Editoriale
CGIL, CISL E UIL NEGANO LO STATO DI MALATTIA DEGLI ANZIANI CRONICI NON
AUTOSUFFICIENTI
Nella lettera inviata il 30 luglio 1997 al CSA -
Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, Sergio Cofferati,
Segretario generale della CGIL, scrive - incredibile ma vero - che «essere anziani cronici non è una
malattia» (1).
Prima di riferire in merito alle allarmanti posizioni
dei Sindacati CGIL, CISL e UIL sugli anziani malati inguaribili, colpiti così
gravemente dalle malattie e dai loro esiti da dover sopportare sofferenze anche
atroci e da essere dipendenti dagli altri per atti fondamentali della vita
(mangiare, bere, vestirsi, spostarsi, ecc.), ricordiamo le due drammatiche
vicende riportate in questo numero a pagina 20 e nel n. 117 (2), vicende che
indicano qual è la situazione di circa un milione di soggetti infermi e dei
loro congiunti.
Da notare che il trasferimento della competenza ad
intervenire nei confronti degli anziani malati dal diritto - concretamente
esigibile - delle cure sanitarie alla discrezionalità delle prestazioni
assistenziali, determina anche il pagamento da parte dei pazienti di rette che
arrivano fino a 4-5 milioni al mese (3).
Tanto per fare un esempio, segnaliamo che nei mesi
scorsi i Sindacati hanno dato parere favorevole all'aumento della retta
mensile di ricovero da 2 a 3 milioni e mezzo decisa dalla Giunta della Regione
Valle d'Aosta, nei confronti sia degli anziani autosufficienti, sia di quelli
malati cronici.
Richiamiamo anche alla memoria dei nostri lettori e,
soprattutto dei dirigenti e iscritti alla CGIL, CISL e UIL, il ben diverso
comportamento etico-sociale tenuto 40 anni fa dai Sindacati che avevano attivamente
promosso la legge 4 agosto 1955 n. 692, in base alla quale i pensionati hanno
acquisito il diritto alle cure sanitarie senza
limiti di durata, diritto confermato dalle leggi successive (4) e,
recentemente, dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 10150/1996 (5).
Per garantire questo diritto, il Parlamento (cfr. gli
articoli 5 e 6 della citata legge 692/1955) ha aumentato gli oneri
contributivi a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Pertanto, riproduciamo a pagina 5 in questo numero
l'articolo "Sancito dalla legge 4 agosto 1955 n. 692 il diritto degli
anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie, comprese quelle
ospedaliere", già da noi pubblicato nel n. 73, gennaio-marzo 1986.
Le controproposte di CGIL, CISL e UIL alle ipotesi
del Governo sullo stato sociale
II CSA ha rivolto e rivolge una particolare attenzione
ai progetti di riforma dello stato sociale, progetti che non solo hanno una
rilevante valenza comunitaria, ma coinvolgono ciascuno di noi ed i nostri
congiunti.
Fra la documentazione presa in esame, molto allarme
hanno suscitato le controproposte sindacali alle ipotesi del Governo di riforma
dello stato sociale, in quanto CGIL, CISL e UIL hanno previsto quanto segue: «A fronte dello straordinario aumento degli
anziani non autosufficienti portatori di domanda assistenziale difficilmente
controllabile, si propone l'attivazione di un fondo specifico su base contributiva»
(6). La gravità della proposta avanzata da CGIL, CISL e UIL sugli anziani
cronici non autosufficienti emerge anche dalla sua collocazione nel paragrafo
"Politiche di sostegno agli individui ed alle famiglie" e non nel
capitolo concernente la sanità.
Preso atto della posizione dei Sindacati, in data 25
giugno 1997, il CSA ha scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai
Ministri Bindi, Ciampi e Turco e ai Segretari generali di CGIL, CISL e UIL
esprimendo «viva indignazione e allarmata
preoccupazione per le affermazioni gravemente inesatte, lesive della dignità
delle persone anziane malate e nettamente contrastanti con la vigente
legislazione».
