Prospettive
assistenziali, n. 135, luglio-settembre 2001
Notiziario dell’Associazione nazionale famiglie
adottive e affidatarie
Richieste dell’anfaa al
ministro roberto maroni
In data 19 luglio 2001, la Presidente nazionale
dell’Anfaa ha inviato all’On. Roberto Maroni, Ministro del lavoro e delle
politiche sociali, la seguente lettera.
Nessuno sa
quanti sono attualmente i minori ricoverati negli istituti e nelle comunità nel
nostro Paese. Gli ultimi dati sui minori ricoverati a livello nazionale sono quelli
rilevati al 30 giugno 1998 dal Centro nazionale di documentazione ed analisi
per l’infanzia e l’adolescenza di Firenze e pubblicati nel volume “I bambini e
gli adolescenti fuori dalla famiglia. Indagine sulle strutture residenziali
educativo-assistenziali”.
Da questa
rilevazione risultavano ricoverati in 1.802 strutture assistenziali 14.945
minori, di cui 1.174 portatori di handicap.
L’Anfaa,
insieme agli altri gruppi e associazioni aderenti al Coordinamento nazionale
“Dalla parte dei bambini”, nel corso della Conferenza nazionale
sull’affidamento familiare promossa dal Dipartimento Affari sociali della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, svoltasi a Reggio Calabria nel dicembre
1997, aveva chiesto l’istituzione di una anagrafe consistente nella raccolta
continuativa e nella relativa elaborazione dei dati concernenti tutti i minori
istituzionalizzati.
Al Ministro
per la solidarietà sociale era stato segnalato che il costante aggiornamento
dell’indagine avrebbe consentito di valutare l’andamento dei ricoveri e,
quindi, anche i risultati derivanti dalla creazione e dal potenziamento dei
servizi e degli interventi alternativi. Al termine della Conferenza di Reggio
Calabria il Ministro Livia Turco si era impegnato a realizzare l’iniziativa, ma
al suo impegno verbale non è seguito alcun atto specifico.
Il Ministro
per la solidarietà sociale si è limitata a commissionare al Centro nazionale di
Firenze la rilevazione precedentemente citata, che “fotografa” la situazione
esistente ma non fornisce alcun elemento di conoscenza sull’evoluzione della
situazione dei bambini ricoverati, sugli interventi necessari per attuare il
diritto di ogni bambino a crescere in famiglia.
La nostra
richiesta rivolta al Ministro Livia Turco era anche motivata dal fatto che,
inspiegabilmente, l’Istat aveva interrotto le rilevazioni sui minori
istituzionalizzati fin dal 1992. Il sistema utilizzato dall’Istat era stato più
volte criticato anche perché non sempre i dati raccolti erano compatibili con
quelli degli anni precedenti. Invece di apportare i necessari correttivi e
realizzare una rilevazione valida, l’Istat ha preferito disinteressarsi
completamente dell’andamento della istituzionalizzazione!
Un gruppo di
lavoro, istituito nel 1999 dalla Commissione Stato-Regioni, di cui fa parte
anche l’Istat, ha predisposto uno schema di rilevazione sulle strutture
socio-assistenziali in cui sono ricoverati minori, adulti e anziani.
Anche questa
indagine, ancora in corso, presenta le stesse caratteristiche di inadeguatezza
dei rilevamenti compiuti in precedenza dall’Istat.
La recente
legge n. 149/2001 ha previsto la chiusura entro il 31 dicembre 2006 degli
istituti, che dovrebbero essere sostituiti da comunità di tipo familiare per i
minori per cui non è possibile intervenire con aiuti alle famiglie d’origine o
con provvedimenti di affidamento o di adozione. Al riguardo rileviamo che la
dizione di «comunità di tipo
familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali
analoghi a quelli di una famiglia»,
contenuta nell’art. 2 della legge n. 149/2001 è molto vaga. Non precisa, ad
esempio, che queste comunità devono essere inserite nel normale contesto
abitativo, che non devono essere accorpate fra loro – altrimenti istituti
anche con 150-200 ospiti, organizzati in gruppi-appartamento, potrebbero essere
considerati “comunità di tipo familiare”
– e che dovrebbero accogliere non più di 6-8 minori. Peraltro la definizione
degli standard minimi delle comunità di tipo familiare e degli istituti è
rinviata alle Regioni, sulla base di criteri stabiliti dalla Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di
Trento e Bolzano, senza che siano previste scadenze per l’emanazione del
relativo provvedimento.
Alla luce di
quanto esposto ci rivolgiamo a Lei per sapere quali iniziative il Suo Ministero
intende assumere per rimediare a questa tragica situazione: se non lo sa il
Ministero quanti sono i bambini e ragazzi ricoverati, se non lo sa l’Istat, se
non lo sanno le Regioni (solo tre Regioni, Piemonte, Lombardia e Veneto hanno
dei dati, peraltro non aggiornati) com’è possibile programmare e realizzare gli
interventi alternativi al ricovero?
Come possono
le Istituzioni preposte attivarsi per assicurare loro il diritto a crescere in
una famiglia, anzitutto la loro e, quando questo non è possibile, in una
adottiva o affidataria?
Restando in attesa di un riscontro, porgiamo i
migliori saluti.
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