Prospettive assistenziali, n. 120, ottobre-dicembre 1997

 

 

Interrogativi

 

 

 

NON SI DEVONO PIÙ CURARE I MALATI PSICHIATRICI GRAVI?

 

Dopo 16 anni dall'approvazione della legge 180/1978 è stato pubblicato su "Fogli di informazio­ne" n. 173, aprile-giugno 1997, il Manifesto sulla psi­chiatria italiana, così redatto:

«La ristrutturazione dei servizi sanitari pubblici nel settore implica azioni chiare e lineari:

1. Centri comunitari di salute mentale la cui équi­pe operi sulle 24 ore disponendo di posti letto in strutture extra ospedaliere. Tali Centri devono esse­re attivati nelle proporzioni di 1 ogni 50 mila abitan­ti. Tali strutture sono indispensabili.

2. Gruppi residenziali - piccole comunità protette a forte valenza terapeutica - vanno allestiti in gran numero in stretto rapporto con i Centri di salute mentale.

3. Cooperative sociali integranti utenti psichiatrici devono essere promosse, potenziate; moltiplicate.

4. La formazione permanente, il lavoro "psicoedu­cativo" con i familiari, il coinvolgimento dell'utenza, la collaborazione del privato sociale, devono essere fortemente sostenute e non possono essere consi­derate come opzionali.

5. Gli ospedali psichiatrici devono essere commis­sariati da parte delle Regioni e vuotati e le persone trasferite in luoghi più idonei.

6. Le cliniche private non possono sostituire i ser­vizi pubblici: la loro esistenza è giustificabile solo in presenza di servizi pubblici adeguati.

7. Il ricorso all'ospedale generale - Servizio Psichiatrico di diagnosi e cura - deve essere consi­derato "eccezionale".

8. La spesa per l'assistenza psichiatrica non può essere inferiore a14% del budget globale sanitario.

9. La legislazione in ordine all'inabilitazione ed all'interdizione va radicalmente rivista.

10. La legislazione e le procedure in ordine agli ospedali psichiatrici giudiziari vanno radicalmente riviste.

«Sui primi otto punti le responsabilità spettano esclusivamente alle singole Regioni e lo stato delle cose non trova più alcuna giustificazione. Gli ultimi punti - 9 e 10 - spettano al Parlamento.

«Richiamiamo le une e l'altro alle proprie specifi­che inderogabili e non rinviabili ad altrui responsabi­lità».

I suddetti punti sono sicuramente condivisibili. Ma, chiediamo a coloro che hanno predisposto il Manifesto sulla psichiatria italiana se non sanno che migliaia di pazienti psichiatrici definiti cronici (che spesso inguaribili non sono!) vengono scaricati alla competenza dell'assistenza/beneficenza dagli amministratori delle USL con la complicità degli operatori e con il totale disinteresse del Ministro della sanità. Non è un fatto gravissimo non conside­rare più questi soggetti come malati da curare? Perché non se ne parla su Fogli di informazione?

 

 

ANZIANI COME CANI? UNA SORPRENDENTE INIZIATIVA DELLO SPI CGIL DI TORINO

 

Come se gli anziani fossero dei cani abbandonati, il Sindacato dei pensionati SPI CGIL di Torino ha tappezzato nell'estate 1997 il capoluogo piemonte­se di manifesti il cui slogan era "Non lasciateli in panchina: portateli in ferie con voi".

Secondo lo SPI CGIL sembrerebbe che gli anzia­ni autosufficienti siano degli incapaci! Non sono pie­namente in grado di decidere che cosa preferiscono fare? Non va rispettata da tutti (sindacati compresi) la loro autonomia di persone e di cittadini? Gli even­tuali problemi familiari non vanno risolti dalle fami­glie stesse?

Sa lo SPI CGIL di Torino che non vi è una sola ricerca avente validità scientifica che attesti la fon­datezza del cosiddetto "abbandono estivo" degli anziani? Ad esempio, da una indagine svolta dal GIFA, Gruppo di studio della Società italiana di geriatria e gerontologia, al quale aderiscono oltre quaranta divisioni ospedaliere e istituti universitari, risulta che «il parcheggio estivo degli anziani in ospedale è un fenomeno inesistente".

Se hanno diritto a 30 giorni di ferie i lavoratori dei vari settori (metalmeccanici, chimici, ecc.), non deve essere garantito un periodo di riposo a coloro che per 11 mesi hanno curato a casa loro un congiunto malato cronico non autosufficiente, impegno molto logorante sul piano psico-fisico?

 

 

CHE COSA HA DECISO IL DIRETTORE GENERALE DELL'ULSS 16 DI PADOVA?

 

In data 17 febbraio 1997 il CSA ha inviato al Direttore generale dell'ULSS 16 di Padova la seguente lettera: «In merito alla Sua deliberazione n. 1338 del 26 settembre 1996, questo Comitato de­sidera informarLa che le leggi vigenti non consento­no agli enti pubblici di pretendere contributi econo­mici dai parenti, compresi quelli tenuti agli alimenti, di assistiti maggiorenni. Per quanto riguarda, invece, gli oneri a carico dei redditi e dei beni agli assistiti, que­sto Comitato è pienamente d'accordo con quanto è previsto nella Sua sopra citata delibera. Questo Comitato gradirebbe ricevere Sue assicurazioni in merito alla modifica della delibera in oggetto».

Tenuto conto della indebita richiesta di denaro e delle norme della legge 241/1990 sulla trasparenza amministrativa, è troppo chiedere al Direttore gene­rale una risposta?

 

 

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