La fuorviante risposta dei Sindacati
Alle documentate argomentazioni del CSA, i sindacalisti
addetti alle politiche sociali Gloria Malaspina della CGIL, Imma La Torre della
CISL e Carlo Fiordaliso della UIL hanno inviato al CSA in data 3 luglio 1997 la
seguente lettera: «Abbiamo ricevuto il
vostro fax del 26 giugno datato 25 e crediamo urgente e doveroso da parte
nostra chiarire un equivoco di fondo che - a nostro avviso - motiva la nota
così precisa inviataci.
«La frase
che citate alla base della "indignazione" e
"preoccupazione" è collocata in un capitolo proprio dell'assistenza e
del sostegno agli individui e alle famiglie e non della sanità perché si
riferisce a quell'ambito di iniziativa.
«Inoltre, è
in alinea al punto 2, dedicato alla trasparenza nel settore delle invalidità
"... partendo (citiamo) dall'applicazione di quanto previsto dalla legge
n. 335 in merito all'unificazione dei criteri medico-legali di accertamento,
alla revisione dei soggetti e degli strumenti di controllo. Gli scopi sono
quelli di: riunificare la gestione e individuare le responsabilità politiche
conseguenti; superare la logica categoriale e risarcitoria che ha segnato nel
tempo questo settore per arrivare, attraverso forme integrate di sostegno alla
valorizzazione delle capacità residue del disabile e a un suo pieno reinserimento
sociale".
«Comprendete
che, in questa ottica, ben diversa è l'interpretazione da dare alla frase,
laddove - oltretutto - si vuole evidenziare anche la non controllabilità di
una domanda assistenziale quando essa rappresenti un abuso, esso sì gravemente
lesivo dei diritti degli anziani invalidi e disabili.
«Per questa ragione all'alinea
precedente (.. In questo senso...) si dice esplicitamente che deve esistere il
collegamento fra sostegno monetario e offerta di servizi, nel cui ambito vengono
prese a riferimento anche le patologie specifiche, evidentemente in
collegamento all'offerta di servizi specifici.
«Ci sorge il
dubbio, con la vostra nota, che possono nascere equivoci anche gravi, dal
momento che siamo ben consapevoli (come potete pensare) dell'esistenza delle
normative da voi citate. Oltretutto, il nostro sindacato dei pensionati è
attivo costantemente come interlocutore anche istituzionale su tale fronte.
«A riprova
dell'interpretazione che vi abbiamo esposto, nel capitolo "La sanità",
citiamo tout court l'integrazione socio-sanitaria prevista dalla legge 833/78 e
la costituzione dei distretti sociali e sanitari per attivare le sinergie
necessarie tra i vari soggetti titolari di spesa, individuando nello scorporo
ospedaliero una deriva contraria alle politiche territoriali, e nella
esistenza di servizi integrati alla persona un nodo significativo per
l'implementazione dei soggetti erogatori, in presenza tuttavia di livelli qualitativamente
validi.
«Infine,
citiamo la mutualità sanitaria come vera e propria funzione complementare per
quanto già non esistente in sanità pubblica, anche con l'intenzione di
allineare gli investimenti privati non a sottrazione, ma a integrazione di
quelli pubblici.
«Speriamo
che con queste righe possiate valutare con minore apprensione la nostra nota
al Governo. Se non fosse così, siamo naturalmente disponibili a contatti più
diretti» (7).
La replica del CSA
In data 11 luglio 1997 il CSA ha risposto ai dirigenti
sindacali Gloria Malaspina, Imma La Torre e Carlo Fiordaliso precisando quanto
segue: «In merito al Vostro fax del 3
luglio, da Voi speditoci il 9, rileviamo che le Vostre argomentazioni,
assolutamente inconsistenti e fuorvianti, non modificano affatto la nostra
indignazione e preoccupazione in merito alle controproposte avanzate da CGIL,
CISL e UIL alle ipotesi del Governo sulla riforma dello stato sociale.
«Il testo
del Sindacato da noi citato "A fronte dello straordinario aumento degli
anziani non autosufficienti portatori
di domanda assistenziale difficilmente
controllabile, si propone l'attivazione di un fondo specifico su base
contributiva", riguarda in modo lampante,
com'è scritto in modo inoppugnabile, la questione dei vecchi colpiti da
malattie inguaribili (ma comunque sempre curabili) in modo così grave da
determinare anche la loro totale dipendenza da terzi.
