Prospettive assistenziali, n. 118, aprile-giugno 1997
PER
ASSISTERE I BENESTANTI I SOLDI CI SONO
Nello scorso numero di Prospettive assistenziali
abbiamo risollevato il problema dei finanziamenti assai rilevanti che lo Stato
versa ai benestanti a titolo assistenziali.
Nell'editoriale avevamo affermato che «sia allo scopo di destinare le risorse
disponibili solo alle persone e ai nuclei familiari veramente in difficoltà,
sia per incontrovertibili motivazioni di equità, dovrebbero al più presto
essere eliminati gli attuali privilegi clientelari concernenti l'erogazione di
emolumenti economici a carattere continuativo (pensioni e assegni sociali,
integrazioni al minimo delle pensioni, ecc.) o di natura transitoria (ad
esempio sussidi di Enti locali) a coloro che dispongano di patrimoni
immobiliari o mobiliari».
Nello stesso numero avevamo chiesto al Presidente ed
ai componenti della Commissione nazionale di indagine sulla povertà e
l'emarginazione per quali motivi non è mai stato preso in considerazione «il possesso di beni immobiliari (terreni,
alloggi, negozi, ecc.) e di beni mobili (titoli di Stato, ecc.)» per
individuare l'insieme delle persone e dei nuclei familiari del nostro Paese che
dispongono di risorse economiche sufficienti per vivere.
Nello stesso numero (cfr. la rubrica "Interrogativi")
avevamo anche chiesto ai suddetti esperti (e confidiamo tuttora in una
risposta) se erano in grado di stimare il numero dei falsi poveri (e cioè
delle persone con bassi redditi dichiarati, ma in possesso dì beni mobili e/o
immobili) che ricevono dallo Stato e/o dagli Enti locali sussidi a carattere
continuativo o saltuario.
Alcuni esempi di sussidi statali a favore di
benestanti
a) Trattamento minimo di pensione
L'importo minimo di L. 685.400 mensili per 13
mensilità (8.910.2000 annue) è corrisposto agli ex lavoratori dipendenti, ai
commercianti, agli artigiani, ecc., a condizione che:
-
il reddito personale sia inferiore a due volte il trattamento annuo e cioè a L.
17.820.400;
- il reddito personale cumulato con quello del
coniuge (per le pensioni con decorrenza successiva all'anno 1994) sia
inferiore a quattro volte il trattamento minimo e cioè a L. 35.640.800;
- per le pensioni con decorrenza nell'anno 1994, il
limite di reddito cumulato con coniuge sia inferiore a cinque volte il
trattamento minimo e cioè a L. 44.551.000.
Inoltre, per le pensioni con decorrenza successiva
al 1994 dal computo dei redditi sono esclusi i trattamenti di fine rapporto, il
reddito della casa di abitazione, le competenze arretrate sottoposte a
tassazione separata, nonché l'importo della pensione a calcolo da integrare al
minimo.
b) Limiti di reddito annuo per I'integrazione al minimo dell'assegno di
invalidità
L'importo dell'assegno di invalidità è di L. 390.600
al mese per 13 mensilità e cioè L. 5.077.800 all'anno:
- per il pensionato solo, il limite di reddito annuo
è di L. 10.155.600, e cioè il doppio della pensione sociale;
- per il pensionato coniugato, il limite è di L.
15.233.400, e cioè il triplo della pensione sociale.
c) Limiti di reddito annuo per la pensione sociale
L'importo della pensione sociale è di L. 390.600
mensili per 13 mensilità e cioè di L. 5.077.800 all'anno.
I limiti di reddito annuo sono: - reddito personale
L. 5.077.800; - reddito coniugale L. 21.110.900.
Non fanno parte del reddito calcolato: la stessa
pensione sociale, l'assegno vitalizio agli ex combattenti della guerra '15-'18,
l'assegno per il nucleo familiare, il reddito della casa di abitazione.
d) Limiti di reddito per l'assegno sociale
L'importo
è di L. 498.250 al mese per 13 mesi e cioè L. 6.477.250 all'anno.
Limiti di reddito:
- pensionato solo L.
6.477.250
- pensionato coniugato L.
12.944.500 (il doppio del valore annuo dell'assegno sociale).
Non concorrono alla formazione del reddito: l'assegno
sociale, il trattamento di fine rapporto e le sue anticipazioni, il reddito
della casa di abitazione, la pensione di vecchiaia calcolata con il sistema
contributivo nella misura di 113 e comunque non oltre 1/3 dell'importo
dell'assegno.
Un esempio significativo
Un ex lavoratore ha acquisito nel 1995 il diritto
alla pensione di L. 250.000 mensili, avendo svolto per un lungo periodo una
attività imprenditoriale in proprio. È proprietario dell'alloggio in cui
abita, il cui valore è stimato in 300 milioni. Poiché i redditi suoi e della
moglie (esclusi quelli dell'abitazione) ammontano a L. 33 milioni annui, lo
Stato lo considera una persona da assistere e gli versa la pensione minima. II
sussidio è dunque di L. 435.400 (685.400 - 250.000) per 13 mesi e cioè L.
5.660.200.
Da notare che il suddetto contributo annuo statale di
L. 5.660.200 è superiore all'importo (L. 5.077.800) della pensione sociale agli
ultrasessantacinquenni e dell'assegno di invalidità corrisposto a coloro che
sono totalmente privi di reddito e pertanto costretti a vivere con 390.600
lire al mese!
Le
somme erogate nel 1995 dallo Stato sono state (1):
- per l'integrazione al minimo delle pensioni 29.163
miliardi
- per le pensioni sociali 3.482
miliardi
- per le pensioni agli invalidi civili
(escluse le indennità di accompagnamento) (2) 6774
miliardi
- pensioni ai ciechi e ai sordomuti 1.724
miliardi
Totale 38.113
miliardi
Se ai falsi poveri non venissero più erogati dallo
Stato i sussidi assistenziali, dall'enorme esborso di cui sopra (ricordiamo si
tratta di 34 mila miliardi per il solo 1995), molto probabilmente ai veri
poveri potrebbero essere versati contributi di importo sufficiente per vivere.
(1) I dati sono stati tratti da
"La spesa per l'assistenza - Documento di base n. 3 della Commissione
Onofri per l'analisi delle compatibilità macroeconomiche della spesa
sociale", redatto da F. Bimbi, P. Bosi, F. Ferrera e C. Saraceno.
(2) A titolo di indennità di
accompagnamento, nel 1995 sono stati versati 7.737 miliardi. AI riguardo
riconfermiamo che, a nostro avviso, la suddetta indennità deve essere erogata
indipendentemente dai redditi e dai beni posseduti, in quanto è diretta a
compensare (in parte) le maggiori spese sostenute dalle persone che, a causa
del grave handicap che le ha colpite, necessitano dell'aiuto dì terzi per
compiere atti fondamentali della vita quotidiana.