Prospettive
assistenziali, n. 128, ottobre-dicembre 1999
Manifestazione nazionale per la salute mentale
Il Direttivo
nazionale dell’UNASAM, Unione nazionale delle associazioni per la salute
mentale (Segreteria operativa presso l’Istituto G.F. Minguzzi, Via Sant’Isaia
90, 40123 Bologna, tel. 051.52.41.17, fax 051.52.12.68) ha organizzato il 17
novembre 1999 una manifestazione nazionale a Roma presso la Domus Pacis, Via
Torre Rossa 94, allo scopo di denunciare le attuali gravissime carenze e di
aprire una fase nuova diretta ad ottenere la realizzazione delle iniziative
necessarie per una effettiva prevenzione e per la predisposizione degli
interventi rivolti alla cura, alla riabilitazione e al sostegno delle famiglie.
In occasione
della manifestazione, a cui hanno partecipato parenti di pazienti con disturbi
psichiatrici, operatori e volontari, l’UNASAM ha predisposto il documento che
riportiamo integralmente.
Documento dell’unasam
Il Direttivo nazionale UNASAM, Unione nazionale delle
associazioni per la salute mentale, sentite le diverse realtà associative regionali
aderenti e consultati altri organismi nazionali appartenenti alla rete dei
diritti per la salute mentale, nel ribadire il giudizio severamente critico
sulle modalità generali di conduzione della politica sanitaria in materia di
salute mentale da parte del Ministero della sanità e di molte Regioni, carenti
o assenti, sia nel recepire norme nazionali, sia nel promuovere gli
indispensabili e doverosi interventi in sede locale, indice una mobilitazione
nazionale volta a conseguire concreti risultati per una più incisiva azione nel
governo dei servizi territoriali.
La nostra insoddisfazione
Il 1999 sta finendo e con grave disappunto e delusione prendiamo atto che:
• il Progetto obiettivo nazionale per la tutela della
salute mentale non è ancora trasformato in decreto legge e tre gravi lacune ne
inficiano la validità:
– è stato soppresso il finanziamento pari al 5% del
Fondo sanitario nazionale destinato ai servizi;
– manca ogni vincolo al recepimento dello stesso
progetto da parte delle Regioni;
– permane la sua validità per il triennio 1998/2000
anche se due di questi anni sono ormai trascorsi!
• si registrano sempre maggiori condizioni di anarchia
istituzionale e di forte squilibrio territoriale e nel frattempo tarda a
realizzarsi la politica generale dei dipartimenti di salute mentale; manca il
potenziamento e la riqualificazione delle strutture pubbliche mentre dilaga la
nascita e il ricorso indiscriminato a quelle private;
• non solo non si è mantenuta la spesa storica ma è
saltata la destinazione vincolata delle risorse provenienti dai patrimoni degli
ex ospedali psichiatrici e così si sono impoveriti i programmi e la rete dei
servizi per la salute mentale di risorse umane e finanziarie a loro
originariamente destinate;
• da più parti sono segnalati conflitti istituzionali
circa la natura delle spese, sociali piuttosto che sanitarie, con grave
minaccia alla stabilità dei servizi e rischi palesi di scaricare i costi
sociali della malattia sulle famiglie sempre più abbandonate;
• sovente viene impedita ogni azione di partecipazione
da parte dei familiari e delle loro associazioni così da trasformare i
direttori generali delle Aziende sanitarie in arbitri unici del destino di
migliaia di persone che vivono condizioni di disagio e malattia;
• la “sbandierata politica della dismissione degli
ospedali psichiatrici” ha accreditato nella opinione pubblica un’idea sbagliata
secondo la quale sarebbero finalmente risolti i problemi complessivi della
salute mentale, quando era necessario tenere in evidenza sia la drammatica
situazione dei sofferenti psichici provenienti dagli ex ospedali psichiatrici,
che quella di chi resta a carico della famiglia (se c’è ancora), oppure
addirittura è privo di ogni sostegno;
• ritarda continuamente l’attuazione del decreto
delegato inerente:
a) l’autorizzazione alla realizzazione di attività
sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private;
b) la definizione dei requisiti minimi di funzionalità
per l’accreditamento di strutture autorizzate;
c) gli accordi contrattuali regionali con i quali si
definiscano gli obiettivi di salute, gli strumenti attuativi e i conseguenti
indispensabili controlli.