«Ben diverse
- com'è ovvio - sono la questione degli invalidi e il problema degli anziani
malati cronici non autosufficienti. Il fatto che i due gruppi possano
beneficiare in certi casi delle stesse provvidenze (ad esempio, l'indennità di
accompagnamento) non significa assolutamente che identici o analoghi siano le
esigenze ed i diritti».
Riaffermato il diritto degli anziani
cronici non autosufficienti alle
cure sanitarie, la lettera del CSA prosegue nei seguenti termini: «Siamo
molto sorpresi per il fatto che, essendo Voi, come scrivete "ben
consapevoli dell'esistenza delle normative" da noi citate, non si abbia
notizie di interventi praticati o promossi da CGIL, CISL e UIL, compresi i
Sindacati dei pensionati, a tutela delle decine di migliaia di anziani malati
che ogni anno sono dimessi, spesso in modo selvaggio, dagli ospedali al punto
che, in alcuni casi, iscritti ai Sindacati dei pensionati CGIL, CISL e UIL e
loro congiunti si sono rivolti a noi per la difesa del diritto alle cure
sanitarie».
La lettera del CSA così termina: «Ciò premesso, siamo ben disponibili ai contatti più diretti da Voi
proposti, a condizione che vi sia da parte di CGIL, CISL e UIL, o di almeno una
delle suddette organizzazioni, una dichiarazione di impegno alla tutela del
diritto alle cure sanitarie, ovviamente senza alcun accanimento terapeutico,
degli anziani cronici non autosufficienti.
«Questa
richiesta è motivata anche dal fatto che in data 8 giugno 1984 CGIL, CISL e UIL
avevano dato il loro assenso al documento predisposto dal Consiglio sanitario
nazionale in cui era stato affermato quanto segue: "Considerato lo stretto intreccio della presenza sanitaria e socio-assistenziale anche nelle strutture protette appare necessario che, nel transitorio, sia per l'inadeguatezza dei servizi sanitari sul territorio, che non possono farsi carico in maniera completa del problema, sia perché
storicamente il non autosufficiente è
stato ricoverato e assistito in ambito
ospedaliero o para ospedaliero, la spesa relativa al ricovero in casa protetta o struttura similare di persone non autosufficienti carichi parzialmente (fino al massimo del 50%) sul fondo sanitario nazionale, ai fini di determinare la correlativa riduzione della spesa ospedaliera" e che, finora, i Sindacati
mai hanno modificato la suddetta posizione che - lo ricordiamo - è stata fatta
propria dal decreto amministrativo (e quindi non avente valore di legge) del
Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 agosto 1985, decreto che la già
citata sentenza della Corte di Cassazione 10150/1996 definisce "contra
legem" se interpretato per differenziare i malati acuti da quelli cronici
al fine d'escludere l'attività di cura dei secondi».
La risposta del CSA al Segretario generale della CGIL
Alla presa di
posizione di Sergio Cofferati, Segretario
generale della CGIL, che è riportata
integralmente nella nota 1, a nome del CSA,
Francesco Santanera ha replicato in data 18 agosto 1997 come segue: «La Sua lettera del 30 u.s. è sorprendente.
Lei afferma che "essere anziani cronici non è una malattia". Dunque,
a Suo avviso, non sarebbero malate le persone colpite dal morbo di Alzheimer e
da altre forme di demenza senile (300-400 mila soggetti in Italia) e gli
individui colpiti da ictus, infarto, cancro e altre patologie (altri 600-700
mila cittadini).
«Se sono
giovani e adulti Lei li considera (lo spero) malati; se sono anziani no! Su
quali basi etiche, giuridiche, scientifiche, Lei compia questa differenziazioneldiscriminazione,
sarei ben lieto di conoscere.
«Affermare
come Lei fa che "non essere autosufficienti implica assistenza integrata
socio-sanitaria”; significa allinearsi con la truffaldina prassi delle Regioni
che hanno utilizzato e utilizzano il decreto Craxi dell'8 agosto 1985 per
espellere dalla sanità (caratterizzata dalla presenza di diritti esigibili) e
trasferire all'assistenza (ancora impostata sulla piena e assoluta
discrezionalità ad intervenire degli enti pubblici e privati) gli anziani
colpiti da malattie inguaribili (ma, ad avviso di questo Coordinamento, sempre
curabili) così gravi da determinare anche condizioni di non autosufficienza e
cioè di dipendenza da terzi.
