Prospettive assistenziali, n. 139, luglio-settembre 2002

 

Libri

 

Francesca ichino, Storia del Cam - Tren­t’anni di volontariato nell’ambito socio-giudi- ziario, Franco Angeli Editore, Milano, 2001, pag. 166, € 14,46.

Il volume descrive le attività svolte dal Cam, che presta tuttora il suo aiuto al Tribunale per i minorenni di Milano ed a varie istituzioni sociali della Lombardia. L’ente venne costituito nel 1969 con la denominazione di “Ufficio di servizio al pubblico per le adozioni” con lo scopo statutario di fornire gratuitamente e per fini di solidarietà sociale «un servizio sociale volontario al Tribunale per i minorenni di Milano per una più efficace ed estesa applicazione della legge 431 del 1967 sull’adozione, con particolare assistenza e consulenza al pubblico», nonché per «stabilire nuove forme di collaborazione tra gli enti di assistenza, i giudici tutelari e gli uffici giudiziari minorili ai fini del reperimento dei minori in stato di abbandono, e di promuovere una campagna di stampa atta a sensibilizzare l’opinione pubblica in materia di adozioni».

L’iniziativa sollevò perplessità, soprattutto da parte dell’Anfaa per il timore che l’attività della nuova associazione costituisse di fatto un ostacolo allo scioglimento della miriade di enti pubblici assistenziali allora presenti (in quel periodo gli organismi e gli uffici erano oltre 50 mila!) e potesse essere un primo passo verso la privatizzazione dell’adozione, anche perché in molti Paesi (Stati Uniti, Inghilterra, Francia) l’adozione era allora gestita quasi del tutto da agenzie private. Queste riserve erano poi venute meno sia per l’attività concretamente svolta dalla suddetta associazione sia a seguito dell’approvazione del nuovo statuto, avvenuto nel 1975, e del conseguente cambiamento di denominazione in Cam, Centro ausiliario per i problemi minorili.

Nel nuovo statuto era precisato che l’ente «ha per scopo l’attività di ricerca, di informazione e di collaborazione relativa ai problemi dei minorenni e della famiglia, con particolare riguardo agli affidi familiari, all’assistenza legale, civile e penale, all’inserimento sociale e lavorativo di minori in difficoltà», con l’impegno di svolgere «gratuitamente e per i soli fini di solidarietà sociale, le attività e i servizi che le sono richiesti dal Tribunale per i minorenni, dai giudici tutelari e dalle pubbliche amministrazioni».

L’evoluzione del Cam, come si legge nel volume, «dimostra anche che l’iniziale supplenza del volontariato ai compiti del “pubblico” sa arretrare e cedere il campo non appena l’istituzione pubblica si organizza in proprio».

Il volume, curato dall’avvocato Francesca Ichino Pellizzi, animatrice del Cam fin dalla sua istituzione e attualmente membro del Comitato scientifico dell’ente stesso, è una guida preziosa per coloro (persone e gruppi) che intendono svolgere attività di volontariato e vogliono conoscere una esperienza molto significativa.

 

Enrico montobbio, Carlo Lepri, Chi sarei se potessi essere - La condizione adulta del disabile mentale, Edizioni Del Cerro, Tirrenia (Pisa), 2000, pag. 126, € 14,46.

Il libro, che si legge facilmente, affronta il tema dell’handicap intellettivo in un’ottica di normalità, d’integrazione nel mondo di tutti, di speranza in un futuro da adulti “quasi normali”.

La chiave di lettura di tutto sta nell’episodio descritto nei primi capitoli, raccontato da quella mamma che accompagna a scuola la sua bambina Down che, osservando l’operatrice scolastica, anche lei Down, mentre lavora, riesce finalmente a immaginare la sua bambina da grande.

Vedere questa giovane Down mentre accoglie i bambini, quando li aiuta a togliersi il cappotto e a mettersi il grembiulino o a lavarsi le mani o, infine, quando scende in cucina per aiutare nella preparazione dei cibi, provoca il necessario cambiamento in questa mamma, che trova speranza per sé e, dunque, per la sua bambina.

