Con la pubblicazione di questo numero, Prospettive assistenziali compie 35 anni. Sono usciti 140 numeri della
serie normale (1) e 9 supplementi (2).
Avvalendosi della collaborazione
dell’Anfaa - Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, dell’Ulces
- Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale, del Csa - Coordinamento
sanità e assistenza fra i movimenti di base e delle organizzazioni che ne fanno
parte, Prospettive assistenziali si è sempre adoperata per affermare il
principio che ogni cittadino ha il diritto ad una vita decorosa. Al
raggiungimento di questo obiettivo deve concorrere in prima persona il
cittadino stesso. In ogni caso, indipendentemente dalle sue capacità e dal
ruolo sociale ricoperto, dovrebbe sempre essere considerato un soggetto di
diritti.
A loro volta i doveri del cittadino, in particolare
di coloro che non sono in grado di autodifendersi, non dovrebbero essere stabiliti
arbitrariamente da amministratori e da operatori che approfittano delle loro
posizioni di potere: il loro adempimento dovrebbe essere richiesto
esclusivamente in base alle norme della Costituzione e delle leggi in vigore
(3).
Per lo sviluppo armonico del minore, Prospettive assistenziali, insieme
all’Anfaa, all’Ulces e al Csa, si è costantemente battuta affinché venisse
concretamente riconosciuto il suo diritto di
Per questo motivo abbiamo richiesto e
richiediamo che i nuclei familiari di origine, comunque costituiti, vengano
supportati nei casi di difficoltà ed abbiamo promosso il diritto dei bambini
privi di adeguato sostegno familiare ad essere inseriti, a seconda dei casi, in
idonee famiglie adottive o affidatarie.
Purtroppo, il preminente interesse del
minore in stato di adottabilità, sancito dalle leggi n. 431/1967 (il cui testo
base era stato predisposto dall’Anfaa) e n. 184/1983 è stato in larga misura
cancellato dalla legge n. 149/2001 che ha riconosciuto agli aspiranti adottandi
pretese contrastanti con le esigenze dei fanciulli e, soprattutto, ha
declassato l’adozione da vera e completa filiazione, maternità e paternità ad
una sorta di allevamento protetto.
Ci siamo, inoltre, incessantemente
adoperati, e continuiamo a farlo, affinché l’adeguamento dei servizi di
interesse collettivo (sanità, casa, trasporti, ecc.) sia disposto in modo da
consentire il proficuo utilizzo anche da parte delle persone più deboli. A
nostro avviso, questa è una condizione indispensabile per evitare la loro
emarginazione.
Dunque: integrazione prescolastica,
scolastica e sociale dei soggetti con handicap (4), adeguate cure sanitarie
anche ai malati inguaribili compresi i non autosufficienti, trasporti privi di
barriere architettoniche, ecc.
Settori molto impegnativi di promozione
sono stati e sono i corsi prelavorativi, inseriti nell’ambito della formazione
professionale, per soggetti con handicap intellettivo (la cui ideazione è stata
realizzata dal Csa) e le iniziative rivolte al loro inserimento lavorativo.
Solo a Torino e provincia più di 500 sono state le relative assunzioni presso
aziende pubbliche e private.
Molte energie sono state da noi spese per
ottenere una idonea legge di riforma dell’assistenza. Purtroppo i risultati
sono stati assai deludenti per le posizioni assunte dalla stragrande
maggioranza delle forze politiche e sociali, nonché dai sindacati Cgil, Cisl e
Uil.
Di conseguenza, poiché nella legge n.
328/2000 non c’è nessun nuovo diritto esigibile (5), per ottenere il ricovero
di minori, di soggetti con handicap o di anziani in gravi difficoltà ma non
malati, occorre tuttora far riferimento al regio decreto 773/1931 (6).
Non possiamo nemmeno dimenticare che la
legge n. 328/2000 ha soppresso le disposizioni della legge n. 6972/1890 in base
alle quali erano destinati ai poveri i beni delle Ipab (il cui valore è stato
calcolato in 107-140 mila miliardi di lire) ed i relativi redditi (7).
