Specchio nero
IL VIDAS
E L'ISTITUTO DI AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA
1. All'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria il CSA -
Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti ha indirizzato I'11 febbraio
1997 la seguente segnalazione: «Questo
Comitato protesta vivamente per l'informazione gravemente inesatta comparsa
nella pubblicità dell'Associazione Vidas "Fidatevi di un quindicenne"
pubblicata su La
Stampa del 10 febbraio 1997 in cui è scritto,
contrariamente al vero, che "lo Stato nega un letto in ospedale" a
coloro che hanno solo pochi mesi di vita.
«Al riguardo si fa presente che non
solo non esiste alcuna legge che confermi quanto falsamente sostenuto
dall'Associazione Vidas, ma si ricorda che la legge di riforma sanitaria 23
dicembre 1978 n. 833 stabiliva e stabilisce l'obbligatorietà della cura,
compresa - occorrendo - quella ospedaliera, "degli eventi morbosi quali ne
siano le cause, la fenomenologia e la durata".
«Questo Comitato segnala inoltre che
non è la prima volta che l'Associazione Vidas fornisce segnalazioni fuorvianti,
come risulta dalle note "Informazioni gravemente inesatte
dell'Associazione Vidas" e "11 Vidas continua a fornire notizie gravemente
inesatte" pubblicate su Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno 1993 e 107, luglio-settembre
1994, di cui si allega fotocopia (1).
«Ciò premesso, si chiede che la
pubblicità in oggetto non venga più diffusa e che siano fomite ai cittadini
precisazioni circa le leggi vigenti che sanciscono l'obbligatorietà delle cure
sanitarie, comprese quelle ospedaliere, ai malati, anche terminali».
2. Successivamente il CSA - Comitato per la difesa dei
diritti degli assistiti inviava all'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria
un breve promemoria sulle vigenti disposizioni di legge che garantiscono il
diritto alle cure sanitarie dei malati, compresi quelli in fase terminale.
3. Con encomiabile sollecitudine, in data 18 febbraio
1997 il Segretario generale dell'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria
segnalava che il caso sarebbe stato sottoposto all'esame del proprio Comitato
di controllo nella riunione prevista per il giorno successivo.
4. L'Istituto per l'Autodisciplina pubblicitaria informava
il 24 giugno 1997 il CSA di aver «archiviato
il caso in data 25 marzo sulla base dell'impegno assunto da VIDAS a modificare
la frase "lo Stato nega un letto in ospedale"» e che «in considerazione della natura
non-profit dell'inserzionista, aveva, tuttavia, ritenuto che tale modifica
potesse essere realizzata compatibilmente con i tempi necessari per
l'esaurimento del materiale pubblicitario già trasmesso ai terzi».
5. In data 25 giugno 1997 il CSA - Comitato per la difesa
dei diritti degli assistiti inviava all'Istituto per l'Autodisciplina
pubblicitaria la seguente lettera: «In merito
al Suo fax di ieri, siamo allibiti di fronte alla decisione del Comitato di
Controllo dell'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria che ha archiviato la
nostra segnalazione sulla base di un asserito impegno del VIDAS di modificare
(speriamo in modo sostanziale e non solo formale) l'affermazione: "Lo
Stato nega un letto in ospedale".
«Siamo anche vivamente preoccupati per
l'autorizzazione concessa dallo stesso Comitato di controllo ad apportare
tale modifica "compatibilmente
con i tempi tecnici necessari per l'esaurimento dei materiale pubblicitario
trasmesso a terzi".
«Al riguardo confidiamo che non
occorrano mesi o addirittura anni, anche perché avevamo già informato il VIDAS
nel 1993 e nel 1994 circa le notizie gravemente inesatte che forniva.
«Prendiamo atto - con molta amarezza -
che a decine di migliaia di cittadini è già stato e sarà trasmesso un
messaggio falso, che disconosce il vigente fondamentale diritto alle cure
sanitarie delle persone malate, comprese quelle in fase terminale.
