Prospettive assistenziali, n. 127, luglio-settembre
1999
CarenTI
le relazioni sociali inviate al tribunale per i minorenni di torino: i
risultati di una ricerca
ALINA BALMA (1)
Questo articolo riporta i risultati di una ricerca
condotta su un campione delle segnalazioni relative a minorenni in situazione
di presunta privazione di assistenza morale e materiale da parte dei genitori e
dei parenti tenuti a provvedervi.
La ricerca, proposta dall’ANFAA, è stata sostenuta dai
docenti del diploma universitario in servizio sociale di Torino, in quanto, nel
corso di vari incontri con i rappresentanti del Tribunale per i minorenni,
l’inadeguatezza delle relazioni pervenute era stata segnalata come uno dei
motivi del ritardo nell’assunzione di provvedimenti a favore dei minori
presumibilmente dichiarabili in stato di adottabilità.
Obiettivo della ricerca è stato quello di appurare se
le relazioni scelte come campione fossero complete o carenti. Con il termine
“complete” sono state definite le relazioni contenenti informazioni che
consentono ai giudici del Tribunale per i minorenni – attraverso la chiarezza
delle argomentazioni e dei fatti riportati – di prendere una decisione. Va
altresì sottolineato che la completezza di tali informazioni è la prova
dell’accurato lavoro di ricerca e di rielaborazione che ogni assistente sociale
è tenuto a svolgere.
Metodologia utilizzata (2)
– Definizione dell’ipotesi di ricerca: troppo spesso le relazioni sociali di segnalazione
relative a situazioni di presunto stato di adottabilità non contengono molte
delle informazioni indispensabili ai giudici del Tribunale per i minorenni per
prendere una decisione in merito.
– La scelta del campione è stata determinata
dalla disponibilità del Tribunale per i minorenni di Torino e dalla necessità
che il campione non avesse un’ampiezza eccessiva, in modo da poter essere
analizzato senza particolari difficoltà. Il campione scelto comprendeva 39
relazioni sociali concernenti segnalazioni relative a minori il cui stato di
adottabilità – al momento dell’inizio della ricerca – fosse già stato definito.
Le relazioni sono state inviate nel 1996 da servizi sociali territoriali e
ospedalieri situati in tutto il territorio di competenza del Tribunale per i
minorenni di Torino, ossia in Piemonte e nella Valle d’Aosta. Non sono state
prese in considerazione le segnalazioni dei minori non riconosciuti alla
nascita.
– La definizione del questionario è stata
effettuata partendo da uno schema di relazione sociale di segnalazione tratto
dal volume “Dalla parte dei bambini”, di Marisa Pavone, Frida Tonizzo e
Mario Tortello, Rosenberg & Sellier, Torino, 1989, il cui testo è riportato
nell’allegato 1. Le parti più significative dello schema sono state adottate
per la valutazione delle relazioni. Il questionario comprendeva 31 quesiti.
– La raccolta dei dati è consistita nella lettura
ed analisi di ciascuna relazione in modo da poter compilare il questionario. La
lettura delle relazioni si è svolta presso il Tribunale per i minorenni grazie
alla collaborazione del dott. Mauro Zaffatoni, giudice onorario, che, oltre ad
aver reso assolutamente anonime le relazioni, ha garantito la sua supervisione.
– La codifica e analisi dei dati ha avuto luogo
mediante il confronto delle relazioni con gli argomenti inseriti nel
questionario. I risultati sono stati raccolti in prospetti riassuntivi. Si è
inoltre costruita una serie di tabelle: alcune di esse fanno emergere con
chiarezza i dati inseriti nel prospetto riassuntivo; altre confrontano le
relazioni con alcune peculiarità che le caratterizzano (tipo di servizio da cui
provengono, località da cui sono state inviate, nazionalità del minore in
causa, ecc.). In questo articolo sono riportati i dati più significativi.
– L’interpretazione dei dati è consistita in un’analisi dei risultati
ottenuti, analisi che è stata messa a confronto con l’ipotesi iniziale.
I dati emersi dalla ricerca confermano l’ipotesi
iniziale, e cioè che le relazioni sociali di segnalazione sono spesso carenti
delle informazioni indispensabili ai giudici per prendere sollecite e motivate
decisioni.
