Prospettive assistenziali, n. 124, ottobre-dicembre 1998

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

 

RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL SEMINARIO DI RIFLESSIONE DEL CSA

 

Riportiamo integralmente la relazione introduttiva svolta da Francesco Santanera a! seminario di riflessione del CSA, Coordinamento sanità e assi­stenza fra i movimenti di base, svoltosi a Torino il 3 ottobre 1998.

 

1. Riflettendo sia in merito ai risultati conseguiti (1) sia nei confronti delle proposte avanzate dal CSA, non si può fare a meno di affermare che si è tratta­to e si tratta di richieste semplicissime da capire e da attuare.

2. Ne deriva, e questo problema verrà ripreso in seguito, che la mancata realizzazione dipende esclusivamente dalla volontà delle istituzioni e non da altri fattori e cioè da problemi giuridici, economi­ci, organizzativi, ecc.

3. Per quanto riguarda i minori in situazione di par­ziale o totale carenza di cure familiari, abbiamo chie­sto e chiediamo:

- adeguati aiuti non solo e non tanto assistenziali ma sociali (casa, lavoro, sanità, ecc.) nei confronti dei genitori in difficoltà;

- adozione dei fanciulli in situazione di totale pri­vazione delle cure familiari morali e materiali;

- affidamenti familiari a scopo educativo;

- comunità alloggio sparse nel vivo del contesto sociale con un massimo di 8-10 posti, esclusiva­mente per i soggetti nei cui confronti non sono attuabili le precedenti iniziative;

- graduale ma deciso superamento di tutti gli isti­tuti di ricovero, compresi quelli organizzati nei cosid­detti gruppi-famiglia.

Com'è stato dimostrato da oltre 50 anni da tutte le ricerche scientifiche, l'istituzionalizzazione è quasi sempre un fattore molto negativo perché non con­sente il corretto sviluppo psico-fisico-sociale dei minori.

4. Nei confronti degli handicappati intellettivi le nostre richieste riguardano:

- la predisposizione delle misure necessarie per­ché questi soggetti possano disporre - come tutti i cittadini - delle risorse sociali indispensabili: presta­zioni sanitarie, frequenza delle normali sezioni e classi delle strutture prescolastiche, abitazioni ade­guate alle loro esigenze, servizi culturali, sportivi, ecc.;

- l'istituzione nei normali centri di formazione pro­fessionale dei corsi prelavorativi per la preparazione di coloro che - pur avendo una resa lavorativa infe­riore alla media degli altri addetti - sono in grado di svolgere attività lavorative proficue per loro stessi e per le aziende;

- creazione di centri diurni per coloro che hanno superato il 15° anno di età e che, a causa della gra­vità delle loro condizioni, non possono essere avvia­ti al lavoro;

- predisposizione di residenze guidate (alloggi per 2-3 soggetti con relativa autonomia) e di comunità alloggio al massimo di 8-10 posti per i soggetti privi di sostegno familiare.

5. In merito agli anziani malati cronici non auto­sufficienti, continuiamo a chiedere (incredibile ma vero!) che venga riconosciuta la loro condizione di malati e di conseguenza che:

- vengano predisposti i necessari interventi di pre­venzione della cronicità e della non autosufficienza; - siano prioritariamente garantite le cure sanitarie domiciliari nei casi in cui:

a) il paziente ne tragga vantaggi terapeutici;

b) i familiari o altre persone siano disponibili e capaci;

c) l'alloggio sia idoneo;

d) i costi a carico del Servizio sanitario nazionale siano inferiori al ricovero in strutture a carattere resi­denziale;

- per i malati di Alzheimer e per le persone colpi­te da altre forme di demenza siano istituiti centri diurni aperti almeno 40 ore settimanali;

- vengano assicurate adeguate cure negli ospe­dali, nelle case di cura convenzionate e nelle RSA (che devono essere gestite in modo diretto o con­venzionato dalla sanità e non dall'assistenza).

6. Circa i contributi per le spese di gestione dei servizi diurni o residenziali per gli handicappati intel­lettivi proseguono le iniziative del CSA per ottenere che essi siano a carico esclusivamente degli stessi handicappati, sempre che - com'è ovvio - essi dispongano dei necessari redditi o di beni.

Pertanto nessun contributo dovrà essere richiesto - come ha stabilito la Regione Piemonte - per la fre­quenza di centri diurni da parte di soggetti maggio­renni che dispongano esclusivamente della pensio­ne di invalidità e dell'assegno d'accompagnamento.

