Prospettive assistenziali, n. 126, aprile-giugno 1999

 

 

Interrogativi

 

 

 

ERRORE O BUGIA DELL’ASSESSORE ZANON?

Spesso sul settimanale “Vita” una pagina intera è dedicata all’autopromozione della Regione Veneto, con articoli e notizie curati dall’Ufficio Stampa della Giunta.

In una di queste pagine pubblicitarie è riportata una dichiarazione dell’Assessore regionale alle politiche sociali, Raffaele Zanon, secondo cui «il rimborso sanitario giornaliero assegnato dalla Regione Veneto alle IPAB per gli anziani non autosufficienti è il più alto d’Italia (62 mila lire)».

Si tratta di un dato assolutamente non vero: ad esempio la quota sanitaria delle RSA del Piemonte raggiunge le 90 mila lire al giorno ed arriva a 129 mila per il nucleo demenze della RSA Anni Azzurri di Volpiano (Torino).

Inoltre, perché l’Assessore Zanon non tiene conto che gli anziani non autosufficienti sono persone malate aventi diritto, in base alle leggi vigenti, al ricovero sanitario gratuito e senza limiti di durata?

 

PERCHÉ PER LA FONDAZIONE DON GNOCCHI GLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI NON SONO DI COMPETENZA DELLA Sanità?

 

Il 24 ottobre 1998 è stato inaugurato il Centro “Girola” di Milano, di proprietà della Fondazione Don Gnocchi.

I lavori di ristrutturazione dell’enorme edificio, già orfanotrofio (l’area è di 27 mila metri quadrati) hanno richiesto costi notevoli: la Fondazione Don Gnocchi ha speso complessivamente 15 miliardi, di cui 3,3 offerti dalla Fondazione CARIPLO e 5 messi a disposizione dalla Regione Lombardia a tasso zero.

Nel Centro Girola è prevista una RSA per anziani cronici non autosufficienti con 126 posti letto, un centro diurno per 30 handicappati intellettivi gravi non integrabili in attività lavorative, nonché un servizio diurno per 30 anziani parzialmente autosufficienti e un ambulatorio di riabilitazione.

Dalla Fondazione Don Gnocchi vorremmo sapere se non giudicano negativamente la concentrazione di un numero così vasto di funzioni in una sola struttura e se la scelta delle attività è stata fatta sulla base delle esigenze della popolazione, oppure partendo dalla opportunità economica di utilizzare tutta la struttura esistente.

Preso atto che la Fondazione Don Gnocchi gestisce anche la RSA Palazzolo, con ben 650 posti letto per vecchi infermi alterdipendenti, gradiremmo anche sapere se ritiene compatibile con le esigenze fondamentali di vita e con il diritto alla salute degli anziani malati cronici non autosufficienti l’attribuzione da parte della Regione Lombardia della gestione delle strutture di ricovero dei suddetti soggetti, comprese quelle del Don Gnocchi, al settore dell’assistenza sociale invece che al comparto sanitario.

Inoltre, visto che la Fondazione Don Gnocchi dispone di un enorme potere (le attività concernono i seguenti posti letto: per le attività di riabilitazione extraospedaliera 757 in internato e 507 in seminternato, per l’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico 120 in degenza e 60 in day hospital, per le RSA 965 per gli anziani non autosufficienti e 162 per i parzialmente autosufficienti, per la casa di cura 80), vorremmo sapere quali iniziative ha assunto nei confronti del Ministero della sanità, delle Regioni e delle ASL per ottenere il rispetto delle leggi vigenti che assicurano, fra l’altro, cure sanitarie gratuite e senza limiti di durata anche agli anziani colpiti da malattie inguaribili e da non autosufficienza.

 

VOLONTARI PRO EMARGINAZIONE?

Sul n. 2/1999 della Rivista del volontariato è descritta in termini molto positivi la presenza di un folto gruppo di volontari (una trentina) nella clinica Villa Rosa di Viterbo in cui sono ricoverati 135 pazienti psichiatrici.

Non mettiamo certo in discussione l’impegno personale dei volontari che, come risulta dall’articolo di Danilo Angelelli “senza pelle”, sono impegnati in attività di animazione: teatro, fotografia, bricolage, pittura, cucina, ecc.

Vorremmo, però, porre ai volontari di Villa Rosa le seguenti domande: «Vi sembra che una struttura di 135 posti sia idonea sotto i profili terapeutici e sociali? Quali sono state le iniziative assunte dai volontari per la istituzione di centri diurni di risocializzazione, di comunità alloggio di 8-10 posti al massimo e degli altri indispensabili servizi domiciliari e ambulatoriali?».

Aspettiamo le risposte, impegnandoci di pubblicarle integralmente su Prospettive assistenziali.

 

si vuole veramente combattere il lavoro nero?

Come riferisce Daniela De Sanctis (Conquiste del lavoro, 8 ottobre 1998) «sono bastati 6 uomini e 13 giorni di lavoro per stanare nel bergamasco, una delle province più ricche d’Italia, 137 lavoratori irregolari ed evasioni per oltre un miliardo».

Nello stesso tempo – segnala l’Autrice – «a Trapani, il 35% dei lavoratori attivi è sconosciuto al fisco e alla previdenza».

Precisa la denuncia della De Sanctis: «Da anni si parla, sindacati in testa, di lotta al sommerso e a quello che ne consegue: evasione fiscale e contributiva, precarietà e sfruttamento dei lavoratori, maggiore ricorrenza di infortuni e, più recente, ma non meno grave, implicazioni sempre più strette con l’immigrazione clandestina».

Se il lavoro nero non viene combattuto è solamente perché, al di là delle dichiarazioni verbali, il Ministero del lavoro non vuole intervenire?

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it