Prospettive assistenziali, n. 142, aprile-giugno 2003

 

 

Libri

 

 

MARISA PAVONE E MARIO TORTELLO, Individualizzazione e integrazione. Insegnare agli alunni handicappati nella scuola di tutti, Edizione La Scuola, Brescia, 2002, pag. 215, euro 24,10.

È con trepidazione che apriamo l’ultimo libro che porta il nome di Mario Tortello. Significa ascoltare le sue indicazioni e raccogliere il testimone che ci ha passato.

Giorgio Chiosso in una commossa ed incisiva introduzione afferma: “Di un libro sull’handicap destinato non agli insegnanti specializzati, ma a tutti i docenti Mario mi aveva più volte parlato. Era convinto che i processi di integrazione scolastica dei soggetti in situazione di handicap potessero rischiare di diventare una questione di routine delegata e circoscritta agli addetti ai lavori, cioè agli insegnanti di sostegno (...). Di qui l’idea di questo libro che si può condensare intorno ad un semplice, ma fondamentale, interrogativo: che cosa deve sapere l’insegnante di classe per avere un approccio corretto ai problemi dell’handicap e collaborare in modo intelligente e adeguato con gli insegnanti specializzati?”.

Marisa Pavone ha redatto il capitolo iniziale, che a cerchi concentrici propone l’itinerario comune, accompagnando i docenti nel percorso che trasforma l’inserimento nell’integrazione. Il progetto educativo parte dall’indispensabile riconoscimento di prassi educative sottolineate da prese di posizione a carattere internazionale come le dichiarazioni di Helios II.

Le tappe che scandiscono l’iter scolastico dell’integrazione vengono lette in una dimensione collettiva che sottolinea la loro funzionalità all’educazione di tutti.

I tre successivi capitoli del libro (a cura di diversi esperti) contengono proposte didattico-educative riguardanti i ciechi, i sordi e l’handicap intellettivo, riprendendo alcuni precedenti lavori che Mario Tortello aveva già presentato in “Handicap & Scuola”. Si articolano in paragrafi che riflettono la struttura logica del pensiero e le preoccupazioni pedagogiche di Mario Tortello. Ogni sezione contiene la presentazione di tre libri suggestivi, i postulati di base, le condizioni specifiche alle varie disabilità, le indicazioni pedagogico-didattiche, l’attenzione agli insegnanti ed alle risorse, il ricorso all’esperienza ed un’analisi delle risorse.

 

 

Enrico Aitini - Sandro Barni, Caro maledetto dottore - Una lettera sul cancro, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2001, pag. 148, euro 11,88.

Il volume raccoglie le testimonianze di malati di cancro e di loro congiunti, e fornisce utili indicazioni in merito alle loro sofferenze, alle loro speranze, alle richieste che rivolgono ai medici affinché, accanto alle prestazioni tecnico-professionali, tengano conto degli importantissimi aspetti umani e relazionali. Scrive una figlia al medico che la madre «in cura presso il vostro reparto per metastasi al fegato, è spirata alcune settimane fa». Non solleva alcuna riserva sulla «sua indiscutibile professionalità», ma richiama l’attenzione del curante sulla frase che «mia madre ripeteva ogni volta che saliva al piano: “Sarà bravo, ma non mi guarda mai in faccia”» perché «riceve scrivendo, rispondendo al telefono mentre scorre gli esami fatti, parlando con altri medici, rispondendo ironicamente ad ogni richiesta di spiegazione».

Dalle testimonianze riportate, risulta evidente che i pazienti ed i loro familiari chiedono che i medici non si limitino ad affrontare i pur importanti aspetti tecnologici delle cure, ma non dimentichino mai che i veri protagonisti sono il malato ed i suoi congiunti. Merito degli Autori è l’aver fatto emergere la dimensione psicologica del trattamento dei malati di cancro (e di qualsiasi altra malattia): si tratta di una dimensione importante che deve essere riconosciuta e accolta dai medici, dagli infermieri e dal personale che è a contatto con le persone bisognose di cure e di attenzioni.

 

 

GIACOMO VACCARINO, La follia rappresentata - Matti, degenerati e idioti nella letteratura e nell’arte figurativa italiana, Firenze, Atheneum, 2001, pag. 157, euro 11,88

Nella storia dell’uomo la follia non è stata sempre rappresentata nello stesso modo, ma ha seguito il mutare della cultura, delle conoscenze mediche, nonché delle ideologie laiche e religiose.

Mentre nella cultura classica la follia era considerata una malattia di natura e origini sacre, nella civiltà latina il folle era visto come un essere uscito dall’ambito dell’umanità e della razionalità.

Nel Medioevo, invece, il pazzo trovò una collocazione più favorevole nelle manifestazioni artistiche, conseguenza di quell’atteggiamento di tollerante accettazione che ha accompagnato per molti secoli il “Giullare di Dio”. Il Seicento vede l’inizio di quello che è stato chiamato il grande internamento: pazzi, delinquenti e malati sono ricoverati, anche coattivamente, negli ospizi che sono creati nelle piccole e grandi città. In seguito, la medicina enuclea il concetto di malattia mentale e separa i pazzi dagli altri soggetti devianti. Nascono i manicomi per custodire le persone considerate “pericolose a sé e agli altri”.

Il volume prende in esame un buon numero di autori e pittori del secondo Ottocento, soprattutto italiano, scelti per la loro rappresentatività. Ne deriva un percorso di lettura all’interno della narrativa ottocentesca tracciato dal tema del disturbo psichico visto in tutte le sue sfaccetta­ture.

