Notiziario dell’Associazione
nazionale famiglie adottive e affidatarie
Sulla morte del piccolo Matteo
In merito alla morte del piccolo Matteo, di
quattro mesi, avvenuta ai primi di gennaio 2003, è intervenuto il Coordinamento
sanità e assistenza fra i movimenti di base, cui l’Anfaa aderisce, con la
lettera aperta al Sindaco, agli Assessori, ai Consiglieri del Comune di Torino,
nonché alle Asl del capoluogo piemontese e alla magistratura minorile, che
pubblichiamo.
Lo
sdegno e l’indignazione di molti di fronte alla morte del piccolo Matteo non
eviteranno altre tragedie se non si rifletterà tutti insieme – istituzioni e
società civile – su quanto è avvenuto, per prevenirne altre.
La morte
del piccolo Matteo non è solo imputabile ai genitori (gli accertamenti disposti
dalla magistratura ne valuteranno nei prossimi mesi le responsabilità) ma a
quanti – amministratori, operatori e giudici – non lo hanno tutelato e
protetto.
I
giornali e la televisione riferiscono che ci troviamo di fronte ad una tragedia
annunciata: una situazione familiare complessa e deteriorata, quattro bambini
di 5, 4, 2 anni e Matteo di 4 mesi trascurati da genitori che pare male
tollerassero l’intervento dei servizi socio-assistenziali e sanitari,
“responsabili” ai loro occhi di aver segnalato, in passato, lo stato di
abbandono di altri quattro figli della mamma di Matteo, tutti dichiarati poi
adottabili.
Viene
inoltre affermato che solo nell’ottobre scorso i servizi socio-assistenziali e
sanitari hanno inviato una segnalazione alla Procura della Repubblica presso il
Tribunale per i minorenni che, a distanza di tre mesi, non si era ancora
pronunciata.
Noi
riteniamo che tutte le Autorità coinvolte, Comune di Torino, Asl, Regione
Piemonte, operatori dei servizi socio-assistenziali, magistratura minorile,
debbano fare una riflessione seria ed approfondita di quanto è avvenuto e sta
avvenendo per evitare che, in futuro, siano altri bambini a pagare, anche con
la vita, le altrui carenze, soprattutto in merito alle iniziative di
prevenzione.
Per quanto
riguarda i nuclei familiari multiproblematici, in particolare quelli i cui nati
sono stati dichiarati in stato di adottabilità in quanto privi di assistenza
morale e materiale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi, è
assolutamente necessario che i servizi assistenziali e quelli sanitari,
ciascuno per il proprio ambito di competenza, assicurino una vigilanza continua
ed attenta sulle condizioni di vita dei minori.
Ovviamente,
tale azione deve essere incrementata mano a mano che nei suddetti nuclei
familiari nascono altri bambini, per l’evidente aumento delle difficoltà. A
questo proposito si ricorda nuovamente che, insieme a Matteo di 4 mesi,
vivevano altri tre fratelli di 5, 4 e 2 anni.
Nei
confronti dei nuclei familiari multiproblematici, compete ai servizi
socio-assistenziali predisporre, per quanto possibile in accordo con i soggetti
interessati, un piano di interventi economici e sociali diretti a supportare
l’intero nucleo, anche allo scopo di evitare maltrattamenti.
Pertanto
sono indispensabili colloqui, visite domiciliari, incontri con gli operatori
delle strutture scolastiche frequentate dai bambini, ecc. Se non è possibile la
collaborazione dei genitori, occorre segnalare in modo tempestivo e documentato
la situazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni
perché assuma in tempi brevi i necessari provvedimenti a difesa dei
minori.
Dobbiamo
essere tutti consapevoli che l’allontanamento dei minori è in alcuni casi
necessario per tutelarli e proteggerli.
Sbagliano
i mezzi di informazione che in questi casi parlano di bambini “tolti” ai
genitori: sono invece bambini sottratti ad una vita di privazioni e di abusi
anche gravi.
È altresì molto importante che i bambini, se
devono essere allontanati dal nucleo familiare di origine, non vengano
dimenticati dagli operatori e dai giudici per anni negli istituti e nelle
comunità, ma che si proceda al più presto al loro inserimento in una famiglia
adottiva o affidataria, secondo le situazioni, come previsto dalla legge
184/1983 e successive modifiche.
Inoltre,
al fine di evitare le negative conseguenze della autoreferenzialità dei servizi
socio-assistenziali, è necessario che venga data sollecita attuazione alla
legge della Regione Piemonte n.5 del 15 marzo 2001, attualmente del tutto
disapplicata, in base alla quale le Province avrebbero dovuto costituire gli
Uffici di pubblica tutela in modo, fra l’altro, di risolvere l’attuale
conflitto di interessi nei casi in cui – come avviene molto frequentemente – i
Comuni assistano minori e, nello stesso tempo, quali tutori degli stessi
fanciulli, controllino la validità del loro operato.
Un’ultima
annotazione sui mezzi di informazione: sono stati riportati nei servizi sulla
morte di Matteo nomi, cognomi, recapiti e altre notizie che riguardano i
minori, violando le disposizioni relative alla legge sulla privacy e creando
quindi le condizioni affinché i minori stessi possano essere riconosciuti da
qualsiasi persona, comprese quelle che si comportano in modo negativo. Sarebbe
pertanto necessario che i mezzi di informazione rispettassero le leggi vigenti
e la dignità delle persone, soprattutto di quelle in gravi difficoltà.
