Prospettive assistenziali, n. 138, aprile-giugno 2002
blair aumenta le tasse per migliorare la sanità: un
esempio anche per noi
Secondo i dati forniti da Irene Mathis, presidente
dell’Associazione Medici cattolici, l’Italia investe nella sanità cifre
notevolmente inferiori rispetto agli altri Paesi. Difatti, riserviamo al nostro
servizio pubblico il 5,6% del prodotto interno lordo, mentre la Svezia è al 7%
(il 25% in più di noi), la Norvegia impegna il 7,1% (+26,78%), la Francia il
7,2 (+28,57%), la Svizzera il 7,7% (37,5%), il Belgio e la Germania il 7,9
(+41,07%). Se si tiene conto che in Italia la vita media è superiore a quella
degli altri Paesi, occorre riconoscere che il nostro servizio sanitario è
migliore (o meno peggiore) degli altri.
Una recente indagine dell’Organizzazione mondiale
della sanità ha accertato che la sanità italiana è al secondo posto rispetto a
tutti gli altri Stati del mondo. Poiché la sanità è uno degli interventi più
importanti per i cittadini, in particolare per quelli anziani, al settore
dovrebbero essere assegnate le risorse necessarie, riducendo gli stanziamenti
per le attività meno vitali.
È, dunque, estremamente positiva l’iniziativa del
premier britannico Tony Blair di impegnare altri 8 miliardi di Euro per migliorare
il servizio sanitario inglese. Blair ha affermato (cfr. La Stampa del 14 aprile 2002) che «nel suo primo mandato elettorale da premier ha dovuto compiere “scelte
dure nell’interesse generale dl paese”, ma che in questo secondo mandato,
avendo alle spalle un sistema economico ormai completamente risanato, egli
intende dare la priorità allo sviluppo del servizi pubblici».
sono malato di cancro: vivo grazie allo stato sociale
Coloro che puntano allo smantellamento del Servizio
sanitario nazionale dovrebbero meditare su quanto ha scritto il 22 febbraio
2002 Mario Ardigò di Roma su “Venerdì”, il
supplemento de la La Repubblica: «A 45
anni mi sono ammalato di cancro. La malattia è curabile e vi sono possibilità
di guarigione. Dal settembre scorso lo Stato ha speso per me circa tre volte la
somma che io e mia moglie siamo riusciti a risparmiare in vent’anni di lavoro
dipendente. Sono seguito e curato gratuitamente presso un centro ospedaliero
universitario di prim’ordine, diretto da un ematologo di fama internazionale.
Non pago le medicine e i ricoveri. Ho un buon stipendio, ma se avessi dovuto
pagarmi le cure e le medicine, sarei già in mano alle banche o agli usurai o
morto. Il massimale della mia assicurazione sanitaria sarebbe stato raggiunto
dopo un mese di cure. In sostanza sono ancora vivo perché lo stato sociale non
è ancora stato smantellato».
IDEE stravaganti del Ministro Sirchia sul
volontariato
A Genova, il 29 settembre 2001, il Ministro Sirchia al
convegno delle Anpas, le associazioni di assistenza operanti soprattutto nel
trasporto di ammalati a mezzo di ambulanze, si è rivolto alle organizzazioni di
volontariato mediante dichiarazioni assolutamente inaccettabili.
Riprendiamo alcune fra le frasi che hanno creato
indignazione.
«Il
volontariato è diventato uno strumento nelle mani della politica»;
«C’è una
fondamentale confusione nel mondo del volontariato. L’ultimo disastro è stato
la nascita delle Onlus»;
«Avete scarsa
imprenditorialità e trasparenza con la tendenza a nascondere i difetti»;
«Cercate di
non chiedere aiuti perché non ne avete bisogno» (1).
Come ha osservato Mons. Giovanni Nervo (2), il
Ministro «non si è accorto che il
volontariato – lavoro gratuito secondo la legge 266 del 1991 – non ha bisogno
di imprenditorialità ma di formazione, di motivazioni, di buona organizzazione,
mentre di imprenditorialità hanno molto bisogno le cooperative sociali, perché
sono imprese: sociali, ma sempre imprese».
Certamente il volontariato che tutela i diritti dei
cittadini è scomodo per le autorità che, ad esempio, non riconoscono le
esigenze di coloro che, colpiti da gravi patologie, non sono in grado di
autodifendersi.
diminuito del 26% il numero delle pensioni di
invalidità
Dal 1995 al 2001 le pensioni di invalidità sono
diminuite di circa un milione di unità (26,4%). Lo ha affermato (cfr. La Stampa del 18 febbraio 2002)
l’Associazione Artigiani di Mestre, la cui indagine ha accertato che le realtà
locali con le percentuali di decremento più rilevanti sono state il
Friuli-Venezia Giulia (–31,1%), il Veneto (–29,6%), la Toscana (–29,4%) ed al
quarto posto il Trentino Alto Adige (–29,3%).
Lo studio ha messo in evidenza come nei primi quattro
posti vi siano ben tre Regioni appartenenti al Nord Est. Quelle meno investite
dalla contrazione, invece, sono state le Regioni del Sud che, ad esclusione di
Molise e Abruzzo, si trovano tutte con percentuali al di sotto della media
nazionale.
In coda alla graduatoria troviamo la Campania
(–23,8%), la Sardegna (–22,6%) e la Puglia (–21,4%).
