Prospettive assistenziali, n. 120, ottobre-dicembre 1997

 

 

CONTINUA LA POLEMICA CON LA CGIL SUGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI

 

 

Nell'editoriale dello scorso numero abbiamo riferi­to in merito alla posizione dei Sindacati CGIL, CISL e UIL che negano lo stato di malattia degli anziani malati cronici non autosufficienti.

Avevamo anche segnalato che a Roma, in data 9 settembre 1997, una delegazione del Coordi­namento nazionale del volontariato dei diritti aveva incontrato Betty Leone, Segretario confederale della CGIL responsabile per le politiche sociali e Gloria Malaspina, Coordinatrice per le politiche della salu­te.

 

Il  telegramma inviato al Segretario generale della CGIL

 

Poiché dall'incontro suddetto non era emerso alcun impegno da parte sindacale, I'11 settembre 1997, il CSA inviava al Segretario generale della CGIL il seguente telegramma:

«Seguito incontro martedì con Leone e Malaspina, questo Coordinamento sollecita urgente presa di posizione Sindacati per conferma diritto anziani malati cronici non autosufficienti alle cure fornite dal Servizio sanitario nazionale come previsto leggi in vigore, diritto violato quasi ovunque con dirottamen­to malati al settore dell'assistenza.

«Richiama attenzione Sua su imposizione lavora­tori da legge 692 del 1955 di contributi economici aggiuntivi per cure sanitarie nei casi di malattie inguaribili e di non autosufficienza. Questi contributi sono stati versati prima alle mutue e ora al Servizio sanitario nazionale. Per queste ragioni si è contrari istituzione fondo anziani non autosufficienti soprat­tutto se di competenza assistenziale.

«Ricorda sostegno nostra posizione da parte Coordinamento volontariato Vallesina, Fondazione Zancan, Tommaso Cravero ex Sindaco di Settimo Torinese, Geriatri Fabris e Macchione, oltre organiz­zazioni aderenti nostro Coordinamento e Comitato nazionale volontariato diritti. La raccolta adesioni continua».

 

Una risposta deludente

 

In data 29 settembre 1997 la CGIL nazionale face­va pervenire al CSA la seguente nota:

«Il 9 settembre si è svolto presso la CGIL nazio­nale un incontro sul problema degli anziani cronici non autosufficienti chiesto dal CSA (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base), a segui­to della preoccupazione che la posizione espressa dalle Organizzazioni sindacali confederali sulla "non autosufficienza" e gli strumenti per essa individuabi­li, in occasione degli incontri con il Governo sullo stato sociale potesse rappresentare un arretramen­to rispetto a diritti acquisiti in materia di assistenza sanitaria, anche ospedaliera.

«All'incontro erano presenti Maria Grazia Breda, Laura Martelli, Ivano Giacomelli, Paolo Cozzi Lepri, Carlo Hanau, Bruna Bellotti e Fulvio Aurora per il CSA, Betty Leone e Gloria Malaspina, rispettiva­mente segretaria confederale responsabile per le politiche sociali e coordinatrice per le politiche della salute.

«La discussione è stata tesa in primo luogo a chiarire fraintendimenti possibili circa le rispettive posizioni espresse, ma anche a verificare la posi­zione comune possibile su questo delicato e grande argomento degli anziani cronici non autosufficienti.

«La CGIL ha confermato la propria intenzione di non arretrare assolutamente rispetto a tutte le que­stioni inerenti l'assistenza sanitaria, riconoscendo - anzi - l’esigenza di potenziare ulteriormente questo aspetto dell'assistenza, intervenendo da un lato sul sistema dei ricoveri in relazione alle strutture provo­cate da un uso spesso scorretto del DRG, dall'altro - ribadendo la funzione degli ospedali prevalente­mente rivolti alle acuzie come già la legge 833 del 1978 individuava - sull'attenzione di un sistema di assistenza sul territorio a partire dal distretto socio­sanitario, che possa giungere fino all'assistenza domiciliare.

«Per quanto concerne la questione più stretta­mente legata all'assistenza, e quindi agli aspetti della non-autosufficienza connessi al deterioramen­to psicofisico dovuto all'età, si sta lavorando perché sia istituito un fondo ad hoc (quindi aggiuntivo) il quale, gestito dalle Autonomie locali e in compre­senza di risorse più prettamente finalizzate agli aspetti sanitari e derivanti dalle Amministrazioni Sanitarie, possa contribuire a meglio far fronte alle esigenze di assistenza integrata che le persone anziane non autosufficienti esprimono.

«La CGIL si è impegnata a confermare questa posizione presso le proprie strutture decentrate e a mantenerla ferma nell'eventualità di una trattativa articolata a ridosso e in occasione della finanziaria 1998».

