Prospettive assistenziali, n. 134, aprile-giugno 2001

 

 

Notiziario dell’Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale

 

 

 

VOLANTINO SUI CONTRIBUTI ECONOMICI ILLEGALMENTE RICHIESTI AI PARENTI DI ASSISTITI MAGGIORENNI

 

In data 27 marzo 2001 il Csa - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, ha diffuso il seguente volantino indirizzato all’Assessore all’assistenza della Regione Piemonte, Mariangela Cotto, e al Direttore del suddetto Assessorato, Ruggero Teppa.

 

L’ASSESSORE MARIANGELA COTTO E IL DIRETTORE DEI SERVIZI SOCIALI RUGGERO TEPPA DEVONO RISPETTARE E FAR RISPETTARE LE LEGGI

 

Da anni il Csa - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, organizzazione di volontariato che funziona ininterrottamente dal 1970, chiede che i Comuni singoli e associati non pretendano più contributi economici dai parenti degli assistiti maggiorenni.

Infatti, le leggi vigenti obbligano esclusivamente i ricoverati presso case di riposo, Rsa/Raf e strutture similari a versare la retta alberghiera nei limiti dei loro redditi.

Le competenti autorità della Regione Piemonte devono, quindi, cancellare le disposizioni illegali in cui è scritto che i parenti di assistiti maggiorenni sono obbligati a versare contributi economici, in particolare per la degenza di anziani cronici non autosufficienti e di malati di Alzheimer presso Rsa, Raf o altre strutture.

CHIEDIAMO PERTANTO ALLA GIUNTA DELLA REGIONE PIEMONTE DI ABROGARE LE NORME ILLEGITTIME INSERITE NELLE PROPRIE DELIBERE N. 41-42433 DEL 9.1.1995, N. 82-6189 DEL 19.2.1996 E LE EVENTUALI ALTRE ANALOGHE DISPOSIZIONI IN MATERIA.

Da anni la Regione Piemonte è stata da noi informata che i parenti degli assistiti maggiorenni non sono tenuti dalle leggi vigenti a versare alcun contributo: in tal senso si sono pronunciati con apposite note scritte la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1994, 1995 e 1997, il Ministero dell’Interno nel 1993 e 1999, il Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero per la Solidarietà Sociale nel 1999, il Difensore Civico della Regione Piemonte nel 1998 e 1999.

I contributi, anche un milione al mese, sono spesso richiesti dai Comuni con odiosi ricatti: o firmate l’impegno a pagare oppure il vostro congiunto non verrà ricoverato.

La Regione Piemonte si è limitata a segnalare nel 1999 ai Comuni un parere del Ministero dell’Interno, in cui è ribadito che le leggi vigenti non consentono ai Comuni, alle Asl e alle Provincie di imporre contributi ai parenti di assistiti maggiorenni.

MOLTI COMUNI DEL PIEMONTE NON NE HANNO TENUTO CONTO ANCHE PERCHÉ LA REGIONE PIEMONTE NON HA ANNULLATO LE DELIBERE SOPRA CITATE E NON HA SVOLTO NESSUNA ATTIVITÀ DI CONTROLLO IN MATERIA.

Se una persona sottrae illegalmente denaro allo Stato è (giustamente) colpevole di truffa e rischia fino a cinque anni di reclusione.

Se l’Ente pubblico sottrae illegalmente denaro ai cittadini, è un reato?

È TROPPO CHIEDERE A CHI CI AMMINISTRA DI RISPETTARE E FAR RISPETTARE LE LEGGI VIGENTI?

 

 

I TAGLI DELLA REGIONE PIEMONTE SULLA SANITÀ NON DEVONO DANNEGGIARE I PIÙ DEBOLI

 

Con una deliberazione assunta il 7 gennaio 2001, la Giunta della Regione Piemonte ha deciso di apportare rilevanti riduzioni della spesa sanitaria.

Immediatamente sono state manifestate vivissime preoccupazioni dei gruppi di base in merito al pericolo che la diminuzione delle spese venisse realizzata con tagli ai servizi per i più deboli.

In riposta ai suddetti timori, la Giunta regionale piemontese, in data 16 gennaio 2001 ha deliberato che «i risultati di riorganizzazione finalizzati ad ottimizzare l’uso delle risorse evitando sprechi, doppioni di attività, inutili concorrenze (...) proprio grazie al liberarsi delle risorse in relazione alle strategie di efficienza applicate, devono conseguentemente tradursi in una maggiore qualità dei servizi resi ed in particolare garantire il massimo della risposta sanitaria verso le persone che appartengono alle fasce più deboli e svantaggiate».

Purtroppo, le suddette indicazioni non sono state sempre rispettate. In merito, il Csa - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, ha inviato in data 3 aprile 2001 la seguente lettera aperta ai Presidenti della Giunta e del Consiglio regionali, agli Assessori alla sanità e all’assistenza, nonché al Presidente ed ai Componenti della IV Commissione consiliare ed ai Capi gruppo.

