NO
ALL'ORFANOTROFIO CHE L'ANTONIANO VUOLE COSTRUIRE IN BOLIVIA
Mentre il CNCA, Coordinamento
nazionale comunità di accoglienza, presenta al convegno di Roma il documento
"Istituti mai più" (cfr. l'articolo precedente), I'Antoniano di
Bologna vuole costruire in Bolivia un nuovo internato per l'infanzia di ben 100
posti.
AI riguardo, riportiamo le
lettere dell'ANFAA, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, e
dell'Antoniano.
Da parte nostra chiediamo a
coloro che intendono creare nuove strutture di ricovero assistenziale in Italia
e all'estero perché, sempre che sia accertato che le esigenze dei minori non
possono essere risolte aiutando le famiglie d'origine o disponendo l'affido
familiare o provvedendo all'adozione, non si orientino verso l'istituzione di
comunità alloggio di 810 posti sparse sul territorio.
In questo modo, a nostro avviso,
le risposte al bisogno sono più immediate, si collocano dove le famiglie
vivono, possono essere utilizzate anche per ricoveri a tempo parziale, costituiscono
un positivo riferimento per la comunità locale anche in relazione alle
alternative assistenziali praticabili e all'utilizzo dei servizi, ad esempio
quelli sanitari e scolastici. Restiamo in attesa di precisazioni.
Nella replica dell'Antoniano è sconcertante
la totale assenza di riferimenti alle numerose ricerche scientifiche sulle
nefaste conseguenze della carenza di cure familiari, ricerche che sono state
effettuate negli ultimi 50 anni e mai contestate dagli esperti.
Mentre alcune iniziative
dell'Antoniano sono positive (ad esempio la creazione di scuole e di ospedali,
e la ricostruzione di un villaggio), desta vivissime preoccupazioni la
decisione di creare un istituto in Bolivia (o in un altro luogo).
In un recente studio dell'UNICEF
(1) è stato «messo in
luce che i bambini raccolti anche amorevolmente, messi assieme in un
orfanotrofio o in un centro di recupero, e magari anche contattati da psicologi
o psichiatri che avevano forzatamente tirato fuori le esperienze della loro
tragedia, parevano non guarire mai (..). A1 contrario, i risultati migliori - e
questo lo dobbiamo vagliare a fondo per esserne assolutamente sicuri - li
abbiamo riscontrati laddove il bambino è stato reintegrato il più presto possibile
nella sua famiglia, grazie ai programmi di family reunification. Spesso i bambini avevano perso il contatto con i loro
genitori durante gli esodi di massa dei profughi, oppure avevano soltanto uno
dei due genitori (..). Un decimo di quello che si spende per mantenere un
bambino in un istituto, può bastare con 5-6 bambini».
1. Prima lettera dell'ANFAA (2)
«Come
associazione che da anni si batte "dalla parte dei bambini" siamo
rimasti veramente esterrefatti per la raccolta di fondi, da destinare alla
costruzione di un orfanotrofio in Bolivia, promossa dalla trasmissione
televisiva "Serata gemelli", condotta da Fabrizio Frizzi il 29
maggio, in diretta dall Antoniano di Bologna.
«Tutte le
ricerche scientifiche condotte in Italia e all'estero hanno da tempo dimostrato
i notevoli danni (spesso irreversibili) che subiscono i bambini internati negli
istituti, tanto più gravi quanto più precoce e prolungato è il loro ricovero.
Ogni bambino per crescere armonicamente ha infatti bisogno di una famiglia; il
nucleo familiare è insostituibile perché solo in un ambito di relazioni
affettive il bambino acquista la propria identità, la sicurezza di sentirsi
amato, la fiducia in se stesso e negli altri. Ecco perché da tempo vengono
proposte e attuate forme alternative di assistenza all'infanzia, quali l'affidamento
familiare e l'adozione (quest'ultima quando lo stato di abbandono morale e
materiale del minore sia diventato definitivo e insanabile).
