Specchio nero
SECONDO L’ESPERTO DS IN WELFARE IL
RISCHIO della NON AUTOSUFFICIENZA
VENT’ANNI FA NON ESISTEVA
Nell’introdurre i lavori del
convegno “Costruiamo il futuro: una assicurazione sociale di cura per le
persone non autosufficienti” svoltosi a Milano il 3 maggio 2002 (1), Giuseppe
Todioli, Ds, responsabile del welfare della Lombardia, ha affermato -
incredibile ma vero - quanto segue: «Noi
abbiamo costruito il welfare sulla base di una serie di rischi che esistevano
in quel momento. È evidente che il rischio non autosufficienza vent’anni fa non
esisteva, non poteva essere percepito e non poteva essere inserito nel menu dei
rischi del welfare com’è abbastanza ovvio».
È mai possibile che per
giustificare la perdurante violazione delle disposizioni che da quasi mezzo
secolo (leggi 692/1955, 132/1968, 833/1978) assicurano anche agli anziani
cronici non autosufficienti ed ai malati di Alzheimer il diritto esigibile alle
cure sanitarie gratuite e senza limiti di durata, si affermi che vent’anni fa
non esisteva il rischio non autosufficienza?
Come può il responsabile Ds del
welfare della Lombardia ignorare che per contrastare le nefaste (allora e oggi)
conseguenze della non autosufficienza, il sindacato si era mobilitato ed aveva
ottenuto la legge 692/1955?
Perché, nel richiedere adesso
l’introduzione di una nuova assicurazione di cura per gli anziani non
autosufficienti, nel convegno di cui sopra non è stato ricordato che, proprio a
seguito della legge 692/1955, erano state aumentate le aliquote dell’assicurazione
obbligatoria portandole al 6,15% della retribuzione a carico dei datori di
lavoro e al 3,05% a carico dei lavoratori?
Per quali motivi non è stato
detto che detti oneri, stabiliti dal Parlamento per assicurare le cure gratuite
e senza limiti di durata ai pensionati del settore privato ed ai loro
congiunti, non sono mai state cancellate?
Il rischio della non
autosufficienza era ben presente quasi mezzo secolo fa, com’è dimostrato dal
testo dell’articolo unico del decreto del Ministro del lavoro e della
previdenza sociale del 21 dicembre 1956, che riportiamo integralmente (2): «Sono considerate malattie specifiche della
vecchiaia, ai sensi dell’art. 3, comma terzo, della legge 4 agosto 1955, n.
692, le manifestazioni morbose qui di seguito elencate.
Malattie dell’apparato cardio
circolatorio: sequele morbose
dell’arteriosclerosi senile (come emorragia e trombosi cerebrale, trombosi
cerebrale, trombosi coronaria, gangrena, ecc.); flebosi senile e sue
applicazioni; ipertensione essenziale senile; miocardiopatia senile con
manifestazioni di insufficienza cardiaca.
Malattie del sistema nervoso: parkinsonismo senile; corea senile.
Malattie degli organi dei sensi: cataratta senile; otosclerosi senile.
Malattie dell’apparato digerente
e del ricambio: gastrite atrofica senile;
diabete senile.
Malattie dell’apparato
respiratorio: enfisema essenziale senile
e sue complicazioni bronchiali.
Malattie dello scheletro: artrosi senile e sue complicazioni
(radicoliti, ecc.).
Malattie dell’apparato
emopoietico: emopatia da aplasia
midollare senile; leucemia linfatica della vecchiaia; porpora senile.
Malattie delle ghiandole
endocrine: disendocrinopatie senili.
Malattie degli apparati urinario
e genitale: nefrosclerosi senile;
ipertrofia prostatica e sue complicazioni; endometrite senile.
Neoplasmi.
«Le manifestazioni morbose di cui al precedente elenco sono assistibili
senza limiti di durata, dopo l’età pensionabile, purché siano suscettibili di
cure ambulatoriali e domiciliari.
«Per tali forme morbose è analogamente concessa l’assistenza ospedaliera,
quando gli accertamenti diagnostici, le cure mediche o chirurgiche non siano
normalmente praticabili a domicilio ma richiedano apprestamenti tecnici e
scientifici ospedalieri.
«Gli istituti ed enti indicati dall’art. 2 della legge 4 agosto 1955, n.
692, provvederanno, con propria deliberazione, ad adottare le modalità di
attuazione del presente decreto».
