Specchio nero
UNA
BAMBINA DISTRUTTA DAL DISINTERESSE DELLE ISTITUZIONI
Dal settimanale Vita del 22 maggio 1998 riportiamo le
parti salienti della tremenda vicenda di Mirella. Quanti saranno ancora i
bambini a cui si distrugge la personalità e l'esistenza per continuare ad alimentare
- fra l'altro a spese dello Stato - gli istituti di ricovero.
Mario Nasone, presidente
dell'Associazione Agape di Reggio Calabria ha raccontato la storia di Mirella
con queste parole: «All'età di
otto anni, Mirella, cresciuta in una famiglia fortemente problematica, viene
abusata dal padre, il quale viene arrestato e condannato.
«Rinchiusa
in un istituto di Reggio Calabria vi rimase dieci lunghissimi anni,
letteralmente dimenticata dai servizi e dalle istituzioni che dovevano
tutelarla. Né la magistratura minorile, né i servizi competenti sul territorio
ottemperano al loro mandato di protezione della minore. Mirella viene abbandonata
a se stessa, né tantomeno si cerca di intervenire sulla famiglia che vive in
un situazione di degrado e preparare così il suo futuro rientro a casa.
«Al
compimento esatto del suo diciottesimo anno di vita, Mirella viene
"ritirata" dal padre e dimessa dall'istituto. Torna in famiglia e
viene nuovamente abusata dal genitore. Davanti al giudice che l'interroga,
l'uomo ammette la sua "malattia" e prima di essere nuovamente
condotto in carcere chiede di essere aiutato e curato.
«Ora Mirella
è una ragazza allo sbando, presenta gravi disturbi della personalità, è molto
fragile, se non avrà attenzione, accoglienza, risposte ai suoi problemi,
rischia di perdersi per sempre.
«La triste
storia di Mirella non è un fatto isolato ed eccezionale. È più o meno la storia
di quasi tutti i minori abusati e maltrattati della nostra regione, la
Calabria. Minori che subiscono una doppia violenza: prima l'abuso, poi
l'abbandono per anni e anni in istituti assistenziali in attesa di compiere i
diciott'anni ed essere restituiti a quelle famiglie che poi li maltrattano.
«È
inaccettabile che gli Enti locali, le Asl, permettano che queste violazioni
continuino ad avvenire, che la magistratura minorile non intervenga nemmeno
per togliere la patria potestà e nominare un tutore, per disporre eventuali
affido o adozioni.
«In
particolare i giudici tutelari - che per legge dovrebbero vigilare sugli
istituti di assistenza e conoscere la situazione di abbandono dei minori -
perché non lo fanno?
«Con
amarezza e rabbia bisogna prendere atto che in questa regione, non solo manca
un'azione efficace di prevenzione dell'abuso sui minori, ma nemmeno si riesce,
laddove si verifica, a garantire ai bambini violati qualcosa di meglio che un
ricovero in istituto».
I SOLDI
CI SONO, MA NON PER I PIÙ DEBOLI
Da anni, coloro che operano per la promozione delle
esigenze e dei diritti delle persone più deboli, non si lasciano più
turlupinare dagli amministratori quando sostengono - dicendo il falso - che non
ci sono sufficienti risorse economiche.
Dall'esame del libretto "Torino conta"
pubblicato dall'Amministrazione della Città, apprendiamo che i residui passivi
(e cioè le somme impegnate nel bilancio e non spese) del Comune di Torino ammontano
a:
- 71,5 miliardi per il 1994;
- 75 miliardi per il 1995;
- 98,5 miliardi per il 1996.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte i residui passivi
relativi al 1997 hanno raggiunto l'impressionante cifra di quattromila e
trecento miliardi.
AI riguardo riportiamo la tabella pubblicata da "La
Stampa" del 16 aprile 1998 in cui sono indicati gli assessorati regionali
che spendono di meno.
Assessorato Residui % su spese
totali
VAGLIO (Montagna) 146
miliardi 73,7%
GOGLIO (Assistenza/Lavoro) 127
miliardi 71%
CAVALLERA (Ambiente e LLPP) 250
miliardi 66,8°k
GHIGO (Turismo/sport) 181
miliardi 66°k
LEO (Cultura) 93
miliardi 49,8°k
BODO (Agricoltura) 293
miliardi 41,4°k
PICHETTO (Industria) 200
miliardi 28,1%
MASARACCHIO (Trasporti/Formazione) 268
miliardi 26,9°k
BURZI (Personale) 83
miliardi 20,1%
BOTTA (Urbanistica) 43 miliardi 19,5%
UN
CAPOTRENO DA UMANIZZARE
II 2 gennaio 1998 un bambino
handicappato di 11 anni e il suo accompagnatore, mentre si recavano in vacanza
su un treno Intercity partito da Torino e diretto a Grosseto, sono stati
costretti dal capotreno a scendere dalla vettura di prima classe in cui viaggiavano
muniti dei regolari biglietti.
Motivo assurdo e offensivo della
fermata di oltre mezz'ora alla stazione di Alessandria, la presunta non
regolarità della carrozzella-triciclo, peraltro debitamente omologata
dall'USSL, usata dal bambino per spostarsi, che era stata messa, ripiegata su
se stessa, nella piattaforma di ingresso del vagone, senza intralciare il
traffico.
Dopo averla sistemata nella toilette per handicappati situata in un
vagone di seconda classe, il bambino e il suo accompagnatore hanno potuto
proseguire il viaggio!
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