IDENTITÀ E
MODALITÀ DI INTERVENTO DELLA LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO L'AIDS (*)
CHIARA LESMO (**)
Nel 1987 la Lega italiana per la lotta contro l'AIDS
- LILA era sostanzialmente un gruppo di persone, con storie, esperienze di vita
e percorsi diversi uniti da un'intuizione comune. L'esperienza della LILA
nasceva in un vuoto o peggio in una dispersione di risorse che impoveriva i
soggetti maggiormente esposti agli attacchi sempre più frequenti alla dignità e
ai bisogni delle persone sieropositive e di quanti erano additati
pubblicamente per essere dentro le "famigerate categorie a rischio".
"Facciamo qualcosa insieme... ora" era lo
slogan coniato da Luigi Ciotti per la LILA che, se da un lato fotografava una
condizione di "solitudine" dei pochi impegnati nell'associazione a
fronte delle gravi esigenze che incombevano, dall'altro rivolgeva l'invito
pressantemente agli "altri" perché facessero qualcosa insieme a
noi... ora; ma ancora lo slogan evidenziava ed evidenzia tutt'oggi la nostra convinzione
di volere, dovere, ricercare incontri, confronti, alleanze, interlocutori a
tutto campo... ora, perché l'AIDS non dà tempi certi, non consente alibi e
rinvii, c'interroga tutti e... suo malgrado, facilita, può facilitare la
ricerca di una comunicazione, di linguaggi diversificati e in grado di
comprendersi.
Dal 1987 la LILA ha incontrato l'ARCI, le Organizzazioni
sindacali, le ACLI, I'AGESCI, il CNCA, il Gruppo Abele e tanti altri, in
particolare gli uomini e le donne di queste organizzazioni, persone che hanno
creduto e credono, a volte in controtendenza o in parziale disagio dentro le
proprie organizzazioni, a questa meravigliosa avventura umana che era ed è la
LILA che richiama ad un profondo senso di responsabilità e di partecipazione
doverosa alla costruzione di un tessuto sociale solidale e giusto.
La LILA, statutariamente Federazione nazionale cui
aderiscono gli statuti delle varie sedi (24 sparse sul territorio nazionale),
si è caratterizzata in questi anni per numerose attività:
-
campagne di informazione, sensibilizzazione, educazione alla prevenzione;
- tutela dei diritti delle persone sieropositive;
- promozione di una cultura della solidarietà;
- formazione di operatori del pubblico e del privato
sociale impegnati nei vari contesti: scuola, carcere, SERT, ospedali,
sindacato, ecc.;
- ricerca scientifica nell'ambito delle terapie
alternative e complementari alla medicina tradizionale;
- attivazione di progetti quali: la casa alloggio a
Bologna che ospita persone con AIDS, unità di strada per la prevenzione del
virus HIV tra le persone tossicodipendenti e le persone che si prostituiscono,
centralini hot fine, gruppi di
auto-aiuto, ecc.;
- partecipazione alla Commissione nazionale AIDS,
alla Consulta nazionale delle associazioni, alla struttura europea EUROCASO,
ecc.
Questa ricchezza di interventi, portata avanti
principalmente da volontari coadiuvati da alcuni operatori, pone continuamente
all'associazione problemi non solo organizzativi ma anche problemi di
metodologie, scambio di informazioni e materiali, ecc.
Le
parole chiave della nostra identità sono: - la centralità delle persone e in
essa il ruolo delle persone sieropositive, giammai come meri utenti o
destinatari passivi, contenitori vuoti delle nostre attività e interventi;
-
il diritto alla salute;
-
il rispetto delle scelte di vita;
-
la cultura dei diritti;
-
la cultura delle differenze;
- la partecipazione e con essa l'affermazione di una
soggettività qualificata, informata, formata, capace di confronto e di
scontro, laddove necessario;
-
il valore delle relazioni;
-
il valore delle emozioni;
- la contestualizzazione spazio-temporale e storica
del nostro operare e con essa la flessibilità, la dinamicità, un'etica
pragmatica, mai rigida e stereotipata;
-
la non delega.
Anche la creazione nel marzo 1995 della parte più
recente della federazione: il centro studi nazionale si realizza all'interno di
questi valori.
