UN ACCORATO APPELLO E UNA MANO TESA
LETTERA
APERTA AI GENITORI ED AGLI INSEGNANTI PERCHÉ IL DOMANI ABBIA PIÙ CERTEZZE (E
DIRITTI)
Questa lettera
non ha la pretesa di insegnare nulla a nessuno. Chi scrive, non si è posto
altro obiettivo che quello di sollecitare l'attenzione di genitori di ragazzi
con handicap intellettivo, che frequentano oggi una qualsiasi classe dalla
scuola materna alla media superiore, affinché prendano coscienza per tempo del
problema del domani per i loro figli e si rendano conto sin d'ora dei percorsi
che potranno presentarsi loro, dopo l'età scolare, a seconda delle singole
situazioni.
Una sofferta
storia personale
Chi scrive è
ormai un anziano genitore (anzi ex; mia figlia è mancata 4 anni orsono) che per
raggiungere il predetto obiettivo ritiene che la strada più opportuna sia
quella di raccontare in sintesi l'esperienza vissuta. Ignaro all'inizio (ma
non solo) di cosa fare, a chi rivolgersi, quali prospettive c'erano, ha praticamente
improvvisato tutto, riuscendo in qualche modo ad ottenere qualche risultato ma
spesso in modo precario. E non è per nulla consolante sapere oggi di non essere
stato il solo!
Tanto per
cominciare, solo per l'interessamento di una valida assistente sociale di
fabbrica, la bambina ha potuto frequentare una scuola montessoriana e dopo
alcuni anni è stata indirizzata ad una scuola speciale. Raggiunti i limiti
dell'età scolare (cioè 14 anni) e non essendoci al momento posti disponibili
presso idonee strutture, la ragazza è rimasta a casa per circa un anno.
Solo a seguito
di un estemporaneo interessamento di conoscenti, è stata trovata sistemazione
presso un centro diurno. Per brevità si tralasciano i vari spostamenti da un
centro all'altro, sempre lontani da casa con percorrenza di oltre un'ora di viaggio,
sino a finire nel ben noto (almeno per i torinesi) ghetto di corso Toscana
dove convivevano 210 ragazzi di tutte le tipologie oltre ad 80 tra educatori
ed operatori.
L'aver
ottenuto, dopo anni di battaglie, l'eliminazione di questa vergogna ed il decentramento
nelle circoscrizioni va ascritto a merito delle pressanti azioni dei genitori.
Spero di aver
tratteggiato con sufficiente chiarezza un periodo di vicissitudini durato oltre
30 anni. È stata un'esperienza vissuta nel più completo senso del termine
precariato. Per non parlare poi dei programmi per il miglioramento dello stato
dei ragazzi (all'epoca pressoché inesistenti). Molto spesso, era soltanto la
buona volontà dell'educatore a supplire alla mancanza di un progetto organico
(ad es. la
frequenza ad un corso di 150 ore di scolarità per mia figlia, soprattutto
dovuta alla caparbia ostinazione di una educatrice!).
Le
lotte hanno ottenuto alcuni risultati
È vero che oggi vi è una maggiore
attenzione ai problemi dell'handicap in generale ed è anche vero che le azioni
portate avanti in questi ultimi anni come gruppi di volontariato hanno fruttato
conquiste e miglioramenti non indifferenti. Ad esempio, per Torino, si sono
ottenuti:
- la
realizzazione di centri diurni nelle singole circoscrizioni aperti 5 giorni
alla settimana per 40 ore; - l'apertura di comunità alloggio evitando così
l'istituzionalizzazione spesso fuori Provincia e Regione;
- inserimenti
negli asili nido, scuole materne, eleméntari, medie e superiori con personale
di sostegno;
- assunzioni
in posti di lavoro pubblici e privati per oltre 300 ragazzi con handicap
intellettivo e di circa 50 con handicap fisico non lieve.
Ma molti
problemi restano aperti
Purtroppo è
altrettanto vero che tutto ciò non è bastato. Infatti, a tutt'oggi, non vi
sono in questo ambito diritti esigibili certi per cui, finita la scuola, i
ragazzi non hanno percorsi predestinati a seconda delle loro capacità. Di
conseguenza, i più gravi finiscono nella lista d'attesa per un posto al centro
diurno, i meno gravi non hanno certezze per inserimenti nei corsi
pre-lavorativi e meno che mai in posti di lavoro e per coloro che hanno (se li
hanno ancora) genitori anziani spesso anche malati, non sempre c'è
disponibilità in comunità alloggio.
Per fare in
modo che l'attuale situazione possa migliorare è assolutamente indispensabile
che vi siano persone che seguano da vicino gli Enti preposti a risolvere
questi problemi (Comuni, Consorzi di Comuni, USL, Comunità montane)
esercitando di continuo le necessarie pressioni.
II ruolo dei
genitori nell'aiuto reciproco
E chi meglio
dei genitori potrà mai operare per conseguire questi risultati? Nessuno si
aspetti la manna dal cielo; l'inerzia è l'ultima cosa su cui adagiarsi.
L'appello che
sottintende a questa lettera è quello di invitare coloro che risiedono in
Torino e dintorni, quantomeno in regione (ma con questo non si pongono limiti
territoriali) e che hanno figli in età scolare, a mettersi in contatto con noi
genitori anziani. Stesso invito è rivolto a chi opera nel settore scuola; col
loro tramite e col loro aiuto si possono raggiungere le famiglie e tutti
insieme cooperare per migliorare la vita dei ragazzi.
Noi possiamo
offrire (senza alcun corrispettivo) la nostra lunga e preziosa esperienza. Fate
in modo che essa non vada persa!
Per
informazioni rivolgersi a: SESSANO Carlo - UTIM (Unione per la tutela degli
insufficienti mentali) - Tel. 011/88.94.84 (ore 10-12); Tel. 011/ 28.41.07
(abitazione, ore pasti)
www.fondazionepromozionesociale.it