È questo il messaggio principale del libro: per poter programmare il futuro di una persona con handicap, bisogna saper guardare lontano, oltre la disabilità, oltre il non saper fare o il non saper essere, ed immaginare degli scenari in cui la persona possa essere considerata veramente un soggetto e non un eterno bambino da proteggere da tutto e da tutti.

A questo proposito, gli Autori sono molto critici nei riguardi di quegli operatori che, per poter dimostrare – forse – l’importanza del loro ruolo, impediscono alle persone con handicap intellettivo di diventare autonome. Vi è una netta presa di posizione contro i falsi luoghi di lavoro, dove si ricevono false paghette e dove, alla fine, resta perfino difficile distinguere chi è l’operatore e chi l’assistito.

Non sono risparmiati neppure i genitori quando hanno paura di sperimentare per timore di fallimenti e frustrazioni, perché anche in questo modo non si aiuta il giovane handicappato intellettivo a crescere e a trovare una sua identità. Per tali ragioni, ad esempio, gli Autori mettono in guardia dall’avviare i figli handicappati intellettivi in percorsi, quali la scuola superiore, solo allo scopo di dilatare nel tempo il problema reale della scelta più idonea.

È preferibile, a loro avviso, indirizzare questi soggetti a percorsi di formazione che prevedano l’apprendimento di capacità lavorative attraverso l’esperienza reale in azienda, il vero strumento che può garantire ai soggetti con handicap intellettivo una speranza d’inserimento nel mondo degli adulti attraverso il lavoro. Anche se questo obiettivo non sarà sicuramente raggiungibile da tutti.

 

Luciano belloi - camillo valgimigli, La notte dell’assistenza - “I vecchi legati”: quali alternative?, Franco Angeli, Milano, 2000, pag. 232, € 14,45.

Della contenzione geriatrica non si parla, non se ne scrive, ma la sia applica. Non è mai regolata e quindi è come se non avvenisse. Eppure anche nel nostro Paese la diffusione della pratica della contenzione meccanica e farmacologia nelle strutture per anziani ospedaliere e residenziali, pubbliche, private e del privato sociale, è molto praticata, con una prevalenza variabile dal 17,5% al 51,7%.

Questo significa che oggi in Italia una percentuale altissima di anziani dementi, non autosufficienti, con danni cognitivi, spesso con comportamenti aggressivi e violenti, definiti addirittura “pericolosi per sé e per gli altri” (incontenibili, appunto!) vengono contenuti, legati al letto.

Resta comunque un fatto ignorato, rimosso, tabù, perché la contenzione richiama alla mente una sorta di “notte dell’assistenza”, fatta di carenze quantitative e qualitative del personale, di strutture improvvisate in un mercato che non stabilisce neppure i minimi requisiti non solo per garantire competenze e professionalità, ma soprattutto per rispettare l’umanità e la dignità degli anziani dementi ricoverati.

Nel volume vengono analizzati gli aspetti clinici, giuridici, medico-legali, deontologici, etici e assistenziali relativi ai “vecchi legati”, con lo specifico intento di dimostrare che le corde non curano mai.

Le conseguenze della contenzione (traumi meccanici, malattie funzionali e organiche, sindromi della sfera psico-sociale, ecc.) sono così gravi che questo intervento dovrebbe essere vietato.

 

LUIGI ATTENASIO (a cura di), Fuori norma - La diversità come valore e sapere, Armando Editore, Roma, 2000, pag. 384, € 23,24.