 

 

ALEXANDRE JOLLIEN, Elogio della debolezza, Edizioni Qiqaion, Bagnano (Bi), 2001, pag. 106, euro 9,00

Un filosofo in erba dialoga con Socrate e racconta  i suoi anni passati. L’Autore ha 26 anni, ma sono anni intensi, come possono esserlo solo gli anni di chi nasce con un’asfissia e in seguito, a causa della cerebropatia che ne è conseguita, finisce in un istituto. Dalle domande e dalle risposte emerge un mondo che Alexandre Jollien ci mostra con occhi diversi dal solito.

L’Autore ci parla di sé; destinato dagli istitutori e dagli specialisti ad «arrotolare sigari», trova nella scoperta della filosofia la forza di uscire dall’istituto, di frequentare la scuola e, contro il parere di molti, di iscriversi all’università.

Da queste pagine vengono fuori ritratti di specialisti ed educatori “sapienti”, ma affatto apprezzati dal protagonista, affreschi di compagni che semplicemente erano «contenti di esistere, nonostante il carattere sfigurato della nostra esistenza».

Un libro che si legge tutto d’un fiato e che si rilegge per gustare lo stile e il linguaggio dell’Autore. Ma anche, forse soprattutto, per rivedere certe nostre condizioni con i suoi occhi attenti, partecipi, protagonisti, attraverso la lente della filosofia di questo studente che sa che «una mia totale autonomia non sarà mai possibile» e ci ricorda che «assumere fino in fondo la propria debolezza rimane una lotta di ogni istante».

 

 

FABRIZIO MORI, Nessun bambino nasce cattivo - Il rapporto bambino-ambiente nell’esperienza di Gugliano, Bollati Boringhieri, Torino, 2001, pag. 160, euro 15,49.

Il volume descrive l’esperienza dell’Autore che, a seguito della morte del figlio adolescente, crea a Gugliano, paese della Toscana, un centro di accoglienza per bambini e ragazzi in gravi difficoltà. Purtroppo, mentre sono esposte in modo molto toccante le vicende dei fanciulli, non  vi sono sufficienti informazioni sul funzionamento della struttura e sui risultati raggiunti. Non ci sono nemmeno adeguati elementi valutativi circa l’inserimento sociale dei soggetti dopo la dimissione da Gugliano. Non è, dunque, possibile verificare se si tratta di una esperienza che deve essere assunta come modello di intervento.

L’Autore afferma che una delle componenti più importanti per il superamento delle difficoltà degli ospiti è l’influenza dell’ambiente, in particolare di quello fisico, inteso come ambito accogliente e rassicurante. A pagina 85 Fabrizio Mori sostiene che nel centro di Gugliano, diventata “Comunità educativa per minori” in base alle leggi vigenti, devono essere allontanati i giovani non appena compiono i diciotto anni. Per fortuna, una legge del genere non esiste e vi sono enti pubblici, ad esempio il Comune di Torino, che garantiscono le necessarie prestazioni anche ai maggiorenni non in grado di inserirsi autonomamente nella società.

 

 

MARIA GABRIELLA MELCHIORRE, SABRINA QUATTRINI, MASSIMO MENGANI E GIOVANNI LAMURA, La cura dell’anziano non autosufficiente - Manuale di sostegno per i famigliari, Comune di Ancona, Assessorato ai servizi sociali ed educativi e Inrca, Dipartimento ricerche gerontologiche, Ancona, 2001, pag. 56, s.i.p.

Ancora una volta, una pubblicazione predisposta dall’Inrca fornisce informazioni fuorvianti alla popolazione. Nell’introduzione viene segnalato che “il progressivo incremento del fabbisogno assistenziale da parte della popolazione anziana, specie se non autosufficiente, continua a ricadere in Italia prevalentemente sulla famiglia, e in particolar modo su figlie, nuore e mogli, figure che sempre più di frequente si vedono costrette a dividersi tra impegni domestico-assistenziali e attività professionali, con conseguenze spesso pesanti sul proprio stile di vita e stato di salute psico-fisico”.

Gli Autori, invece di rendere edotti i congiunti in merito ai diritti dei loro familiari malati, si limitano a mettere a disposizione di questi ultimi notizie affinché possano “meglio comprendere alcune delle modificazioni che avvengono nell’anziano a causa di particolari malattie correlate all’età avanzata; affrontare più agevolmente i problemi che spesso si presentano nella gestione quotidiana delle attività di cura (alimentazione, riabilitazione, aspetti relazionali e comportamenti specifici da adottare rispetto alle varie patologie); adottare l’approccio psicologico più opportuno e costruttivo nell’affrontare il carico assistenziale che le responsabilità di cura comportano; meglio orientarsi nell’individuazione e scelta di servizi più adatti alla singola situazione familiare e perso­nale”.

Dalla lettura del libro si ricava l’errata impressione che l’obbligo di curare gli anziani cronici non autosufficienti spetti ai congiunti e non – come prevedono le leggi vigenti da quasi mezzo secolo – al Servizio sanitario nazionale.

Sulla stessa inaccettabile linea si pone l’altro volumetto Il ruolo della donna nell’assistenza famigliare agli anziani - Rapporto sulla situazione nel Comune di Ancona, degli stessi Autori.

www.fondazionepromozionesociale.it