«Infine, Le segnaliamo
che non ci sono apparse convincenti le motivazioni circa il grave ritardo (3
mesi!) del riscontro alla nostra segnalazione dell'11 febbraio 1997, esaminato
dal Comitato di controllo dell'Istituto dell'Autodisciplina il 25 maggio u.s;,
riscontro peraltro trasmessoci solo dopo il nostro sollecito del 18 giugno
19970. '
6. Come il CSA aveva previsto nella lettera inviata all'Istituto per
l'Autodisciplina pubblicitaria il 25 giugno 1997, il VIDAS ha modificato solo
in modo formale la frase contestata «lo Stato nega un letto in ospedale».
Infatti è stata sostituita dall'espressione «senza un posto in ospedale». Modifica
che, ad avviso dell'Istituto per l'Autodisciplina pubblicitaria «non costituisce una non giustificata
denuncia delle carenze del sistema ospedaliero pubblico», in quanto
rappresenta «una situazione che può verificarsi magari per un breve periodo».
7. In data 26 febbraio 1997 l'On.
Novelli ha presentato alla Camera dei
deputati la seguente interrogazione: «Al Ministro della sanità. - Per conoscere
quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alla fuorviante
pubblicità dell'associazione Vidas (si veda ad esempio, La Stampa del 10 febbraio
1997) da cui risulta, contrariamente al vero, che "lo Stato nega un letto
in ospedale" ai malati che hanno davanti solo pochi mesi di vita. Come è
noto, invece, il servizio sanitario nazionale è tenuto dalla legge istitutiva
ad intervenire nei confronti di tutti i malati, compresi quelli colpiti da
malattie inguaribili (ma pur sempre curabili). Le cure domiciliari sono
certamente prioritarie, come riconosciuto anche nell'ultimo piano sanitario
nazionale, ma quando esse non sono praticabili, il ricovero presso una
struttura sanitaria è un atto dovuto».
8. Segnaliamo, infine, che il Consigliere
Pippo Torri ha presentato il 10
marzo 1997, al Consiglio della Regione Lombardia la seguente interrogazione:
«Premesso che:
«l'Associazione VIDAS, malgrado l'opera
meritoria che svolge ne! campo del volontariato, ha fatto pubblicare sul
giornale "La Stampa" del 10 febbraio 1997 una pubblicità dal titolo
"Fidatevi di un quindicenne"; in cui è scritto che che "lo
Stato nega un letto in ospedale" a coloro che hanno solo pochi mesi di
vita;
- che tale informazione è gravemente
inesatta, poiché non esiste alcuna legge che confermi quanto fatto falsamente
pubblicare dall'Associazione VIDAS;
- che, anzi, la legge 23 dicembre 1978
n. 833 stabilisce espressamente all'art. 2, punto 2, l'obbligo per il Servizio
sanitario nazionale di garantire cure a tutti; a fronte di qualsiasi evento
morboso quale ne sia la causa, la fenomenologia e la durata;
- che il CSA, Coordinamento sanità e
assistenza fra i movimenti di base ha denunciato la cosa al Direttore
dell'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria con un ricorso di cui
alleghiamo copia;
si interroga la Giunta per sapere
1) quali iniziative intenda assumere
per evitare che notizie false di tal genere, rispetto ad una materia così
delicata e di interesse collettivo quale la salute dei cittadini, vengano in
futuro nuovamente diffuse;
2) se non intenda intervenire al fine
di divulgare, invece, notizie corrette in ordine ai principi costituzionali e
legislativi vigenti in materia sanitaria, con particolare riguardo ai diritti
degli ammalati, e, nello specifico, al diritto dei malati cronici ad essere
curati presso strutture sanitarie».
SFACCIATO CLIENTELISMO NELLA REGIONE PIEMONTE
Con delibera del 30
dicembre 1996 n. 113-15760, la Giunta della Regione Piemonte ha stabilito «di consentire agli enti interessati di stipulare,
a partire dal 1997, convenzioni per prestazioni socio-assistenziali,
debitamente motivate, con gli enti gestori di RSA (Residenze sanitarie
assistenziali) e RAF (Residenze assistenziali flessibili) (2), che offrano
progetti socio-assistenziali particolarmente qualificati sia in ordine alle
prestazioni, che alle tipologie dei destinatari, riconoscendo tariffe
socio-assistenziali superiori fino ad un massimo del 30% di quelle previste
dalla DGR 41-42433 del 9 gennaio 1995».
Nella
delibera in oggetto non è indicata nessun criterio
per l'individuazione e valutazione dei «progetti socio-assistenziali
particolarmente qualificati».
