Prospettive assistenziali, n. 142, aprile-giugno
2003
Notiziario dell’Associazione
nazionale famiglie adottive e affidatarie
SINTESI
DELL’ATTIVITÀ SVOLTA NEL 2002/03 DALL’ ANFAA A LIVELLO NAZIONALE
Riportiamo una sintesi della relazione sull’attività svolta dall’Anfaa a
livello nazionale, presentata dalla
Presidente Donata Nova Micucci all’Assemblea dei Soci tenutasi il 23 marzo 2003
a Tavarnuzze Impruneta (FI).
• Raccolta di firme
sulla petizione “Tutti i minori hanno diritto di crescere in famiglia” in
Lombardia, Liguria, Toscana, Friuli Venezia Giulia (in Piemonte l’Anfaa aveva
collaborato con il Csa alla raccolta di firme promossa lo scorso anno), per
sollecitare l’assunzione da parte delle Regioni di provvedimenti tesi a
garantire gli interventi necessari per garantire il diritto a crescere in famiglia
e per arrivare all’effettivo
superamento del ricovero in istituto nel più breve tempo possibile e
comunque non oltre il 31 dicembre 2006. Alla raccolta sono stati abbinati
incontri e dibattiti.
• Proseguimento del gruppo di
lavoro Cisf-Anfaa che, partendo da un approfondimento sugli aspetti fondanti
della filiazione e della genitorialità, ha lo scopo di rilanciare a livello più
ampio (attraverso articoli e seminari, ecc. ) questa tematica.
Una prima importante
occasione è stato il convegno “Per
un’etica dell’adozione dalla parte dei bambini” organizzato dall’Anfaa a
Firenze il 22 marzo 2003, dove sono intervenuti come relatori il Direttore del
Cisf, Francesco Belletti, oltre a Marisa Biancardi, importante componente del
gruppo di lavoro.
• Iniziative nei
confronti dei Ministeri interessati per:
a) attivare un
sistema di rilevazione sui minori ricoverati (v. l’evidente discrepanza fra la
rilevazione 1998 del Centro nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, che ne
aveva censiti 14.943 e dall’Istat, che al 31 dicembre 1998 ne aveva censiti
28.148), attraverso la creazione di un’anagrafe in ogni regione. È stato anche
denunciato in più sedi che il decreto n. 308/2000, attuativo della legge
328/2000 e concernente i requisiti delle strutture assistenziali, non forniva
criteri adeguati ad evitare la riproposizione di nuovi istituti per i minori
(in tale decreto non viene infatti previsto il divieto di accorpamento di due o
più comunità alloggio). Al riguardo le nostre richieste sono state rilanciate
nel Convegno nazionale “Tutti i minori
hanno diritto ad una famiglia” tenutosi a Milano il 18 aprile 2002, che ha
avuto grande successo (la sintesi di questo Convegno cui hanno partecipato
oltre 350 persone, è stata pubblicata sul Bollettino dell’Anfaa n. 2/2002);
b) chiedere l’avvio
di un’indagine sistematica dei minori dichiarati adottabili e non adottati,
denunciando i ritardi del Ministero di giustizia nell’attuazione di quanto
disposto dalla legge. n. 149/2001 che prevedeva l’istituzione entro il 31
dicembre 2001 dell’anagrafe di tutti i minori dichiarati adottabili;
c) eliminare
l’attuale discriminazione in materia di congedi parentali per i genitori
adottivi e affidatari.
Queste richieste
sono state anche sostenute da Frida Tonizzo rappresentante del Coordinamento
“Dalla parte dei bambini”, di cui fa parte l’Anfaa, nell’Osservatorio nazionale
sull’infanzia e l’adolescenza, e in parte recepite nella proposta di Piano
d’azione predisposto dal Governo attualmente in discussione in Parlamento.
