Prospettive
assistenziali, n. 127, luglio-settembre 1999
Libri
Giuseppe Costa, Mario Cardano, Moreno Demaria (a cura di), Torino - Storie di salute in una grande città, Città di Torino,
Ufficio di statistica, 1998, pagine 305
Questo libro presenta i principali risultati di un programma di ricerca più
che decennale, concepito per descrivere e spiegare l’evoluzione delle
diseguaglianze di salute a Torino. La documentazione empirica da cui muovono le
considerazioni sviluppate nel volume è tratta dall’archivio dello Studio
Longitudinale Torinese, un sistema informatizzato di sorveglianza della
mortalità e della morbosità della popolazione torinese. L’archivio coniuga le
informazioni socio-demografiche rilevate negli ultimi tre censimenti della
popolazione, con la storia sanitaria dei soggetti: i ricoveri ospedalieri,
l’uso di farmaci e, da ultimo, la data e la causa del decesso. Queste
informazioni hanno consentito di tratteggiare un profilo epidemiologico della
città di Torino; un profilo costruito intrecciando le diverse traiettorie
biografiche dei torinesi, accostando le differenti storie di salute e di
malattia che hanno scandito la storia più recente della città.
Il quadro
complessivo che emerge è quello di una città caratterizzata da diseguaglianze
di mortalità intense e regolari. L’eccesso totale delle morti attribuibili alle
differenze sociali negli anni Novanta corrisponde all’incirca all’effetto
cumulativo di un incidente aereo grave che si ripetesse ogni tre settimane.
Queste diseguaglianze si osservano su tutte le dimensioni della struttura
demografica e sociale: a parità di età, il rischio di morire è più alto tra i
meno istruiti, nelle classi sociali subordinate, tra i disoccupati, tra chi
abita in case meno agiate e in quartieri degradati, tra chi vive solo o in
situazioni familiari meno protette. L’andamento nel tempo delle diseguaglianze
è piuttosto sconfortante: solo tra i bambini e tra i ragazzi esse tendono a
ridursi, mentre nei neonati, tra gli adulti e tra gli anziani tendono ad
allargarsi. Praticamente quasi tutte le cause di morte sono interessate da
queste diseguaglianze, con particolare evidenza per quelle correlate a stili di
vita insalubri (tumore del polmone e fumo, cirrosi e alcool), a lunghe carriere
di povertà e svantaggio (malattie respiratorie e tumori dello stomaco), a
problemi di sicurezza (condizioni di lavoro tra gli adulti con infortuni sul
lavoro e condizioni di vita tra i giovani con incidenti stradali e tra gli
anziani con infortuni domestici), a problemi di disagio sociale (dipendenza da
droghe tra i giovani, suicidio tra gli anziani), a problemi psicosociali di stress (malattie ischemiche del cuore),
a problemi di emarginazione dei malati (malattie psiconervose) e, infine, a
problemi di accesso all’assistenza sanitaria (morti evitabili).
Il volume non è in vendita. Viene inviato nei
limiti delle disponibilità a coloro che ne fanno richiesta all’Ufficio di
Statistica del Comune di Torino, Via Frejus 21, 10139 Torino, tel.
011-442.06.41; fax 011-442.06.70.
FRANCESCO
CAVAZZUTI - GIULIANO CREMONCINI, Assistenza
geriatrica oggi, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 1998, pag. 540, L.
80.000
Nell’assistenza infermieristica geriatrica si sono consolidate negli ultimi
anni nuove strategie operative che puntano ad un livello più elevato di qualità
professionale e di responsabilità.
La persona malata, in particolare quella anziana, vive una condizione umana
difficile, soprattutto quando è colpita da patologie inguaribili e per le sue
esigenze quotidiane deve dipendere dagli altri.
L’infermiere, proprio per il suo ruolo, dovrebbe essere il miglior garante
dei diritti degli anziani.
Come giustamente viene affermato da Ferrara, Costantini e Cavazzuti «fondamentale è garantire al paziente il
diritto di reclamare o protestare fornendo uno strumento indispensabile, e
spesso unico, di verifica dell’efficacia percepita del nostro operato» e
cioè delle prestazioni di medici e infermieri.
Purtroppo, attualmente, il diritto dell’anziano alle cure sanitarie «si scontra con la mentalità corrente
dell’ottimizzazione delle risorse: essa, spesso erroneamente, identifica la
cura con la guarigione, come se ogni altra condizione patologica che non
permetta la restitutio ad integrum
non avesse dignità di malattia».
Occorre dunque che nel campo sanitario si affermi «una più approfondita e realistica visione dei diritti che veda il
paziente anziano non più come un soggetto passivo, che richiede tante
prestazioni proporzionali ai numerosi bisogni, ma una persona a cui favorire e
fornire una qualità di vita nelle situazioni più disparate».
Il volume, che dedica ampio spazio ai nuovi settori di intervento
(valutazione multidimensionale, aspetti etici, del rapporto con l’anziano,
situazioni di rischio, ecc.), costituisce per gli infermieri e per gli altri
operatori un indispensabile ed aggiornato strumento di lavoro, anche se in
qualche caso (si veda ad esempio il capitolo di Zanetti e Bianchetti “La rete
dei servizi per il paziente demente”) non si tiene conto che la gestione da
parte del settore dell’assistenza sociale di servizi destinati ad anziani
malati contrasta nettamente con i diritti sanciti dalle leggi vigenti.
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