«Data la
gravità della situazione e le ripercussioni - lo ripeto - su un milione di
soggetti e sui loro congiunti, mi permetto ricordare che, in base alle leggi
vigenti (ad esempio n. 692/1955, 132/1968, 180/1978, 833/1978, la cui validità
è confermata dalla sentenza della Corte di Cassazione 10150/1996), le cure
sanitarie, comprese - occorrendo - quelle praticate in ospedale, presso RSA
sanitarie (e non assistenziali o socio-sanitarie) e case di cura convenzionate,
devono essere fornite senza limiti di durata dal Servizio sanitario nazionale.
«Al
riguardo, ricordo che il decreto del Presidente della Repubblica 1° aprile 1994
"Approvazione del piano sanitario per il triennio 1994-1996"
stabilisce quanto segue: "Gli anziani ammalati, compresi quelli colpiti
da cronicità e da non autosufficienza, devono essere curati senza limiti di
durata nelle sedi più opportune".
«Desidero,
inoltre, precisare che per ottenere le cure sanitarie nel caso sopraggiungano
condizioni di cronicità e di non autosufficienza, i lavoratori hanno versato e
versano allo Stato i contributi economici aggiuntivi stabiliti dalla legge
692/1955 e confermati dalle successive leggi.
«Premesso
che questo Coordinamento, che funziona ininterrottamente dal 1970, ha sempre
operato per l'istituzione di idonei servizi sanitari domiciliari e
ambulatoriali, ricordo che nel messaggio inviato agli organizzatori ed ai
partecipanti del nostro Convegno internazionale `Anziani attivi e anziani
malati cronici nell'Europa del 2000 - Orientamenti culturali ed esperienze a
confronto”; svoltosi a Milano il 24 e 25 ottobre 1996, il Cardinale Carlo Maria
Martini ha affermato, fra l'altro, quanto segue: "C'è tuttavia un altro gravissimo problema che
mi sta a cuore ed è emerso drammaticamente in episodi anche recenti i cui
protagonisti erano soggetti malati inguaribili e non autosufficienti. Sono
purtroppo decine di migliaia gli anziani cronici non autosufficienti dimessi,
anche in modo selvaggio, per far posto ad altri malati.
"Alla radice di questo tarlo sta la convinzione
che inguaribili equivalga a incurabili, convinzione che non possiamo accettare.
Infatti, la situazione di gravità esige che il paziente viva dignitosamente
gli ultimi giorni della sua vita ed è dovere della società civile assicurargli
tutte le cure di cui ha bisogno.
"Anzitutto nella propria famiglia (cure
domiciliari), poi nei day hospital, negli ospedali, nelle residenze sanitarie e
ci auguriamo perciò che tali ambiti diventino una risposta, non la sola, di
cura reale, in stretta collaborazione con le strutture sanitarie, considerata
la gravità dei pazienti che dovrebbero ricoverare.
"Inoltre spero e mi auguro che nel dibattito in
corso sul tema dell'eutanasia (attiva o passiva) si faccia il possibile
affinché nel frattempo le persone non più in grado di esprimere la loro voce
non subiscano nei fatti un'eutanasia per abbandono da parte di chi, in nome
della razionalità delle risorse, vorrebbe negare le prestazioni sanitarie cui
hanno diritto come tutti i malati, secondo quanto è previsto dalle leggi
sanitarie in vigore nel nostro Paese".
«Preso atto
del Suo impegno di voler "mantenere le garanzie normative già esistenti
per quanto attiene il comparto sanità e il diritto all'assistenza sanitaria
degli anziani non autosufficienti", Le chiedo un incontro urgentissimo al
fine di poter approfondire gli strumenti migliori per garantire i diritti
stabiliti dalle leggi vigenti che, come Lei scrive, sono attualmente molto
sulla carta e molto poco effettivi, anche perché fino ad oggi non vi sono
state opposizioni di rilievo alle gravi violazioni del diritto degli anziani
cronici non autosufficienti alle cure sanitarie».