L’Anfaa ha
collaborato, su alcuni temi specifici, con associazioni e gruppi impegnati nel
sociale, in particolare:
– con Unicef e altri
per contrastare il progetto di legge governativo sulla riforma della giustizia
minorile. Questa collaborazione ha portato alla elaborazione di un documento
“Linee guida per la riforma della giustizia minorile in Italia”, pubblicato su Prospettive assistenziali, n. 139, 2002
e alla partecipazione a convegni e dibattiti sul tema;
– con Save the
Children e le altre organizzazioni che hanno sottoscritto il Rapporto del terzo
settore sull’attuazione della convenzione dei diritti del fanciullo indirizzato
all’Onu. L’Anfaa ha anche partecipato alla sessione dell’Onu a Ginevra per la
presentazione del rapporto;
– con il gruppo
“Minori” del “Forum permanente del terzo settore”, che ha predisposto il Piano
infanzia del terzo settore;
– con il Cismai
(Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso
all’infanzia) con cui è stato avviato il 29 gennaio 2003 presso il Cisf a
Milano un primo confronto sugli affidamenti e le adozioni dei bambini che hanno
subito abusi, anche sessuali, per mettere in comune le conoscenze e le
esperienze reciproche allo scopo di arrivare a delineare alcune linee guida per
realizzare al meglio gli inserimenti di questi minori in famiglia (adottiva o
affidataria);
– con il Csa,
Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino, di cui
l’Anfaa fa parte, ha operato nei confronti della Regione Piemonte e del Comune
di Torino sui temi: rilancio degli affidamenti, sostegno delle adozioni
“difficili”, definizione dei nuovi standard delle strutture di ricovero (v. al
riguardo anche la lettera aperta di seguito riprodotta).
Sul piano
istituzionale è stato avviato un confronto permanente con il Coordinamento
nazionale dei servizi affidi degli enti locali su tematiche specifiche
(pubblicizzazione degli affidamenti, affidi neonati, ecc.). Sconfortanti sono i
dati della rilevazione nazionale del 1999 sull’affidamento familiare,
pubblicati nel quaderno n. 24 dell’Istituto degli Innocenti, in cui è inserito
anche un articolo a firma Micucci e
Tonizzo.
Importante anche il
convegno nazionale “Esigenze e diritti
delle gestanti madri e dei loro nati” organizzato dalla Provincia di Torino
con il patrocinio della Città di Torino, dalla Scuola dei diritti dell’Ulces
“Daniela Sessano”, dalla Redazione di Prospettive
assistenziali e dall’Anfaa (che ne ha curato la segreteria) svoltosi a
Torino il 21 ottobre 2002 allo scopo di
richiamare i doveri delle istituzioni e sollecitare l’attenzione della
comunità nei confronti di questa importante tematica.
Il convegno è stata
anche l’occasione per fornire elementi validi per l’attuazione della legge n.
328/2000 sui servizi sociali, il cui 5° comma dell’articolo 8 demanda alle
Regioni la possibilità di trasferire le competenze operative in materia di
gestanti e madri nubili e coniugate nonché dei minori nati fuori del matrimonio
ai Comuni oppure di conservarle in capo alle Province. Al riguardo i promotori
hanno rilevato che la conservazione alle Province di competenze in materia di
minori nati fuori dal matrimonio costituirebbe una evidente, inaccettabile
discriminazione.
Per quanto riguarda
l’attività a livello europeo, continua la collaborazione con l’Eaa (il
coordinamento Enfance, adoption, accueil): rappresentanti Anfaa hanno
partecipato al convegno “Per un’etica
europea dell’adozione” il 18-19 ottobre a Toledo (Spagna), cui sono
intervenuti come relatori Melita Cavallo e Marisa Del Guercio.
Donata Micucci e
Frida Tonizzo hanno curato la ristesura del libro Adozione perché e come e si sono impegnate a provvedere nel corso
del 2003 a predisporre un testo aggiornato del volume Siamo tutti figli adottivi.
