Interrogativi
NON
SI DEVONO PIÙ CURARE I MALATI PSICHIATRICI GRAVI?
Dopo 16 anni
dall'approvazione della legge 180/1978 è stato pubblicato su "Fogli di
informazione" n. 173, aprile-giugno 1997, il Manifesto sulla psichiatria
italiana, così redatto:
«La
ristrutturazione dei servizi sanitari pubblici nel settore implica azioni
chiare e lineari:
1. Centri comunitari di salute mentale la cui équipe operi
sulle 24 ore disponendo di posti letto in strutture extra ospedaliere. Tali
Centri devono essere attivati nelle proporzioni di 1 ogni 50 mila abitanti.
Tali strutture sono indispensabili.
2. Gruppi residenziali - piccole comunità protette a forte
valenza terapeutica - vanno allestiti in gran numero in stretto rapporto con i
Centri di salute mentale.
3. Cooperative sociali integranti utenti psichiatrici devono
essere promosse, potenziate; moltiplicate.
4. La formazione permanente, il lavoro "psicoeducativo"
con i familiari, il coinvolgimento dell'utenza, la collaborazione del privato
sociale, devono essere fortemente sostenute e non possono essere considerate
come opzionali.
5. Gli ospedali psichiatrici devono essere commissariati da
parte delle Regioni e vuotati e le persone trasferite in luoghi più idonei.
6. Le cliniche private non possono sostituire i servizi
pubblici: la loro esistenza è giustificabile solo in presenza di servizi
pubblici adeguati.
7. Il ricorso all'ospedale generale - Servizio Psichiatrico
di diagnosi e cura - deve essere considerato "eccezionale".
8.
La spesa per l'assistenza psichiatrica non può essere inferiore a14% del budget
globale sanitario.
9.
La legislazione in ordine all'inabilitazione ed all'interdizione va
radicalmente rivista.
10. La legislazione e le procedure in ordine agli ospedali
psichiatrici giudiziari vanno radicalmente riviste.
«Sui primi otto punti le responsabilità spettano
esclusivamente alle singole Regioni e lo stato delle cose non trova più alcuna
giustificazione. Gli ultimi punti - 9 e 10 - spettano al Parlamento.
«Richiamiamo le une e l'altro alle proprie specifiche
inderogabili e non rinviabili ad altrui responsabilità».
I suddetti
punti sono sicuramente condivisibili. Ma, chiediamo a coloro che hanno
predisposto il Manifesto sulla psichiatria italiana se non sanno che migliaia
di pazienti psichiatrici definiti cronici (che spesso inguaribili non sono!)
vengono scaricati alla competenza dell'assistenza/beneficenza dagli
amministratori delle USL con la complicità degli operatori e con il totale
disinteresse del Ministro della sanità. Non è un fatto gravissimo non considerare
più questi soggetti come malati da curare? Perché non se ne parla su Fogli di informazione?
ANZIANI
COME CANI? UNA SORPRENDENTE INIZIATIVA DELLO SPI CGIL DI TORINO
Come se gli
anziani fossero dei cani abbandonati, il Sindacato dei pensionati SPI CGIL di
Torino ha tappezzato nell'estate 1997 il capoluogo piemontese di manifesti il
cui slogan era "Non lasciateli in
panchina: portateli in ferie con voi".
Secondo lo SPI
CGIL sembrerebbe che gli anziani autosufficienti siano degli incapaci! Non
sono pienamente in grado di decidere che cosa preferiscono fare? Non va
rispettata da tutti (sindacati compresi) la loro autonomia di persone e di
cittadini? Gli eventuali problemi familiari non vanno risolti dalle famiglie
stesse?
Sa lo SPI CGIL
di Torino che non vi è una sola ricerca avente validità scientifica che attesti
la fondatezza del cosiddetto "abbandono estivo" degli anziani? Ad
esempio, da una indagine svolta dal GIFA, Gruppo di studio della Società
italiana di geriatria e gerontologia, al quale aderiscono oltre quaranta
divisioni ospedaliere e istituti universitari, risulta che «il parcheggio estivo degli anziani in ospedale
è un fenomeno inesistente".
Se hanno
diritto a 30 giorni di ferie i lavoratori dei vari settori (metalmeccanici,
chimici, ecc.), non deve essere garantito un periodo di riposo a coloro che per
11 mesi hanno curato a casa loro un congiunto malato cronico non
autosufficiente, impegno molto logorante sul piano psico-fisico?
CHE
COSA HA DECISO IL DIRETTORE GENERALE DELL'ULSS 16 DI PADOVA?
In data 17
febbraio 1997 il CSA ha inviato al Direttore generale dell'ULSS 16 di Padova la
seguente lettera: «In merito alla Sua deliberazione
n. 1338 del 26 settembre 1996, questo Comitato desidera informarLa che le
leggi vigenti non consentono agli enti pubblici di pretendere contributi economici
dai parenti, compresi quelli tenuti agli alimenti, di assistiti maggiorenni.
Per quanto riguarda, invece, gli oneri a carico dei redditi e dei beni agli
assistiti, questo Comitato è pienamente d'accordo con quanto è previsto nella
Sua sopra citata delibera. Questo Comitato gradirebbe ricevere Sue
assicurazioni in merito alla modifica della delibera in oggetto».
Tenuto conto
della indebita richiesta di denaro e delle norme della legge 241/1990 sulla
trasparenza amministrativa, è troppo chiedere al Direttore generale una
risposta?
www.fondazionepromozionesociale.it