Molto
opportunamente la legge italiana (legge 4 maggio 1983 n. 184) dispone, in primo
luogo, che il minore ha diritto di essere educato nell'ambito della propria
famiglia. Quando l'ambiente familiare non è idoneo, lo stesso ha il diritto
prioritario di essere affidato ad un'altra famiglia, possibilmente con figli
minori, o ad una persona singola o ad una comunità di tipo familiare. Il
ricovero in istituto viene all'ultimo posto nella scala degli interventi
assistenziali.
«Gli stessi
documenti vaticani (Decreto sull'apostolato dei laici, "Familiaris
consortio”) raccomandano l'adozione e l'affidamento familiare.
«Qualcuno
potrebbe pensare che quello che è giusto per i ragazzi italiani possa non
esserlo per quelli del terzo mondo. Pensare questo significherebbe ammettere
che ci sono ragazzi di serie "A" e ragazzi di serie "8" e
negare il principio della pari dignità di tutti i minori, italiani e stranieri.
Mons. Giovanni Nervo, per molti anni responsabile della Caritas italiana, ha
scritto: "La comunità civile ed ecclesiale, che ad un bambino senza
famiglia non sa dare altro che un istituto, è poco civile e poco cristiana: è
disumana". La nostra esperienza di famiglie adottive e affidatane non può
che confermare la verità di questo pensiero».
2. La risposta
dell'Antoniano (3)
«Riceviamo la Sua lettera del 30 maggio u.s - indirizzata anche
al Presidente della Rai e al Direttore di Raiuno -, esprimente deplorazione e
giudizio negativo per "la raccolta di fondi, da
destinare alla costruzione di un orfanotrofio in Bolivia, promosso dalla trasmissione televisiva
'Serata gemelli', condotta da Fabrizio Frizzi il 29 maggio, in diretta dall'Antoniano di Bologna".
«Desideriamo sottoporLe tutti gli elementi di valutazione
sull'argomento;
1) L'Antoniano concorda pienamente sul principio che il nucleo familiare
garantisce al meglio la crescita e la formazione del bambino. Riteniamo invece
opinabile il giudizio tout-court negativo sugli "istituti".
Concordiamo con la Sua affermazione: II ricovero in istituto viene all'ultimo
posto nella scala degli interventi assistenziali. Questo significa - mi pare -
che gli "istituti" anche per Lei hanno un posto - sia pure l'ultimo -
nelle realtà positive.
2) La sottoscrizione lanciata nel novembre scorso durante il 39°
Zecchino d'Oro riguarda una situazione in cui non c'é alternativa alla
soluzione dell’“istituto”. Lei, signor Vice-Presidente, ha avuto telefonicamente
da Madre Nazarena Di Paolo, Superiora generale delle benemerite Suore della
dottrina cristiana che si occupano dell'iniziativa, tutte le informazioni
relative al caso, che noi del resto abbiamo avuto occasione di rendere
pubbliche da novembre ad oggi, negli interventi televisivi e in altre sedi.
Riteniamo, con la costruzione della "Casa de la sonrisa di Mariele"
- che sta alacremente proseguendo e che sarà ultimata prima della fine
dell'anno -, di dare a cento bambini l'unica possibilità di sfuggire
all'abbandono sulla strada. D'altra parte, le Suore della dottrina cristiana
continueranno nel loro sforzo per fare arrivare i bambini più piccoli nel seno
di famiglie normali (in Italia sono riuscite a concretare parecchie adozioni) e
a preparare e ad avviare al lavoro - di conseguenza alla prospettiva di una
famiglia propria - i più grandi, per i quali l'adozione è praticamente
impossibile.
3) Mi fa piacere ricordare a Lei, che si occupa meritoriamente dei
problemi del bambino e della famiglia, le iniziative realizzate negli anni
precedenti dall'Antoniano ("Fiori di solidarietà dello Zecchino d'Oro'):
1 - BANGLADESH (1991 - 34° Zecchino d'Oro) - Scuola elementare-media "Zecchino d'Oro", per 300 ragazzi, nella parrocchia di Shelabunia, diocesi di Khulna, gestita dai
Padri Missionari Saveriani di Parma (la sottoscrizione ha potuto finanziare la
costruzione di un'altra scuola a Khulna, gestita dalla Diocesi, nonché
una campagna di vaccinazione-base polivalente di cui
hanno beneficiato 50.000 bambini).
