Interrogativi
PERCHÉ NELLA CASA DI RIPOSO "VIA ROMA" DI BOLOGNA SONO RICOVERATI ANCHE MALATI DI MENTE?
Sul
n. 5/6 del 1995 (uscito nel maggio 1997) di Medicina geriatrica è stato pubblicato
l'articolo "L'assistenza psichiatrica e l'anziano istituzionalizzato",
da cui risulta che nella casa di riposo "Via Roma" di Bologna, una
delle strutture di ricovero dell'Istituto Giovanni XXIII, su 110 anziani presi
in esame, la diagnosi era la seguente:
- Sindrome depressiva organica N. %
(con iniziali segni convulsivi) 9 8,1
- Disturbo depressivo N.A.S. 28 25,4
- Disistima (depressione nevrotica) 2 1,8
- Disturbo bipolare 2 1,8
- Disturbo delirante di persecuzione 9 8,1
- Schizofrenia paranoide (1) 7 6,3
- Ipocondria 3 2,7
- Disturbo della personalità
(di tipo narcisistico) 9 8,1
- Demenza
(senile, degenerativa o vascolare) (2) 15 13,6
- Ritardo mentale
(tutti da cerebropatia neonatale) (2) 6 5,4
- Dipendenza cronica da alcool 4 1,8
- Assenza di disturbi di pertinenza
psichiatrica 15 13,6
- Certificazione medico-legale 3 2,7
- T.S.(3) 9 8,1
- Suicidi (3) 1 0,9
Chiediamo:
è giusto tenere questi malati in una struttura dell'assistenza/beneficenza?
Essendo malati non dovrebbero essere inseriti in un complesso sanitario, ad
esempio in comunità alloggio di 8-10 posti? Mettendo insieme malati dementi,
anziani colpiti da malattie invalidanti e da non autosufficienza, non si
creano le nefaste condizioni di vita presenti nei manicomi?
COME AMMINISTRA LE OFFERTE IL
COMITATO ITALIANO DELL'UNICEF?
Recentemente
un redattore di Prospettive assistenziali
ha ricevuto dal Presidente del Comitato italiano dell'UNICEF la richiesta di
versare un contributo «per i programmi
in favore dei bambini in situazione
di difficoltà».
È
possibile conoscere a quanto ammontano le spese sostenute dal Comitato suddetto
per la raccolta dei fondi?
Le
cariche del Comitato (presidente e altri componenti) sono ricoperte a titolo
gratuito oppure vengono corrisposti stipendi e/o indennità? In caso affermativo,
qual è il loro importo?
Quando
si spostano in Italia e all'estero i dirigenti utilizzano alberghi di quale
categoria? Si può conoscere l'importo dei loro rimborsi spese relativi al
1997? Quanti sono gli impiegati e gli altri addetti del Comitato italiano
dell'UNICEF?
A chi sono stati assegnati i
fondi raccolti negli ultimi cinque anni?
IN BASE A QUALI ESPERIENZE
"ANCH'IO" RIPROPONE GLI ISTITUTI PER HANDICAPPATI GRAVI?
Sul
notiziario Anch'io, dicembre 1997, Dante Grilli sostiene che vi sono vari
motivi che possono «rendere inevitabile
la istituzionalizzazione dell'handicappato grave»: impossibilità della
famiglia di assicurare una adeguata assistenza al loro congiunto totalmente
dipendente, la sua solitudine per la morte dei genitori e la mancanza di altri
familiari disponibili ad accoglierlo.
Ma perché viene proposto il
ricovero in una residenza assistita magari di 100 o più posti?
Non
ritiene il Grilli che, proprio per la loro configurazione, queste strutture
siano assolutamente inidonee, nonostante la presenza (che non sempre è
garantita) di personale preparato sul piano professionale e sufficiente sotto
l'aspetto quantitativo?
Perché
non si sollecitano le autorità comunali a predisporre comunità alloggio di 6-8
posti per gli handicappati che non possono continuare a restare a casa loro
nemmeno fornendo adeguati sostegni ai loro congiunti?
Perché
non puntare anche sugli affidamenti familiari a scopo educativo e,
sussistendone le condizioni, sull'adozione?
PERCHÉ LA REGIONE PIEMONTE
NON ACQUISISCE PER 5 MILIONI BENI ASSAI CONSISTENTI?
Riportiamo integralmente
l'interrogazione urgente presentata al Consiglio regionale piemontese in data
28 agosto 1997 dai Consiglieri del Partito della Rifondazione comunista e attendiamo la risposta del Presidente
della Giunta e dell'Assessore competente.
