Prospettive assistenziali, n. 116, ottobre-dicembre
1996
Notizie
APPELLO
AGLI UMANI DI DOM CAMARA E DELL'ABBÉ PIERRE
Nell'incontro avvenuto il 18 agosto
1996 Dom Helder Camara, Vescovo di Recife (Brasile) e l'Abbé Pierre hanno
lanciato I'"Appello agli umani" che riportiamo integralmente.
I 65 anni di sacerdozio di uno di noi e l'apertura
di una Comunità Emmaus ci hanno riuniti per una settimana a Recife. Abbiamo
condiviso momenti molto forti. Faticosi, ma arricchenti sul piano personale,
umano e spirituale.
Vista la nostra età, vista la responsabilità che ci
deriva dalla fiducia che una moltitudine di poveri nel mondo ci accorda, prima
di separarci osiamo lanciare quest'appello a tutti gli Umani.
Ai giovani
Voi siete la speranza di ogni domani. II "terzo
millennio" è vostro. C'è ancora troppa miseria nel mondo. Bisogna che
lavoriate duro affinché la condivisione, e non la competitività, sia la regola
e l'ideale della vostra vita.
Senza condivisione (dei beni, delle ricchezze, del
lavoro, del tempo libero, del sapere, delle capacità) non ci sarà giustizia né
felicità per tutti. E i più deboli, i più poveri, i meno dotati saranno
quelli che ne soffriranno di più.
Impegnatevi, ragazzi che oggi avete vent'anni!
Lavorate senza tregua! Diventate competenti nella vostra professione...
Contadini o meccanici o avvocati o medici, sarete ascoltati soltanto se siete
riconosciuti competenti.
Ma non dimenticate la regola e la sorgente di ogni
pace, di ogni giustizia e solidarietà: servire, e fare che siano serviti,
dovunque e per primi i più sofferenti, i più poveri.
Ai politici
La globalizzazione è la realtà moderna. II mondo è
diventato un "piccolo villaggio globale" dove si è condannati a
conoscere tutto, dove ciò che avviene in un piccolo angolo del pianeta ha
conseguenze dappertutto. Ma, invece di facilitare l'incontro degli Umani per
una maggiore giustizia per tutti, la globalizzazione finora aumenta la
divisione, crea nuovi conflitti... e la miseria regna dovunque, persino nei
Paesi ricchi e industrializzati. Ricchi sempre più ricchi. Poveri sempre più
miserabili.
Questo non può continuare. Non è giusto! Non è umano!
Aiutate ad organizzare il mondo in un altro modo.
Nella condivisione, non nella competitività! Nella solidarietà, non nella
ricerca senza. posa del profitto e sempre per una minoranza di privilegiati.
Ricordate: la bellezza di una città non sta nella
bellezza dei suoi teatri, nella maestosità dei suoi stadi o dei suoi giardini o
dei suoi monumenti, né nello splendore della sua cattedrale. La bellezza di
una città si realizza quando tutti hanno una casa degna di essere abitata da
Persone umane, quando c'è l'acqua potabile per tutti, la sanità garantita per
tutti, la possibilità per tutti di andare a scuola, la possibilità di
divertirsi per tutti, affinché lo sbocciare della dignità di ognuno possa
diventare una realtà vivente. .
Non restate chiusi nei vostri confortevoli uffici, o
nei "quartieri bene" delle vostre città. Andate a vedere la gente
dove vive, dove soffre: le favelas e le bidonvilles d'America Latina, Africa e
Asia.
Alla Chiesa, nostra Madre
II terzo millennio s'avvicina. Sono già passati 2000
anni dall'incarnazione del Figlio di Dio. C'è ancora troppa miseria nel mondo,
troppa miseria in un mondo di ricchezze! E, cosa grave e insopportabile, la
minoranza dei privilegiati, i più ricchi sono (almeno d'origine) cristiani...
Che cosa abbiamo fatto del messaggio di Cristo? Come
la moltitudine dei poveri, degli esclusi, dei messi da parte, dei senzacasa,
dei senzaterra, dei senza niente possono credere che il Creatore è Padre che
li ama se noi, noi che osiamo dirci cristiani, noi che abbiamo il di più,
continuiamo a lasciare il loro "piatto" vuoto, pur dichiarandoci per
la pace e per l'Amore?
Non dobbiamo essere solamente credenti: dobbiamo
essere credibili!.
E il mondo allora sarà come un'Ostia rivolta verso il
Signore, un'immensa Ostia che renderà grazie a Dio nella felicità di tutti gli
Umani. Perché la felicità degli Uomini è la Gloria di Dio.
