sono deplorevolmente scarsi i controlli svolti dalle asl
piemontesi nei riguardi dei presidi socio-assistenziali
Nella “Relazione
sull’attività delle Commissioni di vigilanza presso i presidi
socio-assistenziali residenziali” datata 17 luglio 2002 viene segnalato che il
numero dei sopralluoghi effettuati dalle Asl «è risultato ovunque sottodimensionato. Alcuni esempi: Asl 8, 10
sopralluoghi nel 2001 a fronte di oltre 100 presidi; Asl 5, 40 sopralluoghi nel
2001 a fronte di oltre 90 presidi; Asl 10, 19 sopralluoghi per un centinaio di
presidi; Asl 21, 8 sopralluoghi su poco meno di 80 presidi. Di conseguenza la
frequenza dei controlli appare un dato sostanzialmente irrilevante, essa non
lascia cioè alcuna possibilità di interpretare l’attività delle Commissioni di
vigilanza come un’attività routinaria o tanto meno sistematica.
«Per quanto riguarda le ragioni dei sopralluoghi si è
rilevato come preminente sia stata la richiesta di autorizzazione (o di
modifica della stessa), per la quota restante dei sopralluoghi le ragioni non
sono esplicitate. In maniera trasversale, ma ridotti in termini assoluti, si
ritrovano casi di sopralluoghi che avvengono dopo iniziative di controllo dei
Nas, o dei Carabinieri o su segnalazione di parenti degli ospiti».
La relazione prosegue
precisando che «l’obiettivo che ci si era
prefissati di verificare la ricaduta dei rilievi mossi dalle Commissioni di
vigilanza nel corso di sopralluoghi non è stato raggiunto a causa della
assoluta opacità del materiale pervenuto. Infatti, ad eccezione della
Commissione di vigilanza dell’Asl 12 che dà conto anche dell’intero iter di
controllo e di richieste di documentazione mosse ai gestori dei presidi (tanto
che è possibile nel corso degli anni verificare il progresso di adempimento
alle prescrizioni da parte dei gestori dei presidi), nella altre Asl visionate
tutto questo non è verificabile, essendo disponibili solo verbali dei sopralluoghi senza alcuna possibilità di
riscontro di quanto è avvenuto in seguito, se non in verbali successivi (lontani
anche anni dal primo sopralluogo nel corso del quale la Commissione aveva
richiesto documentazione o l’adeguamento ai requisiti stabiliti dalle normative
regionali). Si segnala che anche laddove la Commissione di vigilanza prescrive
la sospensione dell’autorizzazione al funzionamento non è chiaro se essa venga
attivata oppure no, anche alla luce del fatto che si rileva che a distanza di
tempo la Commissione si reca nuovamente nella stessa struttura».
Inoltre «in ordine agli oggetti dei controlli si è
rilevata la netta preminenza di valutazioni inerenti agli aspetti previsti
dalla normativa regionale (DGR n. 124/18354 e DGR n. 83/25268): strutturali,
economico-amministrativi, organizzativi, del personale, igienico-sanitari e
relativi alla documentazione inerente agli ospiti. Appaiono quasi totalmente
ignorati gli elementi di valutazione della qualità della vita degli ospiti
all’interno di queste strutture: sono infatti rari, e si ritrovano per lo più
nell’Asl 5 (seppur sempre, in qualche modo, “a latere”), valutazioni in ordine
alle attività ricreative e di animazione. È possibile affermare che le
inadempienze riscontrate fanno riferimento preminentemente a requisiti
strutturali, con livelli diversi di accentuazione nelle singole realtà, di
personale (sia in ordine al possesso di requisiti e delle qualificazioni
professionali adeguati, sia in ordine alla quantità) e in maniera diffusa ad
inadempienze tipicamente sanitarie, come la conservazione e la somministrazione
dei farmaci o la non adozione di protocolli sanitari adeguati (ad esempio a
fronte di casi di scabbia o di decubito) o l’utilizzo di pratiche non
consentite (come lo schizzetto per l’alimentazione) e, ancora, alla non
adeguata assistenza a casi psichiatrici».
Le conclusioni della
relazione sono molto preoccupanti. Infatti viene affermato che «la documentazione sulla base della quale si
svolge questa relazione si è rilevata ampiamente insufficiente a comporre un
quadro seppure approssimativo della situazione della residenzialità
socio-assistenziale in Piemonte. Ciò su cui è possibile esprimere valutazioni
utili non è quindi la qualità del nostro sistema di presidi socio-assitenziali
quanto invece l’utilità e l’efficacia dell’attuale sistema di controllo e di
vigilanza.
«In questo senso il lavoro svolto più che fornire
statistiche e dati (che dovrebbero peraltro già essere a disposizione
dell’assessorato, ai sensi dell’allegato A del DGR del 1997 già citato) può
essere motore di riflessione e di sollecitazione.
«Si propongono quindi alcune questioni aperte:
• è utile oltre che accettabile un’attività di vigilanza
che raggiunge, raramente, il 20% dei presidi?
• è utile ed efficiente un’attività di vigilanza volta
prevalentemente alla verifica dei requisiti a seguito di richiese di
autorizzazione? Si ha cioè l’impressione che la Commissione di vigilanza sia
soggetto attivo preminentemente delle procedure autorizzative e molto meno di
quelle di controllo e vigilanza».
Per quanto riguarda
infine la composizione delle Commissioni di vigilanza, la relazione richiama
l’attenzione sul fatto che le disposizioni della Regione Piemonte non prevedono
«in sede di controllo rappresentanti
degli enti locali né dei familiari degli utenti».
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