Per quanto riguarda le cure sanitarie
domiciliari siamo orgogliosi di aver promosso, insieme all’Istituto di
geriatria dell’Università di Torino, il servizio di ospedalizzazione a
domicilio rivolto ai pazienti acuti e cronici, giovani, adulti o anziani. Detto
servizio, che opera ininterrottamente dal 1985, ha finora curato più di 7.300
soggetti, dimostrando che le prestazioni sanitarie e sociali, comprese quelle
relazionali e umanizzanti, possono essere proficuamente - per gli ammalati ed i
loro congiunti - essere fornite da una equipe composta esclusivamente da
personale sanitario (8).
Siamo anche fieri di altri risultati
positivi raggiunti:
– la gestione diretta da parte di alcune
Asl delle Rsa, in cui di fronte a oneri meno gravosi per gli utenti, le
prestazioni sanitarie e relazionali sono di gran lunga migliori rispetto a
quelle fornite dalle strutture private convenzionate con i Comuni singoli e
associati;
– la prosecuzione, deliberata dal Comune
di Torino il 18 aprile 2001, degli affidamenti familiari di adolescenti fino al
compimento del 25° anno di età e l’erogazione di un contributo fino a 10
milioni di lire per l’autonoma sistemazione abitativa degli affidati che non
possono rientrare nella loro famiglia d’origine (9);
– i servizi e le strutture predisposte
dai Comuni singoli e associati per i soggetti con handicap intellettivo, in
particolare centri diurni e comunità alloggio per cui, in alcune zone del
Piemonte, non vi sono liste d’attesa ed è garantito dall’ente pubblico il “Dopo
di noi” (10);
– l’avvio, soprattutto tramite la
commissione di controllo del Csa, della promozione della qualità dei servizi
fondata sulle esigenze degli utenti e non su disquisizioni astratte (11).
Per quanto riguarda gli altri risultati raggiunti dal
Csa e dalle organizzazioni aderenti, si veda il volume “Volontariato -
Trent’anni di esperienze: dalla solidarietà ai diritti “ di F. Santanera e A.
M. Gallo, Utet Libreria e l’articolo riportato in questo numero, in cui sono
elencate le principali attività svolte dal 1998 al 2002.
Volontariato
dei diritti
Prospettive
assistenziali è sempre stata e
intende continuare a sostenere il volontariato dei diritti ed a operare,
insieme all’Anfaa, all’Ulces, alle altre organizzazioni aderenti al Csa e a
tutti coloro che agiscono nel campo della promozione delle esigenze della
fascia più bisognosa e indifesa della popolazione, al fine di ottenere
provvedimenti concreti che garantiscano condizioni anche minime, ma accettabili
di vita.
Appello ai
lettori
Per continuare ad operare con piena autonomia rispetto
alle istituzioni e quindi conservando la libertà di denuncia e di proposta,
abbiamo assoluto bisogno del sostegno degli attuali lettori, che invitiamo a
voler rinnovare l’abbonamento a Prospettive
assistenziali, e, se possibile, a versare un contributo straordinario. Li
preghiamo, inoltre, di aiutarci nella ricerca di nuovi abbonati.
Proseguiremo ad intervenire affinché vengano eliminate
le situazioni che offendono la pari dignità di tutte le persone come, ad
esempio:
– l’importo mensile di euro 218,65 delle pensioni di
invalidità per i soggetti infrasessantenni incapaci di procurarsi autonomamente
il necessario per
– il ricovero in istituti di assistenza di ben 20 mila
minori;
– le dimissioni, spesso selvagge, dal settore
sanitario di anziani, adulti e giovani colpiti da malattie invalidanti e non
autosufficienti;
– la richiesta illegale di contributi economici ai
parenti di assistiti maggiorenni, pretesa che ha causato solo nel 1999 la
caduta nella fascia di povertà di ben 2 milioni di famiglie;
– la disapplicazione della legge n. 68/2000
concernente il collocamento obbligatorio, soprattutto nei confronti dei
soggetti con handicap intellettivo lieve e medio, ma in grado di svolgere
proficuamente (per loro stessi e per le aziende) una attività lavorativa;
– le varie forme di emarginazione e di esclusione
sociale.
