CONTINUA
LA POLEMICA CON LA CGIL SUGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
Nell'editoriale dello scorso numero abbiamo riferito
in merito alla posizione dei Sindacati CGIL, CISL e UIL che negano lo stato di
malattia degli anziani malati cronici non autosufficienti.
Avevamo anche segnalato che a Roma, in data 9
settembre 1997, una delegazione del Coordinamento nazionale del volontariato
dei diritti aveva incontrato Betty Leone, Segretario confederale della CGIL
responsabile per le politiche sociali e Gloria Malaspina, Coordinatrice per le
politiche della salute.
Il telegramma
inviato al Segretario generale della CGIL
Poiché dall'incontro suddetto non era emerso alcun
impegno da parte sindacale, I'11 settembre 1997, il CSA inviava al Segretario
generale della CGIL il seguente telegramma:
«Seguito
incontro martedì con Leone e Malaspina, questo Coordinamento sollecita urgente
presa di posizione Sindacati per conferma diritto anziani malati cronici non
autosufficienti alle cure fornite dal Servizio sanitario nazionale come
previsto leggi in vigore, diritto violato quasi ovunque con dirottamento
malati al settore dell'assistenza.
«Richiama
attenzione Sua su imposizione lavoratori da legge 692 del 1955 di contributi
economici aggiuntivi per cure sanitarie nei casi di malattie inguaribili e di
non autosufficienza. Questi contributi sono stati versati prima alle mutue e
ora al Servizio sanitario nazionale. Per queste ragioni si è contrari
istituzione fondo anziani non autosufficienti soprattutto se di competenza
assistenziale.
«Ricorda
sostegno nostra posizione da parte Coordinamento volontariato Vallesina,
Fondazione Zancan, Tommaso Cravero ex Sindaco di Settimo Torinese, Geriatri
Fabris e Macchione, oltre organizzazioni aderenti nostro Coordinamento e Comitato
nazionale volontariato diritti. La raccolta adesioni continua».
Una risposta deludente
In
data 29 settembre 1997 la CGIL nazionale faceva pervenire al CSA la seguente
nota:
«Il 9
settembre si è svolto presso la CGIL nazionale un incontro sul problema degli
anziani cronici non autosufficienti chiesto dal CSA (Coordinamento sanità e
assistenza fra i movimenti di base), a seguito della preoccupazione che la
posizione espressa dalle Organizzazioni sindacali confederali sulla "non
autosufficienza" e gli strumenti per essa individuabili, in occasione
degli incontri con il Governo sullo stato sociale potesse rappresentare un
arretramento rispetto a diritti acquisiti in materia di assistenza sanitaria,
anche ospedaliera.
«All'incontro
erano presenti Maria Grazia Breda, Laura Martelli, Ivano Giacomelli, Paolo
Cozzi Lepri, Carlo Hanau, Bruna Bellotti e Fulvio Aurora per il CSA, Betty
Leone e Gloria Malaspina, rispettivamente segretaria confederale responsabile
per le politiche sociali e coordinatrice per le politiche della salute.
«La
discussione è stata tesa in primo luogo a chiarire fraintendimenti possibili
circa le rispettive posizioni espresse, ma anche a verificare la posizione
comune possibile su questo delicato e grande argomento degli anziani cronici
non autosufficienti.
«La CGIL ha
confermato la propria intenzione di non arretrare assolutamente rispetto a
tutte le questioni inerenti l'assistenza sanitaria, riconoscendo - anzi - l’esigenza
di potenziare ulteriormente questo aspetto dell'assistenza, intervenendo da un
lato sul sistema dei ricoveri in relazione alle strutture provocate da un uso
spesso scorretto del DRG, dall'altro - ribadendo la funzione degli ospedali
prevalentemente rivolti alle acuzie come già la legge 833 del 1978 individuava
- sull'attenzione di un sistema di assistenza sul territorio a partire dal
distretto sociosanitario, che possa giungere fino all'assistenza domiciliare.
«Per quanto
concerne la questione più strettamente legata all'assistenza, e quindi agli
aspetti della non-autosufficienza connessi al deterioramento psicofisico
dovuto all'età, si sta lavorando perché sia istituito un fondo ad hoc (quindi
aggiuntivo) il quale, gestito dalle Autonomie locali e in compresenza di
risorse più prettamente finalizzate agli aspetti sanitari e derivanti dalle
Amministrazioni Sanitarie, possa contribuire a meglio far fronte alle esigenze
di assistenza integrata che le persone anziane non autosufficienti esprimono.
«La CGIL si
è impegnata a confermare questa posizione presso le proprie strutture
decentrate e a mantenerla ferma nell'eventualità di una trattativa articolata a
ridosso e in occasione della finanziaria 1998».