NON BASTA DIRE CHE LE FASCE PIÙ DEBOLI NON DEVONO ESSERE DANNEGGIATE DAI TAGLI ALLA SANITÀ, BISOGNA AGIRE DI CONSEGUENZA.

MA DOVE SONO I FATTI?

Leggiamo in questi giorni che la Regione ha deliberato per realizzare 102 case di riposo entro dieci anni: tredici nella sola provincia di Torino.

MA PERCHÉ NON SI APRONO INTANTO LE RSA GIÀ PRONTE?

Ad esempio via Tirreno (Asl 2 di Torino), 90 posti; San Mauro (60 posti); Latour di Moncalieri (150 posti).

E inoltre:

– perché non si aumentano i posti letto convenzionati con le strutture private per ridurre le liste di attesa che sono anche di un anno? Come mai il cittadino che accetta di pagare di tasca propria la retta intera (4-5 milioni al mese) trova subito il posto-letto in Rsa/Raf?

– perché la quota sanitaria non è aumentata secondo l’incremento Istat cosicché i gestori dei ricoveri per anziani cronici non autosufficienti si sentono autorizzati ad aumentare le rette a carico dei ricoverati gravandoli anche dei costi sanitari?

SOLLECITIAMO LA GIUNTA E IL CONSIGLIO AD AFFRONTARE CONCRETAMENTE I PROBLEMI DEGLI ANZIANI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI E A TENERE CONTO DELLE INIZIA­TIVE INTRAPRESE DAI CITTADINI, DAI CON­SIGLIERI, DALLA STESSA GIUNTA REGIO­NALE.

Ricordiamo che da tempo attendono di essere esaminati:

1. la proposta di legge di iniziativa popolare relativa a “Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali”;

2. l’ordine del giorno presentato il 2 gennaio 2001 avente per oggetto “Iniziative a favore degli anziani cronici non autosufficienti”;

3. la Dgr 29/2000 che rinvia a questa Ammi­nistrazione il compito di rivedere i livelli di prestazione erogate nelle Rsa/Raf.

Ricordiamo che abbiamo da tempo chiesto un’audizione con la IV Commissione consiliare e stiamo ancora aspettando di essere convocati.

 

 

 

Essere inguaribili non significa essere incurabili

 

Riportiamo il testo del volantino predisposto dal Csa - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti e distribuito in data 25 maggio 2001.

 

Anche i malati inguaribili devono

essere curati

 

Gli anziani cronici non autosufficienti ed i malati di alzheimer devono essere curati dal servizio sanitario regionale e non essere emarginati nel settore assistenziale.

Pertanto, chiediamo che anche la Chiesa Valdese ed il Coordinamento Evangelico Ospedali rispettino i diritti dei malati colpiti da patologie inguaribili e da non aurosufficienza, com’è stabilito dalle leggi vigenti dal 1955, confermate dalla sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 10150/1996.

Detta sentenza stabilisce che:

– le leggi vigenti riconoscono ai cittadini il diritto soggettivo (e pertanto esigibile) alle prestazioni sanitarie, comprese le cosiddette attività assistenziali a rilievo sanitario;

– le cure sanitarie devono essere fornite sia ai malati acuti, sia a quelli cronici;

– essendo un atto amministrativo, il Dpr 8 agosto 1985 non ha alcun valore normativo.

È deplorevole che anche gli ospedali che affermano di fondare la loro attività sulla pari dignità di tutte le persone, dimettano, spesso in modo selvaggio, gli anziani cronici non autosufficienti ed i malati di Alzheimer.

Concordiamo sulla priorità delle cure domiciliari a condizione che a casa loro i vecchi (e gli altri malati) ricevano dal Servizio sanitario regionale le necessarie cure.

Per sviluppare le cure sanitarie domiciliari occorre che la Regione Piemonte e le Asl riconoscano il ruolo fondamentale del volontariato intra-familiare.

Non è accettabile sul piano etico e su quello operativo che ai congiunti degli anziani cronici non autosufficienti vengano di fatto imposti obblighi inesistenti: ripetiamo che le cure sanitarie devono essere fornite dal Servizio sanitario regionale e non dai parenti.

Ricordiamo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del Ministro per la solidarietà sociale, ha scritto nel documento “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, Roma, ottobre 2000 che «nel corso del 1999, due milioni di famiglie italiane sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese sostenute per la cura di un componente affetto da una malattia cronica».

 

I malati devono essere curati anche

se inguaribili

 

I familiari che accolgono a casa loro un malato non autosufficiente (anziano o non anziano) devono essere aiutati nel loro difficile e volontario impegno.

 

 

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