(1) Sono stati
dati alle stampe i seguenti numeri doppi: 3/4, 1968; 5/6, 1969; 8/9, 1970;
11/12, 1970.
(2) I
supplementi hanno trattato questioni specifiche: il 29 bis, 1975 è stato
dedicato alla proposta di legge di iniziativa popolare “Competenze regionali in
materia di servizi sociali e scioglimento degli enti assistenziali”; il 34 bis,
1976 raccoglie gli indici di Prospettive
assistenziali dal n. 1 al n. 32; il 36 bis, 1976 reca il titolo “Libro
bianco sull’operato della Regione Piemonte in materia di sanità, assistenza e
formazione di base, aggiornamento e riqualificazione degli operatori”; il 43
bis, 1980 riporta gli atti del seminario “Interventi sanitari e assistenziali
per gli anziani autosufficienti e cronici nelle unità locali dei servizi”; il
57 bis, 1982 riproduce gli atti del convegno “Adozione, adozione
internazionale, affidamento familiare: a che punto siamo con le riforme
legislative”; il 61 bis, 1983 presenta la documentazione esposta nella mostra
“L’assistenza psichiatrica in Valle d’Aosta”; il 67 bis, 1984 raccoglie gli
articoli riguardanti le comunità alloggio pubblicati da Prospettive assistenziali; il 71 bis, 1985 riproduce gli atti del
convegno “Enti locali e cooperazione nei servizi socio-assistenziali”; il 116
bis, 1997 raccoglie le proposte di legge presentate al Senato e alla Camera dei
Deputati in materia di riforma dell’assistenza dall’inizio della XIII
legislatura al 31 gennaio 1997.
(3) Cfr. il
volume di M. G. Breda e F. Santanera, Gli
assistenti sociali visti dagli utenti. Che cosa fanno, come dovrebbero
comportarsi, Utet Libreria.
(4) Ricordiamo
che a seguito delle leggi n. 431/1967 e n. 183/1984 sono stati adottati
centomila bambini italiani e stranieri e che il numero dei minori ricoverati
negli istituti del nostro Paese è diminuito, anche a causa della riduzione
della natalità, dai 310 mila del 1962 agli attuali 20 mila.
(5) “Anche
l’esperta dell’ex Ministro Livia Turco riconosce che nella legge n. 328/2000
non ci sono diritti esigibili, anzi”, Prospettive
assistenziali, n. 135, 2001.
(6) M.
Dogliotti, «I minori, i soggetti con handicap, gli anziani in
difficoltà…“pericolosi per l’ordine pubblico” hanno ancora diritto ad essere
assistiti dai Comuni», Ibidem.
(7) Cfr. M. G.
Breda, D. Micucci, F. Santanera, La
riforma dell’assistenza e dei servizi sociali. Analisi della legge n. 328/2000
e proposte attuative, Utet Libreria.
(8) L’esperienza
del servizio di ospedalizzazione a domicilio dimostra che le prestazioni
socio-assistenziali (pulizia dell’alloggio, accompagnamento, ecc.) sono
richieste da meno del venti per cento degli utenti. Mette, inoltre, in rilievo
la necessità del riconoscimento da parte delle Regioni e delle Asl del
volontariato infra-familiare svolto nel settore socio-assistenziale e nel campo
sanitario, di cui abbiamo espresso la nostra opinione nei numeri 123 e 124,
1998 ed abbiamo riportato la prima delibera in materia, assunta dal Cisap -
Consorzio dei servizi alla persona dei Comuni di Collegno e Grugliasco, nel
numero 133, 2001.
(9) Cfr. “Un
altro successo del volontariato dei diritti in materia di affidamento
familiare”, Ibidem, n. 134, 2001.
(10) Si veda in
questo numero, l’articolo “Servizi socio-assistenziali del Comune di Torino per
i soggetti con handicap”.
(11) Cfr., in questo numero,
l’articolo di M. G. Breda “Come le associazioni di volontariato possono
tutelare gli utenti dei servizi assistenziali”.