Perché
non sia dimenticato nel giro di qualche giorno quanto è avvenuto, il CSA chiede
che venga convocato un dibattito in Consiglio Comunale per una accurata
verifica degli interventi predisposti dal Comune di Torino per il caso in esame
e per evitare che analoghe situazioni possano ripetersi.
Luca Zingaretti: un video per la promozione
dell’affidamento familiare
Sono più
di 28.000 i bambini e ragazzi che ancora oggi in Italia vivono in istituto o in
una comunità e vedono così negato il
loro diritto a crescere in una famiglia: nella loro famiglia di origine
innanzitutto, e quando questo non è possibile, in una famiglia affidataria o
adottiva, secondo le situazioni.
Il notissimo e bravo attore Luca Zingaretti,
che è apparso sui nostri teleschermi nelle scorse settimane nella nuova serie
di filmati televisivi “Il Commissario Montalbano”, ha voluto prestare il suo volto ed il suo impegno per richiamare
la nostra attenzione su questa triste realtà e per riaffermare il diritto di
ogni bambino a una famiglia. La sua testimonianza introduce un video ideato
dall’Anfaa allo scopo di promuovere e
far meglio conoscere l’affidamento
familiare.
L’affidamento
familiare è infatti uno degli
interventi alternativi al ricovero in istituto che offre al bambino la
possibilità di poter contare su “una
famiglia in più” nei casi in cui la sua famiglia d’origine non sia in grado
di occuparsi, per un periodo più o meno lungo,
di lui.
Come
tutti sappiamo nella vita delle famiglie possono infatti presentarsi dei
periodi difficili (malattie, scomparsa di uno dei genitori, problemi
educativi…). Questi momenti possono essere brevi ma anche, talvolta, durare
anni… Il ricovero in istituto non può garantirgli quelle relazioni affettive ed
educative di cui ogni bambino ha bisogno per poter acquisire la propria
identità, la fiducia in se stesso e negli altri, la sicurezza di sentirsi amato.
L’affidamento
familiare è l’occasione più concreta per aiutare un bambino e la sua famiglia
d’origine in queste circostanze. Questo strumento, che tra l’altro è
regolamentato da una legge, è stato pensato e deve essere attuato
nell’interesse del bambino, affinché egli trovi in un altro nucleo familiare
l’affetto e le attenzioni che i suoi genitori non sono temporaneamente in grado
di assicurargli.
Il
bambino in affidamento mantiene i legami con la sua famiglia: la famiglia
affidataria infatti, non si sostituisce, ma si affianca ai genitori in
difficoltà, non per mettersi in competizione con loro, ma per accompagnare il
bambino nella sua crescita fino a quando non si siano ricreate le condizioni
per un rientro nella propria famiglia d’origine.
Una
famiglia momentaneamente in difficoltà è una famiglia in cerca di solidarietà:
rendersi disponibili per un affidamento è un atto di amore per la vita, di
affetto per un bambino, ma anche di solidarietà concreta tra famiglie.
Purtroppo,
in Italia, questo intervento è ancora non sufficientemente conosciuto e
sostenuto: secondo una recente ricerca realizzata dal Centro nazionale di
documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Firenze erano solo
4668 gli affidamenti familiari in corso al 31/12/1999.
Per
rilanciare questo intervento e per offrire uno strumento nuovo per divulgare e
stimolare la disponibilità all’accoglienza, l’Anfaa, con la preziosa collaborazione di Luca Zingaretti, ha realizzato un video, della durata
di sei minuti che illustra brevemente il perché e gli scopi dell’affidamento. La realizzazione del video
è stata resa possibile anche grazie all’apporto di operatori e tecnici
volontari, del consorzio socio-assistenziale di Biella iris e al contributo economico della Fondazione Biverbanca di
Biella.
Il video può essere proposto in varie occasioni
pubbliche e può essere messo a
disposizione di televisioni, riviste e gruppi interessati. Vi preghiamo di
voler divulgare questa iniziativa e
segnaliamo fin d’ora la disponibilità
dell’Anfaa a contribuire a far conoscere l’affidamento anche attraverso
testimonianze ed esperienze concrete.
Per avere copia del video e per qualsiasi
informazione potete contattare la sede nazionale dell’Anfaa, via Artisti 36 -
10124 Torino. Tel. 011/8122327; fax 011/8122595; e-mail: segreteria@anfaa.it
ERRATA
CORRIGE
A causa
di un disguido tecnico, nel notiziario dell’Anfaa dello scorso numero sono
comparsi alcuni errori. Il più importante riguarda l’affermazione contenuta
nel decreto sull’apostolato dei laici approvato dal Concilio ecumenico Vaticano
II.
Il testo
in latino è il seguente: “Infantes
derelictos in filios adoptare”. La traduzione “Adottare come figli i bambini abbandonati” non esprime
correttamente la risultanza affettiva di piena filiazione. Infatti “in filios” significa “facendoli diventare propri figli” e non
“come figli”, espressione che può
sembrare semplicemente un paragone.
Per
quanto riguarda le principali iniziative assunte dall’Anfaa, precisiamo che
esse comprendono anche «la denuncia delle
anacronistiche finalità dell’adozione allora in vigore e la susseguente azione per dare una vera famiglia ai bambini che
ne erano privi» (1).
Inoltre,
l’Anfaa aveva promosso «la reimpostazione
dell’adozione con il riconoscimento del prevalente interesse del minore senza
famiglia» (2).
(1)
Pagina 57, 1ª colonna, riga 50. In neretto sono inserite le parole mancanti.
(2)
Pagina 57, 2ª colonna, riga 7. Le parole in neretto erano state omesse per
errore.
www.fondazionepromozionesociale.it