Prospettive assistenziali, n. 120, ottobre-dicembre 1997

 

 

Editoriale

 

PROSPETTIVE ASSISTENZIALI COMPIE TRENT'ANNI: UN BILANCIO E UN IMPEGNO

 

 

 

Da trent'anni, ininterrottamente, Prospettive assi­stenziali, senza mai scendere a compromessi, ma accettando - ove necessario - mediazioni e solu­zioni parziali, ha fatto tutto il possibile, grazie anche al sostegno di associazioni e di singoli cittadini non­ché all'aiuto dei propri abbonati, per tutelare le esi­genze ed i diritti di coloro che non sono in grado di autodifendersi: minori in tutto o in parte privi delle cure materiali e morali da parte dei loro genitori e parenti, handicappati intellettivi e malati psichiatrici con limitata o nulla autonomia, anziani cronici non autosufficienti.

In sintesi, possiamo dire che il nostro impegno è stato ed è rivolto all'attenzione di un principio sem­plicissimo ma fondamentale: ognuno di noi vale "uno" come cittadino. Non ci sono, né ci devono essere persone inferiori o superiori in dignità.

Ciò - evidentemente - non significa appiattimento delle capacità personali che, invece, devono essere valorizzate al massimo. Vuol dire che a tutti - senza esclusioni - devono essere garantite condizioni anche minime, ma pur sempre accettabili di vita.

 

Sostegno del volontariato dei diritti

 

Per questi motivi Prospettive assistenziali ha sem­pre sostenuto le iniziative dell'ANFAA volte ad assi­curare una idonea famiglia ai bambini totalmente privi di cure da parte dei genitori e dei parenti, ini­ziative che - lo sottolineiamo - hanno consentito a ben 60.000 fanciulli italiani e stranieri di uscire dagli istituti ed hanno contribuito in modo determinante alla riduzione dei minori ricoverati dai 300 mila del 1962 agli attuali 30-40 mila.

Siamo anche fieri di aver collaborato attivamente con I'ULCES e il CSA per l'inserimento prescolasti­co, scolastico, lavorativo e sociale degli handicap­pati, per la non creazione e l'abbattimento delle bar­riere architettoniche, per evitare le dimissioni - spesso selvagge - dagli ospedali degli anziani cro­nici non autosufficienti, per l'istituzione del servizio di ospedalizzazione a domicilio e per tutte le altre iniziative riportate in questo numero dall'articolo "Esperienze e risultati conseguiti dal volontariato dei diritti dal 1962 al 1997”.

 

 

Alcune gravi offese alla dignità delle persone

 

Abbiamo ritenuto, e riteniamo, una grave offesa alla dignità delle persone gli attuali livelli mensili della pensione di inabilità per gli invalidi totali e di quella definita "sociale" per gli ultrasessanta­cinquenni (L.381.600), dell'assegno sociale (L.498.250) e della pensione minima INPS (L. 685.400).

Non è necessario essere degli esperti per capire che con gli importi suddetti coloro che non hanno altri introiti sono nell'assoluta impossibilità di poter vivere.

Nello stesso tempo non possiamo assolutamente accettare che, come abbiamo più volte segnalato (1), vengano erogati dallo Stato, a titolo di assisten­za, centinaia e centinaia di miliardi a persone che godono di risorse economiche buone e, a volte, otti­me. Ci riferiamo, ad esempio, alla quota dei 30 mila miliardi versati ogni anno dall'INPS per l'integrazio­ne al minimo delle pensioni, integrazione corrispo­sta addirittura a coloro che dispongono di un reddi­to annuale, cumulato con quello del coniuge, di un importo che per il 1994 poteva arrivare a ben 44 milioni e 500 mila lire! Da notare che, per la conces­sione dell'integrazione suddetta, non si tiene conto dei patrimoni, ma solo dei relativi redditi. Per quanto riguarda l'alloggio o la villa in cui abita l'interessato, non vengono presi in considerazione né il valore né il reddito (2).

Le altre principali situazioni inaccettabili sono:

- la presenza di 30-40 mila minori (non esistono dati attendibili) negli istituti di assistenza;

- lo scarico dalla sanità all'assistenza dei giovani, degli adulti e soprattutto degli anziani malati cronici non autosufficienti e dei malati psichiatrici gravi mediante la pratica, definita "eutanasia da abbando­no" da S.E. il Cardinale Carlo Maria Martini;

- la perdurante odiosa separazione dell'assisten­za fra i nati nel matrimonio (quasi sempre di compe­tenza dei Comuni) ed i nati fuori del matrimonio (i cui interventi spettano prevalentemente alle Province in base alle leggi vigenti).

