Prospettive
assistenziali, n. 130, aprile-giugno 2000
l’adozione e l’affidamento
si imparano a scuola
Negli ultimi anni, il sistema formativo italiano ha registrato
un incremento notevole della frequenza di alunni con situazioni personali e
familiari particolari, comprese le decine di migliaia di minori in adozione e
in affidamento familiare a scopo educativo. Sono aumentate anche le
problematiche sociali ed educative connesse agli aspetti di una società
multietnica.
La scuola di ogni ordine e grado può contribuire
concretamente, fra l’altro:
– a un corretto processo di socializzazione di ogni
minore;
– alla piena integrazione scolastica, nonché familiare
e sociale, degli alunni in difficoltà;
– al superamento di stereotipi, a volte presenti negli
stessi libri di testo, come quello legato a una rappresentazione dei rapporti
familiari basati sui soli legami biologici;
– alla promozione del cambiamento culturale che
deve vedere i minori soggetti dei diritti e non oggetti dei bisogni degli
adulti;
– all’educazione alla solidarietà sociale, contro
l’emarginazione e le sue gravi conseguenze.
La documentazione sul piano pedagogico e didattico
raccolta in questi ultimi anni offre, proprio a chi opera nel campo
dell’educazione e dell’istruzione, un insieme di riflessioni, esperienze e
strumenti utili ad affrontare con maggiore conoscenza di causa i casi più
difficili di integrazione scolastica, familiare e sociale. Inoltre testimonia
la sensibilità e l’impegno diffusi tra i docenti in questo delicato settore.
Ad esempio, le esperienze didattiche realizzate nella
scuola di base e documentate nei volumi “Siamo tutti figli adottivi” e
“L’affidamento familiare si impara a scuola” dimostrano come sia possibile
proporre, con linguaggio ed esemplificazioni adatte all’età, un’idea di
genitorialità e filiazione fondata non solo sul rapporto biologico, ma
soprattutto su quello affettivo. Tale percorso educativo può essere molto proficuo
sul piano didattico: può prendere le mosse da un approccio etologico e
richiamare l’attenzione sul pari valore di altre civiltà; può consentire un
avvicinamento ai problemi dell’emarginazione, può favorire la riflessione sulla
dimensione concretissima dei rapporti nella propria famiglia, sottolineandone
la reciprocità tra genitori e figli.
Come ha affermato il professor Giorgio Chiosso,
Ordinario di pedagogia generale all’università di Torino nel Convegno “Adozione
in pericolo”, tenutosi a Genova il 29 maggio 1999: «Chi da anni opera a stretto contatto con l’educazione e l’istruzione
di minori con difficoltà familiari, o in adozione oppure in affidamento,
continua a ricordarci che si tratta di bambine e bambini in cui la deprivazione
affettiva subita nella prima infanzia, o la presenza di deficit o handicap
uniti a tale deprivazione, possono incidere negativamente sullo sviluppo
personale, possono indurre sofferenze anche acute e penose problematiche
conseguenti, possono influire pesantemente sull’apprendimento», precisando
che:
«Ma anche gli
alunni in adozione e affidamento più fortunati e sereni esigono dalla scuola
una particolare attenzione e atteggiamenti ispirati a sensibilità e
delicatezza, in modo da prevenire possibili disagi collegati ai loro diversificati
rapporti familiari. E questo va detto sia nel normale svolgimento delle
concrete attività didattiche (come proporre in seconda elementare un approccio
alla storia che sia rispettoso delle storie personali e non induca nei bambini
adottati false comunicazioni o silenzi preoccupanti?), ma anche nella
compilazione degli stessi documenti scolastici.
D’altra parte
vi sono pure allievi e allieve dall’apparente normale vita familiare che
possono presentare, com’è esperienza comune, problematiche più o meno latenti
di disagio collegate alle relazioni intrafamiliari. E non mancano i casi in cui
ricade sulla scuola una grave responsabilità, non solo morale ma anche
giuridica, quando viene a conoscenza che un alunno sta subendo di fatto un
grave abbandono familiare, oppure situazioni di maltrattamenti o abusi.
Tali alunni e
tali problemi debbono essere oggetto di attenzione da parte dei docenti e dei
dirigenti scolastici. Con tutta la delicatezza possibile, essi possono essere
oggetto di segnalazione ai servizi sociali di territorio e/o alla magistratura
minorile. Ma più in generale essi possono rappresentare anche occasione di
“risorsa per fare scuola”, per “parlare di famiglia a scuola”, per avviare in
tutti gli alunni un’educazione ai rapporti familiari, sviluppando i sensi
autentici di maternità, paternità e filiazione».
L’ANFAA ritiene che il sistema formativo, alle soglie
del terzo millennio, debba compiere un’importante azione formativa:
l’educazione ai rapporti familiari. Essa – come ha ancora sottolineato a
Genova il professore Giorgio Chiosso – «deve
entrare a far parte dei cosiddetti saperi del Duemila. Non possiamo continuare
a pensare che ci si debba occupare di aspetti così centrali nella vita di
ciascuno e così rilevanti dal punto di vista sociale solo quando il cattivo
funzionamento dei rapporti familiari ha prodotto danni talmente gravi da
risultare spesso irreversibili. Fra l’altro si tratta di una fondamentale opera
di prevenzione. La formazione delle nuove generazioni passa anche attraverso la
consapevolezza dell’importanza di sani rapporti familiari. La mancanza di cure
adeguate può limitare fortemente i gradi di libertà di quello che gli psicologi
definiscono come “spazio potenziale di vita” dell’individuo, ovvero
quell’insieme di cognizioni, abilità e competenze che bambine e bambini hanno a
disposizione per interagire con l’ambiente e per adattarsi ad esso».
