Notiziario dell'Unione per la
lotta contro l'emarginazione sociale
LETTERA
APERTA AI COLLEGHI DELLA PROVINCIA DI TORINO DA PARTE DI UN LAVORATORE CON
HANDICAP
Luca, una
persona con handicap intellettivo assunto dalla Provincia di Torino negli anni scorsi, ha inviato il 16 maggio 1998 la seguente lettera aperta ai suoi compagni di lavoro (1).
Caro
collega,
ti scrivo per sottoporre alla tua
attenzione la situazione di alcuni giovani, attualmente disoccupati e che
stanno aspettando di essere assunti qui da noi.
L'Assessorato al personale della
Provincia sta infatti preparando una delibera a questo proposito, ma abbiamo
bisogno del tuo appoggio e sostegno così come è stato in passato.
Marco, Luisa, Silvana, Antonio...
e altri come loro sono infatti giovani con un lieve handicap intellettivo.
Hanno già frequentato corsi
prelavorativi presso i centri di formazione professionale dove hanno imparato a
sapersi comportare da "lavoratori”, a sapere rispettare gli orari, i
compiti assegnati, i compagni di lavoro.
Hanno già lavorato in aziende
pubbliche e private, anche se praticamente gratis: molti di loro infatti dopo
la formazione professionale hanno svolto tirocini con piccole borse di lavoro,
in cambio delle attività svolte; altri invece sono stati più fortunati e hanno
ottenuto posti a tempo determinato nei cantieri di lavoro. In tutte queste
esperienze c'è stata soddisfazione da ambo le parti.
Oggi, così come è stato per me
tanti anni fa, si apre per loro una opportunità di lavoro qui da noi, nei
nostri uffici. Vi scrivo perché so che da parte delle rappresentanze sindacali
ed anche da parte dell'Amministrazione si pensa che i "colleghi” della
Provincia non siano abbastanza preparati ad accogliere queste persone e,
giustamente, si teme di dover caricare il personale impiegatizio e non, di
compiti che non sono certo loro.
I timori sono comprensibili, ma
vi rassicuro: questi sono giovani in gamba,
capaci di lavorare bene, con
responsabilità e senso del dovere, basta inserirli al posto giusto e chiedere loro compiti che sono in grado di svolgere e per i quali
sono stati per l'appunto preparati.
Aiutiamo quindi il personale
dirigente dell'Assessorato al personale e le rappresentanze sindacali a
trovare luoghi di lavoro e mansioni idonee per questi giovani. Essi hanno solo
un piccolo ritardo intellettivo, cioè non sono in grado di capire cose
astratte, ma sanno fare bene, lo ripeto, piccoli compiti - comunque necessari
- anche se semplici.
Se vi sono dubbi o chiarimenti o
anche solo per capire meglio di cosa si tratta potete telefonare al numero
segnato nell'intestazione: saranno ben contenti di aprire un dialogo con voi.
Grazie!
DUE
IMPORTANTI ORDINI DEL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO SULLE RSA
1. In data 1 ° giugno 1998 il
Consiglio comunale di Torino ha approvato il seguente ordine del giorno:
Il Consiglio comunale di Torino, premesso: che la D. G. R. n. 41.4233 del 9.1. 95, L. R. 37/90 Progetto Obiettivo
"Tutela della salute degli
anziani", Deliberazione attuativa
relativa alle attività svolte nelle strutture
residenziali stabilisce che la rete delle
strutture per soggetti anziani non autosufficienti
sia costituita dalle RSA (residenze sanitarie assistenziali) e dalle RAF
(residenze assistenziali flessibili); che gli
anziani malati cronici non autosufficienti, sempre più numerosi nella nostra città, dopo essere stati visitati
dalle Unità valutative geriatriche sono collocati in lista di attesa per essere ospitati nelle RSA e nelle RAF; che
attualmente il numero di persone anziane ospitate in tali strutture pubbliche e private è comunque cospicuo; che pur essendo
differenti sia le forme istituzionali delle strutture
di ricovero (pubbliche comunali, IPAB, Aziende sanitarie locali, privati), che le relative modalità gestionali e che lo sono altresì i conseguenti costi dichiarati ed i contributi chiesti
agli ospiti ed ai familiari, le
condizioni delle persone anziane malate
risultano simili in tutte le situazioni di ricovero (quasi tutti gli ospiti
delle RSA sono affetti da pluripatologie
acute e croniche, demenze senili, ecc.);
premesso inoltre che in specifico le
RSA sono definite nella D.G.R. citata "a prevalente valenza sanitaria" e
sono destinate ad anziani non autosufficienti,
non assistibili a domicilio, per il trattamento della fase post acuta;
considerato: che la Giunta regionale, con deliberazione n.
113-15760 del 30.12.96, ha consentito agli enti gestori delle attività socio
assistenziali di stipulare convenzioni per prestazioni socio assistenziali,
debitamente motivate, con gli enti gestori di RSA e RAF per tariffe superiori
sino ad un massimo del 30% di quelle previste dalla D.G.R. n. 41-42433 del 9.1. 95, citata in premessa,
riconoscendo, di fatto, l'inadeguatezza degli standards assistenziali fissati,
sia per quanto concerne le prestazioni sanitarie che per quelle socio
assistenziali; che a questo proposito si ricorda che il numero delle persone
anziane malate, colpite da patologie acute e croniche aumenterà sempre di più e
che richiederà un livello di assistenza sanitaria adeguato al bisogno e
soprattutto continuativo;
impegna il
Sindaco e l'Assessore competente, sulla base dell'esperienza di gestione di
strutture che il Comune ha maturato in questi anni e tenendo in attenta
considerazione la valutazione dei reali bisogni della popolazione anziana
malata non autosufficiente, ad intervenire presso la Regione Piemonte per
chiedere che:
- sia
garantito, in considerazione delle esigenze delle persone anziane malate, il
diritto alle cure sanitarie e la conseguente gestione sanitaria delle RSA;
- siano al
più presto modificati i requisiti e gli standards gestionali delle RSA e delle
RAF prevedendo un consistente incremento delle prestazioni sanitarie e
assistenziali;
- siano, su tutto il territorio
regionale, uniformate le quote sanitarie e le rette assistenziali;
- si impedisca che eventuali aumenti
dei costi si scarichino sulla retta assistenziale.
2. Nella
stessa seduta del 1 ° giugno 1998 il Consiglio comunale di Torino ha
approvato un altro ordine del giorno in cui «impegna il Sindaco e l'Assessore competente, a proseguire
nell'attivare convenzioni, congiuntamente alle aziende sanitarie cittadine, con
RSA e RAF per la parte socio-assistenziale, così da evitare eccessivi aumenti
della retta assistenziale».
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