2 - EX JUGOSLAVIA (Croazia) (1992 - 35' Zecchino d'Oro). Centro di
accoglienza con presidio medico "Zlatni cekin" (Zecchino d'Oro),
perla cura e la riabilitazione di bambini colpiti da lesioni o traumi in
conseguenza della guerra, 60 posti fissi, più interventi giornalieri per
esterni. 1400 mq. di superficie, cubatura 44800 metri. Gestione del complesso:
Provincia dei Frati Minori del luogo.
3 - BRASILE (1993 - 36° Zecchino d'Oro) - Casa di prima accoglienza "Zecchino
d'Oro" per "meninos de rua" nella città di Niteròi (servizio
sociale e pedagogico, ambulatorio medico e dentistico, panetteriabiscottificio).
Opera gestita dall'Associarao Beneficente Sao Martinho (Padri Carmelitani e Suore Salesiane Figlie di Maria
Ausiliatrice).
4 - BRASILE (1993 - 36° Zecchino d'Oro) - Villaggio agricolo con scuola
agricola "San Francesco" a Inoa-Maricà (Rio de Janeiro) per
"meninos de rua". Gestione: Associarao Beneficente Sao Martinho (Padri Carmelitani
e Suore Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice).
5 - RUANDA (1994 - 37° Zecchino d'Oro) - Ricostruzione di 350 case del villaggio
di Kiwumu e della zona circostante (Diocesi di Kabgayi). l lavori e le
operazioni di reinsediamento delle famiglie superstiti della guerra civile
riparate nei campi profughi in Uganda sono stati condotti in collegamento con
la "Caritas" diocesana di Kabgayi.
6 - RUANDA (1994 - 37° Zecchino d'Oro) - Ricostruzione a Byimana
(Diocesi di Kabgayi) della Scuola Professionale "Notre Dame de Lourdes", frequentata da 524 ragazze. Referente dell'Antoniano nella
ricostruzione: la "Caritas" diocesana di Kabgayi.
7 - ITALIA (1994 - 37° Zecchino d'Oro) - A seguito della disastrosa
alluvione del novembre 1994 nella Provincia di Asti, lo Zecchino d'Oro
indirizzò l'iniziativa di solidarietà - oltre che al Ruanda - anche al
Piemonte. Ricostruzione
della scuola materna "Borgo Tanaro" di Asti,
per 50 bambini. Gestione: Parrocchia-Suore domenicane. Contemporaneamente
- un pensiero anche per i nonni! - fu "girata" al Comune di Rocchetta Tanaro (Asti) la somma di cento milioni (corrispondente al "Premio
della Bontà Notte di Natale", assegnato dal Gruppo dolciario italiano
all'Antoniano) quale contributo per la ricostruzione della Casa di riposo "Stefanine".
8 - CONGO (1995 - 38° Zecchino d'Oro) - Costruzione di un ospedale
pediatrico nella città di Makoua (130 letti) destinato a consultazioni e cure
per bambini, consultazioni prenatali, vigilanza e crescita dei lattanti,
vaccinazione delle madri e dei bambini nei villaggi, assistenza al parto,
sorveglianza sanitaria di bambini in situazione di povertà, ricoveri,
educazione per la salute. Intitolato alla memoria di Mariele Ventre,
l'ospedale si costituisce come un vero e proprio Centro per la salute del bambino, in una zona all'estremo nord del
Congo. Responsabilità e gestione del Centro: Suore della Croce di Strasburgo,
comunità che opera nel contesto della Missione di Makoua dei Frati minori
delle Province italiane. Presso l'Ospedale Wariele Ventre"- sempre
intitolato a lei - è in costruzione il Villaggio dei Catechisti, gestito dalle
suore Missionarie della Dottrina
Cristiana dell'Aquila.
