Prospettive
assistenziali, n. 124, ottobre-dicembre 1998
la comunicazione nell’anziano: l’intervento logopedico,
quale e quando
ermanno
Ferrario *, oskar schindler **, irene
vernero ***
Molti
anziani sono soggetti a malattie o disturbi specifici del linguaggio;
l’incidenza riportata in letteratura è del 10-30% a seconda che si considerino
i disturbi uditivi; ma prima di trattare delle patologie specifiche del
linguaggio e della comunicazione nella persona anziania, di cui già
tradizionalmente il logopedista si deve far carico, è necessario che i
professionisti si misurino con il ruolo essenziale che gli scambi comunicativi e la comunicazione
verbale svolgono anche e soprattutto nella terza età.
Accanto al
generico sentimento negativo, talvolta vera e propria depressione, che molte
persone anziane dimostrano a fronte di una società che tende ad emarginare
chiunque non risponda ai suoi valori competitivi ed in rapidissimo mutamento,
coesistono altri elementi devalorizzanti che direttamente o indirettamente
influiscono sulla comunicazione. Fra questi sono frequenti quelli derivanti da
certe limitazioni date dall’età. Altre cause sono legate a fatti di ordine
sociale e vanno da stereotipi devalorizzanti, alla confusione che spesso viene
fatta fra invecchiamento normale e patologico.
Altre cause
sono, inoltre, connesse all’atto di comunicazione vero e proprio: dalla diminuzione sensoriale a carico di vista e
udito al rallentamento generale più
o meno evidente, alla mancanza di tempo che
contraddistingue la vita moderna specie rivolto a chi già per molte ragioni
tende a rivolgersi più al passato che al presente.
Si può forse
affermare che più che l’età siano proprio l’organizzazione sociale e l’ambiente
di vita all’origine dell’impoverimento e certe volte della rottura della
comunicazione nella persona anziana.
La presa in carico
Un approccio
diretto dovrebbe attuarsi pertanto innanzitutto a scopo preventivo con quei
soggetti a rischio che per le ragioni più svariate debbono far prevedere un
deterioramento delle funzioni preposte alla comunicazione ed al linguaggio;
prima cioè che avvenga quella “frattura
comunicativa” di cui si è già detto, la persona dovrebbe essere seguita
individualmente perché rifletta ed identifichi con la guida di un esperto su
adattamenti e strategie da mettere in atto.
Per
suggerire delle buone strategie comunicative è necessario procedere con
l’attenta valutazione foniatrico-logopedica che si basi preferibilmente su
criteri qualitativi funzionali più che
sulla stretta somministrazione di test strutturati di tipo cognitivo e
linguistico.
Il bilancio
tra le competenze residue e l’adeguata gestione della situazione comunicativa
offre informazioni sull’efficacia comunicativa dell’anziano sottolineando la
pregnanza di aspetti pragmatici e pragmalinguistici, anche e soprattutto, in
soggetti in età geriatrica. È importante, pertanto, individuare le modalità
comunicative del soggetto anziano, valutarne l’efficacia e verificare
l’eventuale grado di dissociazione individuo/ambiente.
Intervento logopedico
Sono condizioni predisponenti l’intervento
alcuni atti logopedici indiretti.
Le persone
interagenti devono svolgere un ruolo facilitante e non rappresentare, come a
volte accade, solo una funzione di assistenza. Possono essere istruite e
coinvolte ad hoc con facilitazioni
rispetto al reciproco adattamento con la persona anziana di cui si occupano:
innalzamento del livello di attenzione, acquisizione di confidenza e fiducia,
ricerca di accorgimenti e nuove strategie, rivalutazione della comunicazione
spontaneamente attuata dal soggetto e relativo adattamento da parte degli
altri.
– Programmi di training parentale,
previsti per parenti di categorie di persone anziane e che già si realizzano ad
esempio per le famiglie di pazienti Alzheimer, dovrebbero sempre prevedere
anche l’informazione del logopedista per poter sostenere ed indirizzare
accorgimenti utili perché il circuito
comunicativo pur deteriorandosi, non venga interrotto.
Anche
indicazioni rispetto al modo di alimentarsi devono essere fornite
dall’operatore specifico per non potenziare involontariamente il gap di deglutizione, masticazione,
articolazione, che spesso viene determinandosi.
– Counselling formale: dovrebbe
regolarmente essere rivolto al personale sanitario ed assistenziale di istituti
per la vecchiaia sia come momento formativo ed informativo del personale stesso
sia per creare strutture e situazioni favorenti la comunicazione degli ospiti
(luoghi, momenti, tipi di attività), sia per agire nella riduzione di barriere
e sulle modificazioni dell’ambiente: un esempio basti in questo senso, rispetto
alle possibilità di ridurre il rumore di fondo in funzione di una migliore
comprensione dei messaggi e rispettandone la significatività (la televisione
perennemente accesa impedisce anche questa condizione di base della
comunicazione uditivo-fonatoria, sia in casa che in istituzioni assistenziali).
Alcuni di
questi punti cominciano timidamente a comparire nei progetti-obiettivo di salvaguardia e tutela degli anziani di alcune
regioni; sicuramente molto potrà essere proposto e realizzato attraverso le
cure sanitarie domiciliari, garantita dalle ASL.
* Dipartimento di discipline medico-chirurgiche, Sezione
di geriatria, Università di Torino.
** Cattedra di Foniatria, Università di Torino.
***
Cooperativa Logopedisti Multicodex, Torino.
www.fondazionepromozionesociale.it