VIOLENZE
E SEVIZIE SUI BAMBINI RICOVERATI IN ISTITUTO: SIAMO ANCORA IL PAESE DEI
CELESTINI
Da molti, troppi anni negli
istituti di assistenza ai minori, soprattutto in quelli privati, si verificano
episodi di gravi violenze.
Ancora una volta ricordiamo che i
fatti rilevati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni operatori
dell’istituto Maria Vergine Assunta in Cielo di Prato, noto come l’istituto dei
Celestini, riguardavano: punizioni particolarmente sadiche inferte ai bambini
ricoverati (bastonate, frustate, schiaffi, leccare la propria pipì o il
pavimento, essere legati a crocifisso sotto il letto o ai piedi di esso,
privazione del cibo, ecc.), condizioni igieniche disastrose, abiti lerci, grave ritardo nello sviluppo intellettivo
della maggior parte dei fanciulli, omissione dei controlli sanitari, ecc. (1).
Non possiamo nemmeno dimenticare
che a seguito di un sopralluogo all’istituto di Grottaferrata (Roma) era emersa
la seguente allucinante situazione: «vi trovarono 13 ragazzi (gravemente
handicappati, ndr) in coppie su sette
lettini, tranne l’A. che dormiva solo, ciascuno con la testa verso la spalliera
e legati tra loro per le gambe. Anche le braccia erano avvinte, mediante
catenelle assicurate con lucchetti o con legacci di stoffa, alle opposte
spalliere del letto; l’ambiente era impregnato di fetore» (2).
Da notare che la vicenda
dell’istituto dei Celestini durò ben 32 anni e quella di Grottaferrata 18. In
questi periodi vi furono ispezioni, denunce, esposti, ma a tutela dei minori
ricoverati non venne presa nessuna decisione fino alle rispettive chiusure
ordinate dall’Autorità giudiziaria.
Anche se a seguito della campagna
condotta dall’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie),
dall’Ulces (Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale) e da altre
organizzazioni, si è notevolmente ridotto il numero degli istituti in cui
vengono segnalati maltrattamenti (conseguenza anche della riduzione dei minori
ricoverati dai 310 mila del 1962 agli attuali 20-25 mila), ancora una volta è
emerso un caso sconvolgente.
Come riferisce Il Giornale del 17 ottobre 2002 «Il centro di accoglienza era un centro di
torture, dove l’orrore era coperto da una cappa di silenzio e omertà; quelle
quattro mura che dovevano ridare una speranza erano, invece, un lager per
bambini e ragazzini, dove tante storie diverse finivano inesorabilmente in un
unico, drammatico destino segnato da violenze, pestaggi, maltrattamenti. Alla
fine, i titolari del centro Il Cenacolo a Ugento, in riva allo Ionio che bagna
il Salento, sono stati arrestati dai carabinieri: sono padre, madre e figlia,
quelli che gestivano una struttura dalla facciata rassicurante dove venivano
ospitati bambini e ragazzini tra i 2 e 15 anni, approdati laggiù su
disposizione del Tribunale per i minorenni di Lecce. Ma nessuno sapeva che cosa
ci fosse oltre la porta del centro: lo hanno scoperto i carabinieri al termine
di indagini scattate dopo la denuncia di un’assistente sociale, che ha
raccontato tutto. La donna ha detto di avere subito violenza sessuale e ha
parlato delle violenze subite dai bambini, ha spiegato come andavano le cose in
quella specie di prigione dove l’orrore rimbalzava sul muro di gomma
dell’omertà (…)». I ragazzi erano «lasciati
a lungo senza cibo e senza acqua, maltrattati, picchiati e violentati,
seviziati in quel lager».
Queste e le altre purtroppo
numerose vicende di maltrattamenti di minori dovrebbero essere tenute in
attenta considerazione da coloro, come il senatore
Girfatti e gli altri firmatari della proposta di legge n. 791 presentata al
Senato, vorrebbero eliminare il termine del 31 dicembre 2006 previsto dalla
legge n. 149/2001 per la chiusura degli istituti di assistenza all’infanzia
allo scopo di dare alle suddette istituzioni «la possibilità di continuare nell’opera educativa intrapresa» (3).
A questo proposito è auspicabile
che il Governo attui quanto è stato scritto nel “Libro bianco sul welfare -
Proposte per una società dinamica e solidale”, pubblicato nel febbraio 2003 dal
Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che riportiamo integralmente: «Sul versante della necessità di riconoscere
il diritto del minore a vivere in famiglia a conclusione dell’anno 2003 verrà
predisposto – dopo un’attenta azione di monitoraggio e di coordinamento
con le Regioni ed i rappresentanti del privato sociale e dell’associazionismo
familiare – un piano straordinario per la de-istituzionalizzazione dei
minori ed in parallelo un programma di promozione dell’affidamento familiare e
di ricollocazione dei minori in un ambiente affettivo idoneo ad un sano
sviluppo psico-fisico. Le risorse per l’implementazione della prima fase del
Piano straordinario sono definite all’interno del fondo nazionale per le
politiche sociali».
(1) Cfr.
B. Guidetti Serra e F. Santanera, “Il
Paese dei Celestini - Istituti di assistenza sotto processo”, Einaudi,
Torino, 1973.
(2) Ibidem.
(3) Cfr.
“Inaccettabile il disegno di legge che vuole mantenere in vita gli istituti per
minori”, Prospettive assistenziali, n.
139, 2002.
Sulle
conseguenze negative dell’istituzionalizzazione si veda in questo numero nella
rubrica “Notizie” la segnalazione “Il ricovero in istituto non consente ai
minori di diventare autonomi”.
www.fondazionepromozionesociale.it