L’illustrazione dei risultati che seguono non si pone
come una critica nei confronti degli autori delle relazioni, bensì come una
constatazione oggettiva di una situazione che esiste e che molto probabilmente
è indicativa di una non corrispondenza dell’operato degli assistenti sociali
con le esigenze dei giudici del Tribunale per i minorenni.
I risultati del lavoro di ricerca non sono stati
sottoposti al giudizio dei giudici minorili. Un’analisi congiunta comporterebbe
certamente l’individuazione degli elementi necessari per una collaborazione più
proficua.
Risultati della ricerca
* Dati anagrafici. Si sono riscontrate carenze concernenti i dati anagrafici relativi sia
al minore, sia ai soggetti a lui legati. Alcuni esempi. In 10 relazioni su 39
manca il luogo di nascita del minore. Se si escludono 5 relazioni concernenti
aggiornamenti richiesti dal Tribunale per i minorenni (3), rimangono comunque
assolutamente ingiustificabili le altre informative, comprese 2 che riguardano
segnalazioni relative a minori inviate nel corso del procedimento aperto per i
fratelli dello stesso.
In 10 relazioni su 39 manca il nome del padre del
minore. In un solo caso si tratta di un aggiornamento; negli altri la mancanza
non pare essere giustificabile in alcun modo dal momento che i contenuti non
presentano alcuna motivazione plausibile a sostegno di tale carenza.
In 4 relazioni su 39 non è presente il nome della
madre. Di queste, una sola rappresenta un aggiornamento sulla situazione,
mentre in un’altra la madre risulta essere deceduta da diversi anni. Nei
restanti 2 casi appare chiaro che il servizio conosce molto bene il nucleo in
questione e non si capisce pertanto come mai il nome della madre non venga
chiaramente esplicitato.
In 3 relazioni si riscontra inoltre la mancanza del
nome di entrambi i genitori; delle tre una sola rappresenta un aggiornamento
richiesto dal Tribunale.
Un’ulteriore osservazione relativa ai dati anagrafici
riguarda il fatto che nella maggior parte delle relazioni non viene indicata
chiaramente la residenza di fatto del minore al momento della segnalazione.
Si ritiene invece che la suddetta informazione sia
estremamente rilevante in quanto fornisce ai giudici indicazioni relative al
tipo di provvedimento da adottare in prima battuta e alla necessità o meno di
agire con urgenza.
* Certificazioni allegate. In quasi l’80%
delle relazioni prese in esame non è allegata alcuna certificazione (medica,
psicologica, scolastica, di altro genere) a sostegno di quanto viene affermato.
Ciò va rilevato come un fatto negativo, soprattutto se si considera la
certificazione come una conferma per il giudice di quanto è riportato nella
relazione. Tuttavia, per correttezza, occorre sottolineare che le relazioni che
presentano almeno una certificazione risultano essere anche quelle meno
complete di informazioni, quasi vi fosse nelle relazioni sprovviste di
qualsiasi certificazione, un tentativo di compensare tale mancanza inserendo un
numero maggiore di informazioni.
* I soggetti legati al minore (cfr. la tab.
1). Rispetto ai soggetti legati al minore e citati nella relazione, il
questionario richiedeva 8 tipi di informazioni (età, luogo di nascita,
scolarità, professione, comportamento lavorativo, stato di salute fisica e
psichica, eventuali ricoveri ospedalieri, eventuali istituzionalizzazioni). Nelle
relazioni del campione preso in esame sono state rilevate mediamente solo 1,4
caratteristiche per ciascun soggetto. Va inoltre sottolineato come la suddetta
media non aumenti per i soggetti presumibilmente più legati al minore. Per
esempio: il dato riguardante la madre risulta essere di 1,09, quello del padre
di 2,09. Si ricorda inoltre che tra le informazioni meno riportate compaiono la
professione (26% dei soggetti citati) e il comportamento lavorativo (9% dei
soggetti citati) nonostante si tratti di dati estremamente utili per
comprendere come il nucleo riesca a soddisfare i bisogni materiali fondamentali
del minore e quale sia l’atteggiamento e l’affidabilità dei soggetti che lo
circondano.