L'incontro di Roma del 9.9.1997
A Roma, presso la sede della CGIL, Laura Martelli
dell'AIMA - Associazione italiana malati di Alzheimer, Maria Grazia Breda del
CSA, Fulvio Aurora dell'Associazione Senza limiti, Bruna Bellotti, Paolo Cozzi
Lepri e Ivano Giacomelli del CODICI, anche a nome del Coordinamento nazionale
del volontariato dei diritti, hanno incontrato Betty Leone, responsabile delle
politiche sociali della CGIL e Gloria Malaspina dello stesso ufficio.
Poiché dall'incontro non è emerso nessun impegno da
parte sindacale, I'11 settembre 1997 il CSA ha inviato al Segretario generale
della CGIL il seguente telegramma: «Seguito
incontro martedì con Leone e Malaspina, questo Coordinamento sollecita urgente
presa di posizione Sindacati per conferma diritto anziani malati cronici non
autosufficienti alle cure fornite dal Servizio sanitario nazionale come
previsto leggi in vigore, diritto violato quasi ovunque con dirottamento malati
al settore dell'assistenza.
«Richiama
attenzione Sua su imposizione lavoratori da legge 692 del 1955 di contributi
economici aggiuntivi per cure sanitarie nei casi di malattie inguaribili e di
non autosufficienza. Questi contributi sono stati versati prima alle mutue e
ora al Servizio sanitario nazionale. Per queste ragioni si è contrari
istituzione fondo anziani non autosufficienti soprattutto se di competenza
assistenziale.
«Ricorda
sostegno nostra posizione da parte Coordinamento volontariato Vallesina,
Fondazione Zancan, Tommaso Cravero ex Sindaco di Settimo Torinese, Geriatri
Fabris e Macchione, oltre organizzazioni aderenti nostro Coordinamento e
Comitato nazionale volontariato diritti. La raccolta adesioni continua».
Un invito
Considerato
che il problema degli anziani cronici non autosufficienti (circa 1 milione di
soggetti nel nostro Paese) può coinvolgere - lo ripetiamo - ognuno di noi ed i
nostri congiunti, invitiamo tutte le persone ed i gruppi interessati a voler
intervenire scrivendo a:
- Sergio Cofferati,
Segretario generale CGIL, Corso Italia 25, 00198 Roma;
- Sergio D'Antoni,
Segretario generale CISL, Via Po 21, 00198 Roma;
- Pietro Larizza, Segretario
generale UIL, Via Lucullo 6, 00187 Roma
o assumendo altre iniziative
ritenute utili.
Com'è ovvio, è altresì molto importante sensibilizzare
il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, ed i Ministri Carlo
Azeglio Ciampi (Bilancio), Rosy Bindi (Sanità) e Livia Turco (Solidarietà sociale),
nonché i Parlamentari e le forze sociali.
No all'eutanasia: ma fino a quando?
Nel messaggio citato in precedenza, il Cardinale
Cario Maria Martini auspica che «si faccia
il possibile affinché nel frattempo !e persone non più in grado di esprimere
la loro voce non subiscano nei fatti un'eutanasia per abbandono».
È una posizione da noi non solo condivisa, ma
sostenuta con il massimo impegno, anche se i risultati non sono assolutamente
soddisfacenti.
Tuttavia, di fronte al dilagante disimpegno terapeutico
nei confronti dei vecchi malati privi di ogni autonomia, riteniamo che si siano
aperti varchi sempre più ampi (e quindi sempre più difficili da contrastare)
a favore dell'eutanasia passiva e soprattutto di quella attiva.
È troppo facile condannare a parole questa tendenza:
ci vogliono atti concreti che dimostrino un effettivo impegno curativo,
ovviamente senza alcun accanimento terapeutico, ma - ovviamente - senza
abbandonare i pazienti.
(1) II testo integrale della lettera
del Segretario generale della CGIL è il seguente: «Poiché essere "anziani cronici"
non è una malattia, e non essere autosufficienti implica
assistenza integrata socio-sanitaria, sottoscrivo quanto già motivato a sostegno della nostra posizione da parte
della nostra responsabile per le
Politiche della salute specificando:
1) che intendiamo sostenere la dignità
dell'assistenza quale capitolo dello stato sociale;
2) che intendiamo mantenere le
garanzie normative già esistenti per quanto
attiene il comparto sanità e il diritto all'assistenza sanitaria degli anziani non autosufficienti;
3) che intendiamo approfondire gli
strumenti migliori per garantire a tutti gli aventi necessità di assistenza in
quanto anziani e non autosufficienti una integrazione socio-sanitaria delle prestazioni,
attualmente molto sulla carta e molto poco effettiva.