La replica del CSA
Ecco la replica inviata dal CSA in data 9 ottobre
1997 a Betty Leone ed a Gloria Malaspina della CGIL nazionale:
«In merito
alla "Nota sulla riunione CSA-CGIL nazionale del 9 settembre 1997" da
Voi inviataci il 29 u.s., osserviamo sbigottiti che per la CGIL il cancro, la
demenza, le cardiopatie, il diabete e le altre patologie non sono da considerare
malattie per gli anziani, ma "aspetti della non autosufficienza connessi
al deterioramento psicofisico dovuto all'età".
«Si
riconferma pertanto quanto già scritto da Sergio Cofferati, Segretario Generale
della CGIL, nella lettera speditaci i130luglio 1997, dove si affermava che
"Essere anziani cronici non è una malattia".
«Per la CGIL
(ma ciò vale anche per CISL e UIL) gli anziani cronici e non autosufficienti
non sono dunque malati, ma solo persone bisognose di una generica badanza e,
quindi, gli interventi vanno previsti nel settore dell'assistenza/beneficenza,
tramite un fondo apposito per loro.
«Pertanto,
con il consenso del Sindacato, gli anziani malati cronici e i loro familiari
(compresi i militanti ed i dirigenti di CGIL, CISL e UIL) continueranno a
versare, come avviene già illegittimamente da anni, fino a 3-6 milioni al mese
per il ricovero (che può durare anche molti anni) in strutture dell'assistenza/beneficenza,
senza che tutto ciò sollevi la minima obiezione dei Sindacati.
«Tutto ciò nonostante che:
- a seguito
della legge 692 del 1955 i lavoratori abbiano ininterrottamente versato e
versino tuttora i contributi aggiuntivi stabiliti dalla legge suddetta per
essere curati anche nei casi di malattia cronica;
- siano in
vigore leggi che, sin dalla citata legge 692/1955, stabiliscono il diritto
degli anziani cronici non autosufficienti alle cure fornite dal Servizio sanitario
nazionale, diritto confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 10150
del 1996.
Circa la
posizione della CGIL (che purtroppo coincide con quella della CISL e della
UIL) riportiamo una parte significativa della relazione introduttiva del
convegno internazionale "Non autosufficienza dell'anziano: strategie
operative e sistema sanitario nazionale a confronto" (Roma, 13-14 e 15
giugno 1988) organizzato dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università
cattolica del Sacro Cuore: «Era la medicina dell'800 imbevuta di illuminismo
quella che delimitava il criterio di intervento alla possibilità di guarigione
completa della malattia e che perciò distingueva il malato acuto
"scientificamente interessante" e da trattare ad ogni costo dal
cronico "vecchio", etichettato come irrecuperabile ed abbandonato a
se stesso. La "nuova" medicina, di cui la geriatria è peculiare
espressione, ha completamente rivoluzionato quel tipo di approccio:
l'obiettivo prioritario è diventato oggi il conseguimento del maggior benessere
possibile anche là dove si sa di non poter ottenere la guarigione. Il
riconsiderare qualsiasi malato sotto questa prospettiva ha permesso di
ottenere risultati scientificamente ineccepibili anche con gli
"irrecuperabili"».
«Ricordiamo
che questo Coordinamento non si oppone alla imposizione ai malati ricoverati in
strutture sanitarie (ospedali, RSA, ecc.) di una contribuzione a carico dei
redditi pensionistici personali, a condizione che vengano garantite tutte le
occorrenti prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e alberghiere,
assicurando comunque ai malati stessi una quota perle esigenze non soddisfatte
dall'istituzione (vestiario, piccole spese personali, ecc.) e per poter
provvedere ai propri congiunti a carico.
«Data l'importanza del problema, che
riguarda circa un milione di soggetti e che ne coinvolgerà in
futuro anche di più, confidiamo ancora in un ripensamento
della CGIL».
La CGIL continua a barcamenarsi
Gloria Malaspina, che come abbiamo già visto è la responsabile nazionale della CGIL per le
politiche della salute, risponde senza assumere alcuna posizione precisa per
quanto riguarda il riconoscimento dello status di malati degli anziani cronici
non autosufficienti, né sul loro diritto alle cure sanitarie. Infatti, in data
14 ottobre 1997 scrive al CSA la seguente lettera:
«Ci pare
veramente di continuare un dialogo fra sordi, o meglio, tra chi scrive delle
cose e chi ne legge altre.
