Prospettive
assistenziali, n. 128, ottobre-dicembre 1999
la mancanza di mezzi economici: un pretesto
usato dai nazisti per sterminare i malati psichiatrici
Come risulta dalle relazioni tenute al convegno
“Follia e pulizia etnica in Alto Adige” (Bolzano, 10 marzo 1995), per la messa
in atto del programma di sterminio predisposto dai nazisti, «del quale caddero vittima 100.000 adulti
malati di mente incurabili e 5.000 bambini malformati», venne fatto «particolare riferimento ai “costi
insostenibili” e agli “ingenti oneri sul bilancio pubblico” imputabili alle
terapie e al mantenimento delle strutture di cure psichiatriche» (1).
Alice Ricciardi von Platen, nell’intervento “La
creazione dell’uomo perfetto - Il tentativo nazionalsocialista di sterminio dei
minorati psichici” (2), ha segnalato che,
in occasione dei congressi del Partito nazista, tenutisi a Norimberga
nel 1934 e nel 1936, Gerhard Wagner, capo dei medici del Reich «enumerò le somme enormi che venivano
sottratte al popolo tedesco per la cura di persone affette da malattie
ereditarie». La Ricciardi ha, altresì, precisato che lo sterminio degli
individui definiti imbecilli incurabili «veniva
celebrato in toni sentimentali quale “liberazione” dei malati dalle loro pene» e
che «particolare rilievo assumevano
inoltre le considerazioni di carattere finanziario, specialmente in un’epoca di
generale disorientamento e impoverimento economico: le spese sostenute per dar
da mangiare a questi esseri inutili erano, secondo quanto veniva affermato,
nell’ordine dei miliardi, mentre molte persone sane non avevano cibo a
sufficienza».
Le conseguenze sono state allarmanti in quanto «influenzati dagli scritti e dalle lezioni
degli igienisti della razza, molti giovani medici iniziarono a pensare che il
loro ruolo non fosse più quello di curare i malati, ma quello di erigersi a
guardiani della salute pubblica e ad artefici dell’uomo ideale». Al
riguardo, Klaus Dörner ha posto all’attenzione dei partecipanti al convegno di
Bolzano la seguente importante questione: come sia «stato possibile che nel periodo nazista tanti psichiatri intelligenti
e seri si siano fatti coinvolgere in quei crimini, laddove tali psichiatri, dal
punto di vista morale, in partenza non erano né migliori né peggiori di quanto
lo siamo noi oggi».
Per quanto concerne l’iter burocratico dello
sterminio, il programma «preceduto da una
perfida attività di propaganda che giustificava l’esigenza di sopprimere ogni
vita priva di valore» fu avviato
«senza dare ai malati e ai familiari la possibilità di decidere; il 25 maggio
1940, 299 pazienti dell’ospedale psichiatrico di Pergine (Trento) di cui 8
carinziani della Val Canale, furono trasferiti all’ospedale psichiatrico di
Zwiefalten (Baden-Wüttemberg). Il 6 luglio 1940, 75 pazienti di sesso maschile
furono trasferiti all’ospedale psichiatrico di Weissenau presso Ravensburg. Nel
1940 l’ospedale neurologico di Hall accettò nientemeno che 170 pazienti della
Provincia di Bolzano e negli anni seguenti il numero dei ricoverati aumentò
ulteriormente» (3).
L’iter burocratico dello sterminio fu il seguente: «1) registrazione dei malati grazie a moduli
raccolti in tutti gli ospedali psichiatrici; 2) commissioni esaminatrici che
sceglievano i malati da “trasferire” (queste commissioni decidevano esaminando
la “documentazione” ma non incontravano mai personalmente i malati); 3)
deportazione nelle strutture di sterminio che nel frattempo erano state munite
di camere a gas; conseguente omicidio di massa; 4) invio di annunci mortuari e
di urne contenenti le ceneri dei malati morti, insieme a commoventi lettere di
condoglianze nelle quali chi scriveva si lasciava spesso sfuggire errori che
facevano sorgere non pochi sospetti ai familiari (...). La stesura e la compilazione dei moduli, nonché la valutazione degli
stessi e le decisioni inerenti le misure da adottare, furono affidate a medici,
scelti per il loro ruolo di esperti e periti. Questi riuscivano spesso a
sbrigare varie migliaia di moduli in pochi giorni» (4).
(1) Cfr. Hartmann
Hinterhuber, Il destino dei
sopravvissuti, relazione tenuta al convegno “Follia e pulizia etnica in
Alto Adige”, i cui atti sono stati pubblicati a cura di Verena Perwanger e
Giorgio Vallazza sul n. 117, aprile-giugno 1998 di Fogli di informazione, rivista del Centro di documentazione, Via
degli Orafi 29, 51100 Pistoia, tel. e fax 0573.97.73.53.
(2) Cfr. gli atti del
convegno di cui alla nota precedente.
(3) Cfr. Hartmann Hinterhuber, op.
cit.
(4) Cfr. Alice Ricciardi von Platen, op. cit.
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