* Le informazioni relative alla situazione economica
ed abitativa (cfr. la tab. 2). Le
informazioni di questa natura richieste dal questionario erano 9 (da quanto
tempo la famiglia occupa l’attuale abitazione, come l’ha ottenuta, descrizione
dell’abitazione, situazione economica, giudizi sul tenore di vita in rapporto
al reddito, rapporti all’interno del nucleo, inserimento del nucleo nell’ambito
del vicinato, atteggiamento del vicinato nei confronti del nucleo, utilizzo o
meno da parte del nucleo delle risorse messe a disposizione dai servizi). Anche
in questo caso la media di informazioni presenti nelle relazioni del campione è
nettamente inferiore a quella attesa: infatti sono state accertate solamente
1,4 informazioni anziché 9. Tra le informazioni meno riportate vanno annoverate
la descrizione dell’abitazione (presente in 7 relazioni su 39), la situazione
economica (12 relazioni su 39), l’utilizzo o meno da parte del nucleo delle
risorse messe a disposizione dai servizi (9 relazioni su 39). Inoltre, anche se
l’informazione relativa ai rapporti all’interno del nucleo è la più riportata
(19 relazioni su 39), si ritiene comunque che dovrebbe comparire in un numero
maggiore di relazioni, in quanto spesso è proprio a causa della inidoneità di
questi rapporti che si rende necessaria la segnalazione all’autorità giudiziaria.
* La storia del minore. Viene descritta ampiamente dal 2,57% delle relazioni
del campione, schematicamente dal 43,59% e non viene descritta nel 53,84% dei
casi. Inizialmente si era ipotizzato che una così bassa percentuale delle
storie descritte in modo ampio potesse essere giustificata a causa dell’età
piuttosto bassa dei minori costituenti il campione; di fatto questa ipotesi è
stata smentita o, quantomeno, non del tutto avvalorata. Infatti, in primo
luogo, l’unica relazione che descrive ampiamente la storia del minore è
relativa ad un bambino compreso nella fascia d’età più bassa (0-3 anni).
Inoltre si è constatato che non diminuisce con l’aumentare dell’età dei minori
la percentuale delle storie non descritte ampiamente. Per correttezza va tuttavia
ricordato che anche lo psicologo dovrebbe fornire al Tribunale per i minorenni
dati concernenti la situazione dei minori.
Nonostante ciò va rilevato che se si volessero ridurre
i tempi di sofferenza del minore, la relazione di segnalazione dovrebbe presentare
il maggior numero possibile di elementi utili al giudice per decidere.
Ovviamente, fra le informazioni, quelle riguardanti il minore sono le più
importanti.
* Atteggiamento ed interesse dei genitori nei
confronti del figlio. Traspare
soltanto dal 56,11% delle relazioni analizzate. Pare plausibile ritenere che
questo tipo d’informazione dovrebbe emergere chiaramente nel corso dei colloqui
del nucleo con gli operatori del servizio o dall’osservazione diretta degli stessi. Inoltre, laddove non risulti chiaro,
questo importantissimo aspetto dovrebbe essere approfondito dagli operatori, in
quanto rappresenta un elemento fondamentale su cui dovrà basarsi la decisione
dei giudici. La mancanza di queste informazioni va rilevata come un fatto
abbastanza negativo poiché è di fondamentale importanza individuare
l’atteggiamento dei genitori anche al fine di valutare se possono essere
responsabilizzati perché in grado di porre rimedio alla situazione di grave
disagio del figlio (4).
* Proposte del servizio nei confronti del Tribunale. Il 46,15%
delle relazioni esaminate contengono indicazioni del servizio sugli interventi
da assumere per aiutare il minore e la sua famiglia, nel 33,33% le proposte al
Tribunale sono esplicite. Nel 10,25% sono indicati i servizi che dovrebbero
essere coinvolti (5). Nel complesso sembra che il livello di responsabilità che
il servizio ritiene di assumersi sia abbastanza basso. Certo non spetta al
servizio decidere. Si ritiene tuttavia che il servizio, essendo a diretto
contatto del minore e del nucleo in questione, potrebbe in molte occasioni
suggerire interventi adeguati alla situazione. Inoltre è necessario non
dimenticare che la segnalazione all’autorità giudiziaria minorile non esaurisce
l’intervento di protezione e tutela del minore spettante ai servizi sociali.
Proprio per tale motivo, il compito dell’operatore non termina con la
segnalazione, poiché quest’ultima non è fine a se stessa, bensì deve rientrare
in un progetto di aiuto o quantomeno di valutazione in cui il ruolo dell’assistente
sociale risulta prioritario.
* Le fonti. Per
quel che concerne la questione delle fonti delle informazioni, aspetto
trasversale all’intero questionario, si sottolinea come esse non siano sempre
esplicite. Nella maggior parte dei casi sono difficilmente individuabili.