«Vi faccio
notare che la nostra nota fa riferimento a due aspetti del bisogno di
assistenza riscontrabili nell'anziano:
1) quello della patologia, anche
cronica o necessitante di lungodegenza (3° paragrafo);
2) quello
della non autosufficienza, a volte non derivante da patologia, ma dalla
decadenza fisica, che presenti sicuramente aspetti significativi di cronicità
e di bisogno geriatrico, ma alla quale si risponde anche con sostegni
sociali non terapeutici, quali l'accompagno, alcune ore per sostegno domestico
e commissioni, compagnia e sostegno affettivo (gli anziani anche soli), e così
via. A questo secondo aspetto vanno ascritte le affermazioni del 4° paragrafo.
«Ci sembra
che sostenere una doppia possibilità di aiuto a queste persone sia meglio che
pensarne una sola, solo sanitaria.
«Probabilmente questa risposta
continuerà a non essere ritenuta da voi sufficiente.
«Speriamo
solo che le interpretazioni non inficino i fatti e che si riesca a portare
avanti l'obiettivo di un doppio livello compresente di aiuto a chi ne ha bisogno».
La controreplica del CSA
La lettera della Malaspina non poteva certo essere accettata senza
controbattere. Troppo importante per i vecchi malati di oggi e di domani è il
rispetto dei diritti, fra l'altro acquisiti con l'impegno assunto dal
Parlamento a seguito dell'approvazione della legge 692/1955, impegno mai
smentito o revocato.
Pertanto, in
data 3 novembre 1997 il CSA scrive a Gloria Malaspina nei seguenti termini:
«In merito
alla Sua lettera del 14 u.s., facciamo nuovamente presente che ci riferiamo in
primo luogo alle persone, soprattutto anziane, ma anche giovani e adulte, che
sono colpite da patologie croniche in modo così grave da determinare anche la
totale non autosufficienza.
«Per questi
soggetti (1 milione circa) riteniamo che, in risposta alle loro effettive
necessità, la competenza spetti al Servizio sanitario nazionale, così com'è
previsto dalle leggi vigenti.
«Gli interventi domiciliari, ambulatoriali
e residenziali devono essere assicurati, come è stato confermato anche dalla
sentenza della Corte di Cassazione n. 10150/1996, dal Servizio sanitario
nazionale senza limiti di durata.
«Al riguardo
né nella riunione di Roma del 9 settembre u.s., né nel relativo verbale
(compreso il 3° paragrafo da Lei citato) c'è traccia di un impegno della CGIL
per l'attuazione della normativa vigente, fatto che ci preoccupa enormemente in
quanto non ci risulta esserci un solo accordo fra le istituzioni (Regioni, USL,
Comuni) e Sindacato in cui sia riconosciuta l'ovvia competenza del Servizio
sanitario nazionale.
«In
particolare le case protette e le RSA del Piemonte (salvo una non contrattata
dal Sindacato ma da questo Coordinamento), della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia-Romagna,
della Toscana e di quasi tutte le altre Regioni sono strutture che, illegittimamente,
afferiscono al settore dell'assistenza/beneficenza (caratterizzato dalla
assenza di diritti esigibili) con un supporto quasi sempre carente da parte dei
servizi sanitari, e non alla sanità (nei cui confronti il Parlamento ha
riconosciuto diritti esigibili).
«Ciò
premesso, possiamo anche accettare che in tutta l'Italia vi sia qualche
rarissimo soggetto non autosufficiente a causa del decadimento fisico, anche se
in 27 anni di attività di questo CSA non ci è stato segnalato un solo caso:
«Pertanto,
in assenza di patologie determinanti la non autosufficienza, siamo d'accordo
che a questi soggetti, come Lei scrive "si risponda anche con sostegni
sociali non terapeutici, quali l'accompagno, alcune ore per sostegno domestico
e commissioni, compagnia e sostegno affettivo", anche se riteniamo che
queste prestazioni del settore dell'assistenza/beneficenza non dovrebbero
essere erogate (cfr. il 1° comma dell'art. 38 della Costituzione) a coloro che
hanno mezzi sufficienti per vivere».
Nella stessa lettera veniva, inoltre, precisato che
la rivista Prospettive assistenziali «è
disponibile a pubblicare una nota dei Sindacati o di uno di essi».
Fatti e non parole
Certamente sarebbe una prova di onestà e di vera
democrazia la pubblicizzazione da parte di CGIL, CISL e UIL degli accordi
stipulati con il Ministero della sanità, le Regioni e le USL in cui è scritto
che al milione di vecchi colpiti da malattie invalidanti e da non
autosufficienza sono garantite le necessarie prestazioni sanitarie (peraltro
previste dalle leggi vigenti) fornite secondo le stesse modalità praticate ai
giovani ed agli adulti aventi analoghe patologie.
In
questo modo finirebbero subito gli equivoci e terminerebbe il dialogo fra
sordi.
Ma, dove sono questi
accordi?
www.fondazionepromozionesociale.it