - Imposta comunale sulle arti e professioni;
-
I'ICI - Imposta comunale sugli immobili;
- rilevare l'ubicazione e la tipologia degli alloggi
sfitti (utili oggi per eventualmente differenziare le aliquote ICI, così come
prevede la Finanziaria);
-
segnalare la numerazione civica mancante e apporre i numeri interni civici.
II lavoro di censimento è stato svolto da 23 giovani,
assunti dalla Ditta aggiudicataria - così come prevedeva il capitolato -
attingendo dalle liste locali di disoccupazione - previo superamento di un
test attitudinale. Età media 21/25 anni: contratto di lavoro a tempo
determinato stipulato a norma di legge e per alcuni di essi tramutato in
contratto a tempo indeterminato 0 in contratto di formazione. Stipendio: circa
1.400.000 mensili.
In 6 mesi sono state censite circa 40.000 unità
immobiliari e i relativi dati, ordinati da un programma informatico, sono
stati confrontati con i ruoli dei tributi.
Solo
per la TARSU sono emersi 2.500 evasori totali e quasi 8.000 evasori parziali.
Sono
stati accertati tributi annuali evasi per quasi 8 miliardi.
Gli avvisi di accertamento emessi, previo il
controllo dell'ufficio tributi, e le firme del responsabile comunale, sono
stati complessivamente 16.000 e la loro notifica è avvenuta utilizzando 35
lavoratori assunti allo scopo per una quindicina di giorni.
L'appaltatore ha gestito il ricevimento del pubblico
interessato a ulteriori informazioni sugli avvisi di accertamento ricevuti ed
ha curato la gestione del contenzioso (peraltro limitatissimo: una settantina
di casi) percependo il compenso solo sugli accertamenti andati a buon fine.
L'intera operazione non ha comportato costi
anticipati a carico del Comune perché il compenso della Ditta è stato pattuito
in misura percentuale alle somme recuperate (solo relative ai tributi a ruolo
ed escludendo soprattasse ed interessi) per il 50% del corrispettivo dovuto,
sul totale degli avvisi di accertamento notificati e non impugnati e, per la
parte restante, alla consegna definitiva dei lavori.
Le modalità con cui effettuare le rilevazioni sono
state approvate con un Protocollo d'intesa tra le parti, con cui si sono
stabilite le procedure di informazione ai cittadini, la modulistica da
predisporre per il censimento dei dati, gli strumenti tecnici da utilizzare
per sveltire le operazioni di misurazione delle superfici.
Occorre anche rilevare come sia stata determinante
la collaborazione dei cittadini per il buon esito dell'intera operazione:
frutto sicuramente della campagna di sensibilizzazione avviata dal Comune, ma
soprattutto dovuta alla maturità e alla civiltà di una città che ha voluto dare
credito ai propri amministratori.
Penso che l'esperienza maturata dal comune di Rivoli
possa tranquillizzare amministratori e governanti che temono, avviando
operazioni del genere, di perdere consenso politico.
Diceva un famoso risanatore dei conti pubblici, il
Ministro Minghetti (atti del Parlamento 3.6.1863) che, se è vero che in un
primo tempo si diventa popolari a non far pagare le tasse, «tale popolarità è un effimero vanto, il quale non produce altro che
il dissesto delle finanze e il male del Paese».
II censimento è stato avviato nei sei mesi precedenti
il rinnovo dell'amministrazione, e il candidato Sindaco, già amministratore in
carica, è stato eletto al primo turno con oltre il 70% dei consensi.
Questo dimostra che la maggioranza degli italiani è
disponibile a premiare le forze politiche che si propongono di attuare una
politica fiscale equa e seria.
E dimostra anche che equità fiscale, risanamento dei
conti pubblici e occupazione, possono ben coniugarsi per far diventare il
nostro, non un Paese normale, ma un Paese straordinario, se siamo capaci,
tutti insieme, a superare interessi di parte, egoismi e calcoli elettorali.
Da tre anni la pressione fiscale e tariffaria, nella
nostra città, è rimasta costante; anzi, si è ridotta con l'aumento del numero
dei contribuenti e per effetto del recupero dei tributi evasi. È stato pertanto
possibile prevedere riduzioni ed esenzioni per alcune categorie di
contribuenti (anziani con pensione al minimo, single, scuole, ecc.) a invarianza
dei servizi offerti alla collettività.
Rivoli, 52.000 abitanti, rappresenta un millesimo
della realtà nazionale: volendo proiettare i risultati raggiunti su
quest'ultima base, nell'ipotesi che il fenomeno dell'evasione sia parimenti diffuso,
si potrebbero recuperare quasi 10.000 miliardi di risorse all'anno.
E altrettanto sarebbe forse possibile recuperare in
termini di imposte dirette: dai controlli effettuati sugli evasori totali, il
cui elenco è stato comunicato al locale ufficio delle imposte dirette, è
emerso che molti di essi sono risultati inadempienti anche ai fini IRPEF. Con
tutta probabilità lo saranno anche ai fini IVA.
Esiste quindi la possibilità di un ritorno, in termini
di maggior gettito, a favore delle finanze statali, per effetto della lotta
all'evasione condotta localmente.
L'ipotesi di un recupero annuale, che potrà aggirarsi
sui 20 mila miliardi su base nazionale, potrebbe contribuire in modo
significativo a ridurre il deficit dello Stato, senza richiedere ulteriori
sacrifici ai cittadini che, insieme alle imprese, potrebbero essere, di
conseguenza, parzialmente sgravati dall'attuale peso fiscale.
Questa collaborazione - tra Comuni e uffici locali
del Ministero delle finanze - deve essere incentivata.
Occorrono tuttavia coraggiose riforme strutturali ed
un impegno serio del Governo e dell'intero Parlamento affinché i Comuni
partecipino, in modo più attivo, alla fase di accertamento e dispongano di
poteri e strumenti adeguati per farlo con successo.
Le norme di principio, contenute nella Legge
finanziaria, rappresentano già un primo efficace passo in questa direzione. Ma
è importante che non si lascino - come talvolta accade - naufragare buone
leggi di fronte alla incapacità, e forse scarsa volontà, di dar corpo a idee e
principi di grande valore.
Mi auguro che, per il bene comune, si passi, molto
rapidamente, dalle parole ai fatti; ogni iniziativa che rafforzi la capacità
tributaria dei Comuni va nella direzione di quel decentramento fiscale e della
nuova Italia a ordinamento federale, che noi tutti auspichiamo da tempo.
(*)
Assessore alle finanze-dei Comune di Rivoli (Torino).
www.fondazionepromozionesociale.it