Prospettive assistenziali, n. 142, aprile-giugno 2003

 

 

consulenza educativa domiciliare: un servizio per la primissima infanzia colpita da handicap

ENZA CAVAGNA (*)

 

 

È con piacere e con interesse che torno a parlare del servizio di consulenza educativa domiciliare del Comune di Torino.

È un piccolo, in quanto costituito da sole 5 insegnanti, ma significativo servizio che opera sul territorio della città di Torino fin dal lontano 1984, a dimostrazione che l’interesse primario dell’Ammi­ni­strazione comunale, settore educativo, è sempre stato rivolto ai bambini portatori di handicap e alle loro famiglie.

Di fatto il problema dell’educazione e dell’integrazione dei bambini disabili è stato affrontato con un progetto globale ed organico di intervento educativo, che si fa carico del bambino fin dalla nascita, affiancando la famiglia con il servizio di consulenza educativa domiciliare, fino all’inserimento del piccolo nell’asilo nido e poi nella scuola dell’infanzia. Durante tale percorso educativo viene garantita una continuità di rapporti e di interventi.

La nascita di questo servizio è ormai datata nel tempo; risale infatti all’inizio degli anni ’80, quando non tutti gli asili nido possedevano ancora le adeguate attrezzature strutturali e professionali per accogliere bambini disabili, ma soprattutto non esisteva ancora la cultura del nido, che veniva individuato dalla famiglia, ma anche dal servizio di neuropsichiatria infantile, come una remota possibilità.

Fu chiara già fin da allora:

a) l’assoluta necessità di dover garantire un ambiente di vita coerente alle esigenze di crescita e di sviluppo del bambino da 0 a 6 anni, ovunque fosse questo ambiente, anche a casa del bambino stesso;

b) l’indispensabile esigenza di attivare precoci strategie di intervento educativo nei confronti di manifestazioni di disagio, di difficoltà nello sviluppo, o di handicaps conclamati, anche gravi.

Le novità e caratteristiche peculiari che contraddistinguono tale servizio sono essenzialmente due:

1) esso viene svolto al domicilio del bambino e non in una struttura educativa o scolastica avulsa dalla realtà familiare;

2) ritiene indispensabile la presenza della mamma, o di chi si prende cura del bambino, accanto all’insegnante durante il suo lavoro. Di conseguenza l’attività viene centrata sia sul bambino che sulla mamma o i familiari, assumendo una connotazione di “approccio alla famiglia”.

È questa l’ottica che sicuramente ha anticipato gli attuali orientamenti sociologici, psicologici e pedagogici che vedono nella famiglia l’agenzia educativa principale rispetto l’educazione del proprio figlio, con la conseguente necessità di non sostituirsi ad essa, bensì di aiutare i genitori ad essere protagonisti adeguati nel rapporto educativo con il proprio bambino.

È in quest’ottica che opera il servizio di consulenza educativa domiciliare con l’obiettivo di accrescere le capacità della famiglia ad accogliere, accettare ed aiutare il proprio bambino afflitto da handicap, offrire un appoggio educativo che lo stimoli, ne faciliti lo sviluppo, ne agevoli l’inserimento in una struttura educativa e scolastica adeguata. Più è precoce il contatto con la famiglia, che vive il dramma della nascita di un bambino affetto da patologie, più diventa possibile superare quei momenti di sfiducia, di rifiuto, di impotenza che si impadroniscono della famiglia  accompagnandola in un percorso di maturazione e crescita psicologica e aiutandoli a superare il disorientamento nell’individuazione dei servizi pubblici, sanitari, assistenziali ed educativi cui fare riferimento per far fronte ai bisogni del bambino.

Rispetto al bambino l’insegnante specializzata interviene secondo le seguenti modalità:

• osservazione del bambino per conoscere e rilevare le difficoltà o le potenzialità che presenta dal punto di vista psicomotorio, comunicativo e relazionale;

• programmazione, insieme ai genitori, di attività ludiche e azioni quotidiane finalizzate a favorire lo sviluppo del bambino in stretta collaborazione con gli altri servizi che si occupano di lui in un’ottica di integrazione fra i vari soggetti;

• individuazione di giochi, materiali e sussidi didattici, attrezzature necessarie all’intervento educativo da dare in prestito d’uso alla famiglia.

L’obiettivo prioritario cui si fa costantemente riferimento consiste nella costante consapevolezza che un buon ambiente educativo familiare può permettere al bambino con ritardi nelle varie acquisizioni di sviluppare ed esprimere potenzialità che in contesti inadeguati risulterebbero inespresse.

