Prospettive
assistenziali, n. 132, ottobre-dicembre 2000
Specchio
nero
UMBERTO BOSSI INSULTA I GENITORI E I FIGLI ADOTTIVI
Durante la visita compiuta alla Fiera del Levante di
Bari, Umberto Bossi si è scagliato il 15 settembre 2000 contro Francesco Rutelli
e la sua famiglia, arrivando a dire che «il
prossimo Presidente del Consiglio deve dare garanzie di avere una famiglia
tradizionale. Famiglia certa e figli certi, insomma». Parlando di «figli certi», Bossi si riferiva
all’adozione di un bambino realizzata dal Sindaco di Roma e dalla sua consorte.
Che i figli adottivi siano “incerti”, finora non l’aveva detto nessuno.
Spetta, dunque, a Bossi il primato dell’offesa rivolta
non solo ai Rutelli, ma a tutte le famiglie adottive.
Al leader della Lega consigliamo non solo un corso
intensivo sull’educazione e sull’adozione, ma anche di riflettere sulle parole
pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II il 5 settembre 2000: «Adottare dei bambini, sentendoli e
trattandoli come veri figli, significa riconoscere che il rapporto tra genitori
e figli non si misura solo sui parametri genetici. L’amore che genera è
innanzitutto dono di sé. C’è una
“generazione” che avviene attraverso l’accoglienza, la premura, la dedizione.
Il rapporto che ne scaturisce è così intimo e duraturo, da non essere per nulla
inferiore a quello fondato sull’appartenenza biologica. Quando esso, come
nell’adozione, è anche giuridicamente tutelato, in una famiglia stabilmente
legata dal vincolo matrimoniale, esso assicura al bambino quel clima sereno e
quell’affetto, insieme paterno e materno,
di cui egli ha bisogno per il suo pieno sviluppo umano. Proprio questo emerge
dalla vostra esperienza. La vostra scelta e il vostro impegno sono un invito al
coraggio e alla generosità per tutta la società, perché questo dono sia sempre
più stimato, favorito e anche legalmente sostenuto».
IL PROFESSORE DELLA GRANDE RIFORMA SOCIALE NON SA
Per impostare la “grande riforma sociale” il Cnca,
Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, ha organizzato un
seminario.
Il Prof. Luigi Campiglio dell’Università cattolica di
Milano, a cui è stato affidato il compito sul tema “I vincoli del bilancio
statale e le fonti economiche alternative”, è incorso in un grave infortunio
asserendo che «le malattie croniche e degenerative,
ad esempio l’Alzheimer, non sono coperte dall’assistenza pubblica e l’onere
economico e umano per la cura di genitori anziani ricade sui figli più
giovani».
È molto preoccupante che un esperto non conosca le
leggi vigenti, soprattutto quando ne sono coinvolti 500-800 mila individui ed i
loro familiari.
È vero che molto spesso il Servizio sanitario
nazionale rifiuta le cure dovute ai malati di Alzheimer ed agli anziani colpiti
da patologie invalidanti, ma ciò avviene anche perché i gruppi di volontariato,
compresi quelli che aderiscono al Cnca e ai promotori della “Grande riforma
sociale” continuano a svolgere nel settore dell’emarginazione dei vecchi
cronici attività consolatorie, senza intervenire per difendere il loro diritto
alle cure sanitarie. Si arriva al punto che non si assumono più come
riferimento le esigenze ed i diritti dei cittadini, ma le linee di intervento
individuate dalle istituzioni.
Sulla stessa linea del Prof. Campiglio si è posta
Maddalena Pennacchini che, in data 30 giugno 2000, su “Conquiste del Lavoro”, nell’articolo “Alzheimer, nuove ipotesi per
nuove forme di assistenza. Gli oneri a carico delle famiglie si aggirano
intorno ai 90 milioni annui” non solo non scrive una parola sul diritto dei
malati di Alzheimer alle cure sanitarie, ma fornisce notizie false, asserendo
ad esempio che «lo Stato copre solo in
minima parte le spese del capitolo assistenziale legato a queste famiglie, le
quali sono costrette a costruirsi un proprio modello di copertura economica». Le
affermazioni della Pennacchini sono estremamente negative, soprattutto se si
tiene conto che, essendo state pubblicate sull’organo ufficiale della Cisl,
hanno fornito un orientamento sbagliato alle numerose organizzazioni che fanno
capo al suddetto sindacato.
RIFORMA DELL’ASSISTENZA: UN ALTRO ESPERTO VEDE DIRITTI
CHE NON CI SONO
Un altro esperto (1), il Prof. Franco Della Mura,
docente di diritto amministrativo, nell’intervento “I servizi sociali in attesa
della legge quadro”, pubblicato sul n. 1/2000 di Cittadini in crescita, rivista diretta dal noto magistrato Carlo
Alfredo Moro, scrive che nel testo sulla riforma dell’assistenza e dei servizi
sociali, purtroppo ora legge 328/2000, è previsto che «i soggetti possano essere titolari di veri propri diritti a usufruire
delle prestazioni» e più avanti che «anche
nei servizi sociali, quando la legge quadro sarà approvata, avverrà ciò che con
la riforma sanitaria degli anni settanta era avvenuto per quelli sanitari:
l’affermazione dell’esigibilità dei diritti alla risposta dei bisogni». Che
nella legge 328/2000 non vi siano diritti esigibili, salvo le conferme di
quelli già vigenti in materia di emolumenti economici a carattere continuativo,
emerge non solo dalla lettura del testo, ma anche dalla assenza di obblighi da parte
dei Comuni e dalla limitazione delle prestazioni secondo le disponibilità di
bilancio.
(1) Cfr.
l’editoriale dello scorso numero di Prospettive
assistenziali “Abbondano le notizie false sul testo di riforma
dell’assistenza e dei servizi sociali”.
www.fondazionepromozionesociale.it