Il volume affronta i seguenti argomenti: Identità e diversità nella specie umana (Aldo Morrone), Le basi psicologiche del pregiudizio (Bruno M. Mazzara), Riconoscere le diversità (Pietro Ingrao), L’efficienza che genera mostri (Claudio Magris), I pregiudizi di natura statistica (Luigi Di Liegro), Diario di un architetto (Giovanni Michelucci), Mediare le terre (Franco Cassano), L’uomo rifiuto (Mario Lodi), I devianti (Giorgio Pecorini), La malattia mentale (Agostino Pirella), La lunga storia del manicomio (Fabio Stok), “Prima” della psichiatria. Schede di riflessione (Gian Piero Fiorillo), Gorizia: un’esperienza storica oltre il pregiudizio psichiatrico (Silvia Balconi), Bizzarrie della natura: malattie e rappresentazioni delle donne nella scienza psichiatrica del XIX secolo (Vinzia Fiorino), Pazzi per il lavoro (Giuseppina Gabriele - Simonetta Giustini), Teatro sul margine (Andrea Cosentino - Valentina Giacchetti), Un modello dipartimentale per la salute mentale (Massimo Cozza), La questione donna (Franco Ongaro Basaglia), La solitudine del bambino come patologia di una società ricca e consumistica (Francesco Tonucci), La sordità del pregiudizio ovvero alcuni pregiudizi sulla sordità (Amir Zuccalà), Capelli bianchi (Renato Bottura), Immigrati: uguali o diversi? (Lia Bandera), Ora X: lezione di ordinaria follia (Luciano Della Mea), Oggi nessuno avrebbe potuto rinchiuderla... (Gisella Trincas), Storia di Adalgisa Conti (Cristina Crippa), Storie di zingare - Ramiza e Ghenna (Francesca Lesnoni), Il mio primo giorno di manicomio (Alberto Paolini).

Le voci di dentro: Versi di un invalido civile di mente al 100% (Francesco Crisafulli), Poesie da “Angeli sulla strada” (Antonella Chitò), Graffiti della follia - Testimonianze da un ospedale psichiatrico (Ennio De Concini), Vite. La campanula di luce (Enzo Cei), Nessun uomo è uguale a un altro (Anna Pizzo).

 

AA.VV., Il bambino tradito - Carenze gravi, maltrattamento e abuso a danno di minori, Carocci Editore, Roma, 2000, pag. 378, € 29,95.

Maltrattamento ed abuso minorile sono fenomeni in crescita, come indica la frequenza dei casi segnalati annualmente all’autorità giudiziaria. Percepiti come reati particolarmente odiosi, presentano risvolti difficili da affrontare.

Per farlo efficacemente occorrono una buona organizzazione dei servizi ed integrazione tra i comparti socio-assistenziale, educativo e sanitario, cooperazione con le forze dell’ordine e con la magistratura, preparazione degli operatori dei servizi sul piano assistenziale, formativo e riabilitativo.

È un lavoro coinvolgente e logorante, che richiede aggiornamento e spirito d’équipe. Per questo la Città di Torino ha realizzato un corso di formazione da cui è scaturito un mosaico di riflessioni, di conoscenze e di sensazioni scritte da uomini e donne che – in qualità di operatori sociali, di psicologi, di medici, di giudici – sono chiamati a prendere decisioni, spesso determinanti, riguardo la vita di minorenni.

Sono persone che devono saper valutare e prevedere il futuro, mettendosi nei panni del bambino, come se a possedere la capacità di conoscere, valutare e decidere fosse lui.

Imparando ad ascoltarlo.

Ma ciascun adulto che prende decisioni in situazioni così delicate deve fare anche i conti con la propria emotività, sollecitata dalla sofferenza materiale delle vittime, in bilico tra rabbia e valori. Queste pagine pertanto si offrono come un tentativo interdisciplinare ed interprofessionale di aumentare consapevolezza ed operatività su una materia complessa e drammaticamente attuale.

 Il gruppo che ha riordinato e coordinato per la pubblicazione i materiali prodotti per il corso di formazione “Carenze gravi, maltrattamento ed abuso su minori” è formato da operatori della Città di Torino: Rita Turino, Antonietta Gaeta, Franco Gogliani, Roberto Boscarolo, Anna Abburrà ed Elena Licastro. La prefazione del volume è di Paolo Vercellone.

 

 

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