Prospettive assistenziali, n. 140, ottobre-dicembre 2002

 

 

prospettive assistenziali compie 35 anni

 

 

Con la pubblicazione di questo numero, Prospettive assistenziali  compie 35 anni. Sono usciti 140 numeri della serie normale (1) e 9 supplementi (2).

Avvalendosi della collaborazione dell’Anfaa - Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, dell’Ulces - Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale, del Csa - Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base e delle organizzazioni che ne fanno parte, Prospettive assistenziali  si è sempre adoperata per affermare il principio che ogni cittadino ha il diritto ad una vita decorosa. Al raggiungimento di questo obiettivo deve concorrere in prima persona il cittadino stesso. In ogni caso, indipendentemente dalle sue capacità e dal ruolo sociale ricoperto, dovrebbe sempre essere considerato un soggetto di diritti.

A loro volta i doveri del cittadino, in particolare di coloro che non sono in grado di autodifendersi, non dovrebbero essere stabiliti arbitrariamente da amministratori e da operatori che approfittano delle loro posizioni di potere: il loro adempimento dovrebbe essere richiesto esclusivamente in base alle norme della Costituzione e delle leggi in vigore (3).

Per lo sviluppo armonico del minore, Prospet­tive assistenziali, insieme all’Anfaa, all’Ulces e al Csa, si è costantemente battuta affinché venisse concretamente riconosciuto il suo diritto di vivere in una famiglia che lo circondi di affetto, di protezione e lo aiuti ad assumere una sempre più responsabile autonomia e capacità di giudizio.

Per questo motivo abbiamo richiesto e richiediamo che i nuclei familiari di origine, comunque costituiti, vengano supportati nei casi di difficoltà ed abbiamo promosso il diritto dei bambini privi di adeguato sostegno familiare ad essere inseriti, a seconda dei casi, in idonee famiglie adottive o affidatarie.

Purtroppo, il preminente interesse del minore in stato di adottabilità, sancito dalle leggi n. 431/1967 (il cui testo base era stato predisposto dall’Anfaa) e n. 184/1983 è stato in larga misura cancellato dalla legge n. 149/2001 che ha riconosciuto agli aspiranti adottandi pretese contrastanti con le esigenze dei fanciulli e, soprattutto, ha declassato l’adozione da vera e completa filiazione, maternità e paternità ad una sorta di allevamento protetto.

Ci siamo, inoltre, incessantemente adoperati, e continuiamo a farlo, affinché l’adeguamento dei servizi di interesse collettivo (sanità, casa, trasporti, ecc.) sia disposto in modo da consentire il proficuo utilizzo anche da parte delle persone più deboli. A nostro avviso, questa è una condizione indispensabile per evitare la loro emarginazione.

Dunque: integrazione prescolastica, scolastica e sociale dei soggetti con handicap (4), adeguate cure sanitarie anche ai malati inguaribili compresi i non autosufficienti, trasporti privi di barriere architettoniche, ecc.

Settori molto impegnativi di promozione sono stati e sono i corsi prelavorativi, inseriti nell’ambito della formazione professionale, per soggetti con handicap intellettivo (la cui ideazione è stata realizzata dal Csa) e le iniziative rivolte al loro inserimento lavorativo. Solo a Torino e provincia più di 500 sono state le relative assunzioni presso aziende pubbliche e private.

Molte energie sono state da noi spese per ottenere una idonea legge di riforma dell’assistenza. Purtroppo i risultati sono stati assai deludenti per le posizioni assunte dalla stragrande maggioranza delle forze politiche e sociali, nonché dai sindacati Cgil, Cisl e Uil.

Di conseguenza, poiché nella legge n. 328/2000 non c’è nessun nuovo diritto esigibile (5), per ottenere il ricovero di minori, di soggetti con handicap o di anziani in gravi difficoltà ma non malati, occorre tuttora far riferimento al regio decreto 773/1931 (6).

Non possiamo nemmeno dimenticare che la legge n. 328/2000 ha soppresso le disposizioni della legge n. 6972/1890 in base alle quali erano destinati ai poveri i beni delle Ipab (il cui valore è stato calcolato in 107-140 mila miliardi di lire) ed i relativi redditi (7).