Ci preme altresì ricordare al
responsabile Ds del Welfare della Lombardia, che i nobili ed i mercanti di
Bologna hanno fondato qualche anno prima della scoperta dell’America (altro che
prima di vent’anni fa!) un’Ipab tuttora funzionante e denominata “dei poveri
vergognosi”, allo scopo di avere la certezza di essere assistiti proprio nel
caso fossero diventati non autosufficienti per varie cause, comprese malattie e
infortuni.
EMARGINATI A 223,90 EURO MENSILI
223,90 euro al mese. Sotto la
soglia di povertà. Continua ad essere tale l’ammontare della pensione
riconosciuta alle persone inabili (anche al 100%) con età compresa tra i 18 e i
60 anni.
Non è passato, infatti, un
emendamento alla legge Finanziaria 2003 (ora legge n. 289, 27 dicembre 2002)
presentata dall’On. Tiziana Valpiana (Prc) che proponeva l’innalzamento a
516,46 euro mensili.
L’emendamento è stato bocciato
alla Camera dei Deputati con 251 voti contrari e 195 voti a favore. Non vale la
pena ricordare chi ha votato contro e chi invece a favore.
Come ha ricordato Giovanni
Sarpellon su Avvenire del 18 luglio
2002 “La povertà non è di destra né di
sinistra”. Noi aggiungiamo che è segno di una precisa scelta di
emarginazione dei più deboli.
IL SENATORE BIAGIO TATÒ RIVUOLE
LE MUTUE
Nel convegno svoltosi a Roma il
18 luglio 2002 a cura della Cisl - Coordinamento nazionale dei lavoratori
autonomi del commercio e dei servizi, dell’Unione regionale della sanità
privata e della Federazione delle piccole e medie imprese del Lazio, il Sen.
Biagio Tatò, componente della Commissione sanità del Senato, ha auspicato (cfr.
Anch’io, luglio-agosto 2002) «un ritorno alle mutue, nel senso di un
ritorno ad una assicurazione obbligatoria e solidale per le varie categorie di
lavoratori che possa, in qualche modo, frenare l’unica alternativa
dell’assicurazione privata che, ovviamente, sarebbe accessibile solo ai
cittadini ricchi e relegherebbe tutti gli altri in un servizio sanitario di
seconda serie». Non ci sono limiti al peggio!
ALTRE VIOLENZE INFLITTE AD
ANZIANI RICOVERATI IN ISTITUTO
Si estende ancora il già lunghissimo elenco delle strutture per anziani in
cui gli ospiti subiscono violenze (3). È questa una
delle conseguenze del mancato riconoscimento della stato di malattia dei vecchi
colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza e della tanto
sbandierata integrazione socio-sanitaria.
«Padova –
Succo di frutta nella minestra per renderla immangiabile e finire prima il
lavoro. Lavaggi sommari. Anziani sollevati per i capelli e legati al letto.
Minacce, percosse e insulti. Questi gli orrori emersi dall’inchiesta della
Procura di Padova che ieri, dopo oltre un anno e mezzo di indagini, ha portato
all’arresto di sei addette all’assistenza dell’ospedale geriatrico
Configliachi: una struttura che conta 300 ospiti non autosufficienti e 215
dipendenti. Le 6 presunte aguzzine avevano il compito di accudire gli ospiti.
Per Z.L.V.D. e M.B. sono scattati gli arresti nel carcere di Rovigo, mentre per
Z.R. e S.C. gli arresti domiciliari e per M.S. la custodia cautelare con
obbligo di firma. Tra le ipotesi di reato anche violenza privata, lesioni e
maltrattamenti. I fatti risalgono al 2001, quando un’indagine interna accertava
la concretezza delle segnalazioni di violenza sugli anziani. I carabinieri di
Padova hanno però sottolineato che la dirigenza del Configliachi, oltre ad
essere parte lesa, abbia dato un apporto determinante alle indagini. Regista
del terrore sarebbe stata Z.L., 44 anni. Restano da accertare omissioni da
parte del personale medico». (Avvenire,
22 gennaio 2003).
«Roma – Tre
gestori di case di riposo per anziani dei Castelli Romani, accusati di
maltrattamenti nei confronti dei ricoverati, sono stati arrestati dai
carabinieri durante un’indagine che ha portato alla chiusura di cinque centri
di ricovero. Gli anziani erano ospitati in strutture fatiscenti, prive dei
minimi requisiti di legge e in pessime condizioni igieniche. I ricoverati non
avevano l’adeguata assistenza degli infermieri. Inoltre, impianti elettrici e
antincendio non erano a norma e i muri erano incrostati di muffe: fatti,
questi, che hanno fatto scattare le indagini dei Nas». (Avvenire, 23 gennaio 2003).