9 - TANZANIA
(1995 - 38° Zecchino d'Oro) - Costruzione a Namanga del collegio-scuola professionale
"Mariele School" per 50 bambine-ragazze. "Mariele School" è
gestita dalle Suore dell'Istituto della carità dell'Immacolata Concezione di Ivrea,
nell'ambito delle attività della Diocesi di Arusha.
10 - BOLIVIA
(1996 - 39° Zecchino d'Oro) - Costruzione a Santa Cruz de la Sierra della
"Casa de la sonrisa de Mariele", complesso che ospiterà
(abitazione-scuola) 100 bambini e ragazzi senza famiglia in attesa di adozione
o in formazione per il lavoro. La sottoscrizione e i lavori sono in corso. Il
complesso sarà ultimato entro il novembre 1997 e sarà inaugurato nel contesto
del 40* Zecchino d'Oro 1997. La gestione della "Casa de la sonrisa de
Mariele" è a cura delle suore Missionarie della dottrina cristiana dell'Aquila.
«Lei noterà
che l'aiuto al bambino nel contesto della famiglia è una costante di queste
iniziative. «Spero di essere riuscito a chiarirLe quanto desiderava Le fosse
chiarito. Lei ha ragione ad affermare che non debbono esserci bambini di serie
"A" e bambini di serie "8'; tuttavia bisogna prendere coscienza
che di fatto questo c'è. Il bambino che nasce e viene abbandonato nella foresta
o quello abbandonato recentemente in un pozzo nero di Santa Cruz de la Sierra,
non ha certo le stesse fortune del bambino che vive in una famiglia italiana.
I principi sono giusti e dobbiamo batterci perché vengano riconosciuti, ma
questi diventano veri solo quando si incarnano nel solco umano estendendo i
loro benefici a tutti. Oggi purtroppo, nonostante il cammino di diritti e di
ideali e nonostante l'impegno per una vera "civiltà dell'amore'; esistono ancora
bambini fortunati e bambini meno fortunati.
«L’Antoniano
- grazie anche alla preziosa collaborazione della RAI - con le sue iniziative,
vuole seminare gioia nel solco dei primi e speranza in quello dei secondi con
gesti concreti di solidarietà e di fratellanza che aiutano a camminare gli uni
e gli altri nell'unica via dell'amore».
3. La replica
dell'ANFAA
«La
ringrazio per la Sua gentile e documentata replica, che mi permette di meglio
chiarire il punto di vista dell'associazione, in merito al problema della
istituzionalizzazione dei minori.
«Le ricerche
scientifiche condotte nell'arco degli ultimi 50 anni da J. Bowlby M. Soulé, R.
Spitz ed altri hanno dimostrato i gravi ritardi che la carenza di cure
familiari provoca nella crescita dei bambini. Ogni bambino per poter
raggiungere uno sviluppo psico-fisico equilibrato ha infatti bisogno di cure
continue e personalizzate, che solo l'ambiente familiare (pur nelle sue
diverse caratterizzazioni a seconda dei vari contesti culturali e sociali) è in
grado di garantire. Secondo noi, l'azione delle autorità, delle associazioni e
dei gruppi di volontariato, anche di quelli operanti nel terzo mondo, dovrebbe
privilegiare la promozione del diritto di ogni minore a crescere in una
famiglia, sostenendo e aiutando anche economicamente i nuclei in difficoltà ed
avviando iniziative tese a favorire la crescita di una cultura di solidarietà e
di accoglienza dei bambini soli da parte della comunità locale.
«Partendo da
questi principi riteniamo che non possano essere sostenute e condivise quelle
iniziative dirette a finanziare la costruzione di nuovi istituti di ricovero.
In un ambito circoscritto, che non può fornire modelli familiari né affetti
personalizzati, i bambini sono costretti a trascorrere la parte formativa
della loro esistenza, la vita emotiva e relazionale, il gioco, il tempo libero.