Di fronte a queste situazioni disumane e incivili, è doloroso constatare l'indifferenza dei partiti, dei sin­dacati, delle chiese e dei gruppi che abbondano in affermazioni verbali, ma in concreto fanno niente.

 

Siamo scomodi?

 

Noi di Prospettive assistenziali veniamo accusati di essere scomodi. Ma, siamo scomodi noi oppure i nostri detrattori non vogliono che l'opinione pubblica venga informata sulla realtà delle cose?

Riteniamo di dover aiutare i più deboli nella con­quista dei loro fondamentali diritti umani, che vanno riconosciuti a tutti in quanto - come abbiamo detto in precedenza - ognuno di noi vale uno.

Operiamo, altresì, affinché questi diritti vengano attuati anche nei nostri confronti. Se ci capitasse di cadere in una situazione di bisogno non vorremmo essere in balìa di noi stessi e dei nostri congiunti (3).

Cinquecento anni fa a Bologna venne istituito un ente (che fino ad oggi ha conservato la denomina­zione di origine "Dei poveri vergognosi") avente lo scopo di provvedere ai benestanti che, a seguito di malattie invalidanti, erano costretti - vergognando­sene - a chiedere di essere assistiti (4).

Non vorremmo che cinque secoli siano trascorsi invano per noi e per gli altri!

 

Una precisazione

 

In Prospettive assistenziali vengono spesso descritte e analizzate le iniziative assunte per otte­nere il riconoscimento dei diritti non ancora sanciti dalla legge e il rispetto delle norme disposte dal legi­slatore a tutela della fascia più debole della popola­zione.

Ne consegue che numerose sono le ripetizioni riguardanti le leggi e le delibere citate, i documenti menzionati e le altre situazioni note ai lettori.

Purtroppo, il raggiungimento dei nostri obiettivi è, salvo casi del tutto eccezionali, una conquista estre­mamente lunga e difficile a causa degli ostacoli frap­posti (quasi sempre in modo non esplicito) dalle isti­tuzioni e dai loro fiancheggiatori. I pretesti sono sempre gli stessi: mancanza di fondi, scarsità del personale, non chiarezza delle leggi, ecc.

Da parte nostra, crediamo che sia necessario tra­smettere notizie e commenti anche quando ricalca­no informazioni già fornite, ma indispensabili per essere aggiornati sull'evoluzione della situazione.

Ce ne scusiamo, ma riteniamo che questa ulterio­re fatica dei nostri lettori sia compensata dalla cono­scenza non solo degli obiettivi perseguiti, ma soprat­tutto delle difficoltà incontrate.

Poiché le esperienze sono un patrimonio utilissi­mo, saremo ben lieti di riportare in Prospettive assi­stenziali le iniziative assunte da amministratori pub­blici e privati, da operatori, dal volontariato e da altri organismi per la tutela delle esigenze dei diritti delle persone non in grado di autodifendersi. Fin d'ora li ringraziamo per la collaborazione.

 

 

(1) Cfr. gli articoli "È povero anche chi non ha redditi ma pos­siede patrimoni?", Prospettive assistenziali, n. 117; "Per assiste­re i benestanti i soldi ci sono" e "Come viene fatta la dichiarazio­ne dei redditi e dei beni in Svizzera", Ibidem, n. 118.

(2) Ne deriva che se l'interessato, in base ai contributi versati, ha diritto ad una pensione di 200 mila lire mensili, lo Stato gli con­cede - ripetiamo, a titolo di assistenza - altre 484.000 lire men­sili per 13 mesi, nonostante che il pensionato e il coniuge abitino in una villa lussuosa di loro proprietà e siano proprietari di stabili del valore di 1 miliardo, il cui reddito annuo è di 44 milioni e 499 mila lire!

(3) Come risulta dall'articolo "La drammatica esperienza del figlio di un'anziana cronica non autosufficiente", Prospettive assi­stenziali, n. 119, a causa del disinteresse del Ministero della sanità, delle Regioni, dei Comuni e delle USL, i vecchi malati inguaribili devono subirne le gravissime conseguenze negative ed i familiari sono costretti a versare somme rilevanti (nel caso in esame 102 milioni).

(4) L'ente è una istituzione pubblica di assistenza e beneficen­za (IPAB) con sede in Bologna, Via Marsala 7.

 

 

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