Per quanto riguarda le cure sanitarie domiciliari siamo orgogliosi di aver promosso, insieme all’Istituto di geriatria dell’Università di Torino, il servizio di ospedalizzazione a domicilio rivolto ai pazienti acuti e cronici, giovani, adulti o anziani. Detto servizio, che opera ininterrottamente dal 1985, ha finora curato più di 7.300 soggetti, dimostrando che le prestazioni sanitarie e sociali, comprese quelle relazionali e umanizzanti, possono essere proficuamente - per gli ammalati ed i loro congiunti - essere fornite da una equipe composta esclusivamente da personale sanitario (8).

Siamo anche fieri di altri risultati positivi raggiunti:

– la gestione diretta da parte di alcune Asl delle Rsa, in cui di fronte a oneri meno gravosi per gli utenti, le prestazioni sanitarie e relazionali sono di gran lunga migliori rispetto a quelle fornite dalle strutture private convenzionate con i Comuni singoli e associati;

– la prosecuzione, deliberata dal Comune di Torino il 18 aprile 2001, degli affidamenti familiari di adolescenti fino al compimento del 25° anno di età e l’erogazione di un contributo fino a 10 milioni di lire per l’autonoma sistemazione abitativa degli affidati che non possono rientrare nella loro famiglia d’origine (9);

– i servizi e le strutture predisposte dai Comuni singoli e associati per i soggetti con handicap intellettivo, in particolare centri diurni e comunità alloggio per cui, in alcune zone del Piemonte, non vi sono liste d’attesa ed è garantito dall’ente pubblico il “Dopo di noi” (10);

– l’avvio, soprattutto tramite la commissione di controllo del Csa, della promozione della qualità dei servizi fondata sulle esigenze degli utenti e non su disquisizioni astratte (11).

Per quanto riguarda gli altri risultati raggiunti dal Csa e dalle organizzazioni aderenti, si veda il volume “Volontariato - Trent’anni di esperienze: dalla solidarietà ai diritti “ di F. Santanera e A. M.  Gallo, Utet Libreria e l’articolo riportato in questo numero, in cui sono elencate le principali attività svolte dal 1998 al 2002.

 

Volontariato dei diritti

Prospettive assistenziali è sempre stata e intende continuare a sostenere il volontariato dei diritti ed a operare, insieme all’Anfaa, all’Ulces, alle altre organizzazioni aderenti al Csa e a tutti coloro che agiscono nel campo della promozione delle esigenze della fascia più bisognosa e indifesa della popolazione, al fine di ottenere provvedimenti concreti che garantiscano condizioni anche minime, ma accettabili di vita.

 

Appello ai lettori

Per continuare ad operare con piena autonomia rispetto alle istituzioni e quindi conservando la libertà di denuncia e di proposta, abbiamo assoluto bisogno del sostegno degli attuali lettori, che invitiamo a voler rinnovare l’abbonamento a Prospettive assistenziali, e, se possibile, a versare un contributo straordinario. Li preghiamo, inoltre, di aiutarci nella ricerca di nuovi abbonati.

Proseguiremo ad intervenire affinché vengano eliminate le situazioni che offendono la pari dignità di tutte le persone come, ad esempio:

– l’importo mensile di euro 218,65 delle pensioni di invalidità per i soggetti infrasessantenni incapaci di procurarsi autonomamente il necessario per vivere e l’ammontare di euro 426,09 al mese dell’indennità di accompagnamento versata a coloro che necessitano di assistenza continua 24 ore su 24;

– il ricovero in istituti di assistenza di ben 20 mila minori;

– le dimissioni, spesso selvagge, dal settore sanitario di anziani, adulti e giovani colpiti da malattie invalidanti e non autosufficienti;

– la richiesta illegale di contributi economici ai parenti di assistiti maggiorenni, pretesa che ha causato solo nel 1999 la caduta nella fascia di povertà di ben 2 milioni di famiglie;

– la disapplicazione della legge n. 68/2000 concernente il collocamento obbligatorio, soprattutto nei confronti dei soggetti con handicap intellettivo lieve e medio, ma in grado di svolgere proficuamente (per loro stessi e per le aziende) una attività lavorativa;

– le varie forme di emarginazione e di esclusione sociale.