Più l'istituto è grande, più favorisce la concentrazione di minori provenienti
da zone lontane ed ostacola e interrompe i rapporti del bambino con i genitori
o con gli altri membri della famiglia.
«Qualsiasi
soluzione che preveda l'emarginazione e la segregazione non può essere una
risposta adeguata alle esigenze fondamentali di ogni bambino,
indipendentemente dalla cultura e dalla etnia cui egli appartiene.
«Neppure la
drammaticità e l'emergenza delle situazioni di molti paesi del sottosviluppo
possono giustificare la riproposizione di interventi diretti al ricovero in
istituto. Per lo stesso motivo per cui non è lecito aiutare quei Paesi inviando
generi alimentari scadenti e farmaci scaduti.
«Recentemente
1'ANFAA ha collaborato all'organizzazione del convegno europeo "Bambini
senza famiglia e adozione: esigenze e diritti" (Milano, 1516 maggio
1997). In quell'occasione la Prof.ssa Paola Di Blasio, ordinaria di psicologia
presso l'Università cattolica, ha riferito sulle conseguenze, per lo sviluppo
del bambino, delle carenze di cure affettive. Noi pensiamo che un centro
autorevole come ]'Università del Sacro Cuore, se interpellato, avrebbe potuto
documentare scientificamente l'opportunità o meno di costruire un grosso
istituto, destinato a ospitare 100 minori. Una simile consulenza è stata
richiesta?
«Secondo noi
le alternative all'istituto sono sempre possibili. Gli studi condotti sul
problema suggeriscono infatti di creare comunità-alloggio o casefamiglia per
8-10 ragazzi che riproducano il clima familiare, che siano costruite in modo
sparso ed inserite nelle varie realtà territoriali. Le micro-comunità non
provocano isolamento psico-sociale, e confermano il valore insostituibile
della famiglia (mentre l'istituto ne è la negazione visibile). Esse costituiscono
un riferimento privilegiato per gli interventi di affidamento familiare e
soprattutto aiutano la famiglia, se esiste, a riprendere gradualmente il
proprio figlio, anche per qualche ora (alla notte, nei giorni festivi).
«Un secondo
e connesso ordine di ragioni, che milita a favore degli interventi alternativi
al ricovero in istituto, è che essi non richiedono una forte concentrazione di
investimenti e sono quindi di gran lunga meno onerosi.
«Queste idee
hanno acquistato consistenza e vengono largamente accettate in ambito
internazionale. Del resto alcune iniziative dell'Antoniano, fra quelle da Lei
elencate, si sono mosse in questa giusta direzione.
«A Roma, il
prossimo 25 giugno, si terrà un convegno dal titolo significativo:
"Istituti mai più". Il Coordinamento nazionale comunità di
accoglienza - CNCA ha predisposto per questa occasione un documento dai forti
contenuti ("La tutela dei minori a rischio di allontanamento dalla
famiglia di origine”). In esso viene affermato il "dovere" di
procedere alla chiusura degli istituti e si invita il mondo istituzionale
affinché questa scelta sia percorsa in tempi brevi.
«Piuttosto
che fare una frettolosa spigolatura del documento preferiamo allegarLe il testo
completo. «Siamo certi che questa lettera, mossa non da intenti polemici ma da
un serio ed equilibrato atteggiamento, verrà compresa nella sua giusta luce.
Speriamo che essa possa essere da Lei condivisa».
(1) Cfr. Gabriele Colleoni, "Per tutta la vita",
Narcomafie, aprile 1997
(2) La lettera è stata inviata in data 30
marzo 1997 da Fabrizio Papini, Vice Presidente nazionale dell'ANFAA, ai Padri
dell'Antoniano di Bologna, a Enzo Siciliano - Presidente della RAI e a Giovanni
Santillo - Direttore di RAI-UNO.
(3)
La risposta del 2
giugno 1997 è firmata da P. Bernardo Rossi, Direttore dell'Antoniano.
(4) Lettera deltll giugno 1997 a cui
I'Antoniano non ha risposto.
www.fondazionepromozionesociale.it