Alla luce di quanto esposto, l’ANFAA insieme
all’Associazione promozione sociale, alla Scuola dei diritti “Daniela Sessano”,
all’ULCES e alla rivista Prospettive
assistenziali, ha organizzato a Torino lo scorso anno scolastico,
1998-1999, un Corso di aggiornamento che si è articolato in otto sessioni di
lavoro:
– Il diritto
dei minori alla famiglia. Aspetti giuridici e psico-sociali.
– I minori
con difficoltà familiari. Il ruolo della Scuola e dei Servizi
Socio-assistenziali per favorire la permanenza del bambino nel suo nucleo d’origine.
– Genitorialità
biologica e genitorialità adottiva. Il ruolo della scuola per una corretta
informazione sui rapporti di filiazione, maternità e paternità. Presentazione
delle otto unità didattiche sul tema “Siamo tutti figli adottivi”.
– Adozione
internazionale, solidarietà a distanza ed educazione alla mondialità.
–
L’affidamento familiare: una famiglia in più per i minori con difficoltà
familiari.
–
“L’affidamento familiare si impara a scuola”. Presentazione di nove unità
didattiche per i bambini delle classi materne ed elementari.
– Dal
progetto educativo ad una programmazione didattica attenta alle situazioni di
partenza di tutti gli alunni.
– Esperienze
esemplari di integrazione di alunni deprivati con gravi difficoltà in adozione
o affidamento.
Relatori del corso sono stati giuristi, assistenti
sociali, psicologi, pedagogisti e insegnanti. Hanno portato le loro esperienze
genitori adottivi e affidatari insieme a giovani affidati e a figli adottivi
adulti.
Questo corso aveva lo scopo di fornire ai partecipanti
(insegnanti delle scuole materne, elementari e medie inferiori) una maggior
conoscenza degli aspetti socio-psicologici ed educativi in materia e
l’acquisizione di ulteriori strumenti operativi atti anche a favorire
l’inserimento scolastico dei minori in affidamento o adottati.
Il corso di aggiornamento – già positivamente
sperimentato negli scorsi anni anche in altre realtà – aveva, inoltre,
l’obiettivo, raggiunto, di documentare su tali realtà, a sostegno della piena
integrazione scolastica, familiare e sociale di tutti gli alunni.
Tra i contenuti del corso: il diritto dei minori alla
famiglia; aspetti pedagogici, psicologici e giuridici; la società complessa e
l’eterogeneità dei modelli familiari; l’implicazione della situazione familiare
sullo sviluppo psico-sociale e sull’apprendimento scolastico; il ruolo dei
docenti e dei capi istituto; la carta dei servizi, la programmazione educativa
e didattica in relazione alla diversità delle situazioni familiari degli
alunni; aree disciplinari e contenuti specifici: proposte didattiche; i
documenti scolastici degli alunni in situazioni particolari (affidamento
familiare “a rischio giuridico” e preadottivo).
Riteniamo che sarebbe necessario rilanciare questa
iniziativa in altre realtà, coinvolgendo anche, ove possibile, l’Università (ad
esempio il Dipartimento di scienze dell’educazione) e l’IRRSAE.
La sede
nazionale dell’ANFAA è a disposizione
per fornire
ogni ulteriore informazione in merito
Strumenti operativi validi si sono rivelati i due
libri “Siamo tutti figli adottivi” e “L’affidamento si impara a scuola” e la
fiaba “Ti racconto l’affidamento”.
Ecco perché ci sembra importante segnalare le unità
didattiche, riportate nei volumi Siamo
tutti figli adottivi, di L. Alloero, M. Pavone, A. Rosati, con prefazione
di G. Perico, edito da Rosenberg & Sellier, Torino e L’affidamento si impara a scuola, di L. Alloero, M. Farri, M.
Pavone, L. Re e A. Rosati, al quale è abbinato il libro Ti racconto l’affidamento, entrambi editi da Utet Libreria, Torino.
Queste unità didattiche stimolano negli allievi
riflessioni sul significato dell’accoglienza ed accrescono la loro sensibilità
sociale sui problemi dell’infanzia con gravi difficoltà familiari o in stato di
adottabilità.
Le suddette pubblicazioni possono essere utili sotto
molteplici aspetti:
• le esperienze sono state affrontate in scuole
“normali”, dimostrando che il sistema formativo può anche farsi carico
dell’educazione sociale e familiare operando in un’ottica di prevenzione;
• le proposte educative coinvolgono direttamente gli
alunni e le loro famiglie nella riflessione, sollecitando contributi originali;
• la realizzazione vede coinvolti in modo paritario
sia gli operatori scolastici, sia quelli dei servizi socio-sanitari che hanno
saputo individuare obiettivi comuni e operare insieme nel concreto senza
attendere di dover far fronte a situazioni ormai patologiche.
Questi volumi sono disponibili presso le Sezioni
dell’ANFAA e possono essere richiesti all’Associazione Promozione sociale, Via
Artisti 36, 10124 Torino, tel. 011-812.44.69. Il prezzo di vendita è il
seguente:
• Siamo tutti
figli adottivi L. 15.000 (prezzo di copertina L. 27.000)
• L’affidamento
si impara a scuola e Ti racconto
l’affidamento L. 30.000 (prezzo di copertina dei due volumi L. 45.000).
www.fondazionepromozionesociale.it