anziani cronici non autosufficienti: l’autolesionismo di
cgil, cisl e uil, e le nefaste conseguenze per tutti i cittadini
Com’è ormai
arcinoto, le leggi vigenti assicurano cure gratuite (salvo ticket) e senza
limiti di durata alle persone di
qualsiasi età colpite da malattie acute o croniche, compresa – occorrendo – la
degenza presso ospedali, case di cura convenzionate, RSA sanitarie (1).
Continuiamo,
pertanto, a non comprendere per quali motivi (ignoranza? mala fede?) CGIL, CISL
e UIL non rivendichino questo fondamentale diritto ed accettino, anzi
richiedano, che gli anziani cronici non autosufficienti non curabili in
famiglia siano collocati in strutture assistenziali o socio-sanitarie (2) con
un onere a carico dei malati di ben 80-100 mila lire al giorno. La retta
versata dai vecchi malati ricoverati presso il Pio Albergo Trivulzio di Milano
è addirittura di oltre 4 milioni al mese! (3).
La preoccupante iniziativa dei Sindacati dei pensionati CGIL, CISL e UIL
Nelle scorse
settimane i Sindacati dei pensionati CGIL, CISL e UIL hanno diffuso la “Guida
ai servizi per le persone non autosufficienti”, con lo scopo di fornire ai
propri attivisti uno strumento per l’imminente apertura di una vertenza
nazionale concepita come «un’apripista
che comincia dagli anziani e si allarga ai servizi per tutte le dis-autonomie:
portatori di handicap, malati terminali, AIDS, sofferenze mentali gravi» (4).
Secondo i
tre Sindacati, l’iniziativa è destinata «a
durare nel tempo» e addirittura «a
cambiare l’assetto dei servizi sociali e sanitari nel territorio».
Numerose e
gravi sono le perplessità suscitate dai contenuti della guida. Infatti, mentre
viene giustamente riconosciuto che «la
mancanza di autonomia (con eccezione del bambino) è sempre dovuta a malattie o
scompensi nel corpo e/o nella mente», che «la persona non autosufficiente non è in grado di fare la spesa,
cucinare e in alcuni casi neppure di mettere in bocca, masticare e deglutire» e
che «spesso ha bisogno di aiuto per
lavarsi, andare al bagno, cambiarsi abito e biancheria», vengono avanzate
proposte di intervento assolutamente incompatibili con le malattie che
provocano la non autosufficienza (demenza, cancro, ictus, infarto, gravi
pluripatologie, ecc.).
Ad esempio,
poiché «a volte la persona non
autosufficiente si trova impedita a proseguire una produzione artistica o
culturale, che era la sua ragione di vita. Oppure amava il gioco, la danza o
giocare a carte», per i Sindacati occorrerebbe «trovare il modo per continuare queste attività o per sostituirle con
espressioni nuove»!
Inoltre,
dopo aver rilevato che «un risvolto della
soggettività sociale è il diritto ad esercitare le scelte politiche,
partecipare a partiti, movimenti, associazioni civili», nella guida è
scritto che bisognerebbe provvedere affinché «la persona non autosufficiente, se ne sente il bisogno, possa restare
in collegamento con gli organi di informazione politica e partecipare
attivamente al dibattito e alle scelte».
Ma, di
grazia, dove sono questi anziani malati, non autosufficienti e, nonostante
tutto, molto arzilli? È possibile partecipare ad un dibattito in cui sia
presente, se del caso come spettatore, anche un solo anziano malato e non
autosufficiente con il quale scambiare qualche parola sull’Ulivo, sul Polo e
sulla Lega? Aspettiamo ansiosamente di essere invitati! In caso contrario ci
permetteremo di affermare che i Sindacati dei pensionati CGIL, CISL e UIL hanno
espresso concetti fantasiosi.
Le nostre
preoccupate riserve sulla descrizione dell’anziano non autosufficiente
contenute nella guida sorgono anche per il fatto che nelle 63 pagine che la
compongono non c’è una sola citazione tratta dai numerosissimi libri e articoli
sulla terza età, che affermi le tanto decantate capacità dei vecchi privi di
autonomia e malati.
Siamo,
altresì, sconcertati da quanto è riportato nella guida a proposito degli
anziani cronici (circa un milione di soggetti in Italia): ci sono solamente le
seguenti quattro parole: «persone con
ridotta autonomia». Incredibile ma vero!