Invece, si ritiene opportuno – anche per facilitare la lettura della relazione
a soggetti che non abbiano mai avuto a che fare con la situazione descritta e
che debbano decidere sulla base di quanto leggono – che per ogni informazione di
una certa rilevanza venga chiaramente specificata la provenienza. L’indicazione
delle fonti delle notizie presenta il vantaggio di rendere immediatamente
attendibile al giudice ciò che legge, fugando ogni dubbio rispetto alla
necessità di rivolgersi al servizio per ulteriori chiarimenti.
Conclusioni
Alla luce dei risultati esposti, emergono svariate
carenze nelle relazioni riguardanti la segnalazione dei minori in presunta
situazione di privazione di cure materiali e morali da parte dei genitori e dei
parenti.
Tali carenze riguardano diversi aspetti: la
valutazione delle condizioni di vita del minore, i comportamenti dei genitori e
degli altri soggetti con cui vive o ai quali è legato, la situazione economica
e abitativa del nucleo e i rapporti delle persone coinvolte con i servizi.
Allegato 1
Schema di relazione sociale relativa ad un minore in
presunta situazione di adottabilità
Data ..................................
Relazione sociale sul minore
.......................................... nato a ................................................
il ............................. di ..........................................
e di ...................................... residente a
......................................................................... via ......................................................................
n. ........... (eventualmente presso
....................................................).
Motivo della segnalazione
Se è il Tribunale per i minorenni che ha richiesto la
relazione riportare la data della richiesta, la motivazione e il numero del
fascicolo. Precisare se la relazione si limita a rispondere a una specifica
richiesta del Tribunale per i minorenni oppure se a sua volta riguarda anche
altri minori presenti nello stesso nucleo familiare.
Se la segnalazione è stata sollecitata da familiari, da
autorità locali ecc. o dagli stessi operatori, spiegare i motivi per i quali si
richiede l’intervento del Tribunale per i minorenni.
Fare riferimento ad eventuali precedenti esistenti presso
il Tribunale per i minorenni anche se relativi a parenti del minore.
Informazioni indirette (servizio o
persone)
Specificare le fonti di informazione ed allegare
eventuali certificazioni sanitarie, psicologiche, scolastiche, ecc.
Composizione familiare
Indicare da quanto tempo il caso è conosciuto dal
Servizio sociale che segnala e se era già conosciuto da altri servizi
(citarli):
1) padre, madre, fratelli, sorelle, nonni,
persone conviventi, altri parenti.
Nella composizione familiare devono anche essere
precisati tutti i parenti entro il quarto grado conosciuti dai servizi che
abbiano mantenuto rapporti significativi con il minore.
2) altre persone direttamente coinvolte nella
situazione del minore (esempio affidatari, ecc.).
Per ognuna delle suddette persone indicare:
parentela con il minore;
cognome - nome - data di nascita - residenza - stato
civile;
scolarità;
eventuali istituzionalizzazioni;
lavoro (professione, comportamento lavorativo, ecc.);
stato di salute fisica e psichica, ricoveri ospedalieri;
3) spiegare quanti e quali sono i nuclei familiari che
si prendono in considerazione (del padre, della madre, di parenti, ecc.) e
indicare dati anagrafici e indirizzo (nella descrizione si darà la precedenza a
quelle nel quale è vissuto prevalentemente il minore).
Iter dei trasferimenti familiari con date e
motivazioni;
da quanto tempo la famiglia occupa l’attuale
abitazione, come l’ha ottenuta, la descrizione dell’abitazione (il quartiere,
lo stabile e la sua ubicazione nel quartiere; numero camere, arredamento,
pulizia, ecc.);
informazione sulla situazione economica (chi guadagna
in famiglia, a quanto ammontano i guadagni e non, eventuali elementi di
giudizio sul tenore di vita in rapporto al reddito conosciuto).
Situazione familiare
Rapporti del nucleo familiare del minore e di tutte le altre persone coinvolte (ruolo fra
i componenti, atteggiamento, ...);
come il nucleo è inserito nel vicinato, nel quartiere;
utilizzo risorse di servizi sociali e dei servizi
socio-assistenziali e non;
atteggiamento del vicinato e del quartiere verso il
nucleo e i nuclei familiari.