 

La replica del CSA

 

Ecco la replica inviata dal CSA in data 9 ottobre 1997 a Betty Leone ed a Gloria Malaspina della CGIL nazionale:

«In merito alla "Nota sulla riunione CSA-CGIL nazionale del 9 settembre 1997" da Voi inviataci il 29 u.s., osserviamo sbigottiti che per la CGIL il can­cro, la demenza, le cardiopatie, il diabete e le altre patologie non sono da considerare malattie per gli anziani, ma "aspetti della non autosufficienza con­nessi al deterioramento psicofisico dovuto all'età".

«Si riconferma pertanto quanto già scritto da Sergio Cofferati, Segretario Generale della CGIL, nella lettera speditaci i130luglio 1997, dove si affermava che "Essere anziani cronici non è una malattia".

«Per la CGIL (ma ciò vale anche per CISL e UIL) gli anziani cronici e non autosufficienti non sono dunque malati, ma solo persone bisognose di una generica badanza e, quindi, gli interventi vanno pre­visti nel settore dell'assistenza/beneficenza, tramite un fondo apposito per loro.

«Pertanto, con il consenso del Sindacato, gli anziani malati cronici e i loro familiari (compresi i militanti ed i dirigenti di CGIL, CISL e UIL) continue­ranno a versare, come avviene già illegittimamente da anni, fino a 3-6 milioni al mese per il ricovero (che può durare anche molti anni) in strutture dell'assi­stenza/beneficenza, senza che tutto ciò sollevi la minima obiezione dei Sindacati.

«Tutto ciò nonostante che:

- a seguito della legge 692 del 1955 i lavoratori abbiano ininterrottamente versato e versino tuttora i contributi aggiuntivi stabiliti dalla legge suddetta per essere curati anche nei casi di malattia cronica;

- siano in vigore leggi che, sin dalla citata legge 692/1955, stabiliscono il diritto degli anziani cronici non autosufficienti alle cure fornite dal Servizio sani­tario nazionale, diritto confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 10150 del 1996.

Circa la posizione della CGIL (che purtroppo coin­cide con quella della CISL e della UIL) riportiamo una parte significativa della relazione introduttiva del convegno internazionale "Non autosufficienza del­l'anziano: strategie operative e sistema sanitario nazionale a confronto" (Roma, 13-14 e 15 giugno 1988) organizzato dalla Facoltà di medicina e chi­rurgia dell'Università cattolica del Sacro Cuore: «Era la medicina dell'800 imbevuta di illuminismo quella che delimitava il criterio di intervento alla possibilità di guarigione completa della malattia e che perciò distingueva il malato acuto "scientificamente inte­ressante" e da trattare ad ogni costo dal cronico "vecchio", etichettato come irrecuperabile ed abban­donato a se stesso. La "nuova" medicina, di cui la geriatria è peculiare espressione, ha completamen­te rivoluzionato quel tipo di approccio: l'obiettivo prioritario è diventato oggi il conseguimento del maggior benessere possibile anche là dove si sa di non poter ottenere la guarigione. Il riconsiderare qualsiasi malato sotto questa prospettiva ha per­messo di ottenere risultati scientificamente ineccepi­bili anche con gli "irrecuperabili"».

«Ricordiamo che questo Coordinamento non si oppone alla imposizione ai malati ricoverati in strut­ture sanitarie (ospedali, RSA, ecc.) di una contribu­zione a carico dei redditi pensionistici personali, a condizione che vengano garantite tutte le occorren­ti prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e alberghiere, assicurando comunque ai malati stessi una quota perle esigenze non soddisfatte dall'istitu­zione (vestiario, piccole spese personali, ecc.) e per poter provvedere ai propri congiunti a carico.

«Data l'importanza del problema, che riguarda circa un milione di soggetti e che ne coinvolgerà in

futuro anche di più, confidiamo ancora in un ripen­samento della CGIL».

 

La CGIL continua a barcamenarsi

 

Gloria Malaspina, che come abbiamo già visto è la responsabile nazionale della CGIL per le politiche della salute, risponde senza assumere alcuna posi­zione precisa per quanto riguarda il riconoscimento dello status di malati degli anziani cronici non auto­sufficienti, né sul loro diritto alle cure sanitarie. Infatti, in data 14 ottobre 1997 scrive al CSA la seguente lettera:

«Ci pare veramente di continuare un dialogo fra sordi, o meglio, tra chi scrive delle cose e chi ne legge altre.

