Prospettive assistenziali, n. 133, gennaio-marzo 2001

 

Per non dimenticare

 

 

REALTÀ UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE

E RISOLVERE (N. 10)

 

Ospedali che uccidono

Quindici italiani su 100 potrebbero essere ancora vivi se nel nostro paese ci fosse più prevenzione, se il Servizio sanitario nazionale funzionasse meglio e se le diagnosi e l’inizio delle terapie fossero davvero precoci. Su 2 milioni e 200 mila morti, fra il ’94 e il ’97, 336 mila potevano essere evitati. Lo rivela la ricerca “Prometeo - Atlante della sanità italiana 2000”, della Cattedra d’igiene dell’Università di Roma Tor Vergata, dall’Istat, da Ilesis, Nebo Ricerche Pa e Farmindustria. L’indagine ha testato lo stato di salute degli italiani, in base al numero e al tipo di morti evitabili registrato nel triennio ’95-’97 (in totale 247.655) e alle loro cause. La responsabilità «più pesante» spetta alle «carenze negli interventi di prevenzione primaria», causa di oltre 143 mila morti evitabili, seguite dalle «carenze nell’igiene e le disfunzioni del Servizio sanitario nazionale», con 79 mila casi, e dalla «mancata diagnosi o ritardo nell’avvio di terapie utili, con un totale di oltre 25 mila morti». Se non ci fossero state queste disfunzioni, si sarebbero potute evitare, nel periodo ’95-’97, quasi 106 mila morti per tumore, 84 mila per patologie cardio-circolatorie, 42 mila per avvelenamento e traumi e circa 15 mila per altre cause.

(La Stampa dell’8 novembre 2000)

 

 

Spende tutti i soldi per la dentiera e viene sfrattato dall’ospizio

L’ospizio “Casa Serena” di Iglesias (Cagliari) ha ordinato al signor P.M. di anni 73, senza casa, di lasciare libera la stanza perché da quattro mesi non versa la quota relativa al ricovero. Il 95% della pensione di 718.000 lire del signor P.M. va al Comune per il pagamento della retta; gli restano solo 70 mila lire al mese per le sue spese personali. Aveva bisogno della dentiera e l’ha pagata a rate. Ha concluso: «Se mi mandano via, sarò costretto a vivere per strada».

 

 

Incivile episodio in un albergo di Abano Terme

Come riferisce Centro H, 6° bimestre 2000, un medico avrebbe avuto «una sconcertante reazione alla vista, nella sala ristorante di un noto albergo di Abano Terme, all’ora del pranzo, di una dozzina di portatori di handicap. Protestando energicamente con la cameriera di turno, avrebbe affermato: “Siete degli animali; questo è un ospizio, è un ospedale!”».

Invitato ad esprimere le sue rimostranze al titolare, il medico «dopo aver ripetuto le identiche espressioni, decideva di interrompere immediatamente il suo soggiorno presso l’albergo».

 

 

Bambini rumeni offerti come cavie perché non muoiano

Come riferisce il settimanale “Vita” del 19 gennaio 2001 sull’Herald Tribune è apparsa una notizia agghiacciante. «Derubati delle medicine, i bambini rumeni malati di Aids muoiono. Questa è infatti la terribile prospettiva cui vanno incontro migliaia di piccoli rumeni che si ammalarono negli anni ’80 a causa di trasfusioni di sangue non necessarie (prescritte anche per carenza di crescita e malnutrizione) e oggi rischiano di non poter più accedere ai farmaci antiretrovirali. Gli ospedali, stretti nella morsa dei recenti tagli governativi al budget sanitario, non riescono più ad acquistare i cocktail anti-Aids necessari, che costano circa 10 mila dollari e testa per 12 mesi di trattamento. “Le industrie farmaceutiche straniere hanno rifiutato le nostre richieste di abbassare i prezzi”, denunciano i medici rumeni. Che sono arrivati a offrire gratuitamente i loro pazienti pediatrici come cavie per nuovi medicinali, piuttosto che vederli morire».

 

 

L’atroce morte in un istituto di assistenza di due anziane: il medico di base patteggia un anno di carcere

Nell’inchiesta sull’istituto per anziani Maria Teresa di Buttigliera d’Asti è emerso che vi erano ricoverate due anziane pazienti D.M. e I.F., morte in circostanze penose, il corpo devastato da piaghe da decubito.

«Negligenza, imperizia, mancata assistenza di fronte alla rapida degenerazione dello stato di salute delle due anziane donne», erano le accuse a carico del medico di base A.B. che ha patteggiato un anno di carcere con la sospensione della pena.

(La Stampa del 27 novembre 1998).

 

 

Roma, anziani come in un lager

Li tenevano in una vecchia casa, sul lago di Castel Gandolfo. Dieci anziani, sistemati in stanzette anguste, con odore di muffa alle pareti, termosifoni spenti malgrado la temperatura rigida. Strutture fatiscenti, una retta mensile da 1 milione e 800 mila lire a 3 milioni e 600 mila. Quando sono arrivati i carabinieri hanno visto un’anziana ferita ad un sopracciglio; un’altra completamente abbandonata a se stessa, malgrado non riuscisse neanche a camminare da sola. Sei persone sono state denunciate per esercizio abusivo e altri reati. Dai controlli effettuati è risultato che il gestore della struttura era già stato condannato per la gestione di una analoga struttura a Rocca di Papa.

(L’Unità, 4 gennaio 1999)

 

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