Prospettive assistenziali, n. 137, gennaio-marzo 2002
FRA IL DIRE E IL NON FARE DEL PATRONATO INCA C’È DI
MEZZO IL MARE DI DUE MILIONI (PER IL SOLO 1999) DI NUOVI POVERI
Incredibile ma vero! Betty Leone, Segretaria
confederale della Cgil, nell’articolo “Il patronato come cerniera tra “diritti
individuali” e “diritti collettivi”” (Assistenza
sociale, n. 3, 2001), dopo aver asserito che “i patronati sono stati storicamente lo strumento di tutela dei diritti
delle lavoratrici e dei lavoratori: il loro scopo era sostenere l’esigibilità
del diritto anche per chi, non avendo mezzi economici e culturali, non era in
grado di autotutelarsi”, ed aver ricordato che “anche il patronato deve contribuire al passaggio dallo stato sociale
risarcitorio allo stato sociale
promozionale”, ha avuto l’ardire di sostenere che “la legge 328/2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali”) sancisce questo principio
affermando l’universalità dei diritti sociali e inserendo i patronati nella
rete dei servizi che devono raccogliere le domande dei cittadini e garantire
loro l’esigibilità dei diritto”.
Aspettiamo, quindi, che anche Betty Leone,
responsabile nazionale della Cgil per le politiche sociali e sanitarie, come ha
già fatto Alfonsina Rinaldi (1), “scopra” che la legge 328/2000 non solo non
prevede nessun nuovo diritto esigibile, ma ne cancella alcuni molto importanti per i più deboli.
Nel frattempo, ricordiamo che, a seguito della lettera
inviata il 30 luglio 1997 al Csa da Sergio Cofferati, Segretario generale della
Cgil, in cui scriveva – assurdamente – che “essere
anziani non è una malattia” (2), a Roma aveva avuto luogo il 9 settembre
1997 un incontro fra una delegazione del Csa e la stessa Betty Leone. Dopo il
suddetto incontro la Cgil aveva fatto pervenire al Csa una nota molto
allarmante in cui veniva sostenuto che la cronicità e la non autosufficienza
non dovevano essere ritenute malattie, ma
una “questione più strettamente
legata all’assistenza, e quindi agli aspetti della non autosufficienza connessi
al deterioramento psicofisico dovuto all’età”. Immediata era stata la
replica del Csa, inviata a Betty Leone in data 9 ottobre 1997, in cui veniva
sottolineato lo sbigottimento derivante dal fatto che “per la Cgil il cancro, la demenza,
le cardiopatie, il diabete e le altre patologie non sono da considerare
malattie per gli anziani, ma “aspetti della non autosufficienza connessi al
deterioramento psico-fisico dovuto
all’età”” per cui “per la Cgil (ma
ciò vale anche per Cisl e Uil) gli
anziani cronici e non autosufficienti non sono dunque malati, ma solo persone
bisognose di una generica badanza”.
Di conseguenza “con
il consenso del Sindacato gli anziani malati cronici ed i loro familiari
(compresi i militanti e i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil) continueranno a
versare, come avviene già illegittimamente da anni, fino a 3-6 milioni al mese
per il ricovero (che può durare anche molti anni) in strutture
dell’assistenza/beneficenza, senza che tutto ciò sollevi la minima obiezione
dei Sindacati”.
Dottoressa Betty Leone, sono queste le basi a cui lei
si riferisce quando nel citato suo articolo
scrive che lo scopo dei patronati è quello di “sostenere l’esigibilità del
diritto anche per chi, non avendo mezzi economici e culturali, non era in grado
di tutelarsi”?
È un’esperienza che lei considera valida anche per il
futuro, nonostante che nel 1999 ben 2 milioni di famiglie siano scese sotto la
soglia della povertà per la cura di anziani cronici non autosufficienti
abbandonati dal Servizio sanitario nazionale?
Perché i patronati sindacali, che hanno sempre difeso
i lavoratori, ignorano le esigenze e i diritti dei vecchi malati?
TRUFFE PENALMENTE PERSEGUITE E ILLEGALITà TOLLERATE
Il 5 novembre 2001 la Commissione “Sanità e
assistenza” del Consiglio regionale piemontese ha indetto una consultazione dei
gruppi di base in merito alle proposte di legge “Fondo di solidarietà per le
vittime di reati” e “Misure di sostegno agli anziani vittime di violenza”.
Il Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base, dopo aver valutato positivamente la prima iniziativa ed aver
proposto l’estensione a tutti cittadini del campo di azione della seconda, ha
fatto presente che “i due testi
dovrebbero comprendere anche interventi a favore dei cittadini ai quali la
maggior parte dei Comuni piemontesi sottrae denaro in modo illecito. Si tratta
di importi enormi, certamente di gran lunga superiori a quanto viene tolto ai
cittadini del Piemonte per furti, rapine, estorsioni o truffe”.
Infatti, “numerosi
sono ancora i Comuni singoli e associati che pretendono, in violazione alle
leggi vigenti, contributi economici dai parenti di assistiti maggiorenni”.
Per quanto riguarda le violenze perpetrate nei confronti
degli anziani non ci si può limitare a condannare con tutta la durezza
necessaria gli abusi penalmente perseguibili, ma bisognerebbe anche intervenire
contro le illegali e spesso disumane dimissioni degli anziani cronici non
autosufficienti dalla piena competenza del Servizio sanitario nazionale sancita
dalle leggi vigenti.
UN ESEMPIO DI MALASANITà PIEMONTESE
Ennesimo grave episodio di malasanità in Piemonte:
durante un’ispezione presso la struttura per anziani “La Ginestra” di Alfiano
Natta (Al), i Carabinieri dei Nas hanno
scoperto che gli ospiti erano trattati in modo “assolutamente non idoneo”, che
per tre giorni si era assentata l’unica infermiera in servizio, che 26 chili di
alimenti erano conservati in modo scorretto e che per la salma di un ospite,
morto due giorni prima dell’ispezione, non era stato predisposto il funerale.
Prendiamo atto che, per l’ennesima volta, soltanto l’intervento dei Nas e non
quello degli organi dell’Assessorato alla sanità e delle Asl, scopre fatti
incresciosi e gravissimi come è stato ribadito nell’interpellanza che il Gruppo
dei Comunisti italiani ha presentato per chiedere quali provvedimenti saranno
adottati nei confronti dei responsabili e per tutelare gli ospiti della
struttura in oggetto.
(1) Cfr. “Anche l’esperta dell’ex Ministro Livia Turco
riconosce che nella legge 328/2000 non ci sono diritti esigibili, anzi”, Prospettive assistenziali, n. 135, 2001.
(2) Cfr. “Cgil, Cisl e Uil negano lo stato di malattia
degli anziani cronici non autosufficienti”, Ibidem,
n. 119, 1997.
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