I sottoscritti Consiglieri
Regionali Pino Chiezzi, Rocco Papandrea e Laura Simonetti,
verificato che:
1)
- il 15 maggio 1934 l'Ingegner Giovanni Boggio dona dei beni immobili (casa di
villeggiatura, terreni di varia coltura con entrostanti fabbricati), al Comune
di Pecetto Torinese, allo scopo di destinarli perennemente «.., alla cura ed
educazione fisica e morale della gioventù... »;
2)
- il 16 dicembre 1937 il Fascio di Pecetto - che nel frattempo ha avuto il
compito di perseguire le finalità stabilite dall'ente donatario - cede a titolo
gratuito ed in piena proprietà, trasferisce i beni immobili alla Federazione
dei fasci della Provincia di Torino;
3)
- il 23 dicembre 1950 è costituita la fondazione "Casa mia", che si
avvale, oltreché dei beni della donazione originaria, anche di elargizioni di
contributi statali e privati e si propone «la rieducazione dei minorenni
discoli al preciso scopo di renderli cittadini probi ed operosi, mediante
educazione morale e fisica, assistenza e sorveglianza»;
4)
- il 4 marzo 1953 si stipula l'atto di compravendita tra il Commissariato
nazionale per la gioventù italiana, che vende i beni della donazione pervenutagli
con rogito del 1941, e il Comitato di fatto "Casa mia", che acquista
così al prezzo di L. 5.530.000 la colonia denominata "Eremo di Pecetto
Torinese" e i terreni - esclusa una parte nel frattempo espropriata dalla
Rai -; la vendita si effettua «... sotto la condizione che l'immobile venga
destinato a riformatorio permanente per fanciulli di età inferiore agli anni
dodici, alla loro ammissione e sino alla maggiore età, pena la restituzione
della colonia al Commissariato per la gioventù italiana o agli Enti che a
questa potranno succedere per legge, dietro solo rimborso del prezzo di acquisto
versato»;
considerato che:
-
seguirono decenni di inenarrabili sofferenze per tutti i "minorenni
discoli" che ebbero la sventura di essere "rieducati" nella
colonia di Pecetto Torinese, denunciate peraltro nel libro "II Paese dei
Celestini. Istituti di assistenza sotto processo", pubblicato a cura di
Bianca Guidetti Serra e Francesco Santanera, dall'Einaudi nel 1973;
considerato inoltre che:
- ormai da anni "Casa
mia", fortunatamente, non svolge più alcuna attività assistenziale;
accertato che:
-
non risulta che la fondazione "Casa mia", di cui al punto 3, sia
stata riconosciuta dalle autorità competenti;
-
nell'atto di compravendita, di cui al punto 4, è citato un "Comitato di
fatto" che non risulta sia mai stato riconosciuto dalle autorità
competenti;
- a seguito della legge n.
764 del 18 novembre 1975, le funzioni del soppresso Ente "Gioventù ita
liana" (già
Commissariato nazionale per la gioventù italiana) sono state trasferite alle
Regioni;
interpellano il Presidente della Giunta
Regionale e l'Assessore competente per sapere
-
se non intendano rivendicare l'applicazione della condizione, di cui al punto
4, concernente appunto la restituzione dei beni (terreno di 53.447 metri quadrati
e fabbricati) alla Regione Piemonte «dietro il solo rimborso del prezzo di
acquisto versato e cioè di L. 5.530.000».
I MALATI DI ALZHEIMER DEVONO
ESSERE CURATI?
Ancora
una volta (4), purtroppo, dobbiamo rilevare che non viene rivendicato il
diritto alle cure sanitarie dei malati di Alzheimer.
Infatti,
nel n. 12, III trimestre 1997, di Alzheimer
Italia è riportato il documento approvato dalla Consulta permanente delle
Associazioni dei disabili e delle loro famiglie sulla riforma dello stato
sociale, in cui viene affermato quanto segue: «Si condivide la proposta di istituire un fondo speciale da utilizzare
per interventi domiciliari, assegni di cura e ricoveri assistenziali dei
cittadini anziani non autosufficienti».
Vorremmo
sapere dall'Associazione Alzheimer Italia e dalle altre 29 organizzazioni
aderenti alla suddetta Consulta se a loro consta che gli anziani ammalati
cronici non autosufficienti abbiano diritto fin dal 1955 alle cure sanitarie
domiciliari, ambulatoriali, ospedaliere e assimilate (RSA sanitarie, case di
cura private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale); cure che
devono essere fornite senza limiti di durata e gratuitamente, salvo ticket.
Se
non lo sanno non sarebbe meglio se si aggiornassero, invece di chiedere
l'istituzione di un fondo speciale, proposto dal Governo allo scopo di avere
l'appoggio delle Associazioni aderenti alla Consulta per continuare a scaricare
sul settore assistenziale i malati inguaribili?
Rivolgiamo
analoghi interrogativi alla Associazione Alzheimer di Lecco che nell'opuscolo “Il malato di Alzheimer: aiuto ai
familiari, consigli per l'assistenza, guida ai servizi del territorio”
sostiene assurdamente e in contrasto con le vigenti disposizioni di legge che
gli ospedali devono ricoverare solo i malati acuti e che le case di riposo e
le RSA gestite dal settore assistenziale (e non le strutture ed i servizi
sanitari) sarebbero competenti per il ricovero dei dementi senili).
Infine
non riusciamo a comprendere per quali motivi nell'opuscolo di Lecco non vengano
fornite informazioni circa la procedura gratuita dell'interdizione e
dell'inabilitazione.
(1) Si tratta di forme solitamente attive anche se un po'
attenuate. Raramente si presenta il quadro psicopatologico della
"Schizofrenia residua".
(2) Quadri
clinici associati a disturbi del comportamento.
(3) Sono indicati quali sintomi e non come categoria diagnostica
in quanto rientrano in quadri del tipo "Disturbo depressivo N.A.S.".
(4) Cfr.
"Perché i malati di Alzheimer dovrebbero rinunciare ai loro
diritti?", Prospettive assistenziali, n. 117, gennaio-marzo 1997.
www.fondazionepromozionesociale.it