Ad avviso del CSA, gli handicappati intellettivi che utilizzano i servizi residenziali sono, invece, tenuti a versare l'intero importo dei loro redditi, esclusa una somma (150.000 lire mensili circa) per il vestiario e le altre spese personali. Infine, com'è noto, il CSA continua a sostenere che nessuna somma può essere richiesta dagli enti pubblici ai parenti di assi­stiti maggiorenni.

7. In merito ai contributi richiesti agli anziani croni­ci non autosufficienti ricoverati in RSA sanitarie (l'u­nica in Piemonte è quella sita in Torino, Via Spalato 14) o in RSA assistenziali o in case di riposo, anche se le leggi vigenti prevedono che il ricovero delle persone malate è gratuito, tenuto anche conto che nessuno finora si è rifiutato di versare le somme richieste (salvo in questi ultimi tempi protestare per gli aumenti notevoli praticati: le quote alberghiere vanno dalle 44 alle 90 mila lire al giorno), il CSA ha deciso di non opporsi alla imposizione di una quota (da definire) a carico dei redditi pensionistici dei rico­verati.

Anche per questi soggetti il CSA continua a soste­nere che nessuna somma può essere richiesta dagli enti pubblici ai parenti degli anziani e degli adulti ricoverati in strutture sanitarie o assistenziali.

8. L'attuale situazione può essere così riassunta: - negli istituti di assistenza sono ancora ricoverati 40 mila minori nonostante che siano note da oltre 50 anni le nefaste conseguenze di questo superato e costoso intervento;

- la legge quadro sull'handicap 104/1992 e la recente 162/1998 non sanciscono alcun nuovo dirit­to esigibile per gli handicappati;

- le iniziative legislative sul collocamento obbliga­torio al lavoro sono estremamente negative, così come quelle riguardanti la legge quadro di riforma dell'assistenza (si vedano gli articoli - allegati 2 e 3 - apparsi sul numero 122 di "Prospettive assisten­ziali" "II Governo nega le esigenze e i diritti dei citta­dini più deboli: occorre salvare il salvabile a livello parlamentare e aprire vertenze nei confronti delle Regioni e dei Comuni", "Handicap e lavoro: condi­zioni per una riforma seria del collocamento obbli­gatorio").

9. Gli obiettivi attualmente perseguiti dalle forze politiche sono rivolti:

a) a rinchiudere nelle RSA, preferibilmente quelle facenti parte del settore dell'assistenza/beneficen­za, le persone non in grado di autodifendersi: anzia­ni e adulti malati cronici non autosufficienti, malati di Alzheimer e altri soggetti colpiti da demenza senile, malati psichiatrici gravi e gravissimi, handicappati intellettivi con limitata o nulla autonomia;

b) a confinare in strutture "aperte" ma emarginan­ti le persone cosiddette svantaggiate (handicappati, malati di mente, tossicodipendenti, disadattati, ecc.). La tendenza è quella di far gestire queste strutture dal cosiddetto privato sociale: volontariato, cooperative sociali, associazioni, ecc., sia per spen­dere meno, sia per disincentivare il volontariato dei diritti.

Attenzione: I due obiettivi sopra indicati sono meno avvertiti a Torino e in Piemonte soprattutto per l'azione svolta dal CSA.

10. Obiettivi del CSA. Possono essere così sin­tetizzati:

- riconoscimento effettivo della pari dignità di tutte le persone e dei relativi diritti, con particolare riguar­do di coloro che, a causa delle loro condizioni psico­fisiche o perché minorenni, non sono in grado di autodifendersi;

- inserimento familiare di tutti i minori (famiglia propria innanzi tutto, adozione dei fanciulli in condi­zione di totale privazione di cure familiari, affida­menti familiari a scopo educativo negli altri casi);

- comunità alloggio solo quando le situazioni non possono essere risolte come sopra esposto;

- superamento di tutti gli istituti di ricovero per i minori, gli handicappati adulti e gli anziani in tutto 0 in parte autosufficienti;

- adeguamento dei servizi sanitari, abitativi, for­mativi, sportivi, culturali e sociali in genere, in modo che essi possano essere utilizzati anche dalle per­sone in difficoltà;

- inserimento lavorativo di tutti coloro che sono in grado di svolgere attività proficue anche se con ren­dimento ridotto, ma certo e continuo, rispetto alla media degli altri addetti. A questo riguardo si dovrebbe incominciare ad assumere iniziative con­tro il lavoro nero e il doppio lavoro (circa 6-7 milioni di persone);

- interventi di assistenza sociale esclusivamente per le persone ed i nuclei familiari che, nonostante l'utilizzo delle opportunità sociali di cui sopra, non sono in grado di inserirsi adeguatamente nella società.