Prosegue infine il
lavoro sul sito internet dell’Anfaa (www.anfaa.it,
e-mail: segreteria@anfaa.it) gestito
dalla Sezione ligure dell’Anfaa. Va segnalato che l’afflusso di utenti sta
crescendo in modo quasi esponenziale e che nell’ultimo periodo vengono aperte
giornalmente fra le 2.500 e le 3.000 pagine.
Per il futuro
continua l’impegno dell’Anfaa su più fronti. In particolare nell’assemblea dei
Soci di Firenze del 23 marzo 2003 sono stati evidenziati i seguenti punti:
– valorizzazione
degli aspetti fondanti della filiazione e della genitorialità, promuovendo
iniziative in merito e proseguendo la collaborazione avviata con il Cisf su
queste tematiche;
– iniziative per la
deistituzionalizzazione dei minori (decisamente preoccupante in proposito è il
disegno di legge n. 791 a firma del sen. Girfatti e altri, che mira ad equiparare il ricovero in istituto
all’affidamento familiare e ad abolire il termine del 31.12.2006 per la
chiusura degli istituti previsto dalla legge 149/2001) e rilancio delle
iniziative a tutti i livelli, collaborando con l’Ulces o agendo autonomamente,
anche per promuovere o fiancheggiare azioni legali (v. processo di Torino
contro i responsabili di due comunità per minori accusati di maltrattamenti);
– campagne
specifiche per la promozione e il sostegno delle “adozioni difficili”;
– iniziative per
evitare che a livello di legislazione regionale vengano mantenute le
attuali discriminazioni
fra interventi nei confronti dei minori nati nel matrimonio da quelli nati
fuori dal matrimonio (v. l’art. 8 della legge 328/2000);
– iniziative
sul fronte della scuola per favorire un corretto atteggiamento nei confronti
dei minori adottati o in affidamento, con una particolare attenzione verso i
minori handicappati;
– incentivazione del
processo di monitoraggio dei mass-media per favorire un loro corretto approccio
verso le tematiche dell’adozione e dell’affidamento anche intervenendo con
lettere e prese di posizione per stigmatizzare le attuali numerose scorrette
informazioni che spesso vengono date al riguardo.
* * *
TUTELATE I MINORI RICOVERATI NELLE COMUNITÀ PERCHÉ NON
SUBISCANO PIÙ ABUSI E MALTRATTAMENTI
Riportiamo integralmente il testo della lettera aperta predisposta
dall’Anfaa e dal Csa, consegnata ai Consiglieri della Regione Piemonte il 6
maggio 2003. Analoga iniziativa è stata assunta nei confronti dei Consiglieri
del Comune di Torino.
Riprende oggi a
Torino il processo contro i gestori ed i responsabili educativi delle due
comunità per minori “Peter Pan” e “Trilli”, prima accreditate e poi chiuse dal
Comune di Torino. Le imputazioni a loro carico sono pesantissime: «abbandono degli ospiti (...) con gravi
deprivazioni e disturbi della personalità, anche di natura psichiatrica, con
l’aggravante di gravi lesioni personali patite da alcuni di loro».
L’Ulces, aderente al
Csa, è stata autorizzata dal Tribunale ad intervenire per rappresentare e
difendere gli interessi di questi minori, parti offese che hanno molto sofferto
per gli abusi e i maltrattamenti subiti. Ha quindi seguito il processo,
ascoltati i testimoni e letti gli atti messi a disposizione dal Pubblico
Ministero.
Come già anticipato agli Assessori Cotto e D’Ambrosio
(della Regione Piemonte) e all’Assessore Lepri (del Comune di Torino, che aveva
accreditato le due comunità), dagli
elementi acquisiti emerge che quanto accaduto a questi adolescenti poteva e
doveva essere evitato.
Aver anzitutto permesso (Regione Piemonte e Comune di
Torino) la coesistenza di minori di 14-17 anni con bambini di 6-10 anni in due
comunità comunicanti è stata la causa prima dei gravi abusi sessuali dei
più grandi sui più piccoli.
