Prospettive
assistenziali, n. 127, luglio-settembre 1999
I centri diurni sanitari per i malati di alzheimer: un’altra
conquista del volontariato dei diritti
Anna Maria Gallo (*)
Una particolare attenzione è
stata rivolta dal CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di
base, alla istituzione dei necessari servizi sanitari per i malati di Alzheimer
e gli altri soggetti con demenza senile (1).
La piattaforma rivendicativa era
ed è incentrata sul riconoscimento della loro condizione di malati. Ne deriva
che non è stato richiesto l’intervento del comparto dell’assistenza (il che
avrebbe significato l’accettazione dell’equazione “inguaribile vuol dire
incurabile”), ma è stata individuata la piena competenza del Servizio sanitario
nazionale.
Da questa impostazione e dalle
iniziative dispiegate dal volontariato dei diritti che ha coinvolto non solo
movimenti di base ma anche operatori, finora sono sorti in Piemonte cinque
centri diurni sanitari, gestiti dalle ASL (e non dai Comuni).
A Torino, dove è stato possibile
fino a questo momento controllare la situazione da parte dei gruppi di base, il
servizio è totalmente gratuito; nelle altre zone le ASL, Aziende sanitarie
locali, approfittando dell’assenza dei movimenti di rappresentanza dell’utenza,
hanno preteso dai pazienti il versamento di contributi economici (2).
Com’è noto l’impegno dei
congiunti è particolarmente gravoso sul piano fisico e psicologico, soprattutto
quando la malattia modifica profondamente l’identità personale del malato.
Gli atteggiamenti del paziente
affetto da demenza di Alzheimer, che preoccupano i familiari che l’assistono,
sono soprattutto l’irrequietezza, i disturbi del sonno, il vagabondaggio, i
comportamenti aggressivi.
L’assistenza diventa logorante,
con notevoli ripercussioni sulla vita sociale e familiare. Anche i problemi
legati alla difficoltà di ottenere aiuti dagli altri componenti della famiglia
e dai servizi pubblici possono provocare sconforto.
Molti familiari presentano un
peggioramento del proprio stato di salute in relazione alle cure prestate al
loro congiunto: le conseguenze possono essere: insonnia, stanchezza,
depressione.
Però, nonostante tutto, quasi
sempre il familiare continua ad accogliere a casa sua il congiunto malato.
Una rete di servizi territoriali
adeguati facilita senza dubbio il compito di coloro che assistono a domicilio i
propri familiari: il centro diurno è una delle strutture indispensabili.
La gestione deve essere
assicurata dalla sanità o direttamente o tramite enti convenzionati. È di
fondamentale importanza che l’istituzione e il funzionamento siano di
competenza del Servizio sanitario nazionale, perché i malati di Alzheimer e gli
altri soggetti colpiti da demenza senile, pur essendo soggetti inguaribili,
sono curabili e possono presentare altre patologie indipendenti dalla demenza.
Il centro diurno è un ambiente in
cui il malato deve essere libero di muoversi, ma deve essere salvaguardato dai
pericoli.
L’organizzazione deve prevedere
spazi comuni: soggiorno, sala da pranzo, laboratori per le attività
socializzanti e occupazionali, area esterna accessibile e protetta; inoltre
occorrono un ambulatorio per le visite mediche e locali per le attività
riabilitative, i colloqui con i familiari e con lo psicologo.
L’obiettivo del centro diurno è
prioritariamente quello di ridurre lo stress al quale sono sottoposti i
familiari, permettendo loro di “riprendersi” una parte del tempo da dedicare a
loro stessi. Inoltre, questo servizio fornisce supporti, ad esempio
informazioni sulla malattia, sulle modalità con cui affrontare comportamenti
difficili del congiunto malato e soprattutto un sostegno psicologico. Sono di
particolare utilità i gruppi di mutuo aiuto dei familiari.
Altre attività riguardano la
stimolazione dei malati sulla base delle loro capacità individuali.
Gli interventi devono essere
organizzati integrando le varie figure professionali: medico, infermiere
professionale, terapista della riabilitazione, psicologo, assistente sociale,
educatore, altri addetti, volontari.
È importante che il centro diurno
non sia un contenitore isolato, bensì una struttura collegata con i servizi
territoriali al fine di poter fornire risposte adeguate ai bisogni dei pazienti
che possono mutare nel tempo.
L’orario di apertura può variare,
ma dovrebbero sempre essere garantite almeno otto ore di frequenza dal lunedì
al venerdì.
L’inserimento dei pazienti
avviene tramite proposta dell’UVG, Unità valutativa geriatrica.
Il primo centro diurno sanitario
per dementi è stato creato a Torino con una delibera dell’ex USL VII (ora ASL
4) del 27 dicembre 1993, è entrato in funzione il 1° marzo 1994 in due locali
situati al piano terreno dell’Ospedale Einaudi di Torino ed è stato trasferito
il 1° luglio 1997 nell’attuale sede di Via Schio 1, messa a disposizione dal
Comune di Torino.