Storia del minore dedotta dal colloquio con il
genitore/i o chi in modo più continuativo si è preso cura del minore (parenti,
affidatari)
La storia del minore deve tener conto degli eventi significativi
per chi la racconta in quanto è attraverso questi eventi che più facilmente si
mettono in luce problemi e ansie che nel tempo hanno strutturato il rapporto
con il minore. Quando è possibile, e cioè se il colloquio è con i genitori, la
storia deve iniziare dal concepimento, per capire la situazione familiare,
socio-economica ed affettiva in cui il bambino è venuto al mondo; i problemi
che eventualmente ha posto alla madre, al padre, al nucleo nel suo insieme e
come si è risposto.
1) Lo sviluppo del bambino dalla gravidanza al
parto, ai primi anni (Il bambino è nato a termine? Come è stato il parto?
Il bambino si è fermato in ospedale e per quanto tempo? È stato allattato al
seno? Ha avuto problemi di alimentazione, di sonno? Soffriva di paure, di incubi?
A che età ha camminato? A che età ha detto le prime parole? A che età ha smesso
di bagnare il letto? Ha avuto malattie? Quali e con che conseguenze? È stato
all’asilo nido, alla scuola materna? Ha avuto problemi di inserimento?).
2) Distacchi dalla madre e dal nucleo:
È stato separato a che età e per quanto tempo? Perché?
In caso di affidamenti a familiari od altri, in
istituto, in comunità specificare quale è stata la situazione che ha
determinato il distacco (es.: malattia genitori o parenti o eventuali ricoveri
ospedalieri, disinteresse dei genitori, difficoltà di rapporti in famiglia,
separazione o divorzio dei genitori, mancanza o lontananza del lavoro, problemi
di emarginazione, allontanamento volontario dei genitori o parenti con loro
reperibilità o meno).
Chi ha richiesto l’intervento?
che cosa si aspettavano (o temevano) i genitori
dall’allontanamento?
a cosa è servito;
rapporti con genitori e parenti;
visite e corrispondenza di genitori e parenti
(periodicità, durata, caratteristiche);
reperibilità dei genitori durante l’affidamento ed
eventuali ritardi nelle dimissioni, motivi;
fonti delle informazioni;
rientro del minore in famiglia (nei giorni festivi,
durante le vacanze, ecc.; loro periodicità);
rapporto con gli affidatari o con gli educatori o con
altri (insegnanti, volontari, ecc.).
3) Ricoveri in ospedale:
Dove, per quali motivi sanitari;
durata;
rapporti con genitori e parenti;
visite e corrispondenza, di genitori e parenti
(periodicità, durata, caratteristiche);
reperibilità dei genitori durante il ricovero
ospedaliero ed eventuali ritardi nelle dimissioni, motivi;
fonti delle informazioni.
4) Curriculum scolastico:
Scolarità raggiunta (specificando a che età) o in
corso; quali classi ha ripetuto e perché (motivi di salute, trasferimento della
famiglia, immaturità del ragazzo o sua scarsa preparazione, assenze immotivate,
eccessiva irrequietezza, ecc.);
come è stato accettato il minore nell’ambiente
scolastico, come ha vissuto o vive l’esperienza scolastica, che tipo di
rapporti ha instaurato con i compagni, con gli insegnanti e sua partecipazione
alle attività extrascolastiche;
rapporti scuola-famiglia;
se il ragazzo intende proseguire gli studi;
se ha abbandonato gli studi indicare i motivi.
5) Curriculum lavorativo:
Cercare di precisare a quale età il minore ha iniziato
a lavorare anche se si tratta di attività lavorativa saltuaria, svolta a fianco
di un familiare, con altri minori e se al minore sono richieste prestazioni
nell’ambito familiare (esempio badare ai fratelli e da quando);
inizio dell’attività lavorativa presso terzi;
elencare le attività intraprese, la loro durata ed i
periodi di disoccupazione;
motivazioni date dal ragazzo, dai familiari, dai datori
di lavoro sulla validità delle attività intraprese, sull’interesse del ragazzo
alle stesse e sull’interruzione del rapporto;
soffermarsi in particolare sull’ultimo lavoro svolto e
su quello che ha maggiormente interessato il minore;
fare una valutazione di raffronto fra ciò che offre il
mercato lavorativo e le aspirazioni del minore;
futuro lavorativo.
6) Problemi attuali:
Quali sono i comportamenti o i fatti che generano
conflitti in famiglia e con chi in particolare.
