Prospettive assistenziali, n. 132, ottobre-dicembre
2000
Libri
Gianni Alasia, Il fascino
discreto della classe operaia - Anni 1960-1970: le lotte per le riforme,
Emmelibri, Novara, 2000, pag. 128, L. 15.000
Fra le lotte del Sindacato per le riforme sociali,
Gianni Alasia, Segretario della Camera del Lavoro di Torino dal 1959 al 1974,
ricorda non solo le iniziative assunte nel campo della scuola, della salute e
dell’ambiente, delle pensioni, della casa e dei trasporti, del sistema fiscale,
ma anche quelle condotte nel settore dell’assistenza.
Un capitolo reca il titolo del convegno
“Dall’assistenza emarginante ai servizi sociali aperti a tutti”, svoltosi a
Torino il 3 luglio 1971, che aveva definito le linee di intervento
– ancora attualmente valide – da assumere per determinare una svolta
salutare in questo settore.
Da tener presente che nel 1969 il Ministro degli
interni (ricorda giustamente Alasia “Ministro della Repubblica non Ministro dei
Borboni, nel 1969 non nel 1869”) nella sua relazione al bilancio dello Stato
sosteneva che «l’assistenza pubblica ai
bisognosi (...) racchiude in sé un
rilevante interesse generale, in quanto i servizi e le attività assistenziali
concorrono a difendere il tessuto sociale da elementi passivi e parassitari».
Per richiedere il volume rivolgersi a Emmelibri, Via
Lagrange 26, 28100 Novara, tel. 0321-468511.
ALEXIS DE TOCQUEVILLE, Il pauperismo, Edizioni Lavoro, Roma, 1998, pag. 207, L. 25.000
Il volume si articola in due parti: un saggio
introduttivo curato da Mario Tesini ed una raccolta di scritti di Tocqueville
comprendente due memorie sul pauperismo, due articoli sulla situazione degli
indigenti negli Stati Uniti e in Normandia e quattro rapporti sui bambini in
situazione di abbandono.
Tocqueville (1805-1859), famoso autore dell’opera “De la démocratie en Amérique”, sostiene
«non soltanto l’utilità ma la necessità
di una carità pubblica rivolta a mali inevitabili quali la debolezza
dell’infanzia, la precarietà della vecchiaia, la malattia, la follia» e
approva «la carità pubblica che apre
scuole ai figli dei poveri e fornisce gratuitamente all’intelligenza i mezzi di
acquisire i beni materiali attraverso il lavoro».
Precisa che «esistono
due tipi di beneficenza: la prima induce ogni individuo ad alleviare, a misura
delle sue possibilità, il male che si trova alla sua portata (...); la seconda, meno istintiva, più ragionata,
contraddistinta da minore passione ma spesso più efficace induce la società
stessa ad occuparsi delle avversità dei suoi membri e a provvedere in modo
sistematico all’attenuazione delle loro sofferenze».
Riconosce che
«nulla eleva e mantiene più in alto lo spirito umano che l’idea dei diritti.
Nell’idea del diritto si trova qualche cosa di grande e di virile che toglie
alla richiesta il suo carattere supplichevole, e colloca colui che reclama allo
stesso livello di colui che accorda». Tuttavia, secondo Tocqueville, questo
principio non si applicherebbe ai nullatenenti perché «il diritto che ha il povero di ottenere i sussidi della società ha
questo di particolare: che invece di elevare, abbassa l’animo dell’uomo che
ricorre ad essi».
Ne deriverebbe che «il
povero che invoca l’elemosina in nome della legge è dunque in una posizione
ancora più umiliante dell’indigente che la domanda alla pietà dei propri simili,
in nome di Colui che vede con uno stesso occhio, e che sottomette ad eguali
leggi, il povero e il ricco».
ENZO MORGAGNI (a cura di), Adolescenti e dispersione scolastica - Possibilità di prevenzione e
recupero, Carocci Editore, Roma, 1998, pag. 323, L. 39.000
Ogni anno molte migliaia di preadolescenti e di
adolescenti abbandonano la scuola di base per cause molteplici e
interdipendenti (povertà economica o affettiva della famiglia, scarsa
motivazione o delusione delle aspettative, incapacità della scuola di cogliere
e curare il disagio degli allievi, ecc.), spesso andando incontro a rischi
anche gravi di emarginazione e di devianza sociale.
Secondo i dati disponibili, gli studenti che hanno
acquisito la licenza di scuola media inferiore risultano essere stati nell’anno
scolastico 1995-96 solo il 95,1% della popolazione scolastica; i diplomati
della scuola secondaria superiore sono il 66,7% dei ragazzi tra i 14 e 18 anni,
mentre il tasso di produttività della scuola secondaria superiore (licenziati rispetto
a coloro che si sono iscritti 3, 4 e 5 anni prima) è del 79,7% e quello
dell’Università è del 32,9%.
La dispersione scolastica è quindi rilevante e
documenta l’esistenza nel nostro sistema scolastico di una diffusa presenza di
gravi carenze sociali.
Di particolare interesse sono le recenti ricerche che
non si limitano a studiare il fenomeno della dispersione, ma verificano i
percorsi successivi all’abbandono scolastico.
Il volume raccoglie i
contributi di un gruppo di pedagogisti, psicologi, antropologi e sociologi,
impegnati in una ricerca interdisciplinare finalizzata alla prevenzione
dell’insuccesso scolastico e dell’emarginazione sociale nell’adolescenza.
www.fondazionepromozionesociale.it