Inoltre:
• i minorenni
presenti avevano caratteristiche incompatibili con le capacità professionali
degli educatori: nelle due comunità c’erano, insieme, bambini piccoli, ragazzi
con disturbi psichiatrici, con disturbi della personalità, vittime di abusi
sessuali, con problemi delinquenziali…
• il personale educativo era
inadatto e professionalmente incompetente a trattare le tipologie dei minorenni
ospitati, senza alcuna formazione di tipo psichiatrico e medico-legale. Non era
neanche assicurata una presenza adeguata durante le ore notturne, per cui i
ragazzi erano praticamente lasciati a loro stessi!
* * *
Alla luce di quanto
esposto l’Ulces, l’Anfaa e le altre associazioni aderenti al Csa evidenziano
che:
– è necessario che
siano nettamente separati i bambini di età compresa tra i sei ed i dodici anni
da quelli, già adolescenti, di età compresa fra i tredici ed i diciotto anni;
– i soggetti affetti
da gravi turbe comportamentali non devono essere inseriti in comunità alloggio
assistenziali, dove il personale educativo non ha nel modo più assoluto alcuna
competenza per intervenire, ma in comunità gestite dal settore psichiatrico.
Ci chiediamo se non
dovevano essere svolti adeguati controlli da parte delle istituzioni competenti
(Comune di Torino, Autorità giudiziarie minorili), avendo anche letto che più
volte i vicini avevano segnalato ad esse «lo
stato di abbandono e l’assoluta carenza di controlli in cui vivevano i minori
ospitati nella comunità “Trilli”’ e “Peter Pan”», a partire dall’ottobre
1998.
La Regione Piemonte, pur essendo a conoscenza dei
gravissimi fatti sopra riportati, ha predisposto una bozza di delibera sui
nuovi standard delle strutture residenziali per minori che, se non verrà
profondamente modificata, non eviterà che, in futuro, altri bambini e ragazzi
subiscano le stesse sofferenze patite da quelli delle due comunità “Peter Pan”
e “Trilli”.
Infatti
– è consentita la
coesistenza nello stesso stabile di due comunità per minori e non è esclusa la
presenza di altre comunità (ad esempio per disabili adulti o anziani);
– non è escluso
che nella stessa comunità siano ospitati insieme minori della fascia di età dai
6 ai 18 anni che hanno esigenze diverse e soprattutto presentano problematiche
che devono essere affrontate dal personale in modo differenziato;
– è eccessivo il
numero di minori che possono essere inseriti nella comunità: 8 + 2
per i casi di pronta accoglienza.
Le nostre richieste sono le seguenti:
– per rispettare il
principio che le comunità siano «di tipo
familiare, caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali
analoghi a quelli di una famiglia» (secondo quanto disposto dall’art. 2,
della legge n. 149/2001) il numero complessivo non deve superare i sei-otto
utenti;
– devono essere ben
distinte fra loro le comunità a carattere socio-assistenziale da quelle
destinate a minori con problemi neuro-psichiatrici, che dovrebbero essere
gestite dal Servizio sanitario. Le Asl devono organizzare risposte residenziali
alternative al ricovero nel reparto psichiatrico, con le caratteristiche di una
comunità alloggio (non più di 8 posti letto, inserita in un normale contesto
abitativo), ma dotate di personale sanitario in grado di assicurare la
continuità terapeutica (psicologi, psichiatri), oltre ovviamente al personale
educativo;
– devono pertanto
essere escluse le comunità a gestione integrata socio-sanitaria.
Ricordiamo infine che in base
alla bozza di delibera della Regione Piemonte tutte le attuali strutture di
accoglienza (istituti, comunità) anche se non rispondono ai parametri che la
Regione definirà potranno continuare ad operare fino al 31.12.2006.
Chiediamo ai Consiglieri regionali:
– di intervenire
urgentemente nei confronti della Giunta perché vengano recepite le richieste minime
sopra esposte;
– di promuovere un’audizione
urgente del Csa per approfondire quanto esposto.
www.fondazionepromozionesociale.it