Editoriale
PROSPETTIVE ASSISTENZIALI COMPIE
TRENT'ANNI: UN BILANCIO E UN IMPEGNO
Da trent'anni,
ininterrottamente, Prospettive assistenziali, senza mai scendere a
compromessi, ma accettando - ove necessario - mediazioni e soluzioni parziali,
ha fatto tutto il possibile, grazie anche al sostegno di associazioni e di
singoli cittadini nonché all'aiuto dei propri abbonati, per tutelare le esigenze
ed i diritti di coloro che non sono in grado di autodifendersi: minori in tutto
o in parte privi delle cure materiali e morali da parte dei loro genitori e
parenti, handicappati intellettivi e malati psichiatrici con limitata o nulla
autonomia, anziani cronici non autosufficienti.
In sintesi,
possiamo dire che il nostro impegno è stato ed è rivolto all'attenzione di un
principio semplicissimo ma fondamentale: ognuno di noi vale "uno"
come cittadino. Non ci sono, né ci devono essere persone inferiori o superiori
in dignità.
Ciò -
evidentemente - non significa appiattimento delle capacità personali che,
invece, devono essere valorizzate al massimo. Vuol dire che a tutti - senza
esclusioni - devono essere garantite condizioni anche minime, ma pur sempre
accettabili di vita.
Sostegno del
volontariato dei diritti
Per questi
motivi Prospettive assistenziali ha sempre sostenuto le iniziative dell'ANFAA
volte ad assicurare una idonea famiglia ai bambini totalmente privi di cure da
parte dei genitori e dei parenti, iniziative che - lo sottolineiamo - hanno
consentito a ben 60.000 fanciulli italiani e stranieri di uscire dagli istituti
ed hanno contribuito in modo determinante alla riduzione dei minori ricoverati
dai 300 mila del 1962 agli attuali 30-40 mila.
Siamo anche
fieri di aver collaborato attivamente con I'ULCES e il CSA per l'inserimento
prescolastico, scolastico, lavorativo e sociale degli handicappati, per la
non creazione e l'abbattimento delle barriere architettoniche, per evitare le
dimissioni - spesso selvagge - dagli ospedali degli anziani cronici non
autosufficienti, per l'istituzione del servizio di ospedalizzazione a domicilio
e per tutte le altre iniziative riportate in questo numero dall'articolo
"Esperienze e risultati conseguiti dal volontariato dei diritti dal 1962
al 1997”.
Alcune gravi
offese alla dignità delle persone
Abbiamo ritenuto, e riteniamo, una
grave offesa alla dignità delle persone gli attuali livelli mensili della
pensione di inabilità per gli invalidi totali e di quella definita
"sociale" per gli ultrasessantacinquenni (L.381.600), dell'assegno
sociale (L.498.250) e della pensione minima INPS (L. 685.400).
Non è
necessario essere degli esperti per capire che con gli importi suddetti coloro
che non hanno altri introiti sono nell'assoluta impossibilità di poter vivere.
Nello stesso
tempo non possiamo assolutamente accettare che, come abbiamo più volte
segnalato (1), vengano erogati dallo Stato, a titolo di assistenza, centinaia
e centinaia di miliardi a persone che godono di risorse economiche buone e, a
volte, ottime. Ci riferiamo, ad esempio, alla quota dei 30 mila miliardi versati
ogni anno dall'INPS per l'integrazione al minimo delle pensioni, integrazione
corrisposta addirittura a coloro che dispongono di un reddito annuale,
cumulato con quello del coniuge, di un importo che per il 1994 poteva arrivare
a ben 44 milioni e 500 mila lire! Da notare che, per la concessione
dell'integrazione suddetta, non si tiene conto dei patrimoni, ma solo dei
relativi redditi. Per quanto riguarda l'alloggio o la villa in cui abita
l'interessato, non vengono presi in considerazione né il valore né il reddito
(2).
Le
altre principali situazioni inaccettabili sono:
- la presenza di 30-40 mila minori (non
esistono dati attendibili) negli istituti di assistenza;
- lo scarico
dalla sanità all'assistenza dei giovani, degli adulti e soprattutto degli
anziani malati cronici non autosufficienti e dei malati psichiatrici gravi
mediante la pratica, definita "eutanasia da abbandono" da S.E. il
Cardinale Carlo Maria Martini;
- la
perdurante odiosa separazione dell'assistenza fra i nati nel matrimonio (quasi
sempre di competenza dei Comuni) ed i nati fuori del matrimonio (i cui
interventi spettano prevalentemente alle Province in base alle leggi vigenti).