II centro studi diventa un laboratorio di ricerca che
affianca l'operatività quotidiana delle sedi nella lotta all'AIDS valorizzando
la testimonianza delle persone con HIV e promuovendo comunicazione e
conoscenze. È importante trasformare i dati esperienziali e le informazioni in
sistemi di Il saperi forti e politici". Non possiamo delegare ad altri la
prevenzione dei comportamenti a rischio, ma è attraverso un percorso di
acquisizione di strumenti, auto-determinazione, autoresponsabilizzazione e
capacità di progettualità che possiamo pensare di arginare la diffusione
dell'ignoranza, dei pregiudizi intorno all'AIDS.
Gli
obiettivi che si è dato il centro studi per "stare" in questo
percorso riguardano:
-
il creare, confrontare e verificare una cultura comune;
-
il favorire una crescita di identità associativa e di gruppo;
-
l'accrescimento della capacità critica;
-
l'aumento delle competenze e del bagaglio informativo.
La sua attività si è rivolta e si rivolge alle sedi
LILA e a tutte quelle realtà, enti pubblici, privati, associazioni,
cooperative, ecc., interessate ad un confronto permanente e ad uno scambio sulle
politiche socio-sanitarie e assistenziali che riguardano la condizione delle
persone sieropositive e con AIDS.
Un aspetto che caratterizza e contraddistingue
l'operare della LILA dall'intervento di altre associazioni è la scelta di
essere comunque presenti nelle scelte di politica socio-sanitaria. Partendo
dallo specifico AIDS, siamo intervenuti in questi anni su altre grandi
problematiche: le condizioni di vita all'interno delle carceri, il rifiuto dei
reparti per la cura intermedia, la diffusione di strategie di riduzione del
danno rivolto al mondo della tossicodipendenza, l'avvio dei primi progetti
organici di intervento nel mondo della prostituzione.
Voler far sentire la propria voce nelle scelte
politiche ha significato e significa, per la LILA stimolare attraverso opere di
denuncia la totale assenza di progettualità da parte delle istituzioni: dei
2.100 miliardi stanziati dalla legge 153/90 per la costruzione-ristrutturazione
dei 7.000 posti ospedalieri fino ad ora nessuno si è trasformato in mattone,
le case alloggio sul territorio sono circa una quarantina per poco più di 300350
posti letto, i progetti di assistenza domiciliare e di assistenza sanitaria
extra-ospedaliera sono attivati solo a macchia di leopardo in alcune regioni e
solo in alcune province, i fondi distribuiti alle regioni per le attività
delle associazioni, in particolare per le attività di prevenzione, giacciono
almeno nel 50% dei casi inutilizzati nei cassetti degli assessorati.
Ultimi interventi, in ordine di tempo, ma non certo
di importanza, sono le denunce in merito a come è condotta la ricerca
scientifica in Italia e la battaglia per il diritto di accesso alle terapie.
Su queste tematiche l'associazione si è sperimentata
con forme di contrattualità diverse: l'azione diretta, il gruppo di pressione,
proprie di molte associazioni all'estero ma sicuramente nuove per l'Italia. La
comunità scientifica internazionale è stata a più riprese-criticata per l'intreccio
tra ricerca ed interessi economici, e le persone sieropositive hanno dimostrato
che è possibile il cambiamento da persone che soffrono in soggetti attivi che
scelgono di vivere.
Se accettiamo di leggere la storia dell'AIDS in
questi 15 anni, possiamo affermare che soprattutto l'impegno delle
associazioni del volontariato, in Italia e all'estero, ha trasformato la
sindrome da "peste del secolo" a questione sociale, da questione
esclusivamente sanitaria a questione culturale, da "malattia"
vissuta dalla singola persona a motivo di aggregazione di gruppi di persone, e
su questi aspetti uomini e donne della LILA continueranno a confrontarsi e a
crescere insieme.
(1) La LILA aderisce al Coordinamento nazionale del
volontariato dei diritti.
(*) Responsabile Area Formazione del
Centro Studi LILA nazionale, viale Tibaldi 41, 20136 Milano, tel. 0258.11.49.80-89.40.16.11,
fax 02-89.40.09.41.
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