Per non dimenticare
REALTÀ
UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE E RISOLVERE (N. 1)
Iniziamo una nuova rubrica che chiamiamo "Per non
dimenticare" affinché i collaboratori, i lettori e la stessa redazione
siano sempre consapevoli della reale situazione delle persone più deboli.
Riporteremo
i titoli ripresi dai giornali ed una breve descrizione della situazione.
Due voci da Enna: abbiamo fame
Due gemelle di
Enna di 15 anni hanno scritto al Sindaco che il momento della giornata più
difficile, per loro, è quello dei pasti: perché spesso li devono saltare.
Intervistato, il Sindaco ha affermato:
«Purtroppo il caso delle due gemelle e della loro famiglia non è un fatto
isolato. Qui è quasi la norma. Solo che loro, a differenza degli altri, hanno
preferito parlare (..). Ogni giovedì il mio ufficio è
aperto alla gente, ricevo chiunque voglia parlare con il Sindaco. Il 99 per
cento dei casi sono come questo. Gente che non ha un soldo per mantenere la
famiglia, che chiede anche un piccolo aiuto. Lo fa piangendo in silenzio, con
il pudore di chi soffre ed è disperato. Noi facciamo quel che è possibile
fare». (La
Stampa del 16 marzo 1998).
I miei genitori maltrattati
Riproduciamo
integralmente la lettera pubblicata su La Repubblica del 15 aprile 1998: «Gentile direttore, le racconto una storia
che è il sintomo di un fenomeno purtroppo diffuso: il maltrattamento degli
anziani negli istituti di ricovero. Non parlo di botte, di vecchi segregati
nelle loro stanze e legati ai letti - vicende di cui si occupa già la
magistratura - ma delle violenze psicologiche e, a volte, del disprezzo con cui
vengono trattati gli anziani. Forme di crudeltà quotidiane, di negazione della
dignità di molte persone, di cui nessuno, purtroppo, ha voglia di occuparsi.
Vivo a Torino. Sono una donna lavoratrice e, per continuare ad occuparmi del
mio impiego, tre anni fa, fui costretta a
portare i miei genitori malati in un ricovero. Furono sistemati in una stanza
a due letti. Pagavo un milione e ottocentomila lire per ognuno di loro. Non era
un istituto lussuoso, ma pulito, ordinato: dignitoso, insomma. Mi sembrava un
buon posto, ma ben presto mi accorsi che era un orribile parcheggio. Mio padre
morì ben presto e mia madre, rimasta sola, fu subito
trasferita in un camerone. La ritrovai posteggiata in una fila di anziane
silenziose e tristi, trattate dalle inservienti come se fossero prigioniere:
"Mangia e non rompere”; "Se non ti piace questa minestra, vai a casa
dai tuoi figli"; "Piantala di fare storie, che non abbiamo tempo da
perdere", e cose così. Ma non era tutto. «Qualche settimana fa, mia madre
è caduta in un corridoio e nessuno l'ha soccorsa. Solo una settimana dopo
l'incidente, visto che non riusciva più a camminare, hanno chiamato l'ambulanza
e si sono accorti che si era lesionata il femore. L'ho portata via da
quell'istituto e all'improvviso, dalle sue parole e dai suoi gesti, ho
scoperto che, per tre anni, era stata sgridata, maltrattata, terrorizzata,
costretta a stare zitta per non disturbare, trattata come un mobile, non come
una persona. Negare la dignità a chi non produce sembra essere un fenomeno
molto diffuso: ho letto da qualche parte che la maggioranza dei vecchi si
sente inutile, un peso per la società. È una forma di crudeltà che una società
civile non dovrebbe permettere».
Per due ore su un cornicione
Per due ore
R.D.S., 30 anni, operaio, è rimasto ieri pomeriggio pericolosamente seduto su
un cornicione. Ha ripetuto il gesto compiuto due anni prima. Protesta perché
la sorella di 28 anni, gravemente colpita da sclerosi multipla «non riesce ad ottenere un'adeguata
assistenza sanitaria»: lui e la sua famiglia non hanno i mezzi economici
necessari per ricorrere ai servizi privati. (La Stampa del 4 maggio 1998).
Otto vecchi a Roma. Abbandonati nell'ospizio dell'orrore
«Abbandonati, senza un nome per identificarli, qualcuno in
pigiama, uno coperto solo con un asciugamano, lo sguardo perso nel vuoto, la
mente forse immersa nei ricordi: otto anziani - cinque uomini e tre donne, di
età comprese fra i 75 e gli 85 anni - vagavano nel giardino di una casa
fatiscente, nella campagna dei castelli romani dove vivevano in condizioni
igienico-sanitarie disumane. Gli anziani, tutti affetti da sindrome cerebrale
involutiva, sono stati trovati così dai carabinieri della Stazione di Santa Maria
della Mole che ieri mattina, dopo un sopralluogo, hanno sequestrato il casolare
diroccato a Frattocchie, vicino a Marino, risultato senza autorizzazioni
all'esercizio di attività assistenziali né agibilità sanitaria. Un uomo e una
donna, di 61 e 48 anni, conviventi, entrambi di Marino, con precedenti penali
specifici, che si occupavano della conduzione di questa pseudo casaalloggio,
sono stati denunciati. Desolante la scena scoperta dagli investigatori:
escrementi e pannoloni sporchi in bagno, una cucina all'apparenza in disuso
con cibi scaduti e mal congelati». (Avvenire e La Stampa del 14 agosto 1998).
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