 

Come vengono informate le famiglie

Poiché la famiglia si trova in una situazione di estremo disagio e di disorientamento, riteniamo utile che l’informazione dell’opportunità di utilizzare il servizio di  consulenza educativa domiciliare le giunga attraverso un canale istituzionale e da persone che hanno già instaurato con i membri della famiglia stessa un rapporto di collaborazione e fiducia. Parliamo dei neuropsichiatri infantili di territorio, dei consultori pediatrici, delle neonatologie degli ospedali della città, dei servizi sociali di territorio o degli ospedali stessi, delle varie associazioni di genitori operanti sul territorio; ma il canale che funziona maggiormente è il tam tam che le mamme effettuano tra di loro incontrandosi nei vari luoghi di cura o di riabilitazione dei propri figli.

Per attivare il servizio è sufficiente una telefonata da parte di un famigliare che ne faccia esplicita richiesta. Viene fissato un appuntamento, generalmente al domicilio del bambino, o su richiesta precisa della famiglia nella sede del servizio, in Torino, via Vanchiglia 5. Tale incontro ha lo scopo di fornire tutte le informazioni relative al servizio (obiettivi, modalità, ecc.) per verificare se l’offerta corrisponde ai bisogni e alle aspettative della famiglia.

La dinamica della presa in carico del bambino e della famiglia avviene attraverso diverse fasi:

• la prima è di contatto con la famiglia;

• la seconda con i servizi che già si occupano del bambino e mira ad acquisire una conoscenza del bambino stesso il più approfondita possibile, delle sue potenzialità e delle sue competenze, dei suoi bisogni;

• si stila poi un calendario di interventi con i genitori, la cui frequenza e durata vengono stabiliti in accordo con i familiari, tenendo conto dei ritmi del bambino e delle esigenze della famiglia.

 

Il personale che vi opera

A svolgere tale servizio sono state distaccate delle insegnanti, attualmente in numero di 5, già addette all’educazione dei bambini portatori di handicaps presso le scuole dell’infanzia  del Comune di Torino, con almeno 5 anni di esperienza, previa partecipazione ad un corso di qualificazione biennale organizzato dal centro formazione della Divisione servizi educativi.

Anche il ruolo delle insegnanti si è progressivamente ridefinito, attraverso una ricerca e una riflessione continua, rispetto ad una esperienza sul territorio che non ha modelli di confronto.

Negli ultimi anni si è assistito ad un diversificarsi delle tipologie di handicap rispetto al passato e ad una precocità di richiesta di intervento che viene esplicata già nei primi mesi di vita dei bambini, a volte prima ancora della dimissione dall’ospedale.

Le patologie più ricorrenti oggi sono gli esiti di nascite immature e premature, bambini che vengono alla luce con un peso ponderale bassissimo,  che iniziano un difficile e incerto percorso di crescita; oppure bambini portatori di alterazioni genetiche che sfociano in sindromi rare e complesse.

Mediamente il numero di bambini e famiglie che vengono presi in carico nell’arco di un anno scolastico si aggira intorno ai 30 casi.

Tutte le domande che pervengono al nostro servizio sono accolte e le richieste delle famiglie soddisfatte, modulando la frequenza e la durata degli interventi settimanali in modo da far coincidere il tempo lavoro delle insegnanti con il soddisfacimento di tutte le esigenze dell’utenza.

 

Ampliamento del servizio (Legge 285/1997)

Negli ultimi anni è stato attivato, con i finanziamenti previsti dalla legge 285/1997, un ampliamento del servizio di consulenza educativa domiciliare con un’ulteriore integrazione di due educatori.

Tale ampliamento è mirato ad un allargamento degli ambiti del servizio, che viene rivolto ora anche a quei bambini (nella fascia 0-6 anni) che si trovano in una situazione di “rischio educativo” in quanto appartenenti a famiglie multiproblematiche, non necessariamente affetti da patologie.

Nello specifico, il servizio si pone lo scopo di supportare e sostenere la famiglia, valorizzando e potenziando le sue risorse naturali, per trovare gli strumenti educativi e culturali di cui è carente e per accrescere la capacità di risposta educativa.

L’intervento educativo mira a perseguire obiettivi di prevenzione ed è strettamente correlato all’azione condotta parallelamente sul bambino e sulla famiglia in ambito scolastico (asili nido e scuole dell’infanzia) ed è volto al miglioramento della qualità delle relazioni interne alla famiglia mediante azioni di supporto alle figure genitoriali e non sostitutive delle stesse.

Il principale elemento di innovazione di tale progetto della Divisione servizi educativi della Città di Torino, consiste nella gestione diretta, indipendentemente dal coinvolgimento del servizio sociale, da parte della scuola, di situazioni di disagio e di non adeguatezza educativa della famiglia.

L’azione prevede, anche in questo caso, un’area territoriale molto vasta, coincidente con l’intero territorio cittadino. Ad oggi il servizio è stato attivato in sette Circoscrizioni su dieci, anche se le richieste sono pervenute in numero maggiore dalle zone ad alto rischio di disagio.

 

 

(*) Responsabile di nucleo pedagogico, servizio di consulenza educativa domiciliare, Comune di Torino.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it