Letta, «con estremo interesse» la deliberazione in oggetto, l'Assessore ai
Servizi sociali del Comune di Torino, con evidente
sarcasmo, in data 28 febbraio 1997 ha scritto al Responsabile del settore "Assistenza" della Regione
Piemonte quanto segue: «Come è evidente,
la Città di Torino, sia nella sua qualità di ente gestore di strutture, sia
nella sua generale qualità di ente tenuto a programmare e promuovere una sempre
maggiore qualità dei servizi destinati alle fasce deboli, è particolarmente
interessata ad acquisire maggiori conoscenze in merito a tali programmi
socio-assistenziali. In particolare mi pare interessante conoscere gli indici
di qualità adottati per verificarne il rapporto costo-efficacia in termini di
verifica di esito sulle condizioni degli ospiti; l'analisi quali-quantitativa
dei maggiori costi registrati e le modalità di ripartizione degli stessi,
utilizzando i quattro macrolivelli di spesa indicati, dalle linee guida n.
1/94, e dalla DGR 41-42433 del 9 gennaio 19950.
Finora nessuna risposta.
(1) Nel n. 102 veniva segnalato che «nella pubblicità "II suo prossimo assegno potrebbe essere il più
importante della sua vita", l'Associazione V1DAS (Assistenza domiciliare
gratuita agli inguaribili di cancro), richiede denaro alla gente sostenendo che
i contributi sono destinati "a dare una mano ai malati di cancro soli,
poveri, non più assistiti dagli ospedali perché il ciclo terapeutico si è
esaurito".
«In un altro annuncio,
VIDAS sostiene che "ogni anno in Italia oltre 140.000 malati terminali di
cancro vengono abbandonati al loro destino. Sono inguaribili e in ospedale per
loro non c'è più posto".
«È noto, invece, che le
cure sanitarie devono essere fomite ai malati acuti, cronici, convalescenti e
lungodegenti per tutto il tempo necessario in base alle esigenze delle persone
malate.
«In un'altra pubblicità, la stessa
associazione sostiene: "contate su VIDAS anche per i prossimi 100
anni".
«Ritiene forse VIDAS
che i servizi pubblici di ospedalizzazione a domicilio o quelli privati
convenzionati con le USL non devono essere istituiti?
«Ma non è compito del
volontariato fornire notizie esatte sui diritti delle persone e sollecitare gli
enti a istituire i relativi servizi?».
A sua volta nel n. 107 era riportato quanto segue: «Nel n. 102, aprile-giugno 1993, di
Prospettive assistenziali avevamo segnalato che nella campagna promossa dal
VIDAS (Assistenza gratuita agli inguaribili di cancro) per la raccolta di
fondi, venivano fomite alla popolazione informazioni gravemente inesatte.
Infatti sugli annunci pubblicitari era scritto quanto segue: "Ogni anno in
Italia oltre 140.000 malati terminali di cancro vengono abbandonati al loro
destino. Sono inguaribili e in ospedale per loro non c'è più posto".
«Nelle scorse settimane
il VIDAS ha lanciato una nuova raccolta di fondi. Negli annunci continua a
sostenere il falso, affermando che il malato di cancro "è abbandonato al
suo destino. Dichiarato inguaribile, per lui non sono previste né cure né posti
letto".
«Perché il VIDAS non
dice ai cittadini che le leggi vigenti impongono al Servizio sanitario
nazionale, ospedali compresi, di fornire le necessarie cure a tutti i malati,
comprese le persone colpite da cancro?
«Perché il VIDAS
sostiene di aver "creato l'ospedale in casa", quando si tratta di un
servizio istituito dall'Ospedale Molinette di Torino fin dal 1984, che funziona
ininterrottamente dal 1985 mediante prestazioni mediche e infermieristiche
gratuite per i malati, anziani e non, aventi gravi patologie acute e croniche?
«Perché il VIDAS non
dice nulla in merito al servizio di ospedalizzazione a domicilio istituito a
Milano dall'USSL 75/5 e gestito dal Pio Albergo Trivulzio?».
(2) Le RAF sono strutture di ricovero assistenziale con una
quota di posti letto destinata ad anziani in tutto o in parte autosufficienti,
ed un'altra per i vecchi colpiti da malattie inguaribili e da non
autosufficienti.
www.fondazionepromozionesociale.it