Di fronte a
queste situazioni disumane e incivili, è doloroso constatare l'indifferenza dei
partiti, dei sindacati, delle chiese e dei gruppi che abbondano in
affermazioni verbali, ma in concreto fanno niente.
Siamo scomodi?
Noi di Prospettive assistenziali veniamo
accusati di essere scomodi. Ma, siamo scomodi noi oppure i nostri detrattori
non vogliono che l'opinione pubblica venga informata sulla realtà delle cose?
Riteniamo di
dover aiutare i più deboli nella conquista dei loro fondamentali diritti
umani, che vanno riconosciuti a tutti in quanto - come abbiamo detto in
precedenza - ognuno di noi vale uno.
Operiamo,
altresì, affinché questi diritti vengano attuati anche nei nostri confronti. Se
ci capitasse di cadere in una situazione di bisogno non vorremmo essere in
balìa di noi stessi e dei nostri congiunti (3).
Cinquecento
anni fa a Bologna venne istituito un ente (che fino ad oggi ha conservato la
denominazione di origine "Dei poveri vergognosi") avente lo scopo di
provvedere ai benestanti che, a seguito di malattie invalidanti, erano
costretti - vergognandosene - a chiedere di essere assistiti (4).
Non vorremmo che cinque secoli siano
trascorsi invano per noi e per gli altri!
Una
precisazione
In Prospettive assistenziali vengono
spesso descritte e analizzate le iniziative assunte per ottenere il
riconoscimento dei diritti non ancora sanciti dalla legge e il rispetto delle
norme disposte dal legislatore a tutela della fascia più debole della popolazione.
Ne consegue
che numerose sono le ripetizioni riguardanti le leggi e le delibere citate, i
documenti menzionati e le altre situazioni note ai lettori.
Purtroppo, il
raggiungimento dei nostri obiettivi è, salvo casi del tutto eccezionali, una
conquista estremamente lunga e difficile a causa degli ostacoli frapposti
(quasi sempre in modo non esplicito) dalle istituzioni e dai loro fiancheggiatori.
I pretesti sono sempre gli stessi: mancanza di fondi, scarsità del personale,
non chiarezza delle leggi, ecc.
Da parte
nostra, crediamo che sia necessario trasmettere notizie e commenti anche
quando ricalcano informazioni già fornite, ma indispensabili per essere
aggiornati sull'evoluzione della situazione.
Ce ne
scusiamo, ma riteniamo che questa ulteriore fatica dei nostri lettori sia
compensata dalla conoscenza non solo degli obiettivi perseguiti, ma soprattutto
delle difficoltà incontrate.
Poiché le
esperienze sono un patrimonio utilissimo, saremo ben lieti di riportare in Prospettive assistenziali le iniziative
assunte da amministratori pubblici e privati, da operatori, dal volontariato e
da altri organismi per la tutela delle esigenze dei diritti delle persone non
in grado di autodifendersi. Fin d'ora li ringraziamo per la collaborazione.
(1)
Cfr. gli articoli "È povero anche chi non ha redditi ma possiede
patrimoni?", Prospettive assistenziali,
n. 117; "Per assistere i benestanti i soldi ci sono" e
"Come viene fatta la dichiarazione dei redditi e dei beni in
Svizzera", Ibidem, n. 118.
(2)
Ne deriva che se l'interessato, in base ai contributi versati, ha diritto ad
una pensione di 200 mila lire mensili, lo Stato gli concede - ripetiamo, a
titolo di assistenza - altre 484.000 lire mensili per 13 mesi, nonostante che
il pensionato e il coniuge abitino in una villa lussuosa di loro proprietà e
siano proprietari di stabili del valore di 1 miliardo, il cui reddito annuo è
di 44 milioni e 499 mila lire!
(3)
Come risulta dall'articolo "La drammatica esperienza del figlio di
un'anziana cronica non autosufficiente", Prospettive assistenziali, n. 119,
a causa del disinteresse del Ministero della sanità, delle Regioni, dei Comuni
e delle USL, i vecchi malati inguaribili devono subirne le gravissime
conseguenze negative ed i familiari sono costretti a versare somme rilevanti
(nel caso in esame 102 milioni).
(4) L'ente è una
istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) con sede in Bologna,
Via Marsala 7.
www.fondazionepromozionesociale.it