SENZA FUTURO I PICCOLI COMUNI
Finalmente i Sindaci dei piccoli Comuni si sono accorti che la
situazione dei loro enti è sempre più insostenibile.
Si tratta di una questione estremamente importante sotto i profili
istituzionale ed economico. Non essendo in grado, infatti, la stragrande
maggioranza dei Comuni di gestire attività complesse, le competenze - vedi il
caso della sanità - sono state attribuite ad altri organismi.
Per quanto riguarda gli aspetti finanziari è evidente che l'esistenza
di una miriade di enti comporta spese non solo rilevanti, ma spesso improduttive.
Ricordiamo che, in base al censimento della popolazione del 1991, la
situazione demografica dei Comuni italiani è la seguente:
con meno di 500
abitanti n. 804
da 501 a 2.000
abitanti » 3.910
da 2.001 a 5.000
abitanti » 1.185
da 5.001 a 10.000
abitanti » 1.166
da 10.001 a 20.000
abitanti » 581
da 20.001 a 50.000
abitanti » 317
da 50.001 a
100.000 abitanti » 87
da 100.001 a
500.000 abitanti » 44
con oltre 500.001
abitanti » 6
Totale Comuni
italiani n. 8.100
Consapevole della insostenibilità della situazione attuale il Consiglio
comunale di Tollegno (Biella) avente una popolazione di 3.000 persone, nella
seduta del 10 gennaio 1997 ha approvato l'ordine del giorno che riproduciamo
integralmente:
«Negli ultimi anni la situazione
dei piccoli Comuni è diventata sempre più difficile da gestire, a causa delle
crescenti incombenze e delle ristrettezze economiche.
«Molto spesso è stato posto
l'accento sugli insufficienti finanziamenti e sulla scarsa capacità
impositiva, in gran parte dovuta alla stessa realtà economica che caratterizza
i nostri territori, lontani dalle grandi aree di insediamento produttivo.
«In altrettante occasioni si è
richiesto un intervento da parte del governo centrale al fine di riequilibrare
attraverso specifiche normative, il divario esistente.
«Pur condividendo tali
iniziative, siamo altresì convinti che sia indispensabile la ricerca di nuove
forme di gestione ed organizzazione delle piccole entità comunali.
«Ci sembra evidente che le
dimensioni dei nostri Comuni ed il conseguente apparato amministrativo
appaiono sempre più inadeguati rispetto alle crescenti incombenze delegate ed
alla domanda di efficacia ed efficienza da parte dei cittadini e di altri interlocutori
pubblici e/o privati.
«II notevole incremento dei
carichi di lavoro spesso non ha trovato il necessario riscontro nel
ridimensionamento del personale, vuoi per ragioni economiche, vuoi per vincoli
legislativi ed in alcuni casi, negli ultimi anni, si è registrata una riduzione
effettiva dell'organico.
«A nostro parere la situazione
sopra esposta ha già prodotto o inevitabilmente produrrà a breve scadenza:
- personale demotivato e
scarsamente qualificato, per l'eccessiva diversificazione dei compiti sempre
più complessi attribuiti, con conseguente allungamento dei tempi di lavoro
impiegati nelle varie procedure;
- assunzione di responsabilità
da parte degli amministratori e dei funzionari, senza poter contare sul
necessario supporto di strumenti e competenze adeguate;
- malcontento degli utenti nel
confronto di enti, che si muovono con modi e tempi assolutamente
incompatibili con ì ritmi imposti dalla realtà sociale ed economica;
- pressoché completo utilizzo
delle risorse economiche ed umane nella gestione corrente, con scarsa
possibilità di progettazione e studio delle possibili risposte ai problemi
emergenti.
«La nostra Amministrazione,
consapevole di quanto sopra esposto, da tempo ha ricercato possibili soluzioni
attraverso forme di convenzionamento con i Comuni vicini per la gestione di
particolari servizi. Tale strumento ha dimostrato, da un lato la sua
efficacia, ma al contempo ha evidenziato i suoi limiti legati alla temporaneità,
complessità di gestione ed eccessiva settorialità di intervento.
«Abbiamo in questi anni maturato
la convinzione che l'unica strada percorribile sia, in una prima fase, la
progressiva unione dei Comuni fino a giungere ad una dimensione che riteniamo
ottimale tra 5.000 e 10.000 abitanti per conseguire successivamente una
effettiva fusione. «Questa ipotesi produrrebbe:
- riduzione dei carichi di
lavoro tramite unificazione di tutte le incombenze che si ripetono in termini
del tutto analoghi nei vari enti comunali; - possibilità di specializzazione e
qualificazione del personale con conseguente accelerazione ed incremento
dell'indice di affidabilità delle procedure;
- disponibilità di maggiori
risorse economiche e di competenza professionale con possibilità di una più
organica gestione del territorio e delle sue problematiche;
- mantenimento e ampliamento
attraverso sistemi informatici, dei luoghi, tempi e modi di accesso al
pubblico ai servizi comunali.
«Nessuna motivazione economica,
sociale, politica e culturale ci sembra ormai talmente valida, da sostenere la
necessità di mantenere autonomie ormai agonizzanti e superate dal profondo
mutamento di mentalità e stile di vita delle nuove generazioni.
«In relazione a quanto sopra si
invitano i Sindaci dei Comuni limitrofi a porre in discussione, nel primo
Consiglio Comunale utile, il presente documento.
«In una seconda fase si auspica
la formazione di una commissione permanente che elabori, in accordo con la
Comunità Montana ed in tempi brevi, un progetto operativo di unione tra i Comuni
interessati».
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