Noi abbiamo già vissuto più di 80 anni... Ci sono
ancora molte cose da fare per rimettere ordine nel mondo. Con tutte le piccole
forze che ci restano, continuiamo la nostra guerra alta miseria, dovunque
possiamo.
E
che ciò avvenga con voi tutti.
PER
UNA GIUSTA COLLOCAZIONE DEL VOLONTARIATO
Sul n. 4, luglio-agosto 1996 dei "Fogli di informazione e di coordinamento", bimestrale
della Federazione regionale lombarda del MO.V.I. (Movimento di Volontariato
italiano), Angelo Poli affronta il tema "II volontariato appartiene al Terzo
Settore?" affermando quanto segue: «Se i compiti del volontariato indipendente,
che sono principalmente quelli di prevenzione - con la ricerca di rimuovere le
cause di situazioni di bisogno - sollecitazione e valorizzazione e solo marginalmente
assistenza, vengono posti a confronto con i compiti del Terzo Settore che si
riassumono principalmente nel sopire, con azione riparatoria, gli effetti
delle condizioni di bisogno; se la tipicità dell'azione di volontariato,
caratterizzata dalla gratuità e, quindi, dalla impossibilità di creare nuovi
posti di lavoro, viene posta a confronto con la tipicità delle prestazioni del
Terzo Settore caratterizzata dalla retribuzione, in quanto essa tende a
procurare nuovi posti di lavoro, non può non registrarsi fra il volontariato
indipendente ed il Terzo Settore una totale incompatibilità di convivenza,
quando non addirittura una conflittualità, per cui il volontariato
indipendente tutto può essere eccetto che uno dei componenti del Terzo
Settore».
Pertanto, secondo lo stesso Poli, se il volontariato «non
può far parte dello Stato, perché privato, non può far parte del mercato,
perché non mira al profitto, non può far parte del Terzo Settore per le
ragioni testé esposte, ne deriva che esso non può che costituire un settore a
sé».
Concordiamo pienamente con l'analisi di Angelo Poli.
Riteniamo, però, preferibile che il volontariato sia considerato, come
"Quarto Settore" per sottolinearne il ruolo di componente insostituibile
della comunità.
ORARI
DI VISITA DEGLI OSPEDALI: UNA VALIDA NORMA DELLA REGIONE LOMBARDIA
Segnaliamo che la legge della Regione Lombardia 15
febbraio 1992 prevede che «i familiari dei
pazienti di età superiore a 65 anni sono autorizzati a trattenersi anche al di
fuori degli orari di visita» al capezzale dei loro congiunti ricoverati
presso strutture pubbliche.
È una norma estremamente positiva che dovrebbe
essere approvata da tutte le Regioni, estendendone il campo di applicazione
alle case di cura private, soprattutto a quelle convenzionate con il Servizio
sanitario nazionale.
PRECISAZIONI
SULLE CURE DOMICILIARI AI MALATI DI ALZHEIMER
Su Alzheimer Italia, n. 10, 1° trimestre 1996 è
scritto quanto segue: «Nel 1995 la
Fondazione Manuli ha condotto il primo progetto di assistenza domiciliare
gratuita ai malati di Alzheimer, realizzato con operatori specializzati e
volontari».
AI riguardo ricordiamo che il servizio di ospedalizzazione
a domicilio, gestito direttamente dall'Azienda ospedaliera S. Giovanni di
Torino, fornisce cure domiciliari gratuite dal 1985 alla persona malata,
comprese quelle colpite dal morbo di Alzheimer (1).
Caratteristica estremamente valida del servizio
torinese è l'estensione delle prestazioni a tutti i malati siano essi giovani,
adulti, anziani, acuti o cronici.
Infatti, mentre è positivo lo sviluppo delle cure
domiciliari, occorre valutare le conseguenze derivanti dalla creazione di
servizi legati a specifiche patologie e quindi rivolti esclusivamente o ai
malati di Alzheimer o ai sofferenti di cancro 0 agli infortunati o a ciascuno
dei gruppi di malati colpiti dalle innumerevoli patologie: la settorialità non
è mai stata, né può essere fonte di progresso.
(1) Cfr. il volume di F. Fabris
e L. Pernigotti, Cinque anni di
ospedalizzazione a domicilio - Curare a casa malati acuti e cronici: come e
perché, Rosenberg & Sellier,
Torino, 1990.
www.fondazionepromozionesociale.it