La frequenza dei centri sanitari
diurni dovrebbe essere del tutto gratuita, compresi la mensa e il trasporto. È
deplorevole che ai congiunti, che non hanno alcun obbligo giuridico di curare a
casa loro parenti malati di Alzheimer, venga imposto il versamento di
contributi. Il Servizio sanitario nazionale dovrebbe, invece, riconoscere,
anche mediante erogazioni economiche, il ruolo sociale del volontariato
infra-familiare (3).
(*)
Presidente dell’ASVAD, Associazione solidarietà e volontariato a domicilio e
coautrice del volume “Volontariato - Trent’anni di esperienze: dalla
solidarietà ai diritti”, UTET Libreria, Torino, 1998.
(1) Cfr.
gli articoli apparsi su Prospettive
assistenziali: “Proposta di legge regionale di iniziativa popolare:
Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani malati non autosufficienti
e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali”, n. 90, aprile-giugno
1990; “Per il diritto alle cure sanitarie delle persone colpite dalla malattia
di Alzheimer e da altre forme di demenza”, n. 92; “Per il diritto alla cura
delle persone colpite da malattia di Alzheimer”, n. 94; “Centri sanitari diurni
per malati di Alzheimer e sindromi correlate”, n. 101; “Deliberato il primo
centro diurno sanitario per i malati di Alzheimer”, n. 106; “Prime esperienze
del centro diurno per malati di Alzheimer”, n. 118.
(2)
Molte ASL e molte associazioni continuano a non voler capire che i congiunti
che accolgono un familiare colpito da demenza senile svolgono una attività di
volontariato infra-familiare, attività che dovrebbe essere sostenuta dal Servizio
sanitario nazionale e non penalizzata con la richiesta di contribuzioni
economiche per l’utilizzo di centri diurni e di servizi sanitari domiciliari.
(3) Cfr.
“Seconda proposta di delibera sul volontariato infra-familiare rivolto ai
congiunti colpiti da malattie invalidanti e da non autosufficienza”, Prospettive assistenziali”, n. 124.
Ubicazione |
Ente
gestore |
Orario
dal lunedì al venerdì |
Data
entrata in
funzione |
Utenti |
Quota a
carico utenti |
Personale |
Torino,
Via Schio 1 |
ASL |
8-16,40 |
marzo
1994 |
23 |
nessuna |
1
geriatra tempo parziale (TP), 1 psicologo TP, 1 infermiere professionale, 1
infermiere professionale TP, 5 ADEST (assistenti domiciliari e dei servizi
tutelari), 1 ADEST TP, 1 OTA (operatore tecnico di assistenza), 1 educatore
TP, 1 animatore, 2 volontari |
Torino,
Via Valgioie 39 |
ASL |
7,30-17,30 7,30-19,30 al
giovedì |
maggio
1999 |
12 |
L.
8.800 al dì per colazione, pranzo e merenda + L.
10.000 per ogni trasporto |
1
medico responsabile, 1 infermiere professionale, 3 OTA, 1 educatore, 1
fisioterapista part-time, 1 psichiatra part-time, 1 psicologo part-time, 6
volontari |
Collegno
(TO), Via Martiri XXX Aprile 30 |
ASL |
8-15,40 |
febbraio
1997 |
14 |
L.
10.000 al dì
per trasporto
+ L.
7.000 per
pasto |
1
neurologo TP, 1 assistente sociale TP, infermieri professionali secondo
necessità, 4 ADEST, 4 volontari |
Occhieppo
Inferiore (BI) c/o Casa di riposo “Cerino Zegna”, Via
Martiri della Libertà 100 |
Ente
privato convenzionato con ASL |
8,30-17 |
aprile
1998 |
12 |
L.
20.000 al
giorno |
1
geriatra TP, 1 psicologo TP, 1 infermiere professionale, 1 psicomotricista
TP, 3 ADEST |
Chieri
(TO) c/o Casa di riposo “Le Orfanelle”, Via Tana 5 |
IPAB
convenzio- nata
con ASL |
8,30-17,30 |
ottobre
1998 |
10 |
L.
30.500 al
giorno |
1
geriatra TP, 1 infermiere professionale, 1 animatore, 2 ADEST, 1
fisioterapista messo a disposizione dall’ASL secondo le esigenze, 3 volontari |
Moncalieri
(TO), Viale Stazione 5 |
ASL |
8-18 |
marzo
1999 |
10 |
L.
10.000 +
L.4-8.000 per
pasto |
1
infermiere professionale, 1 educatore TP, 3 ADEST, 2 volontari |
(*) È
prevista l’apertura nel 1999 di un altro centro diurno a Torino |
www.fondazionepromozionesociale.it