Prospettive
assistenziali, n. 124, ottobre-dicembre 1998
seconda proposta di delibera sul volontariato
intra-familiare rivolto ai congiunti colpiti da malattie invalidanti e Da non
autosufficienza
Sul n. 123, luglio-settembre 1998, abbiamo
pubblicato una bozza di delibera rivolta ai Comuni singoli e associati per il
riconoscimento – a nostro avviso questione della massima importanza – del
volontariato intra-familiare attuato a favore di soggetti handicappati non
autosufficienti.
Presentiamo ora una bozza di deliberazione
riguardante persone malate e totalmente dipendenti, deliberazione che
confidiamo venga assunta dalle Aziende USL.
Testo proposto
Nel piano
sanitario nazionale per il triennio 1998-2000 è precisato che «Una quota
significativa di anziani soffre di patologie croniche, spesso multiple e di
disabilità che ne limitano l’autosufficienza» e che «Tra essi, i malati di
Alzheimer costituiscono una popolazione di 500.000 soggetti particolarmente
esposti a condizioni di deterioramento della qualità della vita per se stessi e
per i familiari, sui quali ricade gran parte del peso assistenziale».
Anche per
quanto riguarda gli altri anziani e gli adulti colpiti da malattie invalidanti
e da non autosufficienza, una percentuale rilevante, secondo alcuni dell’80%
circa, vive a casa propria, seguita dai propri congiunti.
Al riguardo,
è noto che i familiari di questi malati non hanno alcun obbligo giuridico di
accoglierli a casa loro, com’è dimostrato dal fatto che nel caso di loro
ricovero in ospedale o in altre strutture, mai è stato assunto nei loro
confronti alcun provvedimento di natura penale.
Infatti, la
diagnosi e la cura delle malattie e dei loro esiti sono competenze specifiche
non dei parenti dei malati, ma del Servizio sanitario nazionale.
Il ruolo di
sostegno domiciliare svolto dai congiunti dei malati cronici non
autosufficienti è assai importante non solo per quanto riguarda la qualità
della vita dei pazienti, ma anche sotto il profilo economico, consentendo al
Servizio sanitario nazionale di realizzare economie di rilevante importo.
La percentuale di anziani ricoverati negli istituti dei diversi Paesi
europei è la seguente:
Irlanda 8,6 Gran Bretagna 5,0
Olanda 7,2 Spagna 2,5
Germania 5,9 Italia 1,9
Danimarca 5,9
Nello stesso tempo occorre tener
presente che nel nostro paese è estremamente bassa la percentuale degli
ultrasessantacinquenni a cui sono fornite prestazioni di aiuto domiciliare,
come risulta dai seguenti dati (tratti come i precedenti dall’articolo di
Massimo Mengani e Claudia Giammarchi, Aspetti
quantitativi delle disabilità nella popolazione anziana, in “Rassegna
geriatrica”, vol. XXXII, fasc. 1-2, 1996, pag. 67):
Danimarca 17,3 Belgio 5,9
Olanda 12,1 Germania 5,9
Gran
Bretagna 8,7 Italia 0,5
Francia 6,3
Vi è dunque
la necessità, sempre più urgente, di istituire e sviluppare i servizi sanitari
domiciliari, soprattutto unificando l’assistenza domiciliare integrata e
l’ospedalizzazione a domicilio (si veda al riguardo la deliberazione della
Giunta della Regione Piemonte n. 147-21632 del 4 agosto 1997 istitutiva dell’ADOC,
Assistenza domiciliare ospedaliera congiunta).
Per poter
conservare l’attuale rilevante percentuale di anziani e di adulti cronici non
autosufficienti che continuano a vivere a casa loro, occorre non solo fornire
ai malati le necessarie cure sanitarie, ma bisogna anche sostenere i congiunti,
tenendo conto del loro notevole e stressante impegno.
Da notare
che per poter seguire i loro congiunti malati, non è raro incontrare familiari
che hanno abbandonato il lavoro con conseguente danno economico.
In ogni
caso, occorre garantire ai familiari, impegnati spesso tutti i giorni (e a
volte anche le notti) dell’anno, concrete possibilità di momenti di tregua, al
fine di consentire loro di recuperare le forze e di provvedere alle loro
questioni personali e ai loro impegni familiari e sociali.
Pertanto,
ferma restando la necessità di mettere a disposizione dei soggetti malati
cronici non autosufficienti i necessari servizi diagnostici e curativi
domiciliari e, per i malati di Alzheimer, anche i centri diurni aperti almeno
40 ore settimanali, allo scopo di favorire la permanenza presso i loro
congiunti dei soggetti adulti o anziani colpiti da malattie invalidanti e
alterdipendenti, con la presente deliberazione si riconosce il positivo apporto
del volontariato intra-familiare svolto da coniugi, figli, fratelli, sorelle e
da altri parenti.
Quindi,
previo accertamento dell’Unità valutativa geriatrica della situazione di
cronicità e di non autosufficienza, ai congiunti che provvedono alla loro
accoglienza domiciliare, è erogato dall’Azienda USL un contributo mensile di
lire un milione. La somma suddetta sarà rivalutata all’inizio di ogni anno in
base ai dati ISTAT sull’aumento del costo della vita.
Il
contributo è versato sia perché i parenti possano retribuire le persone da essi
chiamate per essere aiutati nell’assistenza, sia al fine di dare attuazione
all’art. 9 della legge 5 febbraio 1992 n. 104.
Gli
accertamenti sopra descritti sono demandati alle Unità valutative geriatriche
anche nei confronti dei soggetti aventi un’età inferiore ai 65 anni. In ogni
caso agli accertamenti dell’Unità valutativa geriatrica partecipa anche il
medico di fiducia del paziente.
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