«Ogni altra
interpretazione delle nostre affermazioni è presuntiva e strumentale».
(2) Si veda nel n. 117 l'articolo "Per curare l'anziana
madre malata cronica non bastano l'affetto e il denaro delle figlie".
(3) Come i nostri lettori sanno, numerosi
sono i Comuni e le USL che pretendono illegalmente contributi economici dai
parenti tenuti agli alimenti di soggetti assistiti maggiorenni.
(4) Cfr. le leggi 12.2.1968, n. 132
(in particolare l'art. 29 stabilisce che i posti letto degli ospedali devono
essere destinati ai malati «acuti,
cronici, convalescenti e lungodegenti»), 17 agosto 1974, n. 386 (le
prestazioni ospedaliere devono essere fornite «senza limiti di durata»),
13 maggio 1978, n. 180 (le USL devono provvedere alla cura dei pazienti psichiatrici,
avendo - fra l'altro - ricevuto dalle Province il personale ed i finanziamenti
concernenti tutti i malati di mente, compresi gli anziani non
autosufficienti), 23 dicembre 1978, n. 833 (le USL devono garantire «la tutela della salute degli anziani, anche alfine di prevenire e
rimuovere le condizioni che possono
concorrere alla loro emarginazione», fornendo
le relative prestazioni qualunque siano «le cause, la fenomenologia e la durata»
delle malattie), 11 marzo 1988, n. 67 (sono stati stanziati dallo Stato circa
10 mila miliardi per la creazione di 140 mila posti in strutture residenziali
per anziani non autosufficienti non assistibili a domicilio, presso presidi
poliambulatoriali extraospedalieri o in ospedali diurni). Inoltre, il DPR 1°
marzo 1994 "Approvazione del piano sanitario nazionale per il triennio
1994-1996" stabilisce che «gli anziani ammalati, compresi quelli colpiti
da cronicità e da non autosufficienza, devono
essere curati senza limiti di durata nelle sedi più opportune, ricordando che la valorizzazione del
domicilio come luogo primario delle cure costituisce non solo una scelta umanamente significativa, ma soprattutto una
modalità terapeutica spesso irrinunciabile».
(5) La sentenza della Corte di Cassazione
n. 10150/1996 è stata integralmente pubblicata sul n. 117, gennaio-marzo 1997
di Prospettive assistenziali.
(6) Sostanzialmente si tratta della
stessa proposta avanzata dalla Commissione Onofri. Cfr. "La relazione
conclusiva della Commissione Onofri su previdenza, sanità e assistenza",
in Prospettive assistenziali, n. 118,
aprile-giugno 1997.
(7) II punto 2 del capitolo "Politiche di sostegno agli
individui e alle famiglie" delle controproposte sindacali è così redatto:
«2. Va data definitiva trasparenza al settore delle invalidità partendo
dall'applicazione di quanto previsto dalla legge n. 335 in merito
all'unificazione dei criteri medico-legali di accertamento, alla revisione dei
soggetti e degli strumenti di controllo. Gli scopi sono quelli di: riunificare
la gestione e individuare le responsabilità politiche conseguenti; superare la
logica categoriale e risarcitoria che ha segnato nel tempo questo settore per
arrivare, attraverso forme integrate di sostegno, alla valorizzazione delle
capacità residue del disabile e a un suo pieno reinserimento sociale.
«In questo senso dovrà essere più stringente il collegamento fra
sostegno monetario alla disabilità e offerta di servizi per un pieno esercizio
di pari opportunità: per questo le prestazioni dovranno essere calibrate sulle
varie patologie, le varie età della vita, e tener conto delle effettive
condizioni di bisogno.
«A fronte dello straordinario aumento degli anziani non autosufficienti
portatori di domanda assistenziale difficilmente controllabile, si propone
l'attivazione di un fondo specifico su base contributiva».
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