Prospettive assistenziali, n. 116, ottobre-dicembre 1996

 

 

OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO DEL PAZIENTE COLPITO DA ICTUS CEREBRALE

NICOLETTA AIMONINO RICAUDA - LUIGI PERNIGOTTI - MAURIZIO ROCCO - LIVIA FIORIO PLÀ

 

 

L'ictus è una delle principali cause di morte e di invalidità nelle società industrializzate; tende a colpire soggetti sempre più vecchi e più fragili perché affetti da altre malattie e disabilità.

Da un terzo alla metà dei pazienti ricoverati per ictus muore entro tre settimane dall'evento; dei sopravvissuti solo la metà avrà un completo recupero motorio, un quarto sarà in grado di deambulare con aiuto con un'autonomia perso­nale limitata, un quarto resterà completamente dipendente nelle attività della vita quotidiana.

Da tali dati si deduce come I'ictus sia un'emergenza che coinvolge principalmente la medicina geriatrica, e necessita di una diagnosi precisa e di un corretto trattamento.

Per tali pazienti il ricovero ospedaliero può comportare ripercussioni negative sullo stato psicofisico (distacco dal proprio ambiente di vi­ta, adeguamento a nuovi ritmi) e per contro il mantenimento a casa può incidere favorevol­mente sul recupero funzionale e sulla qualità di vita.

Secondo alcuni studi, i benefici della cura in corsia sono di minor vantaggio rispetto alla cura al domicilio, quando questa sia possibile e se correttamente effettuata. Infatti l'indicazione all'ospedalizzazione del paziente colpito da ic­tus, intesa quale ricovero in corsia, è dettata sia da motivazioni medico-infermieristiche e di per­tinenza tecnico-riabilitativa, sia dalla situazione sociale del paziente (assenza di supporto fami­liare o scarsa educazione sanitaria dei familiari).

D'altro canto l'analisi delle prestazioni utili per l'accuratezza diagnostica e terapeutica del pa­ziente affetto da ictus evidenzia che esse posso­no essere effettuate in larga misura fuori dalle mura ospedaliere, prevedendo solo breve per­manenza in ospedale per l'esecuzione di esami non trasferibili al domicilio. Nel Regno Unito il 45% dei pazienti non viene ricoverato, e la deci­sione in merito al ricovero risulta essere princi­palmente influenzata da fattori sociali (assenza di un idoneo supporto familiare). Questo per la possibilità che ha il medico curante di coopera­re con alcuni specialisti (geriatra, neurologo, fi­sioterapista), e con i servizi infermieristici e di riabilitazione presenti sul territorio; si può così fornire a questi pazienti una completa e adegua­ta assistenza sanitaria a domicilio.

Una parte importante del programma di cura è rappresentato dal trattamento fisioterapico, inte­so a prevenire le complicanze dell'allettamento ed a stimolare i processi di recupero; anche la riabilitazione al domicilio può essere più effica­ce di quella effettuata a pazienti ricoverati in corsia: la famiglia del malato diviene parte attiva nella programmazione degli interventi assisten­ziali e riabilitativi.

Si può prevedere di fornire al paziente affetto da ictus sin dalla fase acuta le cure ospedaliere mediante la ospedalizzazione a domicilio. L'esperienza pluriennale del Servizio ospedaliz­zazione a domicilio si è dimostrata vantaggiosa nella cura a casa di malati, anche molto gravi, sia per i risultati clinici raggiunti che per la quali­tà della vita dei pazienti e per il contenimento della spesa sanitaria. Tale servizio consente di portare strumenti tecnologici e personale qua­lificato a casa dei malati evitando loro l'espe­rienza spesso traumatica, soprattutto quando si tratta di pazienti molto anziani, di un ricovero ospedaliero.

Dal febbraio 1995 è stata avviata una collabo­razione tra il Dipartimento di emergenza e ac­cettazione (DEA) ed il Servizio di ospedalizzazio­ne a domicilio (OAD) della Divisione universitaria di geriatria dell'Azienda ospedaliera Molinette di Torino per il trattamento al domicilio dei pazienti ultrasessantacinquenni affetti da ictus ischemi­co in fase acuta. Questi pazienti, dopo l'esecu­zione degli accertamenti di routine (visita neuro­logica, esami ematochimici, ECG, TAC), se ri­spondono ai requisiti necessari per l'attivazione dell'ospedalizzazione a domicilio (consenso del paziente e/o dei familiari, adeguato supporto fa­miliare, domicilio in aree geograficamente limi­trofe all'Ospedale Molinette), vengono trasferiti al domicilio dove ricevono le cure farmacologi­che e riabilitative necessarie.

II piano d'intervento per la gestione domicilia­re delle cure prevede diverse fasi:

- disponibilità della segreteria del servizio di OAD a ricevere le segnalazioni da parte dei me­dici del DEA per cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì (ore 8-16);

- segnalazione da parte degli operatori del DEA al medico di turno in OAD;

- accesso del medico e degli infermieri dell'équipe domiciliare al DEA per conoscere il paziente e valutare la situazione socio-familiare;

- iniziale visita a casa dell'infermiere per la verifica delle condizioni abitative;

- trasporto del paziente a domicilio (servizio di ambulanza dell'ospedale o di enti convenzio-nati) accompagnato da un infermiere dell'OAD; - visita del medico a casa per coordinamento ed attuazione dei primi interventi terapeutici e riabilitativi;

- estensione della copertura oraria del servi­zio di OAD: ore 20-8, per emergenze mediche; - riunione dell'équipe medico-infermieristica con medico e tecnico di riabilitazione per la for­mulazione del piano di lavoro degli operatori di differente profilo e dei momenti di verifica a casa del paziente;

- proseguimento del piano di intervento e dei momenti di verifica sino alla dimissione;

- proposta al medico curante degli interventi assistenziali, sanitari e non, per la prosecuzione delle cure terapeutiche e riabilitative dopo la di­missione.

Si tratta di un progetto assistenziale e tera­peutico di intensità simile a quella che il pazien­te è solito ricevere in regime di ricovero tradizio­nale.

Dal febbraio 1995 i pazienti affetti da ictus ischemico in fase acuta ospedalizzati a domici­lio sono stati 18: 9 maschi e 9 femmine. Si tratta di soggetti molto anziani (età media 81,8 anni) con una grave compromissione dell'autosuffi­cienza all'atto del ricovero. La durata media del­la degenza è stata di 41,3 giorni. La gravità della patologia rende ragione della relativamente alta mortalità dei pazienti, pari al 27,8%; i pazienti di­messi sono stati il 66,7% e solo in un caso si è reso necessario il trasferimento in ospedale. Nei pazienti curati a casa si sono osservate minori complicanze infettive e piaghe da decubito ri­spetto a quanto descritto da studi condotti su pazienti affetti da ictus ischemico ricoverati in ospedale.

Queste osservazioni indicano la fattibilità della sperimentazione avviata e stimolano a continua­re la verifica dell'efficacia del trattamento domi­ciliare del paziente anziano affetto da ictus ischemico in fase acuta.

 

 

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