Prospettive assistenziali, n. 141, gennaio-marzo 2003

 

 

sono deplorevolmente scarsi i controlli svolti dalle asl piemontesi nei riguardi dei presidi socio-assistenziali

 

 

Nella “Relazione sull’attività delle Commissioni di vigilanza presso i presidi socio-assistenziali residenziali” datata 17 luglio 2002 viene segnalato che il numero dei sopralluoghi effettuati dalle Asl «è risultato ovunque sottodimensionato. Alcuni esempi: Asl 8, 10 sopralluoghi nel 2001 a fronte di oltre 100 presidi; Asl 5, 40 sopralluoghi nel 2001 a fronte di oltre 90 presidi; Asl 10, 19 sopralluoghi per un centinaio di presidi; Asl 21, 8 sopralluoghi su poco meno di 80 presidi. Di conseguenza la frequenza dei controlli appare un dato sostanzialmente irrilevante, essa non lascia cioè alcuna possibilità di interpretare l’attività delle Commissioni di vigilanza come un’attività routinaria o tanto meno sistematica.

«Per quanto riguarda le ragioni dei sopralluoghi si è rilevato come preminente sia stata la richiesta di autorizzazione (o di modifica della stessa), per la quota restante dei sopralluoghi le ragioni non sono esplicitate. In maniera trasversale, ma ridotti in termini assoluti, si ritrovano casi di sopralluoghi che avvengono dopo iniziative di controllo dei Nas, o dei Carabinieri o su segnalazione di parenti degli ospiti».

La relazione prosegue precisando che «l’obiettivo che ci si era prefissati di verificare la ricaduta dei rilievi mossi dalle Commissioni di vigilanza nel corso di sopralluoghi non è stato raggiunto a causa della assoluta opacità del materiale pervenuto. Infatti, ad eccezione della Commissione di vigilanza dell’Asl 12 che dà conto anche dell’intero iter di controllo e di richieste di documentazione mosse ai gestori dei presidi (tanto che è possibile nel corso degli anni verificare il progresso di adempimento alle prescrizioni da parte dei gestori dei presidi), nella altre Asl visionate tutto questo non è verificabile, essendo disponibili  solo verbali dei sopralluoghi senza alcuna possibilità di riscontro di quanto è avvenuto in seguito, se non in verbali successivi (lontani anche anni dal primo sopralluogo nel corso del quale la Commissione aveva richiesto documentazione o l’adeguamento ai requisiti stabiliti dalle normative regionali). Si segnala che anche laddove la Commissione di vigilanza prescrive la sospensione dell’autorizzazione al funzionamento non è chiaro se essa venga attivata oppure no, anche alla luce del fatto che si rileva che a distanza di tempo la Commissione si reca nuovamente nella stessa struttura».

Inoltre «in ordine agli oggetti dei controlli si è rilevata la netta preminenza di valutazioni inerenti agli aspetti previsti dalla normativa regionale (DGR n. 124/18354 e DGR n. 83/25268): strutturali, economico-amministrativi, organizzativi, del personale, igienico-sanitari e relativi alla documentazione inerente agli ospiti. Appaiono quasi totalmente ignorati gli elementi di valutazione della qualità della vita degli ospiti all’interno di queste strutture: sono infatti rari, e si ritrovano per lo più nell’Asl 5 (seppur sempre, in qualche modo, “a latere”), valutazioni in ordine alle attività ricreative e di animazione. È possibile affermare che le inadempienze riscontrate fanno riferimento preminentemente a requisiti strutturali, con livelli diversi di accentuazione nelle singole realtà, di personale (sia in ordine al possesso di requisiti e delle qualificazioni professionali adeguati, sia in ordine alla quantità) e in maniera diffusa ad inadempienze tipicamente sanitarie, come la conservazione e la somministrazione dei farmaci o la non adozione di protocolli sanitari adeguati (ad esempio a fronte di casi di scabbia o di decubito) o l’utilizzo di pratiche non consentite (come lo schizzetto per l’alimentazione) e, ancora, alla non adeguata assistenza a casi psichiatrici».

Le conclusioni della relazione sono molto preoccupanti. Infatti viene affermato che «la documentazione sulla base della quale si svolge questa relazione si è rilevata ampiamente insufficiente a comporre un quadro seppure approssimativo della situazione della residenzialità socio-assistenziale in Piemonte. Ciò su cui è possibile esprimere valutazioni utili non è quindi la qualità del nostro sistema di presidi socio-assitenziali quanto invece l’utilità e l’efficacia dell’attuale sistema di controllo e di vigilanza.

«In questo senso il lavoro svolto più che fornire statistiche e dati (che dovrebbero peraltro già essere a disposizione dell’assessorato, ai sensi dell’allegato A del DGR del 1997 già citato) può essere motore di riflessione e di sollecitazione.

«Si propongono quindi alcune questioni aperte:

• è utile oltre che accettabile un’attività di vigilanza che raggiunge, raramente, il 20% dei presidi?

• è utile ed efficiente un’attività di vigilanza volta prevalentemente alla verifica dei requisiti a seguito di richiese di autorizzazione? Si ha cioè l’impressione che la Commissione di vigilanza sia soggetto attivo preminentemente delle procedure autorizzative e molto meno di quelle di controllo e vigilanza».

Per quanto riguarda infine la composizione delle Commissioni di vigilanza, la relazione richiama l’attenzione sul fatto che le disposizioni della Regione Piemonte non prevedono «in sede di controllo rappresentanti degli enti locali né dei familiari degli utenti».

 

 

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