Interrogativi
SONO CORRETTI I
FINANZIAMENTI PUBBLICI ALLE SCUOLE PRIVATE?
Si
fa un gran parlare dei finanziamenti statali (1) alle scuole private, che sono
gestite soprattutto da organizzazioni religiose.
In primo luogo non
occorrerebbe valutare se questi finanziamenti possono essere erogati?
L'art.
33 della Costituzione non afferma che «enti
e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza
oneri per lo Stato»?
Senza, significa ancora
"senza" o va interpretato "con"?
In
secondo luogo quali sono le benemerenze sociali della scuola privata? È più
libera di quella pubblica? Quali garanzie ha il personale docente quando non
condivide l'ideologia del proprietario della scuola?
Inoltre,
le scuole private, in particolare quelle religiose, sono veramente aperte a
tutti gli scolari, siano essi bianchi o neri, allievi handicappati o soggetti
non colpiti da disabilità?
Che
cosa è successo dopo la gravissima denuncia fatta da Salvatore Nocera,
Consigliere del Movimento Apostolico Ciechi alla VII Conferenza internazionale
del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sul tema: «Le vostre
membra sono il corpo di Cristo - Le persone handicappate nella società»,
svoltasi a Roma il 19, 20 e 21 novembre 1992?
Quale
svolta è stata data all'inquietante dichiarazione di Nocera secondo cui «purtroppo si constata che ancora molte
scuole cattoliche rifiutano la frequenza ad alunni con handicap, invitando i
genitori a iscriverli negli istituti speciali nei quali, pur con le migliori prestazioni
professionali, i bambini e i giovani perdono la ricchezza degli scambi
relazionali con compagni non handicappati e vengono posti in un circuito di
emarginazione che li escluderà dall'inserimento sociale»?
È
possibile avere dai fautori del finanziamento pubblico l'elenco delle scuole
materne, elementari e medie delle dieci principali città italiane che accolgono
anche bambini con handicap intellettivo o autistici o psicotici o con disturbi
caratteriali?
IL NO PROFIT: EVASIONE
FISCALE E OCCASIONE DI PROFITTO?
Nel
n. 113 di Prospettive assistenziali avevamo
pubblicato l'articolo del Prof. Giuliano Tabet "II non profit e chi può
approfittarne".
Riportiamo dalla
"Rivista del volontariato", maggio 1997 la nota "Licenza
d'evadere?".
«"Settanta denunce e 33 miliardi
di evasione del no profit". Con questo brutto biglietto da visita, un mese
fa, la notizia dei risultati delle verifiche eseguite negli ultimi quattro
anni dalla Guardia di finanza ha incominciato a fare il giro delle redazioni
dei giornali.
«L'informazione è venuta direttamente
dal Ministro Visco che in Parlamento, rispondendo a un'interrogazione, ha reso
noto che protagoniste di questo reato di evasione (99 miliardi di redditi non
dichiarati ai fini delle imposte dirette, irregolarità IVA per 213 milioni)
sono state otto associazioni private impegnate in ambiti di utilità sociale (in
particolare: ricerca sul cancro, tutela degli handicappati).
«Notizie come questa non aiutano certo
il cammino dei decreti legislativi sulla disciplina fiscale del non profit
(enti non commerciali e organizzazioni non lucrative di utilità sociale) in
quanto generano zone d'ombra e di diffidenza che spuntano le armi a quanti
cercano di sostenere economicamente le organizzazioni socialmente impegnate.
D'altro lato la circostanza può essere
letta come stimolo a promuovere una disciplina tributaria non profit a prova di
reato, realisticamente cosciente che la purezza di intenzioni e di atti
appartiene ad altri mondi; anche se resta la convinzione che lungo questa
traiettoria il settore non profit - e il volontariato in particolare -, per
alcune motivazioni che lo distinguono, può dare per propria scelta morale un
contributo di trasparenza, senza rincorrere furbizie o mimetismi».
Un
altro attacco alle cooperative è giunto da Sergio Cofferati, Segretario
generale della CGIL che, durante la festa di "Libera" svoltasi a
Vignola il 20 luglio 1997 ha affermato: «Ci sono
settori della cooperazione che danno vita a cooperative che considerano il
lavoro come occasione di profitto sulla pelle di giovani. Trovo ciò
inconcepibile per la cultura della sinistra e sono preoccupato che pulsioni di
questa natura siano alimentate da Ministri di questo Governo».
Nel
n. 117, gennaio-marzo 1997, di Prospettive
assistenziali avevamo riportato una inquietante lettera sugli stipendi da
fame di alcune cooperative sociali.
Possiamo
chiedere alle cooperative e ai loro coordinatori di precisare le loro
posizioni in merito ai problemi sopra segnalati?
(1) Non bisogna dimenticare i numerosi e spesso cospicui
finanziamenti erogati alle scuole private da Regioni, Comuni, Province,
Comunità montane e altri enti pubblici.
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