Prospettive assistenziali, n. 138, aprile-giugno 2002

 

 

 

Per non dimenticare

 

 

 

REALTÀ UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE E RISOLVERE (N. 12)

 

Manca un timbro ed una pensionata resta senza cibo

Una pensionata di 81 anni è rimasta un giorno in ospedale senza che nessuno le servisse i pasti e le desse le cure prescritte .

È accaduto al nuovo ospedale Manzoni di Lecco ad A.M.; la donna, suo malgrado, è restata a guardare gli altri pazienti mentre consumavano pranzo e cena in attesa che arrivasse il giorno dopo per chiarire la vicenda.

Da quanto si è appreso, il foglio del ricovero non aveva il timbro “urgente”.

(La Stampa del 14 novembre 2001)

 

A Roma assistiti solo due anziani su cento

Secondo i dati forniti dalla Comunità di S. Egidio, a Roma ci sono oltre mezzo milione di anziani; uno su otto vive da solo con la pensione minima. Circa 35 mila sono i soggetti colpiti dalla malattia di Alzheimer o da altre forme di demenza senile; a quasi 20 mila ammontano i vecchi malati cronici non autosufficienti.

Gli anziani assistiti dal Comune di Roma sono appena il due per cento!

 

Primario in manette a Pavia

Il noto professore A. B. di Pavia è stato arrestato in flagranza di reato subito dopo aver incassato 10 milioni, il primo acconto su un totale di 40 milioni, chiesti ad un giovane studente per consentirgli di accedere al corso di specializzazione in radiologia.

 

Denunce del Co.di.ci.

Il Co.di.ci. (Coordinamento diritti del cittadino) ha presentato nel dicembre 2001 una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma in merito a circa un centinaio di valvole cardiache difettose, per il grave pericolo che costituiscono nelle persone operate.

Mentre il Ministro della sanità ha confermato di aver disposto il ritiro dal commercio di tali valvole, nessuna risposta è stata fornita al Co.di.ci. dall’ospedale S. Camillo di Roma e dall’Assessorato alla sanità del Lazio.

Di conseguenza, tenuto conto dei gravi rischi che pesano sulla salute e sulla vita dei pazienti a cui sono state impiantate le valvole, il Co.di.ci. ha chiesto l’intervento della Magistratura.

 

Tre religiosi coinvolti nell’accusa di circonvenzione di incapace

Come riferisce il quotidiano Avvenire del 7 dicembre 2001, «due sacerdoti e una suora sono stati coinvolti, a Pieve di Soligo (Treviso), in un’inchiesta partita dalla Procura di Rovigo, che ipotizza l’accusa di circonvenzione di incapace. Per uno dei due sacerdoti e per la religiosa è stato addirittura adottato un provvedimento restrittivo in carcere (…). Coperti dal riserbo, al momento, sia l’identità dei tre religiosi, appartenenti ad un istituto con sede nel rodigino, sia i contorni di una vicenda che resta poco chiara e che riguarderebbe somme sottratte con raggiro, secondo l’accusa, ad un anziano di Rovigo, attualmente ospite di una casa di riposo».

 

Vecchietti, ometti e donnette

Fra le varie espressioni dispregiative usate nei confronti degli anziani, le più comuni sono certamente: vecchietto e vecchietta.

Pochi ci fanno caso, ma è un modo per indicare soggetti che, in definitiva, valgono poco, la cui dignità è limitata.

Provatevi a dire ometto o donnetta al giornalista, al politico o all’operatore che si è rivolto al vostro congiunto anziano chiamandolo vecchietto o vecchietta.

Ne vedrete delle belle!

 

L’imperdonabile morte per freddo di A. B.

Il Co.di.ci. e l’Associazione “Amici di Cutolo” di Livorno, dopo l’imperdonabile morte di A. B. per assideramento, hanno rivolto un appello al Comune e alle istituzioni affinché, almeno nei giorni di freddo intenso, aprano una loro struttura a quanti, senza casa, sono costretti a dormire sotto le stelle. In via subordinata hanno invitato il Vescovo a disporre che una chiesa del centro rimanga aperta di notte, quale rifugio per quanti, nel periodo natalizio, non hanno capanna per tetto, né bue, né tantomeno asinello, come riscaldamento. Da parte loro le due associazioni si sono dichiarate disponibili, tramite i propri associati, a prestare assistenza alle persone, predisponendo la custodia delle brande prestate dalla Protezione civile o dall’Esercito.

 

Impiantate protesi d’anca difettose: chi le vendeva ne era al corrente, ma stava zitto

Nel decennio 1990-2000 in numerosi ospedali italiani sono state impiantate protesi d’anca difettose.

Almeno 200 sono le persone operate a Torino negli ultimi dieci anni. Molte di esse sono state costrette a rifare l’intervento per farsi sostituire le protesi che con il tempo si erano usurate in modo anomalo.

Le protesi erano fabbricate da una società americana che, nel febbraio 1990, accortasi del difetto del suo prodotto, aveva segnalato a tutte le ditte incaricate della vendita di ritirarlo dal commercio.

Una agenzia italiana aveva fatto orecchie da mercante e, imperterrita, aveva continuato a vendere il materiale agli ospedali che, non informati del difetto delle protesi, hanno proseguito ad impiantarle.

Sulla vicenda è in corso una inchiesta condotta dal Procuratore aggiunto Dr. Raffaele Guariniello.

 

 

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