Prospettive assistenziali, n. 119, luglio-settembre 1997

 

 

Libri

 

 

 

ALFREDO CARLO MORO, Manuale di diritto minorile, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 435, L. 20.000

 

Questo volume, per la prima volta in Italia, propo­ne un panorama di tutti i diritti riconosciuti al sog­getto in formazione nei vari settori di vita, delinean­do così un organico sistema tendente a realizzare insieme una compiuta personalizzazione e un'ade­guata socializzazione del minore. Partendo da un'a­nalisi degli strumenti giudiziari e amministrativi che l'ordinamento predispone per la attuazione dei dirit­ti, il volume approfondisce sia i diritti del minore nella famiglia (ad uno status familiare; ad adeguate relazioni famigliari; a vivere comunque in un ambiente familiare idoneo attraverso affidamenti familiari; ad una famiglia sostitutiva attraverso l'ado­zione; a costituirsi una propria famiglia attraverso il matrimonio) sia i suoi diritti sociali (alla cittadinanza; all'effettivo godimento dei diritti di libertà; alla salute; al lavoro e nel lavoro; all'istruzione; alla tutela nei confronti della invasività dei mezzi di comunicazio­ne; alla tutela dalle molte violenze che su di lui si abbattono; ad essere in qualche modo protagonista, e comunque a non essere distrutto, nei procedi­menti giudiziari che lo riguardano). Un'ultima parte del volume è dedicata al recupero sociale del mino­re deviante: si analizzano sia le varie tipologie di devianza e le loro cause sia gli strumenti attraverso cui si attua la risocializzazione, con particolare attenzione al nuovo processo penale minorile.

L'autore non si limita a presentare la normativa vigente e gli istituti giuridici previsti dall'ordinamento: valuta anche criticamente la situazione presente nei vari settori.

 

 

LINA BIGLIAZZI GERI, Moltiplicazione cancro - Una donna in lotta contro il male del secolo, Marsilio Editore, Venezia, 1996, pp. 112, L. 16.000

 

«Dicono che affronto la situazione con grande coraggio: hanno cominciato a dirlo quando si è saputo dell'esatta natura del male; hanno continua­to a dirlo quando si è trattato di affrontare la cura. A parte il fatto che mi dà un'uggia insopportabile sen­tirmi dipingere in chiave eroica, non saprei dire se ciò di cui dispongo sia coraggio: poiché non so che cosa sia il coraggio: se il non avvertire la paura o il saper vincere la paura».

L'Autrice si rivolge ad una struttura motto nota. Si tratta di un centro «rigorosamente privato e non con­venzionato, con aspirazioni europee» diretto da un’«inflazionato frequentatore di schermi televisivi», la cui connotazione mercantile è messa in evidenza da un episodio descritto dalla Bigliazzi Geri.

II medico che la visita, con arroganza e prosopo­pea «trancia sgarbati giudizi negativi su tutto e su tutti (persino sulla struttura da cui in parte dipende, tanto da invitarmi, al termine del colloquio, ad affi­darmi alle sue cure, ma in altra sede)».

Dimostra, inoltre, una insensibilità da manuale. Infatti «quando con estrema brutalità ("Mi avete chiesto di dire la verità, non é vero? e io la dico. Sempre". O bravo!), pronuncia un verdetto che mi lascia, nella migliore delle ipotesi, alcuni mesi di vita (e a condizione, ben s'intende, che io "risponda" positivamente alla chemioterapia), non perde l'occa­sione di aggiungere, rivolgendosi con tono ironico a mia figlia che lo sta fissando incredula con le lacri­me agli occhi e di fronte alla quale si era sin lì fatto bello pensando di affascinarla con il suo eloquio e con i suoi modi manageriali da giovane semidio della medicina: "Che le succede, signorina? Soffre forse di un complesso edipico non risolto nei con­fronti di sua madre?". Quasi che chi abbia risolto tutti i propri complessi edipici dovesse iniziare i festeggiamenti all'annuncio del prossimo decesso di un genitore».

 

 

MARIA ANTONIETTA SCHIAVINA, Diversi da chi? Normali vite con handicap, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1995, pp. 294, L. 30.000

 

Gente comune e personaggi famosi (Ambrogio Fogar, Pierangelo Bertoli, Andrea Bocelli, ecc.) rac­contano le difficoltà incontrate per inserirsi in una società spesso impreparata ed ostile. Storie che dimostrano come l'handicap fisico non sia unica­mente un ostacolo, ma possa divenire uno stimolo e una possibilità di crescita per coloro che ne sono direttamente coinvolti e per quanti accettano che "diverso" non significa inferiore.

Nella seconda parte del volume sono riportate una serie di interviste, fra le quali una al molto discusso Glenn Doman, le cui dichiarazioni suscitano nume­rose e gravi perplessità.

Anche per l'Autrice la legge 10411992 che «nelle attese di tutti (..) doveva rappresentare un'occasio­ne fondamentale per riordinare la complessa nor­mativa in materia» non riconosce nuovi diritti «al di là di quelli previsti dalle leggi in vigore».

Purtroppo non viene affrontato il tema dell'handi­cap intellettivo: speriamo che l'Autrice vi dedichi il suo prossimo volume.

 

 

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