«Vi faccio notare che la nostra nota fa riferimento a due aspetti del bisogno di assistenza riscontrabili nell'anziano:

1) quello della patologia, anche cronica o necessi­tante di lungodegenza (3° paragrafo);

2) quello della non autosufficienza, a volte non derivante da patologia, ma dalla decadenza fisica, che presenti sicuramente aspetti significativi di cro­nicità e di bisogno geriatrico, ma alla quale si rispon­de anche con sostegni sociali non terapeutici, quali l'accompagno, alcune ore per sostegno domestico e commissioni, compagnia e sostegno affettivo (gli anziani anche soli), e così via. A questo secondo aspetto vanno ascritte le affermazioni del 4° para­grafo.

«Ci sembra che sostenere una doppia possibilità di aiuto a queste persone sia meglio che pensarne una sola, solo sanitaria.

«Probabilmente questa risposta continuerà a non essere ritenuta da voi sufficiente.

«Speriamo solo che le interpretazioni non inficino i fatti e che si riesca a portare avanti l'obiettivo di un doppio livello compresente di aiuto a chi ne ha biso­gno».

 

La controreplica del CSA

 

La lettera della Malaspina non poteva certo esse­re accettata senza controbattere. Troppo importante per i vecchi malati di oggi e di domani è il rispetto dei diritti, fra l'altro acquisiti con l'impegno assunto dal Parlamento a seguito dell'approvazione della legge 692/1955, impegno mai smentito o revocato.

Pertanto, in data 3 novembre 1997 il CSA scrive a Gloria Malaspina nei seguenti termini:

«In merito alla Sua lettera del 14 u.s., facciamo nuovamente presente che ci riferiamo in primo luogo alle persone, soprattutto anziane, ma anche giovani e adulte, che sono colpite da patologie cro­niche in modo così grave da determinare anche la totale non autosufficienza.

«Per questi soggetti (1 milione circa) riteniamo che, in risposta alle loro effettive necessità, la com­petenza spetti al Servizio sanitario nazionale, così com'è previsto dalle leggi vigenti.

«Gli interventi domiciliari, ambulatoriali e residenziali devono essere assicurati, come è stato confer­mato anche dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 10150/1996, dal Servizio sanitario nazionale senza limiti di durata.

«Al riguardo né nella riunione di Roma del 9 set­tembre u.s., né nel relativo verbale (compreso il 3° paragrafo da Lei citato) c'è traccia di un impegno della CGIL per l'attuazione della normativa vigente, fatto che ci preoccupa enormemente in quanto non ci risulta esserci un solo accordo fra le istituzioni (Regioni, USL, Comuni) e Sindacato in cui sia rico­nosciuta l'ovvia competenza del Servizio sanitario nazionale.

«In particolare le case protette e le RSA del Piemonte (salvo una non contrattata dal Sindacato ma da questo Coordinamento), della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia-Romagna, della Toscana e di quasi tutte le altre Regioni sono strutture che, illegit­timamente, afferiscono al settore dell'assistenza/be­neficenza (caratterizzato dalla assenza di diritti esi­gibili) con un supporto quasi sempre carente da parte dei servizi sanitari, e non alla sanità (nei cui confronti il Parlamento ha riconosciuto diritti esigibi­li).

«Ciò premesso, possiamo anche accettare che in tutta l'Italia vi sia qualche rarissimo soggetto non autosufficiente a causa del decadimento fisico, anche se in 27 anni di attività di questo CSA non ci è stato segnalato un solo caso:

«Pertanto, in assenza di patologie determinanti la non autosufficienza, siamo d'accordo che a questi soggetti, come Lei scrive "si risponda anche con sostegni sociali non terapeutici, quali l'accompagno, alcune ore per sostegno domestico e commissioni, compagnia e sostegno affettivo", anche se riteniamo che queste prestazioni del settore dell'assisten­za/beneficenza non dovrebbero essere erogate (cfr. il 1° comma dell'art. 38 della Costituzione) a coloro che hanno mezzi sufficienti per vivere».

Nella stessa lettera veniva, inoltre, precisato che la rivista Prospettive assistenziali «è disponibile a pubblicare una nota dei Sindacati o di uno di essi».

 

Fatti e non parole

 

Certamente sarebbe una prova di onestà e di vera democrazia la pubblicizzazione da parte di CGIL, CISL e UIL degli accordi stipulati con il Ministero della sanità, le Regioni e le USL in cui è scritto che al milione di vecchi colpiti da malattie invalidanti e da non autosufficienza sono garantite le necessarie prestazioni sanitarie (peraltro previste dalle leggi vigenti) fornite secondo le stesse modalità praticate ai giovani ed agli adulti aventi analoghe patologie.

In questo modo finirebbero subito gli equivoci e terminerebbe il dialogo fra sordi.

Ma, dove sono questi accordi?

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it