«Avellino –
A Nusco, un paesino di montagna dell’Avellinese, i carabinieri hanno trovato un
altro ospizio illegale: “Per tetto un
container, di quelli arrivati in Irpinia per il terremoto del 1980 (…). Attorno
sporcizia, rifiuti, un degrado acuito dall’abbandono e dalla mancanza di cure
mediche adeguate. Vivevano così, segregate da mesi in strutture fatiscenti
trasformate per lucro in una casa di riposo abusiva, le dieci anziane tutte
ultranovantenni e malate, salvate dai carabinieri”. Tre persone sono state
arrestate; altre sette sono indagate “perché
svolgevano attività infermieristica e somministravano medicinali alle pazienti
senza averne alcun titolo”». (La
Stampa, 2 febbraio 2003).
(1)
Nella rubrica “Notizie” di questo numero riportiamo una breve sintesi della
relazione tenuta al convegno di cui sopra dal geriatra Giambattista Guerrini,
le cui considerazioni sono la base imprescindibile per una valida impostazione
degli interventi da predisporre nei riguardi degli anziani cronici non
autosufficienti.
(2)
Segnaliamo nuovamente che la legge di riforma sanitaria n. 833/1978 stabilisce
all’art. 2 che il Servizio sanitario nazionale deve provvedere alla «tutela della salute degli anziani, anche al
fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro
emarginazione» e che le prestazioni devono essere fornite agli anziani,
come a tutti gli altri cittadini, qualunque siano «le cause, la fenomenologia e la durata» della malattia.
(3)
Altri precedenti segnalati su Prospettive
assistenziali: “Dagli aguzzini di Prato (1963) alle torture di Laterza
(1996): responsabilità e proposte”, n.115, 1996; “Il manicomio lager di
Agrigento: assoluzioni sconcertanti”, n. 117, 1997; “Allucinanti condizioni di
vita di anziani in una casa di riposo”, n. 128, 1999”, “Condannati i gestori di
una pensione abusiva: disumane le condizioni di vita degli anziani ricoverati”
e “ Anziani segregati in un ricovero abusivo”, n. 132, 2000; E. Brugnone,
“Maltrattamenti di anziani cronici non autosufficienti ricoverati in strutture
di assistenza: rilievi penali”, n. 134, 2001; “Gestore e operatori di una casa
di riposo condannati dal Tribunale di Mondovì” e “Due fra i mille casi di
malasanità sofferti da anziani cronici non autosufficienti”, n. 135, 2001;
“Comunicato stampa dei Nas sui controlli eseguiti in campo nazionale alle
strutture ricettive per anziani” e “Letti a turno nella casa di riposo”, n.
136, 2001; “Un esempio di malasanità piemontese”, n. 137, 2002; “Tragica
conseguenza del trasferimento di pazienti psichiatrici dalla sanità
all’assistenza”, “Malati psichici bruciati vivi” e “ Gravi abusi nei confronti
di 40 ricoverati”, n. 138, 2002; “Secondo comunicato stampa dei Nas sulle
strutture ricettive per anziani: nuove gravi infrazioni penali e
amministrative”, n. 139, 2002; E. Brugnone, “Fatti illeciti in strutture
ricettive per anziani e abbandono di ricoverati non autosufficienti:
considerazioni sui due ultimi comunicati stampa dei Nas”, n. 140, 2002.
Ricordiamo, inoltre, che su Avvenire del
2 febbraio 2003 sono segnalati i seguenti fatti: «Maggio 1995: gravi irregolarità igienico-saniatrie. Questa l’accusa
che ha portato alla chiusura di Villa Azzurra, la casa di riposo di Giugliano
(Napoli) in cui era ospitata una trentina di anziani; novembre 1997: chiuse
quattro case di riposo di Sant’Angelo Romano (Roma): i sigilli sono scattati
dopo una serie di controlli che hanno portato alla luce maltrattamenti e
sevizie nei confronti degli ospiti; gennaio 1999: sequestrato a Castelgandolfo
(Roma) un immobile fatiscente nel quale erano ricoverati dieci anziani
sofferenti di sindrome cerebrale involutiva; novembre 1999: sequestrata a
Reggio Calabria casa di riposo abusiva ricavata in due locali garage; maggio
2001: scoperto a Fasano (Brindisi) ospizio abusivo che ospitava in condizioni
penose sei anziani; novembre 2002: chiuse nel Lazio sette case di riposo dove
vengono trovati molti anziani abbandonati».
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