Le nostre preoccupazioni...
Consideriamo fatto grave che ritardi e inadempienze
abbiano innescato un processo perverso di progressiva dequalificazione del
servizio pubblico e, in pari tempo, con risorse pubbliche sia avvenuta una
estesa proliferazione di strutture private spesso non abilitate all’assistenza
psichiatrica. Questa è per noi grave responsabilità che non doveva sfuggire né
a un Governo che vorrebbe realizzare l’equità, né al Ministro della sanità, né
alle Regioni.
Infatti, quando nelle Aziende sanitarie locali
incontriamo i direttori generali, quando incontriamo i dirigenti del
dipartimento di salute mentale, quale pensate sia la “loro sconsolata risposta”
alle nostre insistenti esigenze di sviluppo e garanzia per i servizi del
territorio, per la presa in carico delle realtà di grave disagio e rischio?
Ci dicono che non è possibile far fronte ad una spesa
aggiuntiva di così rilevante dimensione rappresentata dalla nuova sofferenza;
che tutte le risorse sono state impiegate nel favorire il trasferimento dei
pazienti degli ex ospedali psichiatrici, che sono stati destinati investimenti
significativi per realizzare interventi sostitutivi residenziali e che, oggi,
non vi sono risorse per nuove azioni di sostegno, per la riabilitazione, per la
nascita di strutture residenziali, per i centri diurni, per gli interventi di
assistenza domiciliare.
A questa politica, alle sue gravi conseguenze, a questa
ingiusta mancata cura, a questa rinuncia alla difesa di diritti elementari, diciamo basta e lo diciamo con la forza
che deriva dalla situazione di migliaia di famiglie che vivono in prima persona
il disagio e la mancanza di prospettiva in seri programmi di riabilitazione ed
integrazione sociale.
Non dimentichiamo che i sofferenti di disturbi mentali
gravi sono in Italia circa 600.000 persone (l’1% della popolazione come nel
resto del mondo), e che ogni anno, in Italia, ci sono 6.000 giovani che, per la
prima volta, sono vittime di disturbo mentale grave: l’abbandono in questi casi
significa sicura cronicità!
Perché ci mobilitiamo...
Per iniziare ad invertire un processo che si dimostra
esiziale per la salute mentale, è indispensabile che siano adottati a livello
nazionale provvedimenti urgenti e cogenti, provvedimenti che chiediamo al
Parlamento, al Ministro della sanità cui compete l’azione di governo e su cui
ricade la responsabilità istituzionale dell’intervento, nonché alle Regioni per
i provvedimenti attuativi locali.
Ci rivolgiamo oggi alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri che vogliamo coinvolgere per una diretta responsabilità del Governo.
Chiediamo che siano risolte le seguenti urgenti
questioni:
• destinazione
di risorse finanziarie certe, per dotare i dipartimenti di strutture,
servizi e personale, volti a soddisfare il prioritario bisogno di strutture
residenziali e centri diurni di riabilitazione: almeno il 5% del Fondo
sanitario come spesa corrente e i necessari investimenti in conto capitale;
• utilizzo di
tutte le risorse provenienti dalla dismissione degli ospedali psichiatrici a
favore della salute mentale con un possibile impiego per altre finalità
sanitarie solo una volta soddisfatte le predette esigenze;
• attuazione
della normativa sull’accreditamento affinché siano fissati rigorosi
requisiti per il funzionamento e il controllo delle strutture per la salute
mentale pubbliche e private;
• interventi integrativi all’attuale legislazione per la salute
mentale.
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