11. Metodo di lavoro del CSA

Dovrebbe essere confermato, anzi rafforzato, il metodo di lavoro finora seguito e consistente in:

- acquisizione degli elementi conoscitivi (articoli, dichiarazioni, documenti, leggi, delibere, ecc.), veri­fica della loro attendibilità, individuazione delle reali caratteristiche (chi ha diritto alle prestazioni, chi deve garantirle, i contenuti, gli aspetti organizzativi, la localizzazione degli interventi, i tempi, i costi) al fine di conoscere le vere finalità di leggi e delibere. Si ricorda che in base alla sola parola "calcolato" inserita nella legge della Regione Piemonte 23 apri­le 1992 n. 24 sono stati sottratti agli handicappati piemontesi circa 20 miliardi all'anno;

- redazione delle proposte;

- individuazione degli organi competenti delle isti­tuzioni;

- ricerca delle possibili alleanze;

- definizione delle iniziative da assumere: articoli, richiesta di presentazione di interrogazioni, incontri, volantinaggi, ecc.

12. Proposte:

- confermare la scelta del volontariato dei diritti per la tutela delle esigenze di coloro che non sono in grado di autodifendersi;

- cercare di salvare il salvabile a livello nazionale; - concentrare l'azione nei confronti della Regione Piemonte, dei Comuni singoli e associati e delle USL sulle seguenti richieste:

a) superamento del ricovero in istituto di tutti i minori, mediante le alternative descritte in prece­denza;

b) riconferma dell'inserimento prescolastico, sco­lastico e formativo degli handicappati intellettivi;

c) rilancio della piattaforma sui centri diurni e le comunità alloggio;

d) rispetto delle leggi vigenti che attribuiscono al SSN il compito di provvedere alla prevenzione, cura e riabilitazione di tutti i malati, compresi gli anziani cronici non autosufficienti, con priorità assoluta degli interventi domiciliari dell'ADOC (assistenza domici­liare ospedaliera congiunta) e alla creazione di cen­tri diurni per i malati di Alzheimer;

e) accettazione del pagamento di una parte della retta da prelevare sui redditi degli anziani cronici non autosufficienti ricoverati presso RSA;

f) prosecuzione delle iniziative dirette a contrasta­re gli enti pubblici che continuano a pretendere con­tributi economici dei parenti di assistiti maggiorenni. AI riguardo si segnala che le norme attuative del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 109 "Definizione di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni sociali agevolate" potrebbero modificare il quadro giuridico di riferimento;

g) prosecuzione dell'azione condotta, soprattutto tramite I'UTIM, per la procedura gratuita relativa all'interdizione e alla nomina degli amministratori provvisori di persone incapaci.

13. Alcuni aspetti operativi

Dopo alcuni anni sono stati assunti da volontari del CSA incarichi specifici: predisposizione e stam­pa di "Controcittà", partecipazione alle Commissioni comunali sulla casa e sui taxi, Comitato per la dife­sa dei diritti degli assistiti. Per incrementare l'attività del CSA e per preparare validi quadri dirigenti sarebbe necessario che vi fossero altre persone che accettano di interessarsi di un settore di intervento da esse scelto, come ad esempio:

- verifica degli impegni assunti dalle istituzioni per la creazione di comunità alloggio e/o di centri diurni per handicappati intellettivi, e/o di centri diurni per malati di Alzheimer;

- ricerca locali disponibili per centri diurni e comu­nità alloggio;

- verifica attività corsi prelavorativi; - promozione di delibere;

- organizzazione di volantinaggi; ecc.

14. Raccomandazioni

Si segnala l'opportunità che le organizzazioni ade­renti al CSA:

- non aderiscano e i propri rappresentanti non partecipino nemmeno a titolo personale a iniziative che notoriamente hanno scopi incompatibili con le iniziative del CSA ;

- manifestino in tutte le possibili occasioni ai poli­tici ed agli amministratori il dissenso sulle loro dichiarazioni e iniziative contrastanti con le esigen­ze ed i diritti della fascia più debole della popo­lazione.

Occorrerebbe anche verificare se la partecipazio­ne a commissioni comunali o circoscrizionali ha determinato risultati utili rispetto al tempo impe­gnato.

Bisognerebbe infine valutare se nei confronti di almeno un candidato al Parlamento (o altro conses­so) non sia opportuno che il CSA si impegni per una campagna diretta alla sua non elezione.

 

 

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