In termini assoluti, le principali Regioni che hanno
segnalato le più alte riduzioni sono la Sicilia (107.921), la Campania (95.411)
e l’Emilia Romagna (80.130).
nel
2000 l’evasione fiscale ha raggiunto
210 milioni di euro
Nonostante tutti i Governi abbiano promesso di combattere
il fenomeno, nel 2000 l’evasione fiscale ha raggiunto i 210 milioni di euro, oltre 400 mila miliardi di lire. Lo
ha affermato il Vice-ministro dell’economia e delle finanze, Vito Tanzi.
Secondo l’Agenzia per le entrate, la roccaforte degli
evasori si trova al Sud, dove la violazione riguarda il 34,52% dei
contribuenti.
Se l’importo dell’evasione viene preso in
considerazione per aree geografiche, la maglia nera compete alla Lombardia.
Seguono il Lazio, la Sicilia, la Campania, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia
Romagna, la Puglia e il Trentino Alto Adige.
allarmante
la situazione dei minori della Campania
Allarmanti i risultati della ricerca svolta dalle Facoltà di sociologia dell’Ateneo
Federiciano di Napoli e di Scienze
della formazione dell’Università di Salerno sulle condizioni dell’infanzia e
dell’adolescenza nei 551 Comuni della Campania: solamente il 9,4% dei bambini è
coinvolto in interventi socio-assistenziali; nel 18% dei Comuni, per una
platea di 101 mila bambini, non è
garantita alcuna assistenza; solamente il 30% del personale che si occupa dei
minori possiede una specifica professionalità; è carente la formazione per gli
operatori di rete; il maggior disagio riguarda la povertà economica e quella
socio-ambientale; le segnalazioni vengono fatte in forma prevalente dalla
scuola; il 60% riguarda i minori a rischio.
collocamento al lavoro dei soggetti con handicap:
sono ottomila le aziende fuorilegge
Commentando la legge n. 68/1999, Maria Grazia Breda
(cfr. Prospettive assistenziali, n.
126, 1999) aveva sostenuto che, mentre erano condivisibili le affermazioni di
principio contenute nel suddetto provvedimento, «l’attuazione si presenta problematica a causa della indeterminatezza
delle norme necessarie per una idonea applicazione».
A conferma di quanto sopra, Stefania Delendati, sul n.
6, 31 marzo 2002 di Hpress, afferma
quanto segue: «Non a caso proprio lo
Stato, rappresentato sul territorio dagli enti locali, è il primo trasgressore
della norma sulle assunzioni. È del 19 febbraio scorso la notizia che nel
Comune di Milano mancano 900 dipendenti disabili, sui 1.250 che dovrebbero
lavorare lì secondo i termini della disciplina in materia».
Secondo Delendati il Comune di Milano si difende
sostenendo che «in realtà ne mancano solo
660».
L’Autrice precisa, inoltre, che «a questa vergognosa situazione si aggiungono le 300 mila pratiche di
invalidità ferme nel cassetto, in attesa che qualcuno le analizzi».
Nello stesso numero di Hpress, Giovanni Abruzzo denuncia che fra le 8 mila aziende che non
rispettano la legge n. 68/1999 «vi sono
banche, industrie alimentari e non, multinazionali e grandi aziende, tutte con
bilanci a nove zeri e fatturati miliardari».
le promesse dell’on. Antonio Guidi e la dura realtà
dei fatti
Come risulta dall’articolo “Oltre le... barriere” di
Agnese Ferrara, pubblicato su Salute - La
Repubblica del 31 gennaio 2002, l’On. Antonio Guidi, Sottosegretario al
Ministero della salute con delega sulle disabilità, ha affermato che «è necessario che le leggi sull’handicap, che
interessano il campo del lavoro, l’assistenza ed i servizi, siano rispettate
perché si deve garantire ai più deboli una qualità di vita migliore»,
aggiungendo che «per far questo però è
necessario aumentare la nostra cultura».
Ha, altresì, precisato che «per rilanciare il tema della disabilità, insieme al sottosegretario
Cesare Cursi, ho organizzato una Commissione speciale sul tema della salute
dell’handicappato».
Fra i compiti della Commissione c’è anche quello di «migliorare l’assistenza ai “gravissimi”,
cioè a coloro che necessitano di cure urgentemente, quindi i disabili mentali,
gli anziani non autosufficienti ed i bambini con handicap molto gravi».
Per quanto riguarda gli impegni, l’On. Guidi ha
dichiarato quanto segue: «Chiederò alle
Regioni ed ai direttori delle Asl l’attuazione o il completamento dei servizi
di diagnosi precoce dell’handicap e della riabilitazione oltre che la creazione
di luoghi di socializzazione per i malati (…). Con il Ministero dell’istruzione
svilupperò accordi di programmazione nelle scuole. Va, inoltre, garantito il
diritto all’associazionismo ed alla mobilità, in particolare vanno sostenute le
famiglie in difficoltà. Infine, chiederò alle Prefetture un rigoroso controllo,
soprattutto perché siano definitivamente abbattute le barriere architettoniche
che purtroppo ci sono in quasi tutta la penisola nonostante la legge sia in
vigore da diversi anni».
Ancora una volta, le promesse sono mirabolanti, ma il
decreto Berlusconi-Sirchia-Tremonti del 29 novembre 2001 dimostra, purtroppo,
che i fatti vanno nella direzione opposta rispetto alle esigenze della fascia
più debole della popolazione.
(1) Cfr. “Il
Ministro della sanità non sa ciò che dice quando parla del volontariato”, Ex, n.9/10, settembre-ottobre 2001.
(2) Cfr. Mons. Giovanni
Nervo, “Se il volontariato dà fastidio ai politici”, Volontariato Oggi, n. 11/2001.
www.fondazionepromozionesociale.it