 

 

(1) Sono stati dati alle stampe i seguenti numeri doppi: 3/4, 1968; 5/6, 1969; 8/9, 1970; 11/12, 1970.

(2) I supplementi hanno trattato questioni specifiche: il 29 bis, 1975 è stato dedicato alla proposta di legge di iniziativa popolare “Competenze regionali in materia di servizi sociali e scioglimento degli enti assistenziali”; il 34 bis, 1976 raccoglie gli indici di Prospettive assistenziali dal n. 1 al n. 32; il 36 bis, 1976 reca il titolo “Libro bianco sull’operato della Regione Piemonte in materia di sanità, assistenza e formazione di base, aggiornamento e riqualificazione degli operatori”; il 43 bis, 1980 riporta gli atti del seminario “Interventi sanitari e assistenziali per gli anziani autosufficienti e cronici nelle unità locali dei servizi”; il 57 bis, 1982 riproduce gli atti del convegno “Adozione, adozione internazionale, affidamento familiare: a che punto siamo con le riforme legislative”; il 61 bis, 1983 presenta la documentazione esposta nella mostra “L’assistenza psichiatrica in Valle d’Aosta”; il 67 bis, 1984 raccoglie gli articoli riguardanti le comunità alloggio pubblicati da Prospettive assistenziali; il 71 bis, 1985 riproduce gli atti del convegno “Enti locali e cooperazione nei servizi socio-assistenziali”; il 116 bis, 1997 raccoglie le proposte di legge presentate al Senato e alla Camera dei Deputati in materia di riforma dell’assistenza dall’inizio della XIII legislatura al 31 gennaio 1997.

(3) Cfr. il volume di M. G. Breda e F. Santanera, Gli assistenti sociali visti dagli utenti. Che cosa fanno, come dovrebbero comportarsi, Utet Libreria.

(4) Ricordiamo che a seguito delle leggi n. 431/1967 e n. 183/1984 sono stati adottati centomila bambini italiani e stranieri e che il numero dei minori ricoverati negli istituti del nostro Paese è diminuito, anche a causa della riduzione della natalità, dai 310 mila del 1962 agli attuali 20 mila.

(5) “Anche l’esperta dell’ex Ministro Livia Turco riconosce che nella legge n. 328/2000 non ci sono diritti esigibili, anzi”, Prospettive assistenziali, n. 135, 2001.

(6) M. Dogliotti, «I minori, i soggetti con handicap, gli anziani in difficoltà…“pericolosi per l’ordine pubblico” hanno ancora diritto ad essere assistiti dai Comuni», Ibidem.

(7) Cfr. M. G. Breda, D. Micucci, F. Santanera, La riforma dell’assistenza e dei servizi sociali. Analisi della legge n. 328/2000 e proposte attuative, Utet Libreria.

(8) L’esperienza del servizio di ospedalizzazione a domicilio dimostra che le prestazioni socio-assistenziali (pulizia dell’alloggio, accompagnamento, ecc.) sono richieste da meno del venti per cento degli utenti. Mette, inoltre, in rilievo la necessità del riconoscimento da parte delle Regioni e delle Asl del volontariato infra-familiare svolto nel settore socio-assistenziale e nel campo sanitario, di cui abbiamo espresso la nostra opinione nei numeri 123 e 124, 1998 ed abbiamo riportato la prima delibera in materia, assunta dal Cisap - Consorzio dei servizi alla persona dei Comuni di Collegno e Grugliasco, nel numero 133, 2001.

(9) Cfr. “Un altro successo del volontariato dei diritti in materia di affidamento familiare”, Ibidem, n. 134, 2001.

(10) Si veda in questo numero, l’articolo “Servizi socio-assistenziali del Comune di Torino per i soggetti con handicap”.

(11) Cfr., in questo numero, l’articolo di M. G. Breda “Come le associazioni di volontariato possono tutelare gli utenti dei servizi assistenziali”.