Quali sono gli interventi disciplinari dei genitori
(come cercano di controllare il comportamento del figlio: punizioni fisiche,
privazioni di libertà, ecc.) e con quali risultati (come reagisce: si ribella,
dice bugie, fugge, ecc.).
Cosa dice la gente: vicini, compagni, parenti e quanto
a loro importa.
Quale è l’attuale interessamento per il figlio e a cosa
mira. Come pensano di aiutarlo?
Chi è il minore (descrizione)
Tipo di rapporto esistente fra i familiari ed il minore
(indicare se esiste un rapporto privilegiato e spiegare perché);
quale ruolo ha il minore all’interno della famiglia
(dire se questo ruolo è imposto o subito dai familiari);
descrizione degli ambienti esterni frequentati dal
minore (parrocchia, cinema, bar, centri di incontro, ecc.); suo ruolo in questi
ambienti;
quali amicizie frequenta, suo ruolo fra i compagni.
Comportamento sociale:
Quando il minore ha iniziato a tenere un comportamento
ritenuto deviante dalla famiglia e/o dall’ambiente familiare e sociale;
motivazioni sull’inizio del comportamento deviante e
descrizione dei fatti ritenuti devianti (litigi con coetanei, fratelli, uno o
entrambi i genitori, irrequietezza scolastica, fughe, furti, prostituzione,
ecc.);
descrizione dell’iter progressivo del comportamento
ritenuto deviante;
relazione della famiglia e dell’ambiente sociale al
comportamento del minore (precisare se è stato abbandonato a se stesso o se gli
sono stati offerti degli aiuti, di che tipo e come detti aiuti sono stati
accettati dall’interessato).
Interventi sociali proposti e/o realizzati
Valutazione degli operatori sociali sulla situazione
esposta
Piano di lavoro:
Che cosa il servizio sociale (da solo, in équipe...)
ritiene debba essere fatto a livello assistenziale per aiutare il minore e/o la
sua famiglia e quali altri servizi, assistenziali e non, debbano essere
coinvolti;
precisare se il piano di lavoro è attuabile in rapporto
alle risorse esistenti ed alla collaborazione che la famiglia e/o il minore
offrono.
Proposte per il Tribunale per i minorenni:
È la logica conseguenza di tutta la relazione.
(1) La ricerca è stata svolta da Alina Balma come tesi
di diploma di assistente sociale; relatori Elena Allegri e Antonio Chiesi.
(2) Vedi Bailey K.D., Metodi della ricerca sociale,
Il Mulino, Bologna, 1985.
(3) Nei casi in cui non è stato possibile reperire la
segnalazione iniziale, è stato preso in esame il primo aggiornamento richiesto
dal Tribunale; ciascuno di questi casi verrà opportunamente segnalato in questo
articolo.
(4) L’assunzione di responsabilità costituisce uno dei
migliori segnali della possibilità di costruire una relazione terapeutica, da
T. Bertotti, “La presa in carico e le funzioni dell’assistente sociale”, in D.
Ghezzi - E. Vadilonga (a cura di), La tutela del minore, Cortina, 1996.
(5) Ciascun dato percentuale fa riferimento ad una
propria tabella.
Tabella 1
Tipologia dei Numero dei Numero medio
soggetti citati soggetti
citati di informazioni
per
soggetto
citato
Madre 37 1.09
Padre 31 2.09
Fratelli/sorelle 20 0.06
Nonni 20 0.85
Parenti
entro il IV grado
che
abbiano mantenuto
rapporti
significativi
con
il minore 17 0.05
Soggetti
conviventi 3 2.03
Altri
soggetti direttamente
coinvolti
nella situazione
del
minore 4 1
Tabella 2
Informazioni rispetto alla N° di questionari in cui
domanda
n° 13 le informazioni
sono
riportate
Da
quando tempo la famiglia
occupa
l’attuale abitazione 3
Come
l’ha ottenuta 1
Descrizione
dell’abitazione 7
Informazioni
sulla situazione
economica 12
Giudizi
sul tenore di vita in
rapporto
al reddito 2
Rapporti
all’interno del nucleo 19
Come
il nucleo è inserito nel vicinato 2
Atteggiamento
del vicinato
nei
confronti del nucleo 1
Utilizzo
o meno delle risorse messe a
disposizione
dai servizi da parte
del
nucleo 9
Totale 56
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