Noi abbiamo
sempre letto e scritto che sono definite croniche le persone colpite da
malattie inguaribili: occorrerà certamente modificare al più presto i nostri
convincimenti e sollecitare le Società italiane e straniere di geriatria e
gerontologia di avvalersi della consulenza scientifica dei Sindacati dei
pensionati CGIL, CISL e UIL.
A questo
punto possiamo comprendere (ma non certo accettare!) il motivo (aver avuto
informazioni gravemente scorrette) in base alle quali il Segretario generale
della CGIL, Sergio Cofferati, ci ha scritto affermando assurdamente che «essere anziani cronici non è una malattia»
(5).
Nella guida
dei Sindacati dei pensionati non mancano altre asserzioni assolutamente fuori
luogo. Ad esempio, è scritto che «il
Piemonte afferma con chiarezza che i non autosufficienti cronici non possono
restare in RSA, ma devono essere accolti in residenze protette. Le RSA sono
dedicate a cure intensive post-ospedalizzazione che servono a riabilitare la
persona non autosufficiente», affermazioni assolutamente infondate in
quanto nelle RSA del Piemonte sono inseriti anziani non autosufficienti con
gravi patologie invalidanti.
Istruttivi precedenti
La posizione
dei Sindacati dei pensionati CGIL, CISL e UIL è del tutto inaccettabile, ma non
è nuova.
Nella tavola
rotonda sul tema “Gli anziani cronici non autosufficienti in bilico fra sanità
e assistenza”, svoltasi ad Abano Terme il 15 giugno 1988 nell’ambito della
Festa nazionale de l’Unità, l’allora
responsabile delle politiche sociali del PCI di Bologna, Lalla Golfarelli, ebbe
a dire che nelle residenze protette (in cui erano e sono ricoverati vecchi
colpiti da malattie inguaribili totalmente dipendenti) dovevano essere
mantenute vive attività di socializzazione «come
andare a teatro, frequentare circoli e lezioni di inglese» (6).
Telegramma inviato ai Sindacati dal CSA
In data 18 maggio 1998 il CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli
assistiti ha inviato ai Segretari generali della CGIL (Sergio Cofferati), della
CISL (Sergio D’Antoni) e della UIL (Pietro Larizza), nonché ai Responsabili dei
Sindacati dei pensionati delle suddette tre organizzazioni il seguente
telegramma:
«segnaliamo allarmante documento
sindacati pensionati CGIL CISL UIL guida servizi per le persone non
autosufficienti documento che non riconosce che praticamente tutti gli anziani
non autosufficienti sono persone malate cancro ictus alzheimer altre gravi
pluripatologie. inoltre non contiene per ignoranza o malafede riferimenti leggi
vigenti che assicurano dal 1955 cure senza limiti durata anche anziani cronici
non autosufficienti compresi ricoveri ospedale rsa e case cura convenzionate et
non ricorda che lavoratori et datori lavoro hanno versato et versano allo stato
contributi assicurativi aggiuntivi seguito legge 692 del 1955 quale
contropartita garanzia fornita legge suddetta cure sanitarie senza limiti di
durata. gradiremo ricevere rassicurazioni».
Rapporto del Gruppo di lavoro “Mercato sociale” del CNEL
Il Gruppo di
lavoro “Mercato (sic!) sociale” del CNEL, Consiglio nazionale dell’economia e
del lavoro, ha effettuato, con il contributo di rappresentanti della CGIL, CISL
e UIL, una indagine sugli anziani non autosufficienti, richiesta dalla
Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati (7).
Uno degli
organismi più importanti dello Stato, il CNEL ha partorito un documento che, ad
essere molto benevoli, si può definire sconcertante.
Anche in
questo caso – e non vorremmo che la presenza dei sindacalisti fosse stata
determinante – non viene riconosciuto che gli anziani malati cronici sono dei malati.
In questa
indagine mai si fa riferimento alle patologie che provocano la non
autosufficienza; inoltre non si citano le leggi vigenti.
Nello stesso
tempo, il Gruppo di lavoro del CNEL ben si è guardato di analizzare le
condizioni di salute dei vecchi ricoverati in un campione di istituti. Secondo
il decrepito ma ancora applicato principio del “voglio, posso e comando”, ha
deciso che è così perché è così: i vecchi malati cronici non autosufficienti
non devono essere considerati come dei malati di competenza del Servizio sanitario
nazionale.
Il Gruppo di
lavoro non si è nemmeno degnato di verificare il dettato costituzionale e di
analizzare le decisioni della magistratura (8) e propone la creazione di un
fondo speciale per l’assistenza agli anziani non autosufficienti dimenticando
(volutamente?) che detto fondo esiste dal 1978 (Fondo sanitario nazionale) e
che allo stesso fondo i lavoratori ed i datori di lavoro hanno versato e
versano contributi assicurativi aggiuntivi imposti dal Parlamento con la legge
692 del 1955 proprio quale concorso alle spese supplementari conseguenti
all’impegno dello Stato di garantire le cure sanitarie senza limiti di durata
anche ai vecchi colpiti da malattie inguaribili (9).
A questo
proposito ricordiamo, ancora una volta, che non vi sono opposizioni di sorta
all’imposizione ai vecchi ricoverati in strutture sanitarie (ospedali, RSA,
case di cura private convenzionate) di una contribuzione a carico dei redditi
pensionistici personali, a condizione che vengano garantite – come d’altra
parte stabiliscono le leggi in vigore – tutte le occorrenti prestazioni
mediche, infermieristiche, riabilitative e alberghiere, e sia assicurata agli
anziani degenti una quota per le esigenze non soddisfatte dall’istituzione
(vestiario, piccole spese personali, ecc.) e per provvedere ai propri congiunti
a carico.
Che cosa fare
È di tutta
evidenza la necessità di una mobilitazione urgente e forte da parte di tutte le
persone ed i gruppi che non accettano il disumano principio, di fatto accolto
da CGIL, CISL e UIL, secondo cui la “inguaribilità” è sinonimo di
“incurabilità” o di “curabilità ridotta” dei vecchi rispetto ai malati giovani
e adulti aventi analoghe patologie.
(1) Cfr. F. Santanera, M.G. Breda, F. Dalmazio, Anziani malati cronici: i diritti negati, UTET
Libreria, Torino, 1994.
(2) Le strutture socio-sanitarie assicurano il supporto
medico-infermieristico, ma sono gestite dal settore dell’assistenza sociale.
(3) Quando l’interessato non ha risorse sufficienti, gli
enti pubblici (anche se ciò non è consentito dalle leggi vigenti) ed i privati
impongono ai parenti (pena la non ammissione del paziente) di garantire con i
propri redditi il pagamento della retta e dei successivi aumenti della stessa.
(4) Coloro che si occupano con competenza e serietà dei
portatori di handicap sanno bene che i problemi di questi soggetti sono molto
diversi rispetto a quelli degli anziani cronici non autosufficienti.
(5) Cfr. “CGIL, CISL e UIL negano lo stato di malattia
degli anziani cronici non autosufficienti”, Prospettive
assistenziali, n. 119; “Continua la polemica con la CGIL sugli anziani
cronici non autosufficienti”, Ibidem,
n. 120; “Anziani cronici non autosufficienti: un documento importante ed uno
spiraglio con la CGIL”, Ibidem, n.
121.
(6) Cfr. il numero 84, ottobre-dicembre 1988 di Prospettive assistenziali, pagina 63.
(7) Il Gruppo di lavoro, coordinato da Edwin
Morley-Fletcher, era composto da Carlo Canali De Rossi, Carla Collicelli,
Silvia Costa, Giulio De Caprariis, Lia Ghisani, Andrea Gianfagna, Antonio
Lamanna, Beniamino Lapadula, Piero Lauriola, Stefano Lepri, Giovanni Magliaro,
Sandro Naccarelli, Vittorio Pagani, Pietro Talamo, Marco Giuseppe Venturi. La
stesura del rapporto è stata affidata a Luca Beltrametti.
(8) Ricordiamo che la Suprema Corte di Cassazione con la
sentenza n. 10150 del 16 gennaio 1996 ha precisato che:
1) le leggi vigenti riconoscono ai cittadini il diritto
soggettivo (e pertanto esigibile) in materia di prestazioni sanitarie e di
attività a rilievo sanitario, mentre gli stessi cittadini hanno solo un
interesse legittimo (e quindi con ampi spazi di discrezionalità per la pubblica
amministrazione) per quanto concerne gli interventi socio-assistenziali;
2) le cure sanitarie devono essere fornite sia ai malati
acuti che a quelli cronici;
3) essendo un atto amministrativo, il decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto 1985 non ha alcun valore
normativo;
4) si deve far riferimento agli interventi
socio-assistenziali esclusivamente quando «sia
prestata soltanto una attività di sorveglianza o di assistenza non sanitaria».
(9) I contributi aggiuntivi non sono